Musei Civici di Modena e Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e Regione Emilia-Romagna
2200 anni e non sentirli: origini, sviluppo e lascito della romana Mutina alla Modena di oggi. Una mostra per tutti che parte dal lontano 183 a.C.
MUTINA SPLENDIDISSIMA
La città romana e la sua eredità
Scoperte inedite svelano nuovi aspetti della città romana tuttora sepolta nel sottosuolo di Modena, con reperti e opere d'arte affiancati da video e ricostruzioni virtuali
MODENA, Foro Boario, via Bono da Nonantola n. 2
25 novembre 2017 - 8 aprile 2018
Era una delle più importanti colonie romane dell’Italia settentrionale, ricca
di eccellenze economiche, strategicamente rilevante, a suo modo unica.
“Firmissima et splendidissima”, la definiva Cicerone, appellativi che
trovano conferma ad ogni scavo archeologico che ne intercetta i resti, sotto le
strade del centro storico, custoditi dai depositi alluvionali d’epoca
tardoantica.
Fondata nel 183 a.C., Mutina (Modena) compie nel 2017 2200 anni. Per
celebrarli, rendendo al tempo stesso percepibile questa realtà sepolta, i Musei
Civici di Modena e la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio di
Bologna promuovono la grande mostra "Mutina Splendidissima. La città
romana e la sua eredità" che, attingendo alle nuove scoperte, narra le origini,
lo sviluppo e il lascito della città antica a quella moderna.
Un racconto reso in un linguaggio accessibile a tutti, fondato su dati storici e
archeologici analizzati in modo interdisciplinare grazie al lavoro di studiosi
di diversi ambiti scientifici.
I reperti e le opere d’arte in mostra, accostati a preziose testimonianze
provenienti da numerosi musei italiani, sono affiancati da ricostruzioni
virtuali dei principali monumenti di Mutina (le mura, il foro,
l’anfiteatro, le terme, una domus) realizzate da Altair4 Multimedia e da
coinvolgenti videoracconti che fanno da contrappunto alla descrizione della
città, dal periodo che precede la sua fondazione fino alla decadenza nella tarda
età imperiale.
Molte le novità esposte al pubblico per la prima volta al pubblico, tra cui le
decorazioni parietali con scene figurate tracciate con pigmenti pregiati e
stucchi a rilievo –paragonabili per qualità a quelli di Pompei- esposte a fianco
di elementi di arredo di elevato pregio artistico.
Uno spazio significativo è dedicato alle testimonianze delle produzioni
d’eccellenza che le fonti attribuiscono a Modena: lucerne, laterizi, vino e
quelle lane così pregiate e ricercate nell’impero da essere ancora citate nel
III secolo d.C. nell’Editto dei prezzi.
Un’intera sezione è riservata ai profili dei Mutinenses, dai primi coloni
ai cittadini emigrati in altre regioni dell’impero, svelati coniugando dati
epigrafici e storici che ricostruiscono il multiforme e variegato profilo
sociale della città.
Dati geologici, archeobotanici e archeozoologici permettono di ricostruire
l’assetto ambientale di 2200 anni fa. Alluvioni e terremoti che hanno
profondamente mutato il paesaggio antico, soprattutto in coincidenza con la fine
dell’impero romano e le invasioni barbariche, sono ora interpretati anche alla
luce dei recenti fenomeni naturali che hanno profondamente colpito il territorio
modenese e la pianura padana.
La sezione dedicata al periodo tardo-antico e all’alto medioevo affronta in modo
problematico il tema della continuità della città antica e fa da cerniera tra le
due parti di una mostra che affronta con coraggio e spirito innovativo la sfida
della continuità tra dimensione archeologica e dimensione storico-artistica.
La seconda parte dell’esposizione sviluppa il tema dell’eredità, evidenziando
alcuni momenti particolarmente significativi attraverso opere d’arte e documenti
provenienti da diversi musei e biblioteche italiane, numerosi video e due
ricostruzioni virtuali dedicate alle antichità esposte intorno al Duomo nel
Rinascimento e alla perduta Galleria delle antichità di Francesco II in Palazzo
Ducale.
La costruzione del duomo romanico ad opera dell’architetto Lanfranco e dello
scultore Wiligelmo -edificio che esprime un rapporto strettissimo con
l’antichità- costituisce la giuntura tra la città antica e quella moderna. Il
periodo rinascimentale è quello in cui diventa più consapevole il richiamo al
glorioso passato romano della città, le cui vestigia sono pubblicamente esibite
nei luoghi più significativi. Tra Sei e Settecento il tema si declina variamente
tra passioni collezionistiche, richiamo a un’antichità esemplare, e nascita
della grande tradizione erudita legata al nome di Muratori, che culmina nel
primo Ottocento con la creazione del Museo Lapidario Estense. La precoce nascita
di una cultura scientifico sperimentale a metà Ottocento e la fondazione del
Museo Civico in epoca post-unitaria determinano approcci diversi al recupero
della città sepolta fino al progressivo affermarsi nel corso del 900 di una
coerente politica di tutela e valorizzazione.
Alla mostra allestita negli spazi del Foro Boario sono collegate le
iniziative curate dalle Gallerie Estensi. Alla Biblioteca Estense, Sala Campori,
apre il 26 novembre (ore 10) la mostra Da Umanisti a Bibliotecari. Il Fascino
dell’Antico nelle Collezioni Ducali che esplora il contributo che generazioni di
umanisti, antiquari e bibliotecari hanno portato allo studio della cultura
classica. Il percorso espositivo si snoda nel tempo seguendo le acquisizioni dei
bibliotecari di casa d’Este che per secoli hanno accresciuto il patrimonio
librario della Biblioteca Ducale dimostrando un interesse mai estinto per la
cultura del mondo antico.
Contestualmente sarà disponibile la nuova APP di guida al Museo Lapidario
Estense che attraverso un percorso narrato conduce i visitatori a scoprire la
storia di questa importante collezione, presentando i personaggi di maggior
spicco e i monumenti più importanti per la storia di antica di Modena.
L’esposizione si inserisce nel più ampio progetto 2200 anni lungo la via Emilia,
promosso dai Comuni di Modena, Reggio Emilia e Parma, dalle Soprintendenze
Archeologia, belle arti e paesaggio delle sedi di Bologna e Parma, dal
Segretariato Regionale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del
Turismo per l'Emilia-Romagna e dalla Regione Emilia-Romagna.
INFO MOSTRA
Foro Boario
via Bono da Nonantola 2
41121 Modena
Orari: da martedì a giovedì: 9-14; venerdì 9-22; sabato, domenica e festivi
10-19
lunedì chiuso, aperto il 25 dicembre, 1 gennaio e 2 aprile 16-20
Biglietti: intero € 10,00 - ridotto € 7,00 e 5,00
Ingresso gratuito la prima domenica di ogni mese
Per info su costi, convenzioni, visite guidate e proposte didattiche:
www.mutinasplendidissima.it
- mostra@mutinasplendidissima.it
- Tel. 370 3234539