domenica 10 aprile 2016, ore 16
Sala Tassinari, Palazzo Comunale, Piazza
Maggiore 6 a Bologna
accesso dal Cortile d'Onore, piano terra del Palazzo Comunale
La nuova piazza Re Enzo
Inaugurazione della nuova Piazza Re Enzo al termine dei lavori di
riqualificazione collegati al
cantiere BoBo.
Alle ore 16, in Sala Tassinari, ci sarà la presentazione pubblica "Dagli
sventramenti di inizio '900 alla riqualificazione del 2016: storia di una
piazza" con interventi di Andrea Colombo, assessore alla Mobilità,
Carlo Santacroce, progettista della società MATE Engineering, Fabio
Monzali, Tper, Paola Zigarella, Soprintendenza Belle Arti e
Paesaggio, e delle archeologhe della Soprintendenza Archeologia
dell'Emilia-Romagna Renata Curina e Valentina Di Stefano .
Al termine, alle ore 17.30, il Sindaco di Bologna Virginio Merola e
l'assessore Andrea Colombo tagliano il nastro della nuova piazza Re Enzo
accompagnati dalle note della Banda Rossini Città di Bologna
segreteria organizzativa 051-2193242
Piazza Re Enzo prima dei lavori di riqualificazione
Il progetto di rinnovo del trasporto pubblico bolognese ha offerto l’opportunità di scoprire le importanti tracce di un passato che ancora si conserva nel sottosuolo, uno ‘scrigno’ di informazioni che aiuta a capire anche il nostro presente. Gli scavi del cantiere BOBO sono costantemente seguiti da archeologi della società Phoenix Archeologia, diretti dalla Soprintendenza Archeologia dell’Emilia Romagna, che stanno documentando e preservando le tracce della città antica e medievale.
Il decumano massimo di Bononia (scavi in Via Ugo Bassi)
Tra i ritrovamenti più importanti degli scavi in Via Ugo Bassi va citata la
via Emilia risalente all’età romana. Più o meno all’altezza di via Testoni, alla
profondità di circa un metro dal piano attuale, sono venuti in luce alcuni
tratti del lastricato. Non ci si aspettava di trovarlo a una quota così alta ma
è probabile che questa zona fosse già in età romana una delle più elevate
rispetto al resto della città.
La strada coincide con il decumano massimo di Bononia che a sua volta era
il prolungamento della via Emilia. È pavimentata con blocchi (basoli) di pietra
importata dai Colli Euganei (trachite), di forma irregolare, grosso modo
poligonale, e ben levigati sul lato superiore per facilitare il passaggio dei
carri. I blocchi sono appena sbozzati, grossomodo a forma conica, nel lato
inferiore per migliorare l’ancoraggio al sottofondo di sabbia e ghiaia, pensato
per stabilizzare tutta la pavimentazione. Questa ha un profilo ‘a schiena
d’asino’, così conformato per garantire un veloce deflusso delle acque piovane.
Non bisogna dimenticare che la città romana era provvista anche di un sistema di
fognature molto efficiente; solitamente le cloache principali si trovavano sotto
le strade, scavate anche a una notevole profondità.
Uno dei tratti del basolato del decumano massimo (via Emilia) di Bononia
rinvenuti sotto via Ugo Bassi
Sulla sinistra si nota lo scasso provocato da una fognatura, sulla destra una
lacuna, ma in complesso il manto stradale si presenta ancora in buono stato di
conservazione, a testimonianza dell’eccellente tecnica costruttiva di età romana
Sul lato nord della carreggiata (il margine a sud non è stato individuato)
sono stati rinvenuti blocchi squadrati di pietra, a forma di parallelepipedo,
che funzionavano come contenimento delle spinte laterali del corpo stradale,
segnando al tempo stesso un limite netto tra la pavimentazione stradale,
riservata al traffico veicolare, e il marciapiede (crepidine).
La
porzione più grande messa in luce (circa 3,5 metri di lunghezza per 6 metri di
larghezza massima) si presenta ben conservata nonostante una lacuna causata
dalla realizzazione di una fogna del XIX secolo. Sono ben evidenti alcune orme
carraie, cioè i solchi provocati dal traffico veicolare, a volte anche molto
pronunciati.
La pavimentazione stradale in basoli di trachite risale probabilmente all’età
dell’imperatore Augusto, cioè ad un periodo compreso tra la fine del I secolo
a.C. e gli inizi del successivo I secolo d.C.
A testimonianza della lunga vita della via Emilia, anche dopo l’età imperiale, è
stato individuato uno strato molto compatto formato da frammenti di mattoni e
ciottoli, che in parte copriva il basolato. Questa nuova e più rozza
pavimentazione fu realizzata in età tardoantica (probabilmente tra il V e il VI
secolo d.C.) per ripristinare la via e al tempo stesso per ampliare la
carreggiata verso nord.
Bologna romana
La fondazione di Bononia, che seguì all'etrusca Felsina, risale
al 189 a.C.
Pochi anni dopo, nel 187 a.C., fu realizzata la via Emilia (sotto il consolato
di M. Emilio Lepido) come asse principale di collegamento regionale, da
Ariminum (Rimini) a Placentia (Piacenza).
È un'epoca di grandi cambiamenti. Appena pochi anni prima Roma aveva condotto
lunghe guerre contro le popolazioni celtiche e liguri che dominavano gran parte
della Cispadana. Nel momento della fondazione della colonia latina di Bononia
questa parte della grande pianura era appena stata conquistata e ci si accingeva
ad occupare le campagne mediante la centuriazione.
La via Emilia fu l’arteria su cui i Romani impostarono l’intero 'piano
regolatore' della regione e fu anche l'asse portante (quale decumano massimo) di
tutte le città emiliane fondate o trasformate durante l'età romana.
Anche a Bononia il decumano massimo coincide con la via Emilia sebbene il
tratto urbano si trovi ad essere orientato in modo leggermente diverso rispetto
all'orientamento prevalente della via consolare. La colonia fu suddivisa in
isolati regolari fin dalle origini e ben presto si definirono le caratteristiche
degli spazi privati e di quelli pubblici. Questi ultimi furono edificati
soprattutto attorno alla piazza principale, cioè il foro, che si trovava a
occupare un ampio spazio sia a sud che a nord della Via Emilia.
Nel corso del tempo la colonia si trasformò in uno tra i principali municipi
italici. Furono creati numerosi monumenti ed edifici pubblici, tra cui la
basilica civile, il macellum, il teatro e alcuni templi. Durante il suo
lungo principato (27 a.C. - 14 d.C.), l'imperatore Augusto provvide anche
ad alcune importanti opere pubbliche bolognesi, tra cui va ricordata la nuova
lastricatura delle strade urbane mediante solide pietre dalla caratteristica
forma poligonale.
Opere di rinnovo urbano furono attuate anche per il resto dell'età imperiale fin
quasi alla fine dell'Impero Romano d'Occidente. Tra le ultime grandi opere
pubbliche realizzate in città, va ricordata la costruzione della cinta urbana,
le cosiddette 'mura di selenite' intercettate dagli scavi anche in Via Rizzoli.
Questa muraglia in blocchi di gesso locale (prevalentemente 'di reimpiego', cioè
cavati da precedenti edifici pubblici spoliati) fu edificata a protezione della
città nella generale atmosfera di instabilità politica e insicurezza delle
frontiere che caratterizzò l'età tardoantica.
Le case medievali di Bologna e il Mercato di Mezzo (scavi in Via Rizzoli)
In via Rizzoli, in prossimità delle Due Torri, nelle vicinanze dell’Aposa (un torrente posto al limite orientale della città romana, oggi coperto, ma ancora attivo entro cavo sotterraneo), gli scavi hanno recuperato quanto già identificato nel 1918 come un tratto del cosiddetto ‘muro di selenite’, ritrovamento di cui la città conserva memoria d’archivio. Questa muraglia difensiva fu realizzata con materiali costruttivi diversi, per lo più blocchi di selenite di reimpiego, ma anche mattoni, dovuti a più interventi di ristrutturazione nel corso del tempo.
Tratto del ‘Muro di Selenite’ individuato in via Rizzoli. Lo stesso muro era
stato intercettato nel 1919 durante i lavori di sventramento per l’allargamento
della vecchia ‘Via di Mezzo’, cioè la via Emilia. In primo piano, a sx, un
piccolo tratto di muro in mattoni, mentre il resto era formato da blocchi
squadrati di pietra (gesso) detta localmente ‘selenite’, provenienti da
precedenti edifici romani demoliti
La muraglia fungeva da limite tra l’alveo dell’Aposa e la città romana e tardoantica, fino all’altomedioevo. I problemi di identificazione posti dal muro di selenite, secondo tradizione la prima cinta in muratura che Bologna abbia avuto, sono ancora molti. È verosimile che il muro risalga all’età tardoantica (IV-V secolo?), quando molte altre città italiane furono dotate di strutture difensive nel clima di generale insicurezza in cui versava il Tardo Impero.
Le principali cinte murarie di Bologna e i settori di crescita della città postromana 1: le ‘mura di Selenite’ (età tardoantica) |
Il recente ritrovamento in via Rizzoli (nel cantiere BOBO) lascia tuttavia
aperta un’altra ipotesi: che i blocchi di selenite qui ritrovati appartenessero
a un’opera di difesa spondale in sinistra dell’Aposa, opera che in seguito
funzionò come base delle case e delle torri medievali.
Tra i ritrovamenti più importanti per l'età medievale devono essere ricordate le
strutture che componevano il tessuto edilizio dei quartieri della città
affacciati sulla via di Mezzo all’altezza dell’attuale via Rizzoli e su via Ugo
Bassi. La medievale via di Mezzo altro non era che la via Emilia, cioè l’erede
del decumano massimo di età romana.
In questa zona, prima in Piazza di Porta Ravegnana e poi lungo Via Rizzoli,
aveva sede il mercato e quello detto "di Mezzo" era tra i più vivaci dell'intera
città. Qui si può infatti notare uno sviluppo edilizio impetuoso, che accompagnò
la crescita economica e politica di Bologna almeno a partire dal X-XI secolo.
Gli scavi, nonostante la scarsa profondità raggiunta, hanno portato alla luce
alcuni settori del tessuto edilizio medievale. Prima degli interventi
urbanistici degli inizi del Novecento la via Emilia, o via di Mezzo, era infatti
molto più stretta; le case, e anche le torri di origine medievale, furono allora
abbattute per allargare la vie principali di Bologna, che dovevano essere degne
di una città ‘moderna’.
Le strutture medievali ritrovate in via Rizzoli riguardano principalmente grossi
muri di cui sono state appena intravviste le fondazioni, fatte principalmente
con pietrame e ciottoli. I muri più antichi mostrano un alzato in grandi blocchi
di selenite di reimpiego, ma accuratamente messi in opera. I piani di calpestio
erano semplicemente sterrati ed erano caratterizzati dalla presenza di focolari
a fiamma libera oppure delimitati da mattoni posti di coltello.
Scavo Via Rizzoli. Di fianco e sotto i muri medievali in pietra e mattoni
ascrivibili al XII – XIII secolo si trovano dei piani sterrati, spesso con
focolari a fiamma libera, oppure contenuti da filari di mattoni di coltello.
Prima del XII-XIII secolo le case erano completamente in legno e terra, e
pertanto hanno lasciato solo labili tracce: è compito degli archeologi
interpretarle e portarle alla luce
Non è stato possibile rendersi conto dell'ampiezza dei vani, ma gli oggetti
rinvenuti (frammenti di ceramiche) devono essere ascritti a un periodo
precedente la metà del Duecento, inquadrabile probabilmente tra XI e XII secolo.
Sotto questi edifici, che dobbiamo supporre di proprietà di ricche casate, sono
state trovate altre tracce, appartenenti a case ancora più antiche, realizzate
completamente in legno. In qualche caso, nelle strutture più recenti a partire
dal XIII secolo, si nota anche l'impiego di mattoni più piccoli rispetto ai
precedenti romani e altomedievali. Mattoni che sono all'origine dei mattoni
moderni e che furono prodotti in misura massiccia dal XIII secolo, tanto da
segnare indelebilmente l'aspetto della città medievale.
Nello stesso periodo, soprattutto tra XI e XII secolo, va ricordato il grande
sviluppo che ebbero le torri, edifici appartenenti a gruppi nobiliari che in
questo modo mostravano la loro potenza; il periodo storico è caratterizzato da
una lotta tra fazioni all'interno di una città che allora stava evolvendo verso
la nuova forma politica del comune. Nella zona del Mercato di Mezzo, e nei
pressi della via omonima, trovavano posto altre torri oltre alle più famose
Asinelli e Garisenda, molte delle quali abbattute o nascoste dal successivo
sviluppo edilizio. Tra queste vanno ricordate le torri Orsi (presso la scomparsa
via Zibonerie), Conforti (vicino a piazza Mercanzia), Tantidenari e Tencarari,
poste lungo una traversa ora scomparsa di via Mercato di Mezzo, ed infine la
Ramponi, all'angolo con via Fossalta.
Anche in via Ugo Bassi sono venute alla luce alcune strutture di età medievale, tuttavia meno conservate rispetto a quelle di via Rizzoli. In particolare, al di sopra della strada tardoantica, posta a sua volta sulla via Emilia romana, una fondazione in ciottoli e una serie di piani sterrati indicavano la presenza di un edificio articolato in più ambienti. Databile tra Due e Trecento, occupava la parte meridionale della strada di origine romana, segno che la viabilità medievale subì in questa zona un lieve spostamento verso nord.
Strutture di età medievale rinvenute in via Ugo Bassi. Al centro dell’immagine
si nota una fondazione in ciottoli di fiume relativa al XIII – XIV secolo, cui
si collegano alcuni piani di calpestio in semplice terra battuta. Le altre
strutture nella foro, in mattoni, riguardano i diversi rifacimenti ed aggiunte
di epoca moderna fino al XIX secolo
Queste case erano contemporanee ad una nuova pavimentazione stradale
realizzata mediante la tecnica dei laterizi posti di taglio su di un sottofondo
sabbioso, tecnica tipicamente tardomedievale con molti confronti sia a Bologna,
sia in altre città.
Le strutture edilizie ritrovate nello scavo seguono lo sviluppo di Bologna anche
nei periodi posteriori al Medioevo. Sono state individuate numerose fondazioni
in mattoni di edifici in uso fino al loro abbattimento agli inizi del Novecento,
seppure con varie ristrutturazioni. Molti di essi erano dotati di cantine, anche
molto ampie, che furono riempite con macerie e che ora si trovano nel sottosuolo
delle vie Rizzoli e Ugo Bassi.
Via Ugo Bassi nel primo decennio del XX secolo
Resti ossei di età moderna (scavi in Via Ugo Bassi)
Nel marzo 2015, in via Ugo Bassi, in corrispondenza di Palazzo d'Accursio, è
stata rinvenuta una fossa
comune con ossa umane non più in connessione.
Purtroppo erano assenti indicatori cronologici (monete, ceramiche, etc) che
potessero aiutare a chiarirne la datazione ma da una prima analisi è escluso che
possa trattarsi di ossa antiche.
La fossa conteneva i resti ossei di diverse persone, deposte tutte insieme nella
fossa comune quando già i corpi erano diventati scheletri, in un periodo al
momento imprecisato ma comunque compreso tra il XVI e il XVIII secolo.
Secondo l'archeologa della soprintendenza Renata Curina, Direttore
scientifico dello scavo, tra la fine del medioevo e il rinascimento era
frequente che si dovessero liberare delle aree da destinare alla costruzione di
nuovi edifici. Nel caso si trovassero delle ossa venivano realizzate delle fosse
comuni: Queste ossa probabilmente ne facevano parte e, considerando il tipo di
ritrovamento e la posizione, è possibile che nelle vicinanze ci fosse una
chiesa.
Potrebbe invece risalire a un periodo di poco più antico, compreso tra il tardo
Medioevo e il primo Rinascimento, la struttura muraria individuata vicino
alla fossa comune, di cui si conserva un tratto di fondazione, un pezzo di muro
di un antico edificio che si affacciava su via Ugo Bassi.
La superficie sotto via Ugo Bassi è molto più "disturbata" da lavori effettuati
in passato rispetto a quella di via Rizzoli ed è quindi più difficile trovare
elementi significativi almeno da un punto di vista archeologico. Tra i "reperti"
più curiosi venuti in luce, i binari del vecchio tram ricoperti negli anni '70.