L'Ospitale di San Bartolomeo, un tesoro archeologico per Spilamberto di Modena

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Comunicato stampa

Dell’antico Ospitale Spilamberti con una chiesa dedicata a San Bartolomeo, documentato fin dal XII secolo, non restava alcuna testimonianza materiale e della sua ubicazione si sapeva soltanto che era in “loco Castiglione prope hospitale Spilamberti de supra”, cioè in direzione di Vignola. In questa zona, nel comparto denominato “Piano Particolareggiato San Pellegrino”, l’inizio dei lavori di edificazione sono stati preceduti da indagini archeologiche preventive richieste da questa Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna. Qui infatti passava l'antica strada che collegava l'Abbazia di Nonantola alla città di Lucca, un percorso romeo di cui rimane traccia solo nel toponimo della strada attuale, Via San Pellegrino.
Poiché i sondaggi preventivi hanno accertato la presenza di strutture di età romana e medievale, la Soprintendenza ha richiesto uno scavo più approfondito per chiarire l'entità dell'evidenza archeologica.
Gli scavi estensivi, condotti sotto la direzione scientifica del Soprintendente Luigi Malnati e dell'archeologo Donato Labate, hanno portato alla luce i resti dell’antico Ospitale costituito dalla chiesa di San Bartolomeo e, addossata a questa, dall'Ospedale vero e proprio. La chiesa di San Bartolomeo è lunga 12 metri e larga m. 5,5, ad unica navata absidata, con orientamento canonico; l’Ospedale è un locale lungo 11 metri e largo 5,5, delimitato a est e sud da un portico.
É stata inoltre identificata la presenza di un altro locale, di due pozzi e di una necropoli con oltre 40 tombe, metà delle quali già scavate, di cui tre riferibili a neonati e una ad un pellegrino.
I materiali finora rinvenuti (maiolica arcaica, ceramica senza rivestimento grezza) datano l’intero complesso tra il basso medioevo e l’inizio dell’età moderna. Il rinvenimento più antico è una moneta lucchese d’argento databile alla fine dell’XI secolo
A conclusione delle indagini archeologiche l’area archeologica verrà lasciata all’Amministrazione Comunale di Spilamberto che avvierà un progetto di valorizzazione di questo che è il più antico monumento medievale del territorio spilambertese.

Veduta generale degli scavi: al centro la chiesa absidata a cui si appoggia l'antico Ospitale con portico esterno
Veduta dell'area degli scavi con indicazione delle varie evidenze archeologiche: al centro la chiesa absidata, cui si appoggia l'antico Ospitale con portico esterno

Su richiesta di questa Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, i lavori nel comparto denominato “Piano Particolareggiato San Pellegrino” sono stati preceduti da indagini archeologiche preventive che hanno accertato la presenza di strutture medievali, tombe, di un pozzo e di labili attestazioni di età romana.
Successivi scavi archeologici estensivi, ancora in corso, hanno portato in luce il perimetro di un articolato complesso costituito da un edificio ecclesiastico absidato a navata unica (lungo m. 12 x 5,5) e, addossato a questo verso meridione, da un locale di forma rettangolare (lungo m. 11 x 5,5) delimitato a est e sud da un portico. A nord e ad ovest dell’edifico ecclesiastico è stata identificata una necropoli con numerose tombe a fossa (oltre 40); più a mezzogiorno è stata inoltre rilevata la presenza di un pozzo per acqua con camicia in ciottoli ed i resti di un altro locale delimitato da muri in ciottoli. Un secondo pozzo è stato individuato in prossimità del portico.
Il muro perimetrale dell’edificio ecclesiastico è realizzato in ciottoli fluviali con sporadica presenza di frammenti di laterizi di modulo romano. Anche le altre strutture di fondazione sono realizzate prevalentemente in ciottoli con rara presenza di mattoni di modulo medievale. I materiali finora rinvenuti, sia nei livelli di crollo che in una grande buca di scarico, datano l’intero complesso tra la fine dell’XI secolo (basso medioevo) e il XVI secolo (inizio dell’età moderna).
L’area archeologica è con molta probabilità da mettere in relazione con la chiesa di San Bartolomeo con annesso ospitale, indicata in una carta del 1162 “il loco Castiglione prope ospitale Spilamberti de supra” (Tiraboschi 1784-85, I, p. 308). Un’altro documento del ‘200 riporta l'informazione che nell’ospitale “solevano starvi due Monaci con Chierici e con Conversi, con Serventi e con un cavallo, e più buoi, e diversi armenti” (ivi).

Frammento di maiolica arcaica (XIV secolo)   Blocchetto di pasta vitrea, forse parte di un anello, trovato vicino alla mano sinistra del pellegrino
A sin, frammento di maiolica arcaica (XIV secolo) -A des, pasta vitrea, forse parte di un anello

L’ospedale apparteneva ai beni dell’Abbazia di Nonantola ed era soggetto all’ospedale di Val di Lamola presso Ospitale di Fanano. L’ultima menzione all’ospitale di San Bartolomeo risale ad una carta del 1567 (ivi) dopo di che se ne perdono le tracce.
La possibile attribuzione dell’Ospitale di San Bartolomeo all’area archeologica è suggerita non solo dalla datazione del complesso ma anche dall’articolazione delle sue strutture, con una chiesa a cui è addossato un ambiente porticato, riferibile all’Ospitale, ed un altro locale che potrebbe essere messo in relazione con un ambiente di servizio ad uso stalla per il riparo degli animali domestici indicati nel documento del ‘200.
La presenza di un ospitale per pellegrini è pure suggerita dalla scoperta di un buon numero di cappesante o “conchiglie di San Giacomo”, rinvenute all'interno dell'ambiente dell'Ospitale. I pellegrini che si dirigevano verso Santiago di Compostela in Galizia (Spagna) usavano come simbolo una conchiglia, che si poteva raccogliere sulla spiaggia dell'Oceano poco distante e che serviva in modo simbolico e pratico a raccoglier l'acqua dei ruscelli o delle sorgenti durante il lungo e spesso faticoso cammino. Nel tempo, la conchiglia divenne l'emblema stesso del pellegrino.  Lo scavo di Spilamberto ha portato in luce una tomba in cui il defunto era sepolto con un bordone (bastone da pellegrino di cui è rimasta traccia nel terreno) a cui era appeso un "pecten jacoboeus", la conchiglia di Santiago (o anche cappasanta, o coquille de St. Jacques, o concha).  Un dettaglio assai significativo che molto verosimilmente identifica la sepoltura come quella di un pellegrino


Lo scheletro rinvenuto nella necropoli: sul fianco sinistro sono visibili le tracce del bordone (bastone) e la conchiglia "del pellegrino"

Direzione scientifica degli scavi archeologici: Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, dott. Luigi Malnati (Soprintendente) e dott. Donato Labate
Coordinamento degli scavi: Wunderkammer srl, dott. Massimiliano Bigoni e dott. Fabrizio Finotelli
Scavi finanziati dalla cooperativa ICEA

Collaborazione di Luigi Orienti (Ispettore Onorario) e del Gruppo dei Naturalisti di Spilamberto

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