La storia di Mutina narrata nel quadro
più generale di quella di Roma, attraverso lo sguardo dei contemporanei che ne
avvertivano l'importanza strategica sia come crocevia lungo la Via Aemilia che
per le sue eccellenze economiche
Inedite scoperte svelano nuovi aspetti della città romana tuttora sepolta mentre opere d'arte e
documenti testimoniano l'eredità di quel passato e il suo significativo
contributo alla formazione dell'identità culturale della città moderna
MUTINA SPLENDIDISSIMA
La città romana
e la sua eredità
Foro Boario,
Via Bono Da Nonantola n. 2,
MODENA
dal 25
novembre 2017 all'8 aprile 2018
Una storia affascinante che parte dalla fondazione della colonia romana avvenuta nel 183 a.C., esattamente 2200 anni fa. In mostra reperti e opere d'arte affiancati da video e ricostruzioni virtuali
Altri appuntamenti collegati alla mostra
Orari: da martedì a giovedì 9-14; venerdì
9-22; sabato, domenica e festivi 10-19
lunedì chiuso, aperto il 25 dicembre, 1 gennaio e 2 aprile 16-20
Biglietti: intero € 10,00 - ridotto € 7,00 e 5,00 - ingresso gratuito la prima
domenica di ogni mese
Per info su convenzioni, visite guidate e proposte didattiche:
www.mutinasplendidissima.it
mostra@mutinasplendidissima.it
Tel. 370 3234539
Apre il 25 novembre 2017 al Foro Boario di Modena la mostra Mutina
Splendidissima curata dai Musei Civici di Modena e dalla Soprintendenza
Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Bologna con il sostegno di Fondazione
Cassa di Risparmio di Modena e Regione Emilia-Romagna. L’evento espositivo
rientra nell’ambito dell'omonimo programma dedicato alle celebrazioni dei 2200
anni dalla fondazione della città di Modena.
Definita da Cicerone "firmissima et splendidissima", Mutina,
una delle più importanti colonie romane dell’Italia settentrionale, si trova
tuttora sotto le strade del centro storico, custodita dai depositi delle
alluvioni che si verificarono in epoca tardoantica.
Progettata per i 2.200 anni dalla fondazione di Mutina
romana, la mostra "MUTINA SPLENDIDISSIMA. La città romana e la sua
eredità" illustra le attuali conoscenze sulla città romana –dalla fondazione allo
splendore dell’età imperiale, fino al declino in età tardo antica– evidenziando
l’importanza che l’eredità di quel passato ha esercitato sulla storia successiva
della città di Modena, dal Medioevo alle soglie della contemporaneità.
La prima parte della mostra celebra la fondazione della città avvenuta nel 183
a.C. contestualmente a Parma - l’unica altra colonia di diritto romano
dell’Italia settentrionale – e si propone di fare emergere l’importanza che
Mutina ebbe nel più ampio quadro generale della storia della Repubblica,
prima, e dell’Impero, poi.
L’obiettivo -e filo conduttore- è evidenziare il ruolo storico e socio-economico
che ebbe la città incrociando aspetti storici, epigrafici e archeologici con
dati geologici, paleobotanici e archeometrici.
Mutina: quale era la sua importanza strategica? Quale era la percezione
che i contemporanei avevano della città (ciò per cui era “famosa” e conosciuta,
tanto da meritare anche una breve citazione, vedi quanto osservato ad esempio in
Plinio, N.H., XXXV, 161)? Quali erano le sue eccellenze economiche e cosa
distingueva Mutina dal resto delle città romane? Quale era il suo
capitale umano, cosa sappiamo della vita privata dei Mutinenses, del
sentimento religioso e dei riti funerari, chi erano i suoi abitanti e quali i
lussi che si concedevano?
In questa analisi sul ruolo e sulla percezione che i contemporanei avevano della
città, la mostra privilegia il confronto con la “colonia gemella” di Parma, ad essa
legata fin dalla sua fondazione.
Propedeutiche, ma non per questo meno importanti, sono le sezioni iniziali
dedicate rispettivamente agli aspetti stratigrafici e idrogeologici che hanno
fatto di Mutina una città sepolta e all’inquadramento
storico-archeologico del periodo che immediatamente precedette l’arrivo dei
Romani in Italia settentrionale.
L’ultima sezione, dedicata agli aspetti di continuità e discontinuità della
città romana, serve a “traghettare” la storia di Mutina nel medioevo e
nell’età moderna, collegando la fondazione romana alla seconda parte
della mostra.
Ricostruzione virtuale di Mutina, con il Foro e, sullo sfondo,
l'anfiteatro (elaborazione Altair4Multimedia)
La seconda parte della mostra sviluppa il tema dell’eredità di Mutina
e dello stimolante rapporto della città con il suo passato sepolto, dimostrandone
la continuità nel corso dei secoli e il ruolo
significativo svolto nella costruzione dell’identità culturale e artistica cittadina,
soprattutto in alcuni periodi, quali la costruzione del Duomo romanico ad opera
di Lanfranco e Wiligelmo e dei Maestri Campionesi e il periodo rinascimentale
con la decorazione della Sala del Fuoco ad opera di Nicolò dell’Abate, episodio
che attesta la volontà da parte del governo cittadino di legittimare la propria
autorità attraverso il richiamo alle gloriose origini romane della città.
Attraverso i documenti e le cronache cittadine, in particolare di Lancillotto e
Spaccini, la mostra indaga l’evolversi del rapporto dei modenesi con un’eredità
sempre presente a differenti livelli (ritrovamento e commercio di antichità,
collezionismo, reimpiego) tra XIV e XVII secolo, anche per il susseguirsi di
ritrovamenti archeologici connessi alle più importanti fasi di evoluzione
dell’urbanistica cittadina.
Le sezioni che ruotano intorno alla figura di Muratori, analizzano il graduale
affermarsi nel Seicento dell’idea di cura delle memorie come presupposto
dell’erudizione settecentesca, fondamento a sua volta della nuova percezione
delle antichità patrie come manifestazione concreta della storia di un popolo
che sorregge nell’Ottocento la nascita del Museo Lapidario Estense voluto da
Francesco IV d’Austria-Este.
A conclusione del percorso viene sviluppato il tema dell’affermazione
dell’interesse scientifico per l’antichità, cui si collega la nascita del Museo
Civico, e del rapporto con la romanità nel Novecento, con particolare attenzione
agli scavi archeologici, incentivati anche al fine di favorire una
partecipazione diretta di Modena alla mostra augustea del 1937, e alla
realizzazione di opere e monumenti pubblici. Per la seconda parte del Novecento
e l’attualità verrà soprattutto posta in rilievo l’attività di ricerca e di
studio sulla città romana sepolta condotta dalla Soprintendenza Archeologia,
belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di
Modena, Reggio Emilia e Ferrara in stretta collaborazione con i Musei Civici ed
in relazione con il Piano Regolatore e la Carta Archeologica, precocemente
impostata a Modena come “carta del rischio” tanto da fornire un esempio a
livello nazionale.
Nicolò dell'Abate, L'incontro dei triunviri Ottaviano, Antonio e Lepido, 1546,
dipinto murale su tela
Modena, Palazzo Comunale, sala del Fuoco
Le celebrazioni del 2017 hanno voluto rendere percepibile la realtà di "Mutina
romana città sepolta" con una serie di iniziative culminate nella grande mostra
"Mutina Splendidissima. La città romana e la sua eredità". Attraverso le
più recenti scoperte, l'esposizione ne racconta le origini, lo sviluppo e
il lascito trasmesso alla città moderna, utilizzando un linguaggio accessibile a
tutti, fondato su dati archeologici e storici esaminati con uno sguardo
pluridisciplinare grazie alle collaborazioni di studiosi di diversi ambiti
scientifici.
I reperti e le opere d’arte, accostati a preziose testimonianze provenienti da
numerosi musei italiani, sono affiancati dalle ricostruzioni virtuali dei
principali monumenti di Mutina (le mura, il foro, l’anfiteatro, le terme,
una domus) realizzate da Altair4 Multimedia e da coinvolgenti
videoracconti che fanno da contrappunto alla descrizione delle città dal periodo
precedente la sua fondazione, avvenuta nel 183 a.C., alla decadenza verificatasi
nella tarda età imperiale.
Molte le novità presentate al pubblico per la prima volta, come le decorazioni
parietali con scene figurate tracciate con pigmenti pregiati e stucchi a
rilievo, equiparabili per qualità a quelli provenienti da Pompei, esposte a
fianco di elementi di arredo di elevato pregio artistico.
Frammento di statua di divinità che stringe un serpente probabilmente
appartenente ad una raffigurazioni di Igea.
Terme di Mutina, Palazzo della Provincia, viale Martiri della Libertà
Uno spazio significativo è dedicato alle testimonianze delle produzioni di
eccellenza che le fonti attribuiscono a Modena: lucerne e laterizi, vino e
quelle lane che erano tra le più pregiate e ricercate dell’impero, tanto da
essere ricordate ancora nell’Editto dei prezzi, nel III secolo d.C.
Un’intera sezione è dedicata ai profili dei Mutinenses, dai primi coloni
ai cittadini emigrati in altre regioni dell’impero, svelati coniugando dati
epigrafici e storici che consentono di ricostruire il profilo sociale multiforme
e variegato della città.
Dati geologici, archeobotanici e archeozoologici, presentati attraverso un
linguaggio comprendibile al vasto pubblico, permettono di conoscere l’assetto
ambientale di 2200 anni fa; alluvioni e terremoti, che hanno profondamente
mutato il paesaggio antico, soprattutto in coincidenza con la fine dell’impero
romano e le invasioni barbariche, sono ora interpretati anche alla luce dei
recenti fenomeni naturali che hanno profondamente colpito il territorio modenese
e la pianura padana.
Antefisse in terracotta dal santuario di Cittanova (MO). Fine III secolo a.C.
La sezione dedicata al periodo tardo-antico e all’alto-medioevo affronta in
modo problematico il tema della continuità della città antica e costituisce la
cerniera tra le due parti di una mostra che affronta con coraggio e spirito
innovativo la sfida della continuità tra dimensione archeologica e dimensione
storico-artistica.
Il tema dell’eredità viene sviluppato nella seconda parte dell’esposizione
evidenziando alcuni momenti particolarmente significativi, attraverso opere
d’arte e documenti provenienti da diversi musei e biblioteche italiane, numerosi
video e due ricostruzioni virtuali dedicate alle antichità esposte intorno al
Duomo nel Rinascimento e alla perduta Galleria delle antichità di Francesco II
in Palazzo ducale, anch’esse curate da Altair.
La costruzione del duomo romanico ad opera dell’architetto Lanfranco e dello
scultore Wiligelmo, nel quale il rapporto con l’antichità appare strettissimo,
costituisce la giuntura tra la città antica e quella moderna. Il periodo
rinascimentale è quello in cui più consapevole diventa il richiamo al glorioso
passato romano della città, le cui vestigia sono pubblicamente esibite nei
luoghi più significativi. Tra Sei e Settecento il tema si declina variamente tra
passioni collezionistiche, richiamo ad un’antichità esemplare e nascita della
grande tradizione erudita legata al nome di Muratori, che culmina nel primo
Ottocento con la creazione del Museo Lapidario Estense. La precoce nascita di
una cultura scientifico sperimentale a metà Ottocento e la fondazione del Museo
Civico in epoca post-unitaria determinano approcci diversi al recupero della
città sepolta fino al progressivo affermarsi nel corso del 900 di una coerente
politica di tutela e valorizzazione.
L’esposizione si inserisce nel più ampio progetto 2200 anni lungo la via Emilia, promosso dai Comuni di Modena, Reggio Emilia e Parma, dalle Soprintendenze Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle sedi di Bologna e Parma, dal Segretariato Regionale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per l'Emilia-Romagna e dalla Regione Emilia-Romagna.
Alla mostra allestita nel Foro Boario si collegano le iniziative curate dalle
Gallerie Estensi.
Presso la Biblioteca Estense apre il 26 novembre alle ore 10 in Sala Campori la
mostra Da Umanisti a Bibliotecari. Il Fascino dell’Antico nelle Collezioni
Ducali che esplora il contributo che generazioni di umanisti, antiquari e
bibliotecari hanno portato allo studio della cultura classica. Il percorso
espositivo si snoda nei secoli seguendo le acquisizioni dei bibliotecari di casa
d’Este che per secoli hanno accresciuto il patrimonio librario della Biblioteca
Ducale dimostrando un interesse mai estinto per la cultura del mondo antico.
Contestualmente sarà disponibile la nuova APP di guida al Museo Lapidario
Estense che attraverso un percorso narrato conduce i visitatori a scoprire la
storia di questa importante collezione, presentando i personaggi di maggior
spicco e i monumenti più importanti per la storia di antica di Modena.
ALTRI APPUNTAMENTI COLLEGATI ALLA MOSTRA
Giovedì 29 marzo 2018, ore 18
Auditorium "Marco Biagi", Largo Marco Biagi n. 10 a Modena
Uso, ammirazione, ripresa: il Medioevo davanti
all'antico
Salvatore Settis dialoga con Claudio Franzoni
Gli studi da sempre individuano nel
duomo di Modena una delle tappe fondamentali del rapporto tra Medioevo e Antico.
Le grandi mostre modenesi sulla cattedrale del 1984 hanno approfondito questo
tema, sul quale ritorna anche l'esposizione in corso Mutina splendidissima.
Inserito in una casistica che gli studi recenti hanno ulteriormente allargato,
lo sguardo di Lanfranco e di Wiligelmo verso l'arte antica spicca ancora nella
sua ricca, originale complessità.
Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti. Promosso da Comune di Modena, Musei
Civici, Mutina splendidissima, Via Emilia/2200 anni, con il patrocinio di
UNIMORE.
Ingresso omaggio alla mostra Mutina Splendidissima per chi partecipa alla
conferenza
info 370 3234539 mostra@mutinasplendidissima.it www.mutinasplendidissima.it
Domenica 25 marzo 2018, ore 16.30
Palazzo dei
Musei, Musei Civici, sala Crespellani
Da Mutina romana a Modena Medievale:
geoarcheologia e geoarchitettura
Conferenza di Stefano Lugli, Università di Modena e Reggio Emilia
I risultati delle indagini svolte su malte e elementi lapidei di lussuosi edifici di Mutina a confronto con i materiali da costruzione del Duomo e della torre Ghirlandina
Ingresso omaggio alla mostra per tutti i partecipanti
Venerdì 23 marzo 2018, ore 19
Foro Boario, Novi ark
PASSAGGI. Percorso itinerante con aperitivo
Un itinerario dedicato ai principali momenti di passaggio storico e culturale lungo i 2200 anni di storia, una passeggiata lungo la strada romana del NoviArk e per concludere un aperitivo al Bamboo Music&Drink
Durata: 1,30 - Fino ad esaurimento posti - € 7,00
Venerdì 16 marzo 2018, alle ore 19.00
Foro Boario, Via Bono Da Nonantola n. 2, MODENA
Divine bevande. Percorso itinerante con aperitivo
Un itinerario dedicato alla
produzione e consumo del vino fra triclini romani e ambienti della corte
Al termine degustazione a tema a cura dell'Associazione Italiana Sommelier
Ingresso € 7,00 - Prenotazione obbligatoria 370 3234539 mostra@mutinasplendidissima.it
Sabato 3 marzo
2018, alle ore 16.30
Sala Crespellani del Palazzo dei Musei, Musei Civici
Parco Novi Sad di Modena: dallo scavo al parco
archeologico
Francesca Ghedini, Università di Padova, presenta il volume curato da
Luigi Malnati e Donato Labate
Il volume curato da Luigi Malnati e
Donato Labate raccoglie i risultati delle ricerche archeologiche condotte tra
2009 e 2012 su una vastissima area urbana, della superficie di 24.000 metri
quadrati. La pubblicazione delle ricerche -a cui hanno collaborato, oltre agli
archeologi che hanno eseguito lo scavo, anche numerosi ricercatori universitari-
è il sigillo conclusivo
di una delle operazioni più importanti finora condotte in Italia di attuazione
della archeologia preventiva.
Il volume costituisce una edizione preliminare dei risultati dello scavo che ha
messo in luce strutture e depositi che documentano un lunghissimo arco di storia
di questo settore urbano, dall’età del Ferro fino al Seicento, con una evidente
preponderanza della fase romana. I saggi di apertura, redatti dai curatori del
volume e dagli archeologi che hanno condotto lo scavo, offrono il quadro critico
e metodologico della documentazione di scavo e l’interpretazione dei risultati.
Seguono una serie di saggi di approfondimento su tematiche generali, come il
contributo di Donato Labate sulla ritualità funeraria tra età romana e
tardoantico documentata dalle sepolture rinvenute ai margini della strada, o su
aspetti specifici legati alle classi di materiali archeologici e alle
attestazioni epigrafiche.
L’analisi del dato archeologico è affiancata da quella condotta in molteplici
ambiti di ricerca, dalla geologia, all’antropologia, all’archeobotanica, alle
analisi chimico-fisiche sui depositi conservati all’interno delle anfore, fino
allo studio paleobiologico e paleonutrizionale applicato ad alcuni inumati del
cimitero medievale.
Il volume si conclude con un saggio dedicato al parco archeologico Novi Ark che
illustra le scelte operate nella progettazione di questo museo open air che
costituisce un esempio di valorizzazione delle strutture di età romana
rinvenute, unico segno tangibile in sito della città romana, seppur riportato a
quota superiore, nel tessuto urbanistico contemporaneo.
Ingresso omaggio alla mostra per tutti i partecipanti
Francesca Ghedini è stata professore di Archeologia e Storia dell'Arte greca e romana all'Università di Padova e Direttrice del Dipartimento di Archeologia della medesima Università. Ha fatto parte della Commissione per la legge sull'archeologia preventiva.
Domenica 25 febbraio 2018, alle ore 11
Il panino passa alla storia
Degustazioni e racconti di Daniele Reponi
Dalle taverne di Mutina ai palati del futuro. Daniele Reponi propone al
pubblico “splendidissimi” panini gourmet tra recupero della tradizione e
insoliti abbinamenti, serviti dagli archeologi e dagli storici dell’arte dei
Musei Civici.
Daniele Reponi in vent’anni si è specializzato nel panino: un’arte che il “non
chef” ha portato fino a Rai Uno alla Prova del cuoco, dove è ospite fisso.
Sfruttando prodotti di altissima qualità, riesce a comporre elaborazioni gustose
e ricche di tradizione.