MODENA, Sala Crespellani dei Musei Civici, Palazzo dei Musei in Piazza
Sant'Agostino
sabato 25 gennaio 2014, ore 16.30
Conferenza
Le Mummie di Roccapelago svelate dall'Entomologo
Il biologo forense Stefano Vanin illustra i risultati delle sue ricerche, spiegando al pubblico come e quanto lo studio degli insetti rinvenuti sulle mummie aiuti a capire sia i resti umani, che i vestiti e sudari che li ricoprivano
La conferenza è presentata da Donato Labate, Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna, e Francesca Piccinini, Direttrice dei Musei Civici di Modena
Se Pinocchio parlava col grillo, Stefano Vanin dialoga con tutti gli altri.
E non sono pochi.
Gli insetti rappresentano il 75% del mondo animale e sono
ovunque, se si esclude il mare più profondo. Plastici, versatili e di estrema
adattabilità, sia biologica che comportamentale, si cibano di tutto, inclusa la
materia organica in decomposizione e dunque anche i cadaveri. La tipologia di
insetti presenti in un corpo è funzione diretta delle condizioni fisiche e
chimiche del corpo stesso e delle variabili esterne in cui si trova, dalla
stagione al luogo. Osservare questi dati ed elaborare queste informazioni è il
corpus dell’Entomologia Forense, disciplina che si occupa dell’interpretazione
delle “prove entomologiche”, ovvero degli insetti o parti di essi, che si
trovano sui cadaveri, sulle scene del crimine in casi di omicidio e abbandono, e
in tutte le circostanze di interesse forense.
Stefano Vanin è Professore di Biologia Forense alla Facoltà di Scienze
Applicate dell'Università di Huddersfield (UK), dove tiene corsi di Entomologia
Forense, Biostatistica, Epidemiologia ed Investigazione della Scena del Crimine.
Dopo la laurea in Scienze Biologiche conseguita nel 1996 all'Università di
Padova, e il Dottorato di Ricerca in Biologia Evoluzionistica concluso nel 2002
con una tesi su "Fisiologia molecolare di proteine con siti binucleari", Stefano
Vanin ha svolto diversi periodi di studio e ricerca presso vari enti europei e
americani dove ha approfondito le conoscenze e competenze nel campo delle
scienze biologiche e forensi. Dal 1998 svolge attività di consulente, in qualità
di esperto di entomologia forense, per diversi Dipartimenti di Medicina Legale
presenti su tutto il territorio italiano.
È dunque la persona più adatta a fare il punto sulle ultime
novità emerse dagli studi sulle mummie rinvenute nel gennaio 2011 nella cripta
della Chiesa della Conversione di San Paolo Apostolo a Roccapelago, frazione di
Pievepelago, sull'Appennino modenese. Ne parlerà nel corso di una conferenza
in programma sabato 25 gennaio 2014, alle ore 16.30, nella Sala Crespellani dei
Musei Civici di Modena, nel Palazzo dei Musei in Piazza Sant'Agostino.
La possibilità di individuare sul sito di ritrovamento di un corpo
frammenti di piante o animali o rocce, anche molto tempo dopo l'evento luttuoso
o delittuoso, permette l’applicazione delle “Scienze Naturali Forensi” anche in
un contesto archeologico che potremmo definire archeo-investigativo. A questo
tipo di applicazione non sfugge l’Entomologia Forense, definita in questo caso
Archeoentomologia funeraria. Si tratta di un approccio originale
all’interpretazione delle sepolture o comunque al ritrovamento di resti umani in
un contesto archeologico. La metodologia di studio è la stessa dell’Entomologia
Forense ma in un contesto non più legale quanto archeologico.
Pupario appartenete alla specie Ophyra capensis (Diptera, Muscidae)
I pupari di questa specie rappresentano il ritrovamento più abbondante nel
materiale di Roccapelago
La
presenza di insetti o frammenti di essi nelle mummie o tra i loro vestiti o beni
consente di ottenere informazioni utili sui rituali funerari anche in assenza
del dono stesso, qualora distrutto dal passar del tempo: è il caso degli insetti
associati ai beni utilizzati durante i riti funebri, come ad esempio i
“parassiti” del pane, del legno o di altri doni funerari.
In questo contesto si colloca lo studio del materiale entomologico proveniente
dalle “mummie” di Roccapelago. Nella cripta della sua chiesa è stata trovata
infatti una fossa comune con 281 inumati, di cui circa 60 mummificati, sepolti
dalla metà del Cinquecento alla fine del Settecento. Le condizioni di
ventilazione, umidità e temperatura hanno permesso a questi resti di preservarsi
in ottimo stato e di offrire allo studioso di oggi non solo le ossa, ma anche i
vestiti e i resti degli insetti che si sono sviluppati su questi corpi dopo la
morte.
Vanin ha inizialmente studiato due lotti di materiale entomologico, prelevandoli
da una quarantina di mummie conservate presso il laboratorio di Antropologia
dell’Università di Bologna diretto da Giorgio Gruppioni. Oltre al campionamento
manuale effettuato direttamente sulle mummie è stato analizzato anche il
materiale aspirato durante la pulizia delle vesti.
Gli studi hanno identificato numerose specie appartenenti ai taxa Diptera
(mosche), Coleoptera (coleotteri), Hymeoptera (imenotteri, formiche e vespe),
Lepidoptera Tineidae (tarme), Acari (acari), Aranea (ragni), Pseudoscorpionida
(pseudoscorpioni) e Isopoda (porcellini di terra).
Esemplari adulti della specie Necrobia violacea (Coleoptera, Cleriade) in vista
dorsale (sopra) e ventrale (sotto).
La colorazione delle zampe permette l’identificazione a livello di specie di
questi esemplari molto comuni nel materiale di Roccapelago; la loro presenza è
associata a climi freddi
Il
materiale più abbondante è costituito da pupari di ditteri prevalentemente
appartenenti alla specie Ophyra capensis (Diptera).
Numerosi risultano anche i pupari di Calliphoridae e di Fanniidae mentre
tra i coleotteri la specie maggiormente presente è il Necrobia violacea
(Cleridae). La presenza esclusiva nei campioni di Roccapelago di Necrobia
violacea è da imputarsi alla preferenza di questa specie per climi più freddi
rispetto alla più comune Necrobia rufipes.
Tra i coleotteri numerosi sono risultati anche quelli appartenenti alle famiglie
Dermestidae, Histeridae e Tenebrionidae.
La comunità di insetti ritrovata è molto complessa e richiederà un ulteriore,
lungo periodo di studio. Nonostante ciò, la lista delle specie già identificate
supera di gran lunga quanto pubblicato da altri autori in studi di
Archeoentomologia funeraria.
Questo rende straordinario il ritrovamento di Roccapelago e lo porta ad essere
uno dei più importanti, se non il più importante nel suo genere, nel contesto
europeo. Il suo valore non è legato solo al numero degli esemplari o frammenti
di insetti raccolti ma anche alla qualità dei reperti. Numerosi insetti infatti
si presentano in ottimo stadio di conservazione, con tutti i caratteri
perfettamente preservati, quasi chiedessero di essere identificati o esposti in
una collezione museale.
La conferenza è promossa da Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e Musei Civici di Modena in collaborazione con School of Applied Sciences, University of Huddersfield (Inghilterra) e Dipartimento di Storie e Metodi per la Conservazione dei Beni Culturali dell’Università di Bologna - Laboratorio di Antropologia, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena
Vai alla pagina del ritrovamento delle mummie di Roccapelago
Pagina a cura di Carla Conti, informazioni di Stefano Vanin (entomologo forense) e Donato Labate (archeologo)