Domenica 25 settembre, dalle ore 21.25, la trasmissione "Mistero" (Italia 1) dedica un ampio servizio all'eccezionale ritrovamento avvenuto all'inizio dell'anno nella cripta della Chiesa della Conversione di San Paolo Apostolo a Roccapelago di Pievepelago, sull'Appennino modenese
La troupe di Italia 1, assistita da personale della Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna, ha effettuato le riprese martedì 20 settembre a Ravenna, con l'antropologo Giorgio Gruppioni nel Dipartimento di Storie e Metodi per la Conservazione dei Beni Culturali dell'Università degli Studi di Bologna (sede di Ravenna), e mercoledì 21 settembre sul luogo del rinvenimento, a Roccapelago di Pievepelago, con l'archeologo della Soprintendenza Luca Mercuri
Arrivano
su un network nazionale le mummie rinvenute all'inizio del 2011 sull'Appennino
modenese: decine di corpi, con abiti, scarpe, cuffie e altri oggetti personali,
perfettamente conservati grazie a un raro processo di mummificazione spontanea,
favorito dalle particolari condizioni ambientali del luogo di sepoltura. Un
microclima secco e ventilato ha consentito la mummificazione naturale di circa
un terzo dell’intera comunità, un caso unico nell’Italia settentrionale
Domenica 25 settembre, a partire dalle ore 21.25, l'emittente Italia 1 dedica un
ampio servizio di circa 15 minuti, nell'ambito della trasmissione Mistero,
all'eccezionale scoperta archeologica avvenuta nella Chiesa della Conversione di
San Paolo Apostolo, a Roccapelago di Pievepelago.
Le riprese sono state effettuate martedì 20 settembre, a Ravenna, e
mercoledì 21 settembre sul luogo del rinvenimento, nella cripta e nei dintorni
della chiesa di Roccapelago. Oltre ai tecnici, la troupe era composta dalla
presentatrice Nicole Pelizzari, dall'autore Candido Francica e dal redattore
Alberto Pattacini.
Le riprese di martedì si sono svolte all'interno del Dipartimento di Storie e
Metodi per la Conservazione dei Beni Culturali dell'Università degli Studi di
Bologna, sede di Ravenna, nel laboratorio dove sono conservate le mummie. Qui
l'antropologo Giorgio Gruppioni ha illustrato prospettive e problematiche
di uno studio multidisciplinare di straordinario interesse; erano presenti
alcuni membri del suo staff tra cui Federica Annuzzo e i tesisti Simona Gugnali,
Antonino Vazzana, Valentina Drudi e Giulio Cosseddu.
Mercoledì ci si è spostati nel suggestivo borgo di Roccapelago dove l'archeologo
della Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna, Luca Mercuri,
ha spiegato le modalità del rinvenimento, dalla scoperta della botola della
cripta all'impressionante visione della catasta di corpi che riempiva quasi
integralmente l'ambiente voltato utilizzato come fossa comune dal XVI al XVIII
secolo. Erano presenti l'antropologa che ha seguito lo scavo, Vania Milani, e i
volontari dell'Accociazione Pro-Rocca.
Il servizio in onda domenica prossima su Italia 1 segue di un giorno il convegno
"Suggestioni fra le torri. La Rocca a Pelago fra identità del passato e
vocazioni del presente" in programma per sabato 24, a partire dalle ore 10,
nella Chiesa di Roccapelago. Parlaranno delle vicende storiche che hanno
connotato il complesso architettonico di Roccapelago gli storici Paolo Mucci e
Chiara Vignudini, l'architetto che ha curato il restauro della chiesa Andrea
Sampieri, gli archeologi della Soprintendenza Donato Labate e Luca Mercuri e
l'antropologo Giorgio Gruppioni. Nel pomeriggio, a partire dalle ore 15, visite
guidate con l'architetto Andrea Sampieri, l'archeologa Barbara Vernia e gli
antropologi Vania Milani e Mirko Traversari
Gli
scavi archeologici
hanno portato in luce i resti del castello medievale di Obizzo da Montegarullo,
sette tombe a sepoltura multipla ma soprattutto una cripta usata come fossa
comune tra il XVI e il XVIII secolo.
Qui sono stati trovati circa 300 inumati,
di cui un centinaio mummificati. Si tratta di mummie naturali che presentano
ancora pelle e capelli, e che sono state deposte una sull’altra, vestite con
tunica e calze, avvolte in sudari con crocifissi, medagliette votive e persino
una rara lettera “componenda” per attrarre su di sé la protezione divina
A scavo concluso, le mummie erano state trasferite al Laboratorio di Antropologia
di Ravenna dove archeologi, antropologi, entomologi, archeobotanici e studiosi di tessuti stanno cercando di
ricostruire non solo vita, attività, cause di morte e peculiarità genetiche di
questa comunità ma forse i volti stessi dei defunti.
Da qualche mese la cripta è sempre visibile da una finestra vetrata ricavata nel
pavimento della chiesa ed è accessibile al termine del percorso del Museo
"Sulle orme di Obizzo di Montegarullo", aperto il sabato e la domenica dalle 8 alle
13 e dalle 15 alle 18, ma anche a richiesta telefonando per info e prenotazioni
al 0536 71890 (ingresso a offerta libera)
Per saperne di più, vai alla cartella stampa del 22 giugno 2011
Per informazioni:
Carla Conti (Odg 83183) Ufficio stampa della Soprintendenza per i Beni
Archeologici dell’Emilia-Romagna
sba-ero.stampa@beniculturali.it
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www.archeobologna.beniculturali.it
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