Suggestiva scoperta archeologica al Castello dei Ronchi, in località Bolognina di Crevalcore (BO): un reliquiario del XVII secolo contenente un vetro decorato a foglia d’oro e resti ossei attribuibili a Santa Deodata, martire del IV secolo
Giornata di studi
sabato 28 aprile 2012, dalle 9.15
Castello dei Ronchi
via Argini Nord 3277/B
in località Bolognina di Crevalcore (BO)
Il reperto e le reliquie non sono mai stati esposti al pubblico; la giornata di studi è per ora l’unica occasione per vederli
Poco più di otto centimetri di diametro. Tanto misura il vetro dorato di IV secolo d.C, con iscrizione in lingua greca latinizzata e i Santi Pietro e Paolo, rinvenuto nell’agosto 2007, durante lavori di manutenzione e riordino, in una delle teche conservate nel Castello dei Ronchi, in località Bolognina di Crevalcore. Una testimonianza archeologica straordinariamente interessante non solo per la raffinata realizzazione e l’originale iconografia ma perché trovata all’interno di un reliquiario del XVII secolo contenente resti di ossa umane che, come da apposito cartiglio, sarebbero da attribuire al “Corpus Sanctae Deodatae“ cioè a Santa Deodata, martire del IV secolo.
Per celebrare la singolare scoperta e approfondire i tanti aspetti legati al
vetro e alle reliquie, sabato 28 aprile si confrontano al Castello di Ronchi
rappresentanti delle Istituzioni, archeologi e studiosi di diverse discipline.
L’incontro offre l’opportunità irripetibile, almeno per il momento, di vedere i
reperti finora mai esposti al pubblico e che in futuro potrebbero trovare posto
nel Museo Archeologico Ambientale di Crevalcore (in fase di progettazione)
La giornata di studi, curata da Paola Desantis, Silvia Marvelli e Alex Carpani,
è promossa da Comune di Crevalcore, Soprintendenza per i Beni Archeologici
dell’Emilia-Romagna, IBC Regione Emilia-Romagna, Provincia di Bologna, Museo
Archeologico Ambientale e Unione Terre d’Acqua
Il programma della giornata prevede alle ore 9.15 l’apertura dei lavori con
interventi di Claudio Broglia, Sindaco di Crevalcore, Thomas Casadei,
Commissione Cultura Regione Emilia-Romagna, Beatrice Draghetti, Presidente della
Provincia di Bologna, Filippo Maria Gambari, Soprintendente per i Beni
Archeologici dell’Emilia-Romagna, Fiamma Lenzi, IBC – Istituto Beni Culturali
dell’Emilia-Romagna, e Silvia Marvelli, Direttore Museo Archeologico Ambientale
Seguono, dalle 10.30 alle 13, gli interventi di archeologi della Soprintendenza
per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, esperti di restauro, osteologia
forense e storia dell’arte
Ore 10.30 - Paola Desantis, Archeologia a Crevalcore: un prezioso esordio
Ore 10.50 - Pierangelo Pancaldi, Dall’agiografia al folklore
Ore 11.10 - Carlo Zucchini, La pazienza delle cose
Ore 11.30 - Cinzia Cavallari, Vite esemplari: dal linguaggio simbolico del vetro
dorato con i SS. Pietro e Paolo al martirio della Santa Deodata
Ore 11.50 - Maria Giovanna Belcastro, Antonio Todero, Greta Bocchini, Fiorenzo
Facchini, Studio antropologico dei resti scheletrici rinvenuti nella teca di
Santa Deodata
Ore 12.10 - Marco Marchesini, Ambiente e territorio dal Tardo Antico al Medioevo
a Crevalcore
Ore 12.30 - Rosanna Moradei, Tecnica e restauro del vetro con foglia d’oro
graffita
Nel corso della giornata (a partire dalle 10) i subacquei del G.R.A., Gruppo
Ravennate Archeologico, effettueranno lo scavo archeologico di uno dei pozzi del
castello alla ricerca delle più antiche testimonianze della nobile residenza,
mentre alle ore 15 si terrà una visita guidata allo scavo in corso a cura
dell'archeologa Paola Desantis e, a seguire, al Castello dei Ronchi a cura di
Carlo Zucchini
tutte le info su www.archeobologna.beniculturali.it
Il vetro dorato, di accurata fattura, era il fondo di una coppa. La
decorazione si otteneva racchiudendo fra due strati di vetro una sottilissima
foglia d’oro, che veniva incisa per rendere i contorni e i particolari dei temi
raffigurati. Coppe siffatte erano poi conservate solo nella porzione inferiore
(come in questo caso) e reimpiegate con nuove funzioni, spesso per distinguere
le sepolture, come dimostrano i tanti oggetti di questo tipo murati sui loculi
delle catacombe romane.
Il vetro dorato di Crevalcore mostra due figure maschili, in tunica e pallio,
identificabili con certezza, anche grazie a una scritta, con i santi Pietro e
Paolo. Fra le due teste campeggia il monogramma di Cristo mentre nella cornice
circolare si leggono i resti dell’iscrizione benaugurale [DI] GNI [TAS AM]ICORUM
PIE ZESE[S] (vanto degli amici, bevi e vivi!) espressa in lingua greca
latinizzata
Discorso a parte merita la titolare del reliquiario, una santa cristiana di
nome Deodata sulla cui esistenza pendono notizie scarse e controverse. Piuttosto
comune nei primi secoli del Cristianesimo, il nome indica di per sé una decisa
testimonianza di fede. Non è però possibile una precisa identificazione per
questa santa che compare nel repertorio agiografico in più periodi, vesti e
storie
Fonti assai discusse ricordano, tra i santi martiri, tali Fanzio e Deodata
siracusani, convinti dal figlio Fantino a credere in Dio e per questo
incarcerati, sottoposti a torture e infine decapitati. La scoperta nelle
catacombe di S. Giovanni, a Siracusa, di un arcosolio con un’iscrizione
celebrante una vergine di nome Deodata (che in quanto illibata non può certo
coincidere con la madre di Fantino) ha alimentato la suggestione dell’esistenza
di una martire o santa il cui sepolcro è divenuto un santuario riconosciuto
dalla Chiesa Siracusana.
La tradizione agiografica segnala un’altra santa Deodata, madre di S. Giovanni
Crisostomo, mentre non vanno dimenticate le tante sante e martiri dei primi
secoli del Cristianesimo recanti il nome nella variante greca Theodota.
Gli studi antropologici effettuati dal Laboratorio di Bioarcheologia
dell’Università di Bologna sui resti scheletrici contenuti nella teca di Santa
Deodata potranno darci ulteriori informazioni sulla compatibilità o meno delle
ossa con la martire del IV secolo d.C.