Appennino piacentino, nei pressi della Pieve di Macinesso. Addì 28 aprile
1760
Il Duca di Parma, don Filippo di Borbone, ha appena avviato l’esplorazione
sistematica dell’area dove, 13 anni prima, è stata ritrovata, del tutto
casualmente, la Tabula alimentaria traianea, ancora oggi la più grande
iscrizione su bronzo di tutto il mondo romano.
Si sta scavando sul lato occidentale della basilica, vicino alla scala
d’accesso, poco distante dal luogo dov’era stata trovata la tabula. Non
troppo lontano, lungo il portico occidentale del foro, è appena venuta in luce
anche una grande lastra di marmo, lunga cinque metri, spezzata in quattro parti,
recante l’iscrizione “Baebia T. [iti] f.[ilia] Bas[silla] calchidicum
municipibus suis dedit”
BAEBIA T(iti) F(iliae) [Bas]SILLA CALCHIDICUM MVNICIPIBVS SVIS DEDIT
L’epigrafe, che tradotta recita “Bebia Bassilla, figlia di Tito, ha offerto il portico ai suoi concittadini”, ricorda la donazione privata di una donna della gens Baebia, una famiglia molto nota e diffusa a Parma e nella Regio Octava Aemilia, citata più volte anche nella Tabula Alimentaria. Baebia Basilla, donna nobile e facoltosa, con una elargizione liberale di beni propri ha evidentemente finanziato la ristrutturazione di un edificio pubblico, donando alla sua comunità il chalcidicum cioè, con ogni probabilità, il portico occidentale del foro. Si tratta di un chiaro atto di evergetismo privato, una modalità con cui, nel mondo ellenistico e romano, un privato cittadino elargiva doni alla collettività. Era un fenomeno che aveva diversi aspetti che andavano dal rifornimento alimentare, alla costruzione di edifici pubblici, all'organizzazione di spettacoli.
L'intenso viso di Baebia Bassilla. Si notino, sulla sinistra, i dettagli
dell'acconciatura che fanno pensare ad una sacerdotessa (Foto Roberto Macrì,
SBAER)
All’improvviso il volto di una giovane donna emerge dal terreno. La testa è
quella di una fanciulla, forse inserita nello scollo di una figura intera. Il
capo lievemente inclinato a destra, i tratti del viso molto accurati, gli occhi
formati da bulbi in calcedonio.
La speciale pettinatura rientra in quelle di moda alla fine del I sec. a.C.:
capelli corti pettinati all’indietro, fermati sulla fronte da una fascetta, a
cui probabilmente era applicata un’altra parte di acconciatura (andata perduta),
come si deduce dai forellini sulla sommità del capo. La parte perduta è stata
integrata da una fascia metallica che copre la scriminatura centrale, alla
maniera ellenistica. La scultura in bronzo, una fusione indiretta a cera persa,
datata entro l'ultimo venticinquennio del I sec. a.C., è una produzione di
officine locali inserite nella corrente artistica “provinciale”. Il risalto dato
alle caratteristiche fisiognomiche e naturalistiche riflette l’influsso della
tradizione centro-italica tardo-repubblicana.
Appena rinvenuto, questo ritratto di giovane donna è subito messo in relazione
con la Baebia Basilla citata nell’iscrizione, esponente di
quell’aristocrazia locale cui si deve il rinnovamento urbanistico del municipio
montano di Veleia all’inizio dell’età imperiale. Il gesto verso il municipium
di Veleia, così importante da venire inciso a imperitura memoria sul prezioso
marmo bianco, induce a credere che i suoi concittadini abbiano fatto forgiare un
ritratto onorifico, eretto nel foro per celebrare la sua munificenza verso la
città. Deriva da qui l’ipotesi che subito si fece di identificare la Baebia
Bassilla dell’iscrizione con il ritratto di giovane donna. Il particolare
dei capelli corti ha fatto anche pensare ad un ruolo religioso della giovane
donna, forse una sacerdotessa.
La pratica di donare beni privati alla collettività per il sostentamento degli
indigenti o per la realizzazione o ristrutturazione di edifici pubblici (strade,
teatri) è molto diffusa nel mondo romano e trae origine dal concetto
repubblicano di città, espressione ed espansione della propria familia e
della gens. Nel tempo, intervenire per il miglioramento della propria
città diventa, per i romani facoltosi, una sorta di obbligo morale e sociale da
cui ricavano prestigio ed onore, e per cui sono ricordati con iscrizioni o
statue celebrative.
Nel caso della realizzazione del chalcidicum di Veleia va sottolineata la
singolarità della scelta da parte di una donna di indirizzare la donazione non,
come più consueto, per il sostentamento dei poveri, ma per realizzare un’opera
pubblica destinata ad abbellire ed arricchire il foro, da interpretarsi come
segno di forte legame con Veleia.
Anche il resto è storia. Il 20 settembre 1760, con Rescritto Sovrano, Don
Filippo di Borbone istituisce il Ducale Museo di Antichità, oggi Museo
Archeologico Nazionale di Parma. Qui troveranno posto i materiali che man mano
emergono dagli scavi nel municipium romano di Veleia, analogamente a
quanto fatto dal fratello di Filippo, re Carlo VII, nella Villa Reale di Portici
per gli scavi di Ercolano.
L’impresa veleiate risarcisce parzialmente Filippo delle sottrazioni operate
proprio da Carlo che ha trasferito a Napoli le ricche collezioni artistiche ed
antiquarie dei Farnese, di cui era discendente per parte di madre.
Adesso, a poco meno di 250 anni dal momento del ritrovamento del ritratto,
l'effige di Baebia Bassilla torna a casa, anche se solo in copia, in
occasione della Festa della Donna. Un calco perfettamente identico all'originale
(conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Parma) sarà esposto nell'Antiquarium
di Veleia, corredato di un apparato didattico-esplicativo predisposto per
l'occasione e integrato con la riproposizione dell'immagine dell'iscrizione che
ricorda la costruzione del calcidico.
Analogo apparato didattico-esplicativo sarà predisposto nel
Museo Archeologico
di Parma, dove è esposto l'originale in bronzo
Il foro romano di Veleia, sede degli spettacoli
teatrali
Promosso da: |
Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna |
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Quando: | da domenica 8 marzo a domenica 3 maggio 2009 * a Veleia prorogata fino a domenica 26 luglio 2009 |
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Città: | Lugagnano Val D'Arda | Parma |
Luogo: | Antiquarium della città romana di Veleia | Museo Archeologico Nazionale |
Indirizzo: | località Rustigazzo | Palazzo della Pilotta |
Orari: |
Tutti i giorni dalle 9.00 ad un'ora prima del tramonto |
Martedì - Domenica 9-14 e 15-18 |
Provincia: | Piacenza | Parma |
Regione: | Emilia-Romagna | Emilia-Romagna |
Informazioni: | 0523. 807113 | 0521. 233718 |
Ingresso: | gratuito | € 2,00 - ridotto € 1,00 |
Articolo di
Carla Conti,
informazioni scientifiche di
Monica Miari e Roberta
Conversi
Foto Roberto Macrì
(Soprintendenza Beni Archeologici Emilia-Romagna)