Per festeggiare i 40 anni dalle prime scoperte archeologiche nel territorio il Comune di Spilamberto organizza sei incontri in collaborazione con archeologi della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara e delle Università Sapienza di Roma e di Torino
ARCHEO 40, i
Tesori di Spilamberto in 40 anni di scavi archeologici
Spazio Eventi L. Famigli
Viale Rimembranze n. 19
Spilamberto (MO)
Ingresso libero e gratuito fino ad esaurimento posti
scarica il pieghevole in pdf con l'intero programma
Inizia il 14 novembre, nello Spazio Eventi L. Famigli, il ciclo di sei
conferenze promosse dal Comune di Spilamberto in collaborazione con la
Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio di Bologna e le Università
Sapienza di Roma e di Torino per celebrare i 40 anni dalle prime scoperte
archeologiche nel territorio di Spilamberto.
Anche se a Spilamberto gli esordi della moderna ricerca archeologica risalgono
alla fine degli anni ‘70 del secolo scorso, rinvenimenti e recuperi nel
territorio comunale sono segnalati sin dalla prima metà dell’Ottocento, ad opera
principalmente di Celestino Cavedoni e di Arsenio Crespellani. Tuttavia è con le
scoperte nel 1977 e gli scavi (a partire dal 1978) nell’alveo del fiume Panaro
che ha avuto origine una puntuale, ininterrotta stagione di indagini sul campo
con lo sviluppo di numerosi studi. In quest’ambito, con l’inaugurazione nel 1979
della mostra “Archeologia nel fiume Panaro” e prima con il reperimento di locali
comunali adibiti a deposito, si sono poste le basi per la nascita dell’Antiquarium
di Spilamberto (1997), frutto della collaborazione tra l'allora Soprintendenza
Archeologica, il Comune di Spilamberto, volontari del Gruppo Naturalisti, enti
di ricerca e cittadinanza, con lo scopo di conservare e rendere fruibili a un
più vasto pubblico i risultati delle ricerche in corso.
Nel 2018 ricorrono quindi i 40 anni dalle prime scoperte archeologiche sul
territorio. In questi decenni sono emersi reperti dalla preistoria alle
terramare, dal periodo romano alla presenza di Celti e Longobardi, fino al
periodo alto medievale con l’ospitale per i pellegrini. Il Comune di Spilamberto
per festeggiare questo importante traguardo ha deciso di organizzare una serie
di attività e conferenze che proseguiranno anche nel 2019.
I sei incontri allo Spazio Flamigni passeranno in rassegna i ritrovamenti spesso eccezionali avvenuti
in quest’area, dallo scavo della tomba 1 della necropoli eneolitica
del Fiume Panaro (1978) a quello recentissimo (2018) dei due pozzi romani/tardo
antichi dell'ex via Macchioni.
Quarant’anni di rinvenimenti, studi e divulgazione che saranno illustrati anche
attraverso escursioni, competenze e laboratori che proseguiranno fino ad aprile
2019.
Mercoledì 14 novembre si parte con i saluti istituzionali di Umberto
Costantini, Sindaco Comune di Spilamberto e Cristina Ambrosini, Soprintendente
Archeologia, Belle arti, paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le
province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara. Dopo la presentazione del progetto
“Archeo40: i tesori di Spilamberto in 40 anni di scavi archeologici” da parte di
Simonetta Munari, Assessore alla Cultura del Comune di Spilamberto, l’archeologa
della Soprintendenza Monica Miari parlerà de “L’Età del Rame e il periodo
Eneolitico nel Museo Archeologico Antiquarium di Spilamberto”.
Si prosegue lunedì 3 dicembre con “L’Età del Bronzo nel Museo
Archeologico Antiquarium di Spilamberto” a cura di Andrea Cardarelli, Docente di
Preistoria e Protostoria all’Università Sapienza di Roma.
Mercoledì 16 gennaio 2019 sarà la volta degli archeologi Sara Campagnari
(Soprintendenza) e Donato Labate parlare di “L’Età del Ferro e il periodo romano
nel Museo Archeologico Antiquarium di Spilamberto”
Il 12 febbraio Maria Grazia Maioli, Archeologa Emerita della
Soprintendenza, approfondirà il tema “Il Tardo Antico nel Museo Archeologico
Antiquarium di Spilamberto” mentre mercoledì 13 marzo il Docente di
Archeologia Cristiana e Medievale dell’Università di Torino, Paolo De Vingo,
parlerà di “I Goti e i Longobardi nel Museo Archeologico Antiquarium di
Spilamberto”.
Il ciclo di incontri si chiude mercoledì 17 aprile con l’archeologo
Donato Labate che illustra il tema de “L’Ospitale di San Bartolomeo nel Museo
Archeologico Antiquarium di Spilamberto”.
Mercoledì 14 novembre 2018, ore 20.30
Saluti istituzionali di Umberto Costantini, Sindaco Comune di Spilamberto,
e Cristina Ambrosini, Soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio
per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e
Ferrara
Archeo40: i tesori di Spilamberto in 40 anni di scavi archeologici
Presentazione del progetto a cura di Simonetta Munari, Assessore alla Cultura del Comune di Spilamberto
Quarant’anni non sono nemmeno un
battito di ciglia rappresentabile nell’arco della storia dell’uomo, ma per il
territorio di Spilamberto questi pochi decenni rappresentano il tempo della scoperta
dell’archaios “antico” e il lungo discorso d’amore e passione che ne è
scaturito. Per celebrare, ma soprattutto per proiettare nel futuro delle nuove
generazioni questo tema, abbiamo ideato il progetto “Archeo 40” che accanto alle
iniziative di studio pone esperienze, laboratori e rievocazioni per far sentire
questi tesori sempre più vivi e “nostri”.
Un ringraziamento sentito va a tutti coloro che in questi anni hanno mantenuto
vivo il tema della ricerca e della preservazione, questo lavoro instancabile ci
permette di avere oggi un grande e unico patrimonio da valorizzare.
L’Età del Rame e il periodo Eneolitico nel Museo
Archeologico Antiquarium di Spilamberto
Monica Miari, Archeologa della Soprintendenza Archeologia,
belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di
Modena, Reggio Emilia e Ferrara
Nell’alveo del fiume Panaro, nei territori di Spilamberto e di S. Cesario,
sono venute alla luce dal 1977 ad oggi testimonianze di numerosi siti
preistorici, oggetto di scavi sistematici.
E' stato possibile individuare tre fasi principali d'insediamento: la prima
riferibile a un aspetto piuttosto antico della Cultura dei vasi a bocca quadrata
(pieno Neolitico, metà del V millennio a.C.), una seconda che documenta la
successione di più momenti della Cultura di Chassey-Lagozza (Neolitico recente,
fine del V, prima metà del IV millennio a.C.) e una terza con la necropoli
eneolitica che ha dato il nome al relativo Gruppo di Spilamberto (databile fra
la metà del IV e gli esordi della seconda metà del III millennio a.C).
La necropoli assume particolare rilevanza per le implicazioni sociali e rituali:
di essa sono esposte in museo otto sepolture (su 39 recuperate) e la totalità
dei corredi funerari.
I riti di sepoltura appaiono fortemente standardizzati: inumazioni in giacitura
primaria singola (un solo caso di deposizione bisoma), supina, con orientamento
prevalente Est-Ovest e capo a Ovest e corredo ceramico costituito generalmente
da un singolo vaso posto ai piedi dell'inumato. Tra questi si evidenzia la netta
prevalenza di recipienti a squame caratteristici del Gruppo di Spilamberto anche
se in sette tombe è sostituito da una brocca/boccale, di tradizione peninsulare.
Tra le armi figurano cuspidi di freccia, pugnali e un’alabarda.
Al momento si conoscono in Emilia occidentale tre/quattro sepolcreti di questo
Gruppo, non privi di significativi rapporti con le altre principali necropoli
eneolitiche dell’Italia padana, quali Remedello nel Bresciano e Celletta dei
Passeri a Forlì.
Lunedì 3 dicembre 2018, ore 20.30
L’Età del Bronzo nel Museo Archeologico Antiquarium di
Spilamberto
Andrea Cardarelli, Docente di Preistoria e Protostoria, Facoltà
di Lettere e Filosofia dell’Università Sapienza di Roma
Il territorio di Spilamberto è noto
per una straordinaria ricchezza di rinvenimenti archeologici attribuibili
all'età neolitica e del Rame ma è ben rappresentata anche la successiva fase
dell'età del Bronzo.
Già nelle fasi dell'antica età del Bronzo (ca. 2200 - 1650 a.C.) vi sono
numerose attestazioni attribuibili a villaggi che si collocavano lungo l'asse
del fiume Panaro, i quali presentano caratteristiche precipue rispetto agli
aspetti maggiormente noti della Lombardia e dell'area del Garda. Si tratta di un
popolamento ancora piuttosto sparso e poco indagato, che tuttavia doveva avere
una certa importanza a giudicare da alcuni rinvenimenti eccezionali, come ad
esempio il vicino ripostiglio di asce in bronzo di Savignano sul Panaro, uno dei
più grandi contesti archeologici di questo tipo trovati in Italia.
Successivamente, durante l'età del bronzo medio e recente (1650 -1150 a.C.), il
territorio di Spilamberto è partecipe dello sviluppo delle Terramare, uno dei
più rilevanti fenomeni storici e culturali dell'età del Bronzo Italiana ed
Europea. Diverse sono le attestazioni di terramare presenti nell'area
spilambertese e nelle zone limitrofe. Di particolare importanza è la recente
scoperta di una grande terramara, in gran parte sepolta e pertanto molto ben
conservata, venuta in luce durante i lavori di escavazione delle cave di Ponte
del Rio - via Macchioni. Gli scavi condotti a più riprese in questo sito negli
ultimi dieci anni hanno evidenziato importantissimi resti di case, recinti e
reperti di grande rilevanza, come oggetti in bronzo e in ambra.
Integrando i dati noti per il territorio di Spilamberto con quelli della regione
si cercherà di fornire un quadro aggiornato della grande epopea delle terramare
dalle origini alla crisi”.
Mercoledì 16 gennaio 2019, ore 20.30
L’Età del Ferro e il periodo romano nel Museo
Archeologico Antiquarium di Spilamberto
Sara Campagnari, Archeologa della Soprintendenza Archeologia,
belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di
Modena, Reggio Emilia e Ferrara, e Donato Labate, già Archeologo della Soprintendenza Archeologia, belle
arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena,
Reggio Emilia e Ferrara
In questo millennio sono state condotte
nel territorio di Spilamberto regolari campagne di scavo che hanno restituito
strutture insediative, infrastrutture e necropoli ascrivibili sia all'età del
Ferro che all'età romana, in un'area già ricca di numerose altre testimonianze
archeologiche.
Per la prima età del Ferro le testimonianze sono esigue ma piuttosto
significative in relazione alla frequentazione di epoca villanoviana gravitante
sull’asse del Panaro. Per la fase di VI e V sec. a.C. i rinvenimenti delineano
un assetto territoriale costituito da piccoli nuclei insediativi, collegati alla
frequentazione della valle del torrente Guerro tramite una rete di vie di
percorrenza traversali, marcate dalla presenza di piccole aree di culto, come
testimoniano due bronzetti votivi rinvenuti da Arsenio Crespellani nel 1881.
In particolare nell'area della cave di via Macchioni sono stati
indagati due pozzi dell'età del ferro -da mettere in relazione con la presenza
di un insediamento etrusco- e alcune sepolture celtiche di cui una appartenuta a
un guerriero tumulato con una spada e una lancia da parata traforata.
Risale all'ultima fase del periodo celtico
l'impianto di una fattoria abitata senza soluzione di continuità dalla fine del
III sec. a.C. fino al periodo tardo antico. A questa fattoria sono riferibili
cinque pozzi, un silos, una fornace, una necropoli con 32 tombe collocata in
prossimità di un cardine e un piccolo cimitero tardo antico con altre 31 tombe
collocate vicino al rustico.
Nella stessa cava è venuta in luce la porzione di una villa urbano-rustica di
età romana con una fornace e un'altra necropoli con 46 sepolture.
In un'altra cava di via Macchioni è stato integralmente indagato un complesso
produttivo, con una grande fornace di età repubblicana, collocato in un'area
destinata alla lavorazione e deposito dei prodotti fittili.
In località Ergastolo è stata infine indagata una grande buca per la
decantazione dell'argilla, utilizzata per la produzione di ceramica e laterizi,
di pertinenza di un vicus i cui resti sono stati smaltiti all'interno
della grande depressione; a questo insediamento sono riferibili anche alcune
antefisse ed ex voto da mettere in relazione con la presenza di un'area sacra.
Nella stessa località sono stati trovati negli anni '80 del secolo scorso i
resti di una villa urbano-rustica di età romana i cui materiali sono esposti
nell'Antiquarium di Spilamberto
Martedì 12 febbraio 2019, ore 20.30
Il Tardo Antico nel Museo Archeologico Antiquarium di
Spilamberto
Maria Grazia Maioli, Archeologa Emerita dell'ex Soprintendenza
per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna
Nei momenti difficili si è sempre cercato di salvare il salvabile. E se questo è sempre stato vero, in epoca tardo imperiale, in periodo di incursioni, si cercava di nascondere non solo gli oggetti di maggior valore ma tutto quanto sarebbe stato necessario in vista di un auspicato ritorno dopo la fuga. La paura degli invasori ha portato alla nascita dei "tesori", a volte non recuperati e ritrovati solo dopo secoli. Nelle nostre zone si tendeva ad usare come nascondigli soprattutto i pozzi ma non solo. La conversazione di Maria Grazia Maioli intende illustrare come e perché sono stati nascosti questi oggetti e soprattutto come mai, in determinate condizioni, poteva essere considerato prezioso anche un oggetto di uso comune come un semplice vaso da cucina.
Mercoledì 13 marzo 2019, ore 20.30
Annullata e
rinviata a data da destinarsi
I Goti e i Longobardi nel Museo Archeologico
Antiquarium di Spilamberto
Paolo De Vingo, Docente di Archeologia Cristiana e Medievale,
Corso di Laurea in Beni Culturali dell’Università di Torino
L'incontro con De Vingo vuole mettere in luce la possibilità che i rapporti tra Romani e popolazioni gote si siano svolti in una prospettiva fortemente continuista tra il prima e il dopo, utilizzando come spartiacque la data del 476. Lo studio dei materiali della villa rustica individuata nella cava di via Macchioni a Spilamberto, posteriori al V secolo, sembrerebbero confermare questa possibilità lasciando intravvedere come le popolazioni gote si siano inserite nella penisola italiana in contesti produttivi dei quali conoscevano in modo abbastanza preciso i meccanismi di funzionamento. Questa ipotesi, se confermata dal completamento del lavoro di studio attualmente in corso, potrebbe rendere possibile uno slittamento al 554 come data finale del mondo romano come noi lo abbiamo sempre concepito, seguito dalla breve occupazione bizantina fino alla conquista longobarda nel 568 che aprirebbe di fatto la fase altomedievale della penisola italiana.
Mercoledì 17 aprile 2019, ore 20.30
L’Ospitale di San Bartolomeo nel Museo Archeologico
Antiquarium di Spilamberto
Donato Labate, già Archeologo della Soprintendenza Archeologia,
belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di
Modena, Reggio Emilia e Ferrara, e Simone Biondi, Archeologo e
antropologo
Fino alla fine del Novecento non
c’era traccia dell’antica Chiesa di San Bartolomeo, con annesso Ospitale, già
citata in un atto del 1162. Si sapeva solo che era a sud di Spilamberto.
Gli scavi condotti tra il 2007 e il 2008 in località San Pellegrino hanno
individuato una chiesa con annesso cimitero e altre strutture e infrastrutture
rurali di età basso medievale riferibili ai resti dell'antico Ospitale che, a
giudicare dai reperti rinvenuti, fu frequentato dall'XI al XIV secolo. Di grande
interesse sono le tombe di due pellegrini giacobiti, riconoscibili dalla
conchiglia con cui adornavano il proprio abbigliamento, di cui una esposta nell'Antiquarium
di Spilamberto.
L'Ospitale, fondato dall'Abbazia di Nonantola, era collegato alla viabilità con
la Toscana (strada frequentata dai pellegrini) e legato alle prime fasi di vita
di Spilamberto, dal tempo del Marchese Bonifacio alla fondazione del Castello ad
opera dei Modenesi nel 1210. Resterà operativo fino al XIV secolo quando
l'insediamento religioso sarà abbandonato con la fondazione del un nuovo
Ospitale di Santa Maria degli Angioli all'interno dell'abitato di Spilamberto.
Il rinvenimento del cimitero dell’Ospitale di San Bartolomeo ha permesso lo
scavo di un campione di individui, che, se pur parziale, è numericamente
consistente e ha fornito dati esternamente utili per lo studio dell’archeologia
funeraria e dell’antropologia fisica.
La lettura di alcuni aspetti tafonomici, (il tipo di deposizione, la presenza o
meno di sudari, la posizione della testa e degli arti superiori, la messa nella
fossa di cuscini cefalici, la conservazione di elementi di abbigliamento) ha
permesso di definire e migliorare la comprensione delle pratiche funerarie in
età basso medievale, all’interno di un contesto Ospedaliero benedettino, fra i
pochissimi studiati e pubblicati in Italia.
Complessivamente l’indagine di scavo ha permesso di riportare in luce 31
sepolture in fossa riferibili a 54 individui. I soggetti adulti di età superiore
ai 20 anni considerando, anche le riduzioni intenzionali e le deposizioni
secondarie registrate all’interno delle fosse più recenti, hanno documentato una
netta prevalenza di maschi pari al 52% della serie, contro appena 6 femmine, il
14%, rispettivamente 23 a 6, più 15 individui per i quali non è stato possibile
determinare il sesso. L’analisi antropologica ha permesso tuttavia, grazie al
lavoro di restauro e di ricerca in laboratorio, di registrare un alto numero di
dati metrici, morfometrici, morfologici, che hanno permesso di documentare una
forte eterogeneità nella provenienza del campione. Diversità confermata dai
risultati delle analisi isotopiche sulla provenienza d’origine. La classe di età
più rappresentata nel campione adulto è quella degli over 50 anni. Le altri
classi con il maggior numero di individui sopra i 20 anni, sono quelle fra i
40-49 anni, indice di una forte longevità del campione studiato, Dato
quest’ultimo, inverso a tutti gli altri contesti coevi studiati, come
Nonantola-San Bartolomeo, Formigine, Castel San Pietro e Santa Maria del Faro,
con percentuali che si attestato fra i il 40% e il 60 %. Le ricerche d‘archivio
e di terra hanno oltrepassato l’idea iniziale di un semplice cimitero a uso
della vicina comunità locale.
per info: Struttura Cultura, Turismo, Sport e
Biblioteca Biblioteca “P. Impastato”
Via S. Maria 12 - Spilamberto (MO)
Tel. 059/789965-789969
info@comune.spilamberto.mo.it
www.comune.spilamberto.mo.it
Pagina a cura di Carla Conti