BOLOGNA - In occasione dell'8 marzo le opere di otto giovani artisti dell'Accademia interpretano il ruolo e lavoro delle donne nella produzione e diffusione della stampa clandestina
Voci e storie della Resistenza: il ruolo delle donne nella stampa clandestina
dall'8 al 29 marzo 2019, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13
link al video completo di tutte le manifestazioni
e installazioni legate al progetto
https://www.youtube.com/watch?v=9anSaOSzaU0
Il catalogo della mostra sarà presentato nell'autunno 2019
Palazzo Dall’Armi Marescalchi, sede della
Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio
via IV Novembre n. 5
Bologna
L’esposizione
è visitabile negli
orari di apertura della soprintendenza (lunedì – venerdì 9 - 13) con ingresso libero
info 051 6451311
sabap-bo@beniculturali.it
Un'iniziativa promossa da Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, Accademia Belle Arti Bologna e A.N.P.I. Bologna
clicca qui per scaricare il foglio di sala con la descrizione delle opere in mostra
Ascoltando e rielaborando le storie di chi c'è ancora, ricercando in archivio, incontrando e intervistando i testimoni di quei tempi tragici in un dialogo continuo fra l'Accademia di Belle Arti e la città, otto giovani artisti si sono misurati con la storia della Resistenza a Bologna e in particolare con il tema della stampa clandestina e del ruolo esercitato dalle donne nel reperire informazioni e nell’attività di ideazione, redazione e diffusione dei contenuti. Durante la Resistenza la stampa ha avuto un ruolo centrale, ogni partito del Comitato di Liberazione Nazionale aveva il suo periodico, prodotto, stampato e distribuito in clandestinità grazie soprattutto all'impegno delle staffette e dei Gruppi di difesa della donna. Mancava sempre tutto: carta, ciclostili, inchiostro, spazi sicuri. Eppure giornali e bollettini uscivano in continuazione fornendo sia informazioni di tipo politico che direttive pratiche per la lotta resistenziale. Di quest’opera di produzione editoriale, di capillare diffusione ma anche di propaganda fra civili e militari perché si unissero alle formazioni partigiane l’impegno esercitato dalle donne non sarà mai a sufficienza sottolineato.
Sara Ayesa, Ana Ferriols
Montanana e Margherita Tony Raponi, "Breccia"
Il recupero di alcuni volantini clandestini distribuiti a Bologna durante
l’occupazione
In occasione dell’8 marzo la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio
di Bologna rilancia il fortunato progetto Segni di Resistenza, già allestito
all’Istituto Parri fino al 27 gennaio, per ospitare per tre settimane, nel Salone d’Onore di
Palazzo Dall’Armi Marescalchi, sei opere -di cui due inedite-
selezionate da Mili Romano e Gino Gianuizzi.
Un libro d'artista-archivio "tattile" realizzato da
Matteo Alessandro D'Antona
che ha anche ideato il logo del progetto, un'installazione audio di
Gabriella Presutto che riporta il racconto degli ultimi testimoni, alcuni volantini
realizzati da Sara Ayesa, Ana Ferriols Montanana
e Margherita Tony Raponi che riattualizzano i testi di
vecchi ciclostilati, e una mappa tracciata da
Alessandra Carta che avvicinando
simbolicamente la Resistenza storica e la sua forza d'urto alla "resistenza" di
un circuito elettrico, si spezzetta in una serie di adesivi che continuano a
segnare i vari luoghi della città. A queste opere si sono aggiunte due inedite,
“Piano nobile” di Beatrice Caruso e “Risonanze” di
Elisa Perrone.
Una visionaria segnaletica stradale restituisce, come "reperti" di un archivio
diffuso, l'inedito diario di Luciano Bergonzini, partigiano e studente
universitario, la camicetta rossa di Vinka Kitarovic, giovanissima partigiana,
volantini che chiamano all'azione le donne, toccanti apparizioni negli spazi
verdi della città.
L’inaugurazione dell’esposizione sarà affiancata, alle ore 16, dalla
presentazione della manifestazione da parte della soprintendente Cristina Ambrosini, di
Mili Romano, docente dell’Accademia di Belle Arti e curatrice del
progetto con Gino Gianuizzi, della Presidente dell'Anpi Provinciale Anna
Cocchi e dai giovani artisti allievi che hanno messo la propria energia
creativa al servizio del recupero della memoria, riattualizzata attraverso i
linguaggi artistici più diversi e vivificata come esperienza profonda in grado
di far riemergere dall'oblio tracce dimenticate e di lasciare un segno che è
anche promessa di futuro. Interverranno anche Jadranka Bentini e Mauria Bergonzini,
che sin dall’inizio hanno collaborato con i giovani artisti.
Matteo Alessandro
D'Antona, "Il silenzio del ricordo"
Particolare del primo numero del periodico La Voce delle Donne del 20 dicembre
1944 testimonianza dell'impegno dei Gruppi di difesa della donna
Il progetto Segni di Resistenza nasce da una collaborazione fra Accademia di
Belle Arti e ANPI Bologna ed è curato da Mili Romano e Gino Giannuzzi. Gli
interventi artistici sono realizzati dagli allievi del laboratorio di arte
pubblica Dalla rappresentazione all'azione Francesca Acerbi, Sara Ayesa, Roberta
Cacciatore, Alessandra Carta, Beatrice Caruso, Matteo Alessandro D'Antona, Ana
Ferriols Montanana, Elisa Perrone, Gabriella Presutto e Margherita Tony Raponi.
Il progetto, presentato al pubblico il 5 dicembre 2018 e già allestito nelle
sale dell’Ex-refettorio delle monache, Convento di San Mattia all’Istituto Parri
fino al 27 gennaio, si è esteso alla città
nei giorni di Arte Fiera con l’installazione in 12 biblioteche dell’area
metropolitana bolognese di 5 cartelli stradali realizzati da Matteo Alessandro
D’Antona, Ana Ferriols Montanana e Sara Ayesa. Resterà attivo fino a giugno 2019
con altri interventi artistici, altri appuntamenti e sempre nuove adesioni e
coinvolgimenti.
Segni di Resistenza è promosso da Accademia di Belle Arti e ANPI Bologna con
il patrocinio di Regione Emilia-Romagna Assemblea Legislativa, Comune di
Bologna, Liberazione di Bologna, Istituzione Biblioteche Bologna, Museo della
Resistenza di Bologna e Comune di Pianoro.
I sei cartelli della segnaletica stradale sono stati realizzati con il sostegno
della ditta CIMS di Castel Guelfo (BO)
Le Istituzioni e biblioteche che hanno aderito al progetto sono Centro civico quartiere Porto Saragozza, Centro civico quartiere Santo Stefano, Centro civico quartiere San Donato, Gruppo Speleologico Bolognese-Unione Speleologica Bolognese e Museo di Porta Lame, Comune di Pianoro, Associazione Orlando e Associazione Giardino Lavinia Fontana. Biblioteche Archiginnasio, Cesare Malservisi, Casa di Khaoula, J.L.Borges, Luigi Spina, Oriano Tassinari Clò, Scandellara, Roberto Ruffilli, Natalia Ginzburg, Borgo Panigale, Orlando Pezzoli, Silvio Mucini (Pianoro) e Biblioteca Nazionale delle Donne
Partigiane bazzanesi. Dal sito dell'ANPI
Bazzano
Vere eroine del quotidiano. La guerra trasformò la disobbedienza di
poche coraggiose in una sollevazione corale. Lasciate sole a subirne ingiustizie
e difficoltà, le donne riscoprirono l'autonomia di pensiero e presero coscienza
delle loro capacità di adattamento e del proprio spirito di sacrificio,
compiendo in molti casi veri e propri atti di eroismo. La Resistenza è
fortemente caratterizzata dalla presenza femminile, la funzione delle donne nel movimento partigiano è
stata meno appariscente ma non meno essenziale e in esso ricoprirono ruoli di
primaria importanza.
La presenza delle donne nelle attività di sabotaggio è stata sempre più
pregnante anche a livello di impegno e iniziative sindacali a difesa della
classe operaia. La Resistenza delle donne fu un fenomeno di massa che riguardò
donne appartenenti a strati diversi della popolazione che convogliarono in una
vera e propria reazione popolare la coscienza antifascista maturata nel contesto
famigliare e lavorativo.
Le donne di città, che avevano ricevuto una diversa istruzione e avevano una
qualifica professionale, furono più consapevoli della realtà sociale e si
impegnarono a organizzare corsi di preparazione politica e di specializzazione
per l’assistenza sanitaria e la stampa dei giornali del Comitato di Liberazione
Nazionale.
Secondo l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI), le donne impegnate
nelle formazioni combattenti sono state circa 35mila: operavano principalmente
nel recupero di beni di prima necessità per sostentare i partigiani impegnati
nei combattimenti armati, nell’assistenza ai detenuti politici, nella propaganda
antifascista e nella raccolta di fondi.
Fondamentale fu la capacità delle staffette di aggirare i posti di blocco nemici
favorendo la comunicazione e il flusso di informazioni necessarie alla
sopravvivenza dei partigiani. Le donne si presero in carico la mansione di
informatrici, non solo trasportando viveri e indumenti ma favorendo gli
spostamenti delle brigate e il passaggio di notizie tra i centri abitati e le
unità partigiane.
Senza l’intervento delle donne sarebbe mancato un importante supporto
all’esercito partigiano; senza i contatti e le informazioni non ci sarebbe stata
possibilità per i militanti di organizzarsi e di agire nelle diverse zone di
conflitto.
Quello di staffetta è forse il primo e più diffuso incarico delle donne durante
la lotta di Liberazione. Erano loro a curare i collegamenti tra le varie
formazioni impegnate nella lotta armata, a trasmettere ordini, direttive,
informazioni, a procurare cibo, medicine, armi, munizioni, a diffondere la
stampa clandestina.
Donne e giovani uomini venivano scelti perché non soggetti alla leva né, in
genere, ai rastrellamenti e potevano quindi circolare con maggiore libertà,
senza destare troppo sospetto.
L'organizzazione della Resistenza fece strumentalmente leva sullo stereotipo
tipicamente maschile che la donna fosse meno pericolosa e meno direttamente
perquisibile, anche se questo presupposto di rispetto sarà spesso dimenticato,
come attestano i dati sulle violenze subite dalle donne per mano dei
nazifascisti.
La staffetta si muoveva perlopiù a piedi o in bicicletta, era solitamente
disarmata e quindi materialmente impossibilitata a difendersi. Molte pagheranno
il loro impegno con le torture e la vita, un impegno tuttavia indispensabile
perché senza di loro la guerra partigiana non sarebbe stata possibile.
Alessandra Carta
Impulso
Il punto di partenza del lavoro è l’indagine dell’interconnessione tra le cose e
i pensieri/concetti che queste possono veicolare, creando un’analogia, o al
contrario, un contrasto tra oggetto e concetto.
In questo caso, è stato preso in considerazione un fenomeno fisico e le
grandezze che lo caratterizzano.
La resistenza elettrica è una grandezza scalare propria di determinate parti di
un circuito elettrico: essa infatti misura la tendenza di un corpo ad opporsi al
passaggio di una corrente elettrica quando sottoposto a una tensione elettrica.
Questa opposizione dipende dal materiale con cui è realizzato il corpo, dalle
sue dimensioni e dalla sua temperatura. Uno degli effetti del passaggio di
corrente è il suo riscaldamento, il cosiddetto effetto Joule.
E’ evidente l’analogia con la Resistenza, con quello che è stata storicamente e
che tutti conosciamo, ma contemporaneamente, si vuole innescare anche una
riflessione su ciò che significa RESISTERE oggi, in termini di impulso, di
passaggio di energia, quindi di idee e ideali, e di generazione di calore,
calore umano.
L’opera è costituita da alcuni adesivi che utilizzano proprio il simbolo della
resistenza elettrica e che sono stati collocati in luoghi che riguardano la
Resistenza storica (tipografie della stampa clandestina, luoghi legati alle
donne partigiane) e istituti pubblici che hanno aderito alla manifestazione
Segni di Resistenza (l’ANPI, l’Accademia di Belle Arti, le biblioteche…). In tal
modo si crea una connessione tra questi luoghi, un circuito urbano “elettrico”
nel quale circola l’energia prodotta dalle persone, dai pensieri e dalle idee,
del passato e del presente, che si ricongiungono in un unico flusso senza tempo.
Il circuito elettrico della città viene rappresentato anche visivamente in una
mappa-circuito, una planimetria a scala urbana nella quale sono indicati i
luoghi nei quali sono stati collocati gli adesivi.
Proprio come in un circuito elettrico vero e proprio, le resistenze-luoghi,
collegate in serie o in parallelo consentono il passaggio della corrente,
un’energia che dal generatore (ANPI) si propaga alle altre parti del circuito
urbano, generando calore, metafora di quel calore umano che dovrebbe essere il
principio fondante e unificante di una società, e che invece risulta sempre più
sminuito e minacciato.
Luoghi della stampa a Bologna e altre istituzioni segnalate:
- Via Bengasi, 2 (oggi Via Bentivogli, in un cortile interno sede della
principale tipografia del PCI)
- Via Begatto, 11 (base partigiana)
- Via Belle Arti, 7 (tipografia camuffata da cartoleria)
- Via Zamboni, 90 (tipografia Grandi, lì fu stampata l’Unità che diede notizia
della battaglia di Porta Lame)
- Via Borgonuovo, 17 (tipografia Pondrelli)
- Via Pizzardi, 9 (angolo Via Palagi. Il PCI produceva materiali a stampa)
- Via Laura Bassi Veratti, 11 (stampa dei giovani socialisti presso Villa del
Parco)
- Via Cartolerie, 40 (le donne socialiste scrivevano Compagna)
- Via Mazzini, 23 (tipografia del PSI, stampa dell’edizione bolognese
dell’Avanti!)
- Via Marsala, 22 (si componeva Orizzonti di libertà del PdA)
- Via D’Azeglio, 58 (in casa di Mario Jacchia c’era una pedalina del PdA)
- Via Mazzini, 82 (presso la Ditta Bega c’era una tipografia del PdA e del PSI)
- Via San Felice, 145 (in casa di Amelia Lambertini c’era una tipografia
clandestina)
- Via Rimesse, 25 (casa Baroncini, si stampava l’Unità)
- Chiesa della Santissima Annunziata, (tipografia dei padri francescani, Porta
d’Azeglio, sede di produzione di stampa cattolica), Via San Mamolo, 2
- Convento di San Domenico, (la rivista cattolica clandestina La Punta di cui
era responsabile Achille Ardigò, nacque, con il sostegno di Padre Casati, presso
San Domenico), Piazza San Domenico, 13
- Via D’Azeglio, 40 (sede della tipografia del Partito d’Azione)
- Accademia di Belle Arti, Via delle Belle arti, 54
- Istituto storico Parri, Via Sant’Isaia, 18/20
- ANPI Comitato provinciale di Bologna, Via San Felice, 25
- Assemblea legislativa. Regione Emilia-Romagna, Viale Aldo Moro, 50
- Comune di Bologna, Piazza Maggiore, 6
- Comune di Pianoro, Piazza dei Martiri, 1 – Pianoro
- Biblioteca Italiana delle Donne, Via Del Piombo, 5
- Biblioteca Silvio Mucini, Via Padre Marella, 19 – Pianoro
- Biblioteca Lame-Cesare Malservisi, Via Marco Polo, 21
- Biblioteca Casa di Khaoula, Via di Corticella, 104
- Biblioteca Jorge Luis Borges, Via dello Scalo, 21/3
- Biblioteca Luigi Spina, Via Tommaso Casini, 5
- Biblioteca Oriano Tassinari Clò, Villa Spada, Via Casaglia, 7
- Biblioteca dell’Archiginnasio, Piazza Galvani, 1
- Biblioteca Corticella, Via Gorki, 14
- Biblioteca Natalia Ginzburg, Via Genova, 10
- Biblioteca Borgo Panigale, Via Legnano, 2
- Biblioteca Scandellara, Via Scandellara, 50
- Biblioteca Roberto Ruffilli, Vicolo Bolognetti, 2
- Museo speleologico L. Fantini, Piazza VII Novembre 1944, 7
Beatrice Caruso
Piano Nobile, video
Piano nobile è un’installazione video e sonora che riflette sul ruolo strategico
della bicicletta nell’azione delle staffette partigiane. Un montaggio sonoro di
voci ed estratti audio originali accompagna le immagini della città in movimento
e quasi capovolta, le riprese del video -infatti- sono state effettuate durante
dei tragitti per Bologna in cui la posizione della telecamera corrisponde al
cestino della bicicletta, fondamentale alle staffette per il trasporto di
documenti, armi etc.
Il titolo dell’opera è ambivalente: si riferisce alle inquadrature delle riprese
che, tra frammenti di cielo, lampioni ed edifici, si concentrano senza quasi
volerlo sui piani alti delle case. Ma il vero piano nobile fu il costituirsi
della Resistenza e il sentimento di ribellione che ha portato le persone a
combattere il nazifascismo.
Matteo
Alessandro D’Antona
Il silenzio del ricordo
Un diario/archivio che raccoglie alcune tracce (oggetti e documenti) che sono
arrivate fino ad oggi e che rappresentano momenti e simboli molto importanti di
partecipazione alla Resistenza: la camicia rossa da parata di Vinka Kitarovic
indossata a conclusione della II Guerra Mondiale, la stella partigiana di
Luciano Bergonzini, il coltello degli Alleati e il diario che venne iniziato nel
1943 da un soldato tedesco di cui Bergonzini entrò in possesso successivamente
scrivendo le proprie memorie con l’intento di dare degna memoria ai suoi amici.
Dalla relazione tra immagini visive e materiali tattili si creano dei punti di
contatto percettivo che portano a un’esperienza emotiva immersiva e intima.
Attraverso l’unione di queste immagini si viene a comporre una narrazione che è
la storia di tutti e vengono presentate diverse tematiche tra cui il
fondamentale ruolo delle donne nella lotta partigiana e l’importanza della
stampa clandestina. Altri documenti riportati sono: un estratto dal Vademecum
del tipografo clandestino, del 1931, a cura del Partito comunista d’Italia, una
pagina dello spartito dell’Inno della 36a Brigata Garibaldi A. Bianconcini
composto da E. Lipparini nel 1944, il volantino l’Ora d’Agire è Questa! che
incita all’insurrezione della popolazione bolognese e il primo numero del
periodico La Voce delle Donne.
Come un archivio privato contenente tracce e ricordi il libro/archivio si apre
per essere vissuto; il ricordo privato non deve rimanere tale ma diventare
patrimonio collettivo da tramandare.
Matteo Alessandro
D'Antona, "Il silenzio del ricordo"
"Perché si sappia" è la prima frase del diario che il partigiano Luciano
Bergonzini scrisse a partire dal 20 giugno 1944
Ana Ferriols Montanana e
Sara Ayesa
Margherita Tony Raponi
Breccia
Il progetto consiste nel recupero di alcuni volantini clandestini che furono
distribuiti a Bologna durante l’occupazione cercando di dargli nuova vita,
aggiornandoli alla contemporaneità.
Un volantino rivolto alle donne, che circolava nella provincia di Bologna
nell’ottobre del 1944, si trasforma da incitazione alla lotta contro
l’occupazione in messaggio che richiama alla lotta per i diritti delle donne.
Le destinatarie in questo caso sono lo stesso tutte le donne, dalle cittadine
bolognesi alle migranti che si trovano spesso a rischio di esclusione, e il
senso del volantino continua a essere quello di incitare alla lotta per i
diritti e a prendere parte alla politica, perché, come abbiamo visto più volte
nella storia, chi non partecipa attivamente alla politica non viene
rappresentato da essa.
Sara Ayesa, Ana Ferriols
Montanana e Margherita Tony Raponi, "Breccia"
Elisa Perrone
Risonanze, installazione audio
Risonanze ripercorre la vita delle giovani staffette partigiane dal punto di
vista dei loro racconti.
Dalla breve durata si focalizza sulle storie raccontate in un dialogo diretto,
che sembra riprodurre delle semplici chiacchiere della sfera quotidiana.
Un leggero sussurro risuona nella stanza ed invita la spettatore a diventare
parte di qui racconti, cercando di captare le storie e le emozioni vive di
queste donne.
L’installazione quindi è un invito ad estraniarsi dalla caotica routine
quotidiana e ricercare i vissuti di
questo particolare immaginario femminile.
Gabriella
Presutto
La Battaglia di Porta Lame 2018, installazione audio
L’installazione trasmette il racconto della battaglia di Porta Lame del 7 novembre
1944 dei partigiani Renato Romagnoli, detto “Italiano”, e Lino Michelini, detto “William”.
La testimonianza fu registrata da un ascoltatore su audiocassetta nel 2002
durante una cena alla Cantina Bentivoglio di Bologna.
L’incontro con i partigiani durò più di due ore e le due audiocasette utilizzate, di sessanta
minuti l’una, non furono sufficienti a raccogliere l’intera testimonianza: la
registrazione, interrotta quattro
volte per cambiare il lato della cassetta, terminava bruscamente con l’esaurimento
del nastro magnetico.
L’installazione in digitale di questa registrazione analogica si pone come
una finestra di dialogo tra due segnali di trasmissione differenti che nella
continuità custodiscono lo stesso messaggio.
La diffusa e crescente capacità tecnica di registrazione e riproduzione audio ha
semplificato la performance della comunicazione e aumentato in modo esponenziale la diffusione delle parole, mettendo in crisi la
loro esistenza in quanto portatrici di significati e riducendo la
nostra capacità di attenzione nell’ascolto.
Questa installazione vuole dunque riflettere sulla pratica dell’ascolto,
focalizzando l'ascoltatore sull'origine, la cura e la vita delle parole come
metodo e forma di resistenza all’oblio.
Francesca Acerbi
Mappa tessile
La mappa rende omaggio a uno degli aspetti dell’impegno femminile durante la
Resistenza: l’attività di stampa. Sono indicati, con un quadratino rosso, i
luoghi delle tipografie clandestine a Bologna e ricamati i nomi delle donne
maggiormente coinvolte nell’opera di redazione e diffusione dei giornali che di
frequente si presentavano sotto forma di ciclostilati o dattiloscritti. Questi
giornali, oltre a contenere una serie di importanti elementi circa l’agire delle
donne nella lotta di liberazione, riflettono la rilevanza che la componente
femminile aveva assunto in tale contesto. Essi testimoniano la grande spinta al
cambiamento che la Resistenza aveva innescato ma anche la difficoltà di
elaborare nuovi ruoli femminili nel segno dell’emancipazione. Molto attivi nel
settore della stampa clandestina furono i Gruppi di difesa della donna che
promuovevano un modello femminile per il quale le competenze tradizionali delle
donne potessero utilmente estendersi anche nell’ambito pubblico.
Un’organizzazione, quella delle stamperie, coesa e precaria allo stesso tempo,
nascosta all’interno del reticolo cittadino, portata avanti con la
consapevolezza di poter essere in ogni momento individuati e costretti a
interrompere, mettersi in salvo, cercare nuove sedi sicure.
Nella mappa i materiali utilizzati appartenenti alla cultura tessile richiamano
per tradizione il lavoro femminile. La trama larga della tela utilizzata come
base del lavoro vuole sottolineare l’idea di fragilità, di precarietà della
situazione in cui erano costrette a lavorare queste donne; per contrasto lo
spessore e il calore della lana cardata allude alla forza e alla coesione delle
persone all’interno della Resistenza. Il tracciato ricamato con il filo rosso,
che include sedici nomi di donne attive a Bologna, unisce i luoghi della stampa
clandestina attraverso un segno che ricorda quello del tracciato cardiaco. Per
ribadire il primato della vita sulla morte, nonostante tutto, mentre si
preparava la liberazione.
L'opera è stata donata il 26 febbraio 2019 all'Assemblea Legislative della
Regione Emilia-Romagna
Presentazione
venerdì
8 marzo 2019, ore 16
Salone d'Onore di Palazzo Dall’Armi Marescalchi
in
via IV Novembre n. 5 a
Bologna
Intervengono:
Cristina Ambrosini, Soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio
per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e
Ferrara
Mili Romano, docente dell’Accademia di Belle Arti di Bologna
Anna Cocchi, Presidente ANPI Provinciale
i giovani artisti Sara Ayesa, Alessandra Carta, Beatrice Caruso, Matteo
Alessandro D'Antona, Ana Ferriols Montanana, Elisa Perrone, Gabriella Presutto e
Margherita Tony Raponi
Jadranka Bentini e Mauria Bergonzini, ANPI Bologna