“L'amore al tempo della guerra”
L'amore di Teti e Peleo, quello di Ettore e Andromaca, l'uccisione di Priamo e quella di Cassandra, la triste storia di Ifigenia. In mostra, gli infiniti volti dell'amore sullo sfondo della mitica guerra di Troia, così come raccontano le pitture vascolari esposte nel Museo Archeologico Nazionale di Ferrara
Ferrara, Museo Archeologico Nazionale
con sede nel Palazzo di Ludovico il Moro
Via XX settembre 122
La mostra è aperta dall'11
febbraio al 18 maggio 2012
negli orari di visita del museo: martedì-domenica dalle 9.30 alle 17
(ultimo
accesso ore 16.30)
ingresso € 5,00 - ridotto € 3,00
Eros e Eris, il Dio dell'Amore e la Dea della Discordia, l'alfa e l'omega del
mito e della vita, capaci di infiammare i cuori o un'intera città, in un
rapporto biunivoco che rende l'uno impossibile senza l'altro.
Curata dagli archeologi Caterina Cornelio e Mario Cesarano, la mostra "L'amore al tempo della guerra" gioca sul fato e i suoi
strumenti, sulla guerra per eccellenza, quella di Troia, e sulle vicende amorose
che ruotano o vivono attorno ad essa, così come sono raffigurati sui vasi
recuperati nella necropoli di Spina.
Il racconto si dipana dal rapporto tra Teti e Peleo, i genitori di Achille, che con le
proprie nozze sono gli involontari artefici della guerra di Troia. E' proprio
durante il loro banchetto nuziale che Eris lancia il pomo della discordia che porterà al giudizio di Paride e
al rapimento di Elena.
Il vaso
che raffigura la consegna delle armi ad Achille è il legame che conduce dalle
nozze alla guerra.
Tra le
tante vicende amorose che si sviluppano durante il conflitto di Troia, tra amori che nascono e
si consumano e altri che si interrompono bruscamente e dolorosamente, la vicenda più
emblematica e intensa è quella di Ettore e Andromaca.
La morte di Ettore segna
l'inizio della fine per Troia ed ecco i vasi con l'Ilioupersis, l'ultima notte
della città. La vicenda di Cassandra si lega alla mostra a doppio filo. Da
una parte, l'aver negato ad Apollo il proprio amore la condanna a non
essere mai creduta nonostante possieda il dono di predire il futuro; dall'altra,
l'essere stata fatta prigioniera da Agamennone, che la porta in patria come schiava e amante,
scatena l'ira di Clitennestra, che uccide entrambi a colpi d'ascia.
Più che per gelosia, Clitennestra uccide per vendicare il sacrificio della
figlia Ifigenia, immolata dal padre Agamennone per propiziare la
partenza della flotta greca per Troia. La stessa vicenda del sacrificio vede
protagonista Achille, a cui la fanciulla era promessa in sposa: sarà proprio
lui, inconsapevole, a toglierla alla madre e a condurla al padre per il
sacrificio.
Martedì 14 febbraio, alle ore 16, in occasione della giornata di San Valentino, l'archeologo Mario Cesarano ha illustrato contenuti e curiosità della mostra nel corso della conferenza "L'amore al tempo della guerra" con ampi riferimenti storici e immagini commentate.
Gli ultimi episodi della caduta di Troia. Al centro la statua di Pallade Atena
presso cui cerca rifugio Cassandra inseguita da Aiace (Ferrara, Museo
Archeologico Nazionale. Cratere attico a figure rosse dalla tomba 136A di Valle
Pega)
Alcuni temi trattati dalla mostra “L'amore al tempo della guerra”
Eris (dal greco antico Έρις, «conflitto,
lite, contesa») è la dea della discordia della mitologia greca. È strettamente
legata ad Ares, Dio della Guerra, cui spesso si accompagna
L'episodio più significativo cui la dea è legata è quello della mela della
discordia: furiosa per l'esclusione dal banchetto nuziale di Peleo e Teti, dopo
aver pensato a vari modi per vendicarsi, Eris sceglie la via più subdola per
compiere la propria vendetta.
Giunta sul luogo del banchetto, fa rotolare una mela d'oro, secondo alcuni presa
nel giardino delle Esperidi, dichiarando che era destinata "alla più bella" fra
le divine convitate. La disputa che sorge fra Era, Atena e Afrodite per
l'assegnazione del frutto e del relativo titolo, conduce al giudizio di Paride e
in seguito al ratto di Elena che origina la guerra di Troia.
In effetti la scelta sarebbe spettata a Zeus, che però si rifiuta di scegliere
ben sapendo che le dee “perdenti” avrebbero reagito con ira in eterno. Così Zeus
decide di affidare il compito a un mortale, scegliendo Paride che aveva dato
prova in eventi passati di essere un giovane abile e giusto nel giudicare.
Il
rapimento di Teti e le nozze tra Teti
e Peleo
Prescelto da Zeus come sposo della nereide di nome Tetide,
o Teti, Peleo riesce a conquistarla
nonostante lei cercasse di sfuggirgli in ogni modo trasformandosi in leone,
serpente, fuoco ecc.
Per non farsi prendere da Peleo, la ninfa Teti si trasforma in acqua, fuoco,
leone e infine seppia. Tutto
inutile: dal loro "amore" nascerà Achille che, come profetizzato dalle
Moire, acquisterà maggior fama del proprio padre
Museo Archeologico Nazionale di Ferrara
Convolano solennemente a nozze alla presenza di tutti gli dei
tranne Eris che, infuriata per questa esclusione, interviene
alle nozze lasciando il pomo d'oro, oggetto del giudizio di Paride e origine
della guerra di Troia.
Da Teti, Peleo ha sette figli, tra cui Achille. Teti ustionava le parti mortali
dei suoi figli (perlomeno dei primi sei) rendendoli immortali e facendoli
ascendere all'Olimpo uno dopo l'altro. Peleo si intromette inorridito mentre
Teti sta effettuando il rito magico sul settimo figlio, Achille, ponendo il suo
corpo sul fuoco, per renderlo immortale, e ricoprendolo poi di ambrosia. L'osso
del tallone, leggermente ustionato, non subisce la parte finale del rituale
sicché il tallone resterà l'unico punto vulnerabile del semidio Achille. Secondo
un’altra versione, Teti immerge Achille nelle acque dello Stige per renderlo
invulnerabile ma resta escluso il tallone che rimarrà l'unico punto debole
dell'eroe.
Le nozze di Teti e Peleo sono un tema figurativo frequente nell’iconografia
greca che celebra questo evento in crateri, coppe e vasi in ceramica sparsi in
molti musei del mondo. Il Museo Archeologico Nazionale di Ferrara espone un
cratere a calice rinvenuto negli scavi di Spina su cui è raffigurata una scena
di questo matrimonio: il reperto è così famoso da aver dato il nome a un pittore
vascolare della seconda metà del V secolo a.C., conosciuto appunto come Pittore
di Peleo.
La consegna delle armi ad Achille
Achille nasce dall'unione della nereide Teti con il mortale Peleo, unione
voluta dagli dei quando un oracolo predice che il figlio di Teti sarebbe stato
più potente del padre. La vita di Achille, ed egli ne era consapevole, era
destinata ad essere gloriosa ma breve.
Re dei Mirmidoni, Achille è uno dei principali personaggi dell'Iliade; nel poema
partecipa alla guerra di Troia pur sapendo che vi troverà la morte. Alla
narrazione omerica si affiancano altri miti, di varia epoca, riguardanti il
personaggio. La madre Teti, una divinità marina, aveva reso il suo corpo
invulnerabile (con l'eccezione del tallone) ed era stato educato dal centauro
Chirone, mitico maestro di molti eroi epici.
Secondo una leggenda post omerica Teti, conoscendo il suo destino, aveva tentato
di sottrarlo alla guerra nascondendolo in abiti femminili fra le figlie del re
Licomede. Qui Achille aveva amato Deidamia dalla quale aveva avuto il figlio
Neottolemo ma, scoperto da Ulisse, era stato costretto ad arruolarsi contro i
Troiani. L'indovino Calcante aveva infatti predetto che, senza la partecipazione
di Achille, Troia non avrebbe potuto essere conquistata, per cui gli Achei
inviano a cercarlo una delegazione formata da Ulisse, Nestore e Fenice.
Ulisse smaschera il travestimento di Achille recando ceste di abiti e monili
femminili fra i quali nasconde armi che attirano l'istinto guerriero del
giovane. Il mito rappresenta chiaramente un rito di passaggio dall'infanzia alla
pubertà, con la consegna simbolica di un'arma da parte di un individuo più
anziano.
Achille entra in scena nell'Iliade quando Agamennone gli sottrae la schiava
Briseide. Achille, che fino ad allora aveva avuto un atteggiamento molto
ragionevole, si infiamma davanti all'arroganza di Agamennone e decide di
abbandonare la guerra, facendo ritorno alla nativa Ftia. Il ritiro di Achille è
devastante per i Greci che, privati del loro campione, vedono risplendere sul
campo il principe nemico Ettore, astro di una gloria ormai insperata per i
Troiani. Ettore imperversa contro i Greci senza che questi riescano a fermarlo,
ma mentre gli Achei perdendo ogni giorno di più il coraggio e la speranza,
nemmeno un'ambasceria dei più accorti consiglieri di Agamennone riesce a
convincere Achille a tornare in campo. Conscio della gravità della situazione il
giovane Patroclo, amico adorato di Achille, prova a riportare il panico fra i
Troiani indossando di nascosto le armi dell'eroe ma la sua impresa si conclude
tragicamente: Ettore riesce a sconfiggerlo e ucciderlo. Solo allora Achille
tornerà a combattere per vendicare l'amico e, rivestito dallo scudo meraviglioso
che Teti gli ha fatto foggiare e decorare da Efesto, uccide Ettore e fa scempio
del suo cadavere. L’empia ferocia a cui Achille si abbandona dopo la morte di
Ettore è un'arroganza che Apollo non gli perdona: secondo alcuni autori, è
Apollo stesso a uccidere Achille ferendolo al tallone, mentre secondo altri il
dio si limitò a guidare la mano di Paride.
Ettore e Andromaca
Ettore (greco: Έκτωρ; latino: Hector) è un eroe
della mitologia greca, figlio primogenito di Ecoba e Priamo, re di Troia. Sposo
di Andromaca e padre di Astianatte, nell'Iliade Ettore è l'antagonista per
eccellenza. Affronta i nemici per salvare la sua patria e la sua gente e si
dimostra un guerriero terribile e valoroso anche se lo si vede spesso
indietreggiare. Durante la lotta contro il prode Achille inizialmente dà prova
di vigliaccheria per poi prendere coraggio e affrontare il suo grande nemico in
un duello leale.
Partecipa alla guerra di Troia ed è il più importante difensore della città
prima di essere ucciso in combattimento da Achille, rabbioso con lui per
l'uccisione di Patroclo. Le sue vicende sono narrate principalmente nell'Iliade
di Omero, di cui è uno dei personaggi principali.
Intenso il suo rapporto con Andromaca: fra i due coniugi c'è grande rispetto, la
moglie cerca per quanto può di essere utile al marito indicandogli, ad
esempio, un possibile punto debole delle mura di Troia. Andromaca è una delle
più umane e vive eroine dell'epica greca.
Durante la guerra, la donna non sa resistere senza notizie dal campo di
battaglia e appena viene a conoscenza di una vittoria degli Achei, cerca di
raggiungere il marito sperando di vederlo ancora in vita. Andromaca aveva perso
gran parte della sua famiglia per colpa di Achille e non voleva perdere anche
l'amato che considerava non solo marito ma anche fratello e padre. In
quell'occasione Ettore le esprime tutto il suo amore affermando chiaramente che
più delle sorti della città o dei suoi genitori o della gente tutta, e persino
della sua stessa vita, più di tutto gli interessava il destino della sua sposa.
« Morto, però m'imprigioni la terra su me riversata, prima ch'io le tue
grida, il tuo rapimento conosca! »
(Dialogo di Ettore con Andromaca. Omero, Iliade libro VI, versi 464-465
Ilioupersis
L'Iliou persis (in greco Ίλίου πέρσις, in
italiano La caduta di Ilio) è un antico poema epico greco andato perduto che
racconta in versi l'intera storia della guerra di Troia.
Il poema si apre con i Troiani che discutono su cosa fare con il cavallo di
legno che i Greci si sono lasciati alle spalle. Cassandra e Laocoonte avvisano
che nascosti al suo interno ci sono dei guerrieri greci armati, ma altri
sostengono che si tratti di un dono sacro dedicato ad Atena. Quest'ultima
opinione finisce per prevalere e i Troiani festeggiano la loro apparente
vittoria. Il dio Poseidone intanto invia un funesto presagio, sotto forma di due
serpenti che escono dal mare e uccidono Laocoonte e i suoi figli; vedendo questa
scena Enea e i suoi lasciano Troia presagendo ciò che accadrà in seguito.
Scesa la notte, i guerrieri greci escono dal cavallo e aprono le porte della
città per permettere all'esercito greco di entrare; i Troiani vengono massacrati
e Troia data alle fiamme.
Menelao uccide Deifobo e si riprende la moglie Elena; Aiace Oileo strappa
Cassandra dall'altare di Atena e la stupra. Gli dei valutano se pietrificare
Aiace per vendicare l'oltraggio, ma a sua volta l'eroe greco si rifugia
sull'altare di Atena. Tempo dopo, mentre i Greci staranno tornando a casa, Atena
(altri sostengono Poseidone) lo farà morire in mare.
Neottolemo uccide il re Priamo, nonostante si fosse rifugiato sull'altare di
Zeus, il figlioletto di Ettore, Astianatte, e fa sua prigioniera la moglie di
Ettore, Andromaca. I greci sacrificano anche una delle figlie di Priamo,
Polissena, sulla tomba di Achille per placarne l'inquieto spirito.
L’uccisione di Priamo
La fine di Priamo, non narrata nei poemi omerici, ci è nota da altri
scrittori, soprattutto da Virgilio nel II canto dell'Eneide e da Euripide nella
tragedia Le troiane.
Quando i Greci riescono a penetrare nella città, Priamo indossa la sua vecchia
armatura e vorrebbe cercare la morte nella mischia, ma la moglie Ecuba in
lacrime lo convince a rifugiarsi con le donne sull'altare di Zeus Erceo. Deve
così assistere alla morte del figlio Polite, inseguito da Pirro Neottolemo fin
sui gradini dell'altare. Furioso, Priamo gli tira l'asta con estrema potenza:
nel poema virgiliano il colpo va decisamente a vuoto, mentre altri dicono che
l'arma ferisca lievemente a un braccio Pirro, dopo aver trapassato il suo scudo.
In ogni caso, Neottolemo afferra il re troiano e gli conficca la spada in un
fianco, uccidendolo.
Virgilio accenna poi a una successiva decapitazione del cadavere, senza però
fare il nome dell'esecutore.
L’uccisione
di Cassandra
Crudele,
adultera, assassina, Clitennestra è il prototipo dell’infamia femminile. “Quel
perfido mostro coprì se stessa d'infamia e tutte in futuro le donne, anche se ce
ne fossero di buone”, dice a Ulisse l’ombra di Agamennone (Odissea, Omero),
il marito da lei ucciso al ritorno dalla guerra di Troia. Massacrato a colpi di
scure, insieme alla principessa troiana Cassandra che Agamennone aveva portato
con sé come preda di guerra e concubina. Arma del delitto, un’ascia bipenne,
simbolo del potere politico: un oggetto impensabile in mano femminile.
E non è tutto: carattere virile in grado di innescare un odio bestiale, la
violenza di Clitennestra si manifesta anche nel rapporto con i figli Oreste ed
Elettra.
Non uccide il marito per gelosia ma per vendicare la morte della figlia Ifigenia,
sacrificata agli dèi da Agamennone per navigare verso Troia coi venti più
favorevoli. Né, per gelosia, uccide Cassandra. Clitennestra non ama Agamennone
ma Egisto, come dice più volte. La vera ragione è un’altra: è la brama di essere
prima e sola signora non solo della casa ma anche del regno, un ruolo che ha
assunto in assenza del marito. Per questo la morte di Cassandra “aggiunse
condimento al piacere del mio letto”, come Eschilo le fa dire nella tragedia
“Agamennone”.
Cassandra è una delle figure più struggenti dell'epica greca. Amata da Apollo,
ottiene da lui il dono della profezia ma essendoglisi rifiutata è condannata a
non essere mai creduta.
Ifigenia
Il soggetto di Ifigenia ricorre frequentemente nelle pitture vascolari
greche e italiote.
Attorno al 415 a.C. Euripide comincia a lavorare al mito di Ifigenia, producendo
"Ifigenia in Tauride". Rispetto a "Ifigenia in Aulide", qui Euripide, invece di
lasciarla immolare dal padre Agamennone come vittima sacrificale, fa intervenire
all'ultimo momento la dea Artemide (in onore della quale era previsto il
sacrificio) che la sostituisce con un cervo portando la principessa in Tauride.
Divenuta sacerdotessa al tempio di Artemide, Ifigenia deve forzatamente svolgere
il crudo compito di eseguire il sacrificio rituale di ogni straniero che
sbarcasse sull'isola.
I temi toccati sono molti, alcuni nuovi, altri rimaneggiati, alcuni ribaditi.
Spicca su tutti il "tòpos" della morte apparente: tutta la Grecia pensava che
Ifigenia fosse stata immolata dal padre Agamennone per permettere alle navi
greche la spedizione contro Troia, invece la ragazza è viva ed è sacerdotessa in
Tauride con in cuore colmo d’odio verso i greci che, in nome di una guerra, non
si sono opposti al suo sacrificio.
Il mito sottolinea come un presunto sacrificio scateni un’infinita serie di
morti: Clitennestra uccide il marito per vendicare la figlia e a sua volta la
donna e il suo amante Egisto vengono uccisi dall’altro figlio Oreste per
vendicare il padre.
È la sorte a governare la vita dell’uomo mitico: la
stessa Ifigenia, parlando al fratello Oreste riconosciuto, si domanda “Quale
sorte mi toccherà?” e parla sia di una sorte che salva, sia di una sorte che
condanna, quella sorte che ha salvato lei dalla morte sull’altare e che ha
salvato il fratello dall’immolazione (buona sorte), ma anche quella sorte che ha
scatenato omicidi e vendette portando il male in famiglia (cattiva sorte).
Viene anche introdotto il motivo del “momento opportuno”, dell’“attimo fatale”
che, se colto, porta fortuna (nel senso positivo) ed evita il dolore. Nella vita
di ogni eroe o personaggio mitico appare evidente il ruolo della sorte: tutto è
sempre appeso a un filo o dipendente da una decisione divina. Tutti gli eventi
attorno a una figura mitologica sono strettamente legati alla religione e
soprattutto ai riti. Tra mondo umano e divino Euripide individua un’inesistenza
di comunicazione: secondo lui, tutto sta nelle mani del singolo uomo che, a
causa delle passioni mortali, cede al male. Secondo il sofista Euripide le
divinità esistono perché gli uomini ne hanno bisogno e lo stesso vale per il
mito. La storia di Ifigenia è esemplare perché sottolinea l’inutilità degli
oracoli o dei riti: nonostante Ifigenia sia ancora viva, infatti, le navi greche
sono partite (e tornate) per e da Troia; la morte della fanciulla sembrava
essere l’unica e inevitabile soluzione e invece non è stato così.
La mostra "L’amore al tempo della guerra", allestita al Museo Archeologico Nazionale di Ferrara, è stata presentata nel programma di Rai Educational “Art News”, puntata di venerdì 2 Marzo 2012, all'una di notte, e in replica su Rai Storia sabato 3 marzo alle 14 e lunedì 5 marzo alle 20