Sarsina romana
Il monumento funerario di Aulo Murcio Obulacco (I sec.a.C.)
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Il mausoleo di Obulacco dopo il restauro. Inaugurazione ufficiale il 7 dicembre 2014Il monumento funerario di Aulo Murcio Obulacco fu rinvenuto nel 1929 nella necropoli di Pian di Bezzo a Sarsina.
Negli anni ’30 fu rimontato con funzione di monumento ai Caduti nel luogo dove si trova tuttora, all’interno di un giardino pubblico situato lungo la Strada Nazionale che porta al centro del paese, forse erede del tracciato dell’antica via romana.
Si tratta di un cenotafio a edicola e cuspide piramidale fatto erigere nel I sec. a.C. dal figlio Oculatio in memoria del padre Obulacco sul modello del celebre mausoleo di Alicarnasso. L'epigrafe tuttora perfettamente leggibile recita infatti A(VLVS) MVRCIVS AN(NII) F(ILIVS) PVP(INIA) OBVLACCVS  (Aulo Murcio Obulacco figlio di Annio della tribù Pupinia).
Il mausoleo di Obulacco si compone di tre parti: la base, l’edicola centrale con la raffigurazione di una porta (simbolo funerario per indicare l’accesso al mondo dei morti) e la cuspide piramidale sormontata da un capitello e da un finto cinerario con funzione ornamentale (capitello e cinerario, che portano il monumento all’altezza di 8 metri e 92 cm, sono copie fedeli dei rispettivi originali custoditi ed esposti dal 1967 nel Museo Archeologico Sarsinate).
Il mausoleo era originariamente affiancato da un monumento gemello, rimasto incompiuto, appartenuto al figlio di Obulacco, Oculatio.

Hominem mortuum in urbe ne sepelito neque urito. La legge delle Dodici Tavole, la più antica espressione del diritto romano, vietava l'inumazione e la cremazione all'interno delle mura della città. Questo divieto, disposto a partire dall’età repubblicana, determinò la pianificazione delle aree cimiteriali all’esterno al perimetro urbano. I luoghi privilegiati erano i margini delle strade di accesso alla città, ai cui lati si distribuivano le sepolture, in particolare quelle monumentali. I sepolcreti venuti in luce a Sarsina, rispettivamente a nord e a sud dell’asse stradale che usciva dalla città, esprimono sia l’appartenenza a uno stesso nucleo familiare o a raggruppamenti sociali che un personale intento auto celebrativo.
Ricostruzione della necropoli di Pian di Bezzo con alcuni dei suoi monumenti funerariLa necropoli ubicata a nord, in posizione scarsamente scenografica, ha restituito solo semplici sepolture a fossa mentre la necropoli di Pian di Bezzo, ubicata a sud lungo i lati della strada di fondovalle, più pianeggiante e circondata da una piacevole cornice naturale, doveva essere la prediletta da chi voleva manifestare a prima vista il proprio status personale e familiare.  La monumentalizzazione del luogo di sepoltura è stata a lungo (forse da sempre e in parte anche tutt’ora) un efficace mezzo di comunicazione sociale. La forma, le dimensioni, l’apparato figurativo dei monumenti sepolcrali onoravano la memoria del defunto, esaltandone al tempo stesso il rango avuto in vita.
La necropoli di Pian di Bezzo restò in uso dal I sec. a.C. sino alla fine del II secolo d.C., quando venne abbandonata a causa di una frana che ne provocò l'interramento. A tutt'oggi non ancora delimitata nei suoi confini, è stata esplorata per un tratto di circa 150 metri (scavi 1927-33 e 1981-84) costituito da un settore monumentale più antico e da uno più recente, con semplici sepolture terragne (per un totale di 116 tombe di cui 92 compiutamente indagate).
Si tratta di una necropoli estremamente variegata. Delle 92 tombe scavate, ben 25 presentavano forme varie di monumentalizzazione, dal sepolcro a camera ipogea al monumento a tamburo cilindrico, dai due monumenti a dado ai cinque mausolei a edicola. E poi are, cippi, stele, molte a edicola o a porta.
Gli eccezionali monumenti funerari rinvenuti nella necropoli di Pian di Bezzo sono in parte visibili nel museo, dove spicca per imponenza il Mausoleo di Rufus o il monumento a dado di Virginio Peto.
Costante in tutti i tipi è l’iscrizione che conteneva sempre i dati anagrafici del defunto, accompagnati spesso dal nome di coloro che avevano predisposto la sepoltura. Le iscrizioni sepolcrali sarsinati ci consentono di conoscere i suoi antichi abitanti, siano semplici formulari espressi con sigle e abbreviazioni oppure manifestazioni di tipo affettivo, indichino la professione o le cariche civili o militari rivestite oppure attestino norme giuridiche di diritto privato.
La necropoli di Pian di Bezzo documenta infine raggruppamenti di tombe per nuclei familiari o professionali, come testimonia il nucleo dei Murcii (cui appartenevano sia Obulacco che Oculatio) o quello dei defunti appartenenti al collegium dei muliones riconosciuto da una stele che ricorda il lotto sepolcrale (locus) destinato ai mulattieri sarsinati.

Gli scavi nella necropoli di Pian di Bezzo negli anni '30
Foto d'epoca degli scavi nella necropoli di Pian di Bezzo. Sulla destra i basamenti dei due monumenti gemelli di Obulacco e di suo figlio Oculatio, rimasto incompiuto

Situata a valle di Sarsina, sulla sponda destra del fiume Savio, la necropoli romana in località Pian di Bezzo è stata regolarmente indagata dal 1927 al 1933 e successivamente negli anni ’80. Subito dopo il rinvenimento il mausoleo di Obulacco fu restaurato e collocato nel Parco delle Rimembranze ad onore dei Caduti di tutte le guerre.
Il monumento ha un valore assoluto per quanto riguarda la testimonianza della scultura funeraria romana in Italia settentrionale. Il tipo di mausoleo, a cuspide, è di derivazione ellenistica ed evidenzia al massimo l'intento celebrativo e di eroicizzazione del defunto.
Il Monumento funerario di Obulacco prima del restauroPer la comunità locale -si tratta di un piccolo paese dell’Appennino forlivese- il monumento e il Museo Nazionale Archeologico (dove è conservato un analogo esemplare, il mausoleo di Rufus, alto 14 metri)) sono tra le principali attrazioni turistiche. Il monumento ha inoltre per i cittadini sarsinati un valore aggiunto dato dal fatto che, essendo stato rimontato all’aperto, ha assunto funzioni commemorative in onore dei caduti di Guerra.
Proprio a causa di questa esposizione agli agenti atmosferici il monumento si presentava in avanzato stato di degrado. Un sopralluogo effettuato dai capotecnici restauratori di questa Soprintendenza aveva evidenziato l’annerimento da depositi carboniosi nelle zone non soggette a dilavamento mentre la pioggia aveva causato notevoli danni erodendo la superficie che presentava un imbianchimento diffuso (solfatazione) oltre a micro e macro fessurazioni che avevano causato la caduta di porzioni della superficie. La superficie del monumento era annerita e in vaste aree si notava una crescita biologica deturpante sia sotto l’aspetto estetico che conservativo.

Per questo, nel settembre 2005, era stato proposto al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo un articolato progetto di pulitura, consolidamento, smontaggio e restauro del monumento, con l'ipotesi iniziale di rimontarlo al termine dell'intervento all'interno del Museo Archeologico Sarsinate, a fianco dell’analogo (seppur più grande) mausoleo di Rufo.
A restauro concluso si è invece deciso di lasciarlo in situ e Domenica 7 dicembre 2014, a partire dalle ore 15, in occasione della Giornata Nazionale dell'archeologia, del patrimonio artistico e del restauro, avrà luogo l'inaugurazione del monumento restaurato e la sua presentazione alla cittadinanza sarsinate per la quale il mausoleo di Obulacco costituisce a tutti gli effetti il monumento ai Caduti

Restauro effettuato con Finanziamento del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
Responsabile unico del procedimento: Mauro Ricci (restauratore SBAER)
Progettisti: Mattia Bonassisa (architetto SBAER), Monica Miari (archeologa SBAER), Antonella Pomicetti e Mauro Ricci (restauratori SBAER)
Direttore dei lavori: Antonella Pomicetti (restauratrice SBAER)
Coordinatore della sicurezza: Geom. Walter Zoffoli (Cesena)
Impresa esecutrice: CLESSIDRA s.n.c. di Iemmi Fabio e C. (Reggio Emilia); Lisa Cilloni (restauratrice)
Indagini diagnostiche: Istituto di Diagnostica e Sperimentazione per il Restauro dei Beni Culturali (Ferrara)
 Rilievo 3D: Ditta Akhantos Ricerche Archeologiche (Mercato Saraceno)
Riproduzione balaustra: DM MARMI di Riccione
Si ringrazia il Comune di Sarsina per il ripristino della recinzione e del verde, e il restauratore Enrico Bertazzoli (SBA Piemonte)

Informazioni scientifiche di Chiara Guarnieri, Monica Miari e Maria Teresa Pellicioni (SBAER)

Articolo di Carla Conti