Musei Nazionali Monumenti e zone archeologiche Raccolte archeologiche nei musei civici Monumenti e zone archeologiche della provincia |
I lineamenti geografici e storici della provincia di Ferrara si sono modellati sul mutevole e possente apparato deltizio del Po. Allo stato delle conoscenze la documentazione archeologica più antica, risalente all'ultima fase del Neolitico, è circoscritta all'areale bondenese. Letà storica trova il proprio apice nel fenomeno urbano di Spina (fine VI - inizi III sec. a.C.) per frantumarsi in prosieguo di tempo nelle più capiìlari forme di insediamento proprie delle età romana ed altomedievale. Unitamente a Bondeno, Comacchio, Ostellato, Voghenza e Argenta costituiscono i poli di aggregazione economica ed umana che hanno restituito il maggior numero di documenti e che si saldano, dopo i secoli VI e VII d.C. al "castrum" bizantino da cui ebbe origine Ferrara.
F.B.
FERRARA - MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE
Il Museo si avvia, dopo un decennio di chiusura al pubblico, verso la riapertura di una prima sezione. Esso esemplificherà, lungo un percorso di sei sale al piano nobile, alcuni momenti salienti della compagine sociale e della temperie culturale della città greco-etruscci di Spina attraverso la proposizione dei più significativi corredi tombali di V-IV e III sec. a.C.
Direttore: Dott.ssa Fede
Berti
Via XX Settembre n. 122 - Tel. (0532) 66299
Orario: tutti i giorni 9-14; chiuso il lunedì
F. B.
FERRARA - MUSEO DI SCHIFANOIA E CIVICO LAPIDARIO
Il Museo conserva,
insieme ad altre importanti collezioni artistiche, le raccolte
archeologiche egiziana, greco ed etrusca che si sono formate nel
corso dei secoli XVIII e XIX ed appartengono al patrimonio
comunale. Una campionatura di oggetti di ciascuno dei tre nuclei
è esposta a scopo semplificativo. Occupa permanentemente alcune
sale dell'ala trecentesca la collezione di ceramiche ferraresi
del XV e XVI secolo donata al Museo nel I 935 da Giovanni
Pasetti. La chiesa di Santa Libera attigua al
Palazzo Schifanoia accoglie la Raccolta Civica Lapidaria, la più
importante del territorio, istituita nel XVIII secolo e
costituito da stele, cippi e sarcofagi romani provenienti dal
ferrarese.
Nei magazzini del Museo sono conservati, a titolo di deposito, i
materiali provenienti dallo scavo della villa romana di Cassana
effettuato su concessione ministeriale dai Civici Musei di Arte
Antica; questo complesso di reperti è stato esposto e pubblicato
nel I 978. Depositati presso il Museo sono inoltre i reperti
provenienti dallo scavo urbano di età medievale di Corso Porta
Reno (anch'esso condotto su concessione dai Musei Civici tra il I
98 I ed il I 984) tuttora in corso di studio ed oggetto di futura
pubblicazione.
Direttore: Dott.ssa Anna
Maria Visser
Via Scandiana n. 23 - Tel. (0532) 64178
Orario: 9-19
F. B.
COMACCHIO
Il sorgere del "Castrum" di Comacchio avvenne in periodo bizantino. In breve divenne testa di ponte verso Venezia, riferimento obbligato del commercio del sole per tuffa l'Italia settentrionale porto deputato per le operazioni della flotta militare e per gli scambi commerciali con l'Oriente. Nel vasto e fertile territorio che lo circonda, ci seguito delle bonifiche vallive, sono emersi alcuni degli episodi più significativi della archeologia "ferrarese": la citta greco-etrusca di Spina con le sue necropoli e il tratto terminale del percorso del Padovetere i cui spalti sono costellati delle tracce di una fitta poleografia e delle testimonianze (imbarcazioni) di quei traffici endolagunari che sostanziarono l'economia e la vita nel delta.
F.B.
COMACCHIO - PIEVE DI SANTA MARIA IN PADOVETERE
Resti dell'impianto ecclesiale (risalente al Vi sec. d.C.) che si compone di un'aula absidata, di un battistero poligonale e del campanile. Visibili anche alcune sepolture laterizie della necropoli coeva.
Valle Pega
Orario: possibile a richiesta (rivolgersi al Museo Archeologico
Nazionale di Ferrara)
F.B.
OSTELLATO - ABITATO DI SPINA
Larea in cui sono stati effettuati gli scavi (settore a meridione del Canale Collettore Provinciale del Mezzano) è attualmente ricoperta. Esso tuttavia conserva strutture e apprestamenti in legno (palificazioni) relativi allimpianto urbano del VI-III sec. a.C.
Valle del Mezzano
Orario: visibile a richiesta (rivolgersi al Museo Archeologico
Nazionale di Ferrara)
F.B.
I due piccoli, limitrofi centri di Voghenza e di Voghiera discendono direttamente dalla più antica diocesi del territorio ferrarese (V sec. d.C.) erede, a sua volta, del più notevole insediamento romano nell'area deltizia. Il vicus - dalle ancora più remote radici etrusche - ebbe un forte ruolo economico quale sede nella gestione dei possedimenti della famiglia imperiale (saltus) e grazie alla sua dislocazione accanto a una importante arteria fluviale
F.B.
VOGHIERA - NECROPOLI MONUMENTALE
Necropoli monumentale di età romano imperiale (III sec. d.C.) in cui figurano due recinti cimiteriali, tombe laterizie a dado e titoli funerari.
Frazione Voghenza
Orario: visibile dalla strada
F.B.
Vi sono esposti i materiali (vasellame, vetri, monete, alcuni pregevoli manufatti di ambra ed un rarissimo balsamario in sardonice) ritrovati nelle sepolture della necropoli monumentale di etù romana scavata a Voghenza e risalente al I - III secolo d.C. Sono visibili inoltre iscrizioni funerarie provenienti dalla medesima necropoli e dal territorio.
Complesso del
Belriguardo, Via Provinciale n. 274/A - Tel. (0532) 815604
Orario: domenica dalle 15 alle 18 e su richiesta.
Pieghevole informativo; disponibilità di visite guidate su
richiesta curate dall'Associazione Cultura e Ambiente.
F. B.
MONUMENTI E ZONE ARCHEOLOGICHE
COMACCHIO - IL RELITTO AUGUSTEO
Gli ultimi cinquant'anni
di questo secolo, una volta analizzati con l'attenzione del
restauratore, consentiranno certamente di scrivere la storia
dell'evoluzione della conservazione del legno archeologico: dopo
la parentesi del recupero e della musealizzazione del re Navi di
Nemi, negli anni '50 e '60 gli sforzi dei restauratori si
concentrano nella sperimentazione dei nuovi prodotti (i glicoli
polietilenici, più comunemente noti come PEG), nella
standardizzazione delle procedure di intervento, nello studio dei
meccanismi della degradazione del legno in condizioni di
saturazione di acqua, sia nella giacitura terrestre che in quella
subacquea. Gli interventi di restauro condotti in questi anni,
sebbene non possano costituire la regola da seguire, sono da
considerarsi i precursori della moderna scienza della
conservazione del legno saturo di acqua i problemi conservativi
più gravi, come ovvio, vengono posti dai relitti di
imbarcazioni: siano esse recuperate in frammenti o intere,
infatti, le strutture navali presentano una tale complessità di
elementi costitutivi e di rapporti obbligati tra i singoli
componenti, da costituire un serio banco di sperimentazione per
realizzarne il restauro. Le tecniche di recupero dei relitti sono
state da sempre le più fantasiose e sicuramente le più idonee
alle particolari esigenze di intervento, ma, spesso, si sono
rivelate come le meno adatte alla conservazione.
L'intervento
di conservazione di un'imbarcazione deve prevedere tre fasi
successive strettamente connesse, la cui buona riuscita dipende
dai risultati conseguiti dalla fase precedente: il consolidamento
del legno con opportuni prodotti chimici, l'essiccazione del
manufatto fino alle condizioni di esposizione, il restauro finale
delle strutture lignee, ovvero l'assemblaggio, la disposizione su
supporti, l'esposizione museale. In una logica conservativa
queste varie operazioni andrebbero programmate prima ancora del
recupero, così da poter prevedere tempi e costi delle differenti
fasi; nella realtà operativa, invece, ancora non si è pervenuti
a una schematizzazione degli interventi tale da far progettare in
partenza tutte le fasi dell'intervento medesimo.
Nella maggior parte dei casi, inoltre, ci si trova a dover fare
Fronte all'improvvisa esigenza di modificare i piani di
intervento, sia per cause assolutamente non prevedibili, sia
perché la progettazione integrale di un intervento tanto
complesso non può che essere realizzata da un gruppo di lavoro
estremamente articolato in termini di professionalità
interessate.
Il caso
specifico di Valle Ponti è stato affrontato aggiornando
preliminarmente le conoscenze specifiche sullo stato di
alterazione dei materiali costitutivi io scafo, al fine di
valutarne le difficoltà di conservazione.
Acquisendo una conoscenza dello stato di alterazione degli
elementi lignei, si sono tracciate le linee guida per la
diffusione nel dettaglio dei criteri dellintervento
conservativo, che deve applicarsi in maniera differenziata alla
diverso natura delle fibre. Lo scafo, sul quale è stato
modellato un guscio di vetroresina, passerà attraverso le tre
fasi di trattamento: il lungo periodo di impregnazione con
soluzioni di PEG, la stabilizzazione lenta e controllata che
porterà legno consolidato e ambiente ospite alle migliori
reciproche condizioni di compatibilità, la musealizzazione.
Quest'ultima prevede di riconnettere la forma navale al carico
trasportato, vario e cospicuo, depositario di quella messe di
informazioni che consentono di collocare nel tempo (l'età
augustea) il naufragio dell'imbarcazione.
F.B.
COMACCHIO - DOSSO DEI SASSI
Già dal 1995 la
Soprintendenza ha avviato una serie di ' prospezioni subacquee
nell'ambito del complesso delle valli di Comacchio (FE),
finalizzate ad un vero e proprio censimento delle emergenze
archeologiche in questa zona valliva, caratterizzata nei secoli
da fenomeni di subsidenza ed impaludamento.
La ricerca, condotta nel settembre del 1996 è stata finalizzata
all'esplorazione del cosiddetto Dosso dei Sassi.
Un isolotto, lungo circa 350 m. e caratterizzato al suo interno
da due piccoli stagni, rappresenta la parte più rilevata di un
dosso litoraneo che corre pressoché parallelo, alla distanza di
ca. 3 km, a quello più interno dell'argine di Agosta, ben noto
per i cospicui ritrovamento di età romana imperiale. Risalgono
agli inizi del secolo scorso le prime notizie di frammenti
architettonici marmorei rinvenuti nella località.
Ripetuti, sopralluoghi ispettivi consentirono, fin dal 1949,
recupero di numerosi materiali fra cui spiccano due frammenti di
rilievo marmoreo, uno con scena di caccia al cinghiale e l'altro
con personaggio alato.
Cornici e lastrine marmoree di vari e pregiati marmi orientali,
grande quantità di tessere di mosaico bianche e nere, talora in
connessione a formare disegni qeometrici, esagonette, laterizi,
fra cui alcuni con bollo Solonas, lacerti di vetri di finestre,
già indicavano la pertinenza di questo sito ad un complesso
residenziale di età imperiale. La prospezione condotta ha
consentito di dare un coerente assetto ai dati già noti relativi
alla terraferma e di iniziare l'indagine rivolta alla consistenza
ed ampiezza delle strutture attualmente sommerse che si sono
rivelate assai più estese del previsto, soprattutto per quanto
riguarda il versante occidentale dell'isola - prospettante
sull'argine di Agosta - e che appaiono al momento senza soluzione
di continuità fino al limite dell'area a tuttora indagata.
Se solo un prosieguo delle operazioni consentirà di definire
limiti e caratteristiche delle strutture sommerse, l'ubicazione
di particolari concentrazioni di tessere di mosaico e frammenti
architettonici marmorei suggeriscono la dislocazione dei vani di
rappresentanza, mentre i grandi lacerti di fondazione in
cocciopesto, affioranti ancora in sito nella parte nord
dell'isola, dà un saggio della solidità della struttura
originaria.
I numerosi materiali rinvenuti nel corso dell'intervento appaiono
perfettamente omogenei ai recuperi del passato.
Essi confermano in modo esplicito la pertinenza dei resti ad un
complesso residenziale di notevole prestigio, decorato da
pavimenti in mosaico ma certo anche in opus sectile, come
indicano i numerosi frammenti di lastrine in marmi variamente
colorati ed in ardesia.
Ad una pavimentazione di questo tipo doveva essere certo
pertinente la grande lastra (diametro m 0.60 ca., spessore 0.3)
in marmo bianco zuccherino, rinvenuto nel corso della prospezione
subacquea ca. I 0 m. ad est della costa orientale dell'isola.
Un ampio uso di marmi per rivestimenti e coronamenti è attestato
sia dai due frammenti di rilievi summenzionati che dalle
numerosissime cornici e lastrine, mentre si rintracciano numerosi
frammenti di intonaco parietale rosso e rosato.
Il complesso dei materiali recuperati riconduce, in linea di
massima, nella sua interezza a quelle prime fasi dell'età
imperiale che, caratterizzate dalla attivazione della Fossa
Auqusta, segnarono una tappa decisiva per l'impulso di traffici e
produttività e per il conseguente popolamento della zona nella
quale la villa del Dosso dei Sassi fu impiantata.
S.P. - P.D.