AMORI E STRANI AMORI DAI VASI ATTICI DI SPINA
Aspetti e forme dell’amore così come appaiono su alcuni vasi della necropoli di Spina
mostra didattica
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Comunicato stampa

Nozze di Peleo e Teti: Ecate regge le fiaccole e Apollo con la kithara porge a Teti una phiale per la libagione. Cratere a calice attico a figure rosse, Tomba 617 di Valle Trebba. Pittore di Peleo. 430 a.C. Museo Archeologico Nazionale di FerraraMi si rivela pari agli dei
costui, che di fronte a te
siede vicino e la dolce tua voce
ascolta,
e lieto il sorriso, a me veramente
il cuore mi squassa il petto,
lo sguardo di un attimo
m’allenta la voce,
e la lingua si spezza, sottile.

Ma immediato un fuoco scorre nelle membra,
non più vista agli occhi, sibilano
le orecchie,
su di me scorre sudore, un tremito
mi possiede, e di un pallore verdastro
sono, la morte poco manca
che mi appaia…
Ma bisogna che tutto sopporti
Il mio dolore che stilla
Goccia a goccia

(Saffo, I sintomi dell'amore)

Il Museo Archeologico Nazionale di Ferrara festeggia San Valentino inaugurando la mostra didattica "Amori e strani amori dai vasi attici di Spina", singolare itinerario tra le tante forme dell’amore raffigurate sulle ceramiche spinetiche. La piccola esposizione, curata dall’archeologa Caterina Cornelio, concentra in una sala una quindicina di vasi a figure rosse, di solito conservati nei depositi, corredati da un puntuale apparato didattico; lungo il normale percorso museale un piccolo erotino (amorino) segnala ai visitatori altri oggetti ed immagini legati al tema della mostra.
La “lettura” dei vasi di Spina consente di percorrere una sorta di itinerario attraverso le forme dell’amore vissute dalle divinità dell’Olimpo che, prese da umane passioni, arrivavano a compiere le più strane azioni nel perseguimento del desiderio amoroso.
Affiancano gli amori “regolari”, omologati nel rito del matrimonio -talora preceduti da vivaci antefatti, sovente rappresentati dall’inseguimento amoroso e dal rapimento dell’amata o dell’amato- altri amori, le passioni impossibili,omosessuali, extra coniugali.
Accanto alla coppia divina per eccellenza, Zeus ed Era, uniti nel vincolo del matrimonio nonché da un rapporto di consanguineità e impegnati a combattere fianco a fianco contro i Giganti, assistiamo alle nozze di Peleo e Teti –incoronati rispettivamente da Afrodite ed Eros, alla presenza di Ermes ed Apollo- e alla hierogamia di Dioniso e Arianna, raffigurata sul coperchio di una lekane, affollato da gruppi di personaggi (la nutrice Inò, forse Demetra e Afrodite, oltre all’immancabile Eros, più volte raffigurato), impegnati in scene probabilmente evocative dell’adolescenza del dio.
Alcuni oggetti sono strettamente correlati “a quel momento fondamentale della vita della donna rappresentato dal matrimonio nei suoi vari aspetti e momenti “ che ne precedono e seguono la celebrazione. Tra questi la lekanìs (o lekane) e il lebete nuziale.
La lekane se decorata da figure femminili e maschili, da scene di gineceo e da eroti -che in certe espressioni figurative tarde sostituiscono le ancelle- evoca il giorno successivo alle nozze (epaulia), in cui gli sposi ricevevano i doni recati dalle ancelle.
Il lebete nuziale, per alcuni forse connesso anche al mondo dell’Oltretomba (presenza delle Nikai nel lato B del lebete dalla tomba 1166 di Valle Trebba), rappresentò il dono tipico alla sposa greca, sia che venisse utilizzato per la raccolta dell’acqua primaverile, destinata alle abluzioni prenuziali, sia che fosse usato per preparare il pasto degli sposi.
L’inseguimento amoroso –retaggio  culturale del combattimento eroico tra  duellanti– e il rapimento rappresentano una sorta di rito. Inseguitore e fuggitivo, ancorché apparentemente contrapposti tra loro, perseguono in realtà lo stesso scopo, quello del legame amoroso.
Frequenti le raffigurazioni che ritraggono indifferentemente, a seconda dei casi, inseguitori e inseguitrici alla conquista dell’amato bene.
Dal magniloquente ratto delle Leucippidi Febe ed Ilaria ad opera dei Dioscuri Castore e Polluce, “benedetto” da Eros, a quello di Ganimede da parte di Zeus (sala II), o di Teti, prodromico alle nozze che generarono Achille.
A questi si possono aggiungere i rapimenti compiuti da Eos (l’Aurora), sorella di Selene e di Elios, la dea che, per punizione di Afrodite, fu condannata a vivere amori infelici con giovani mortali, tra i quali Kephalos -regolarmente sposato ma ciononostante rapito dalla dea da cui, dopo la nascita di Fetonte, Kephalos fuggì per tornare dalla moglie- e Tithonos. Per lui, in cambio di Ganimede sottrattole dal padre degli dei, Eos ottenne da Zeus l’immortalità, dimenticando tuttavia di chiederne anche la giovinezza. Tale omissione fece sì che Tithonos sopravvivesse, diventando ogni giorno più vecchio e bisognoso di cure.
Zeus rapisce Ganimede. Zeus trattiene saldamente Ganimede che sta fuggendo verso destra; un gallo si aggrappa alla clamide del giovanetto che gli è scivolata dietro le spalle. Pittore di Pentesilea. 470 a.C. Kylix attica a figure rosse, Tomba 212B di Valle Pega. Museo Archeologico Nazionale di FerraraBen note sono le scappatelle di Zeus -non sempre e non solo indirizzate a donne ma anche a giovani avvenenti, quale ad esempio Ganimede- e le sembianze da lui assunte per conseguire la conquista amorosa, come nel caso di Europa e Danae. Pur se accomunate dalla passione di Zeus -che per possederle assunse sembianze diverse- le due donne ebbero differenti vicende familiari.
Europa, figlia di Agenore, re dei Fenici, fu a lungo cercata dai propri fratelli dopo che fu rapita da Zeus, con la complicità di Ermes. Il padre degli dei, colpito dalla sua avvenenza, si trasformò in un toro candido e mansueto e la condusse in volo a Creta, dove per  vincere le sue resistenze si trasformò in aquila. Dall’unione di Europa e Zeus nacquero tre figli: Minosse e Radamante, poi adottati dal re cretese Asterione, e Sarpedonte che, schieratosi con i Troiani, perse la vita nel duello con Achille.
Diversa fu la sorte di Danae. La giovane venne dapprima rinchiusa dal padre Acrisio, re di Argo, affinché non potesse avverarsi la profezia secondo la quale avrebbe perduto la vita proprio per mano del figlio di sua figlia. Quindi, avendo Danae generato un figlio, Perseo, con Zeus penetrato nella sua prigione sotto forma di pioggia d’oro, Acrisio abbandonò alle onde del mare madre e figlio. Questi, salvatisi grazie all’intervento di Posidone, sollecitato da Zeus, approdarono sull’isola di Serifo, dove furono accolti da Polidette. Perseo, poi, dopo l’impresa di Medusa e di Andromeda, si recò a Larissa, dove, partecipando ai giochi indetti nella città, colpì in modo del tutto casuale il nonno Acrisio, consentendo così l’avverarsi della profezia.
La propensione per amori omosessuali non fu peraltro prerogativa del solo Zeus. Altri personaggi del mito greco indulsero a questa forma di amore che talora degenerò in tragedia. E’ il caso di Zephiro e di Giacinto. L’attrazione di Zefiro nei confronti di Giacinto, trasformatasi in gelosia per il legame amoroso che univa il giovanetto ad Apollo, provocò la morte dell’amato, che colpito a morte da un giavellotto deviato da Zefiro, venne da Apollo trasformato nel fiore che tutti conosciamo.

 

Promosso da:

Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, Direzione del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara

Quando:

da giovedì 14 febbraio a domenica 30 marzo 2008
visto il grande successo dell'esposizione, la curatrice della mostra, dott.ssa Caterina Cornelio, ha deciso di prorogarla fino al 30 giugno 2008

Orari: da martedì a domenica, dalle 9 alle 14
Costo biglietto: intero € 4,00 - ridotto € 2,00
il 14 febbraio, in occasione della manifestazione nazionale "Innamorati dell'arte", su due biglietti interi uno è omaggio
l'8 marzo, in occasione della manifestazione nazionale "La donna nell'arte", ingresso gratuito a tutte le donne
dal 25 al 30 marzo, in occasione della X Settimana della Cultura, apertura prolungata dalle 9 alle 18 con ingresso gratuito
Prenotazione: nessuna
Città: Ferrara
Luogo: Museo Archeologico Nazionale
Indirizzo: Via XX settembre n. 122
Provincia: Ferrara
Regione: Emilia-Romagna
Telefono: 0532.66299
Fax: 0532.741270
E-mail: Museo Archeologico Nazionale di Ferrara