Il Museo Archeologico Nazionale di Sarsina accoglie le testimonianze
relative all’antica città romana di Sassina ed è distribuito su due
piani che corrispondono sostanzialmente ad altrettante sezioni.
Il piano terreno, dotato di apparati didascalici, ospita un itinerario
che si snoda attraverso i resti monumentali degli edifici urbani e della
necropoli, e che nel contempo illustra gli aspetti della vita pubblica,
a cominciare dalle epigrafi funerarie che per prime segnalarono agli
studiosi la presenza della città romana. In questa sezione acquista un
aspetto preponderante la necropoli, i cui monumenti funerari rendono
peculiare questo centro dell'Appennino romagnolo, e il gruppo di statue
dei culti orientali, per le quali si ha in progetto una nuova
sistemazione.
Il piano primo ospita la sezione del Museo dedicata ai vari aspetti della vita privata. In questa sezione l’esposizione è risalente agli anni ‘70; il progetto di revisione espositiva, ha preso avvio con la mostra "Cibus: a tavola con i Romani" che si è tenuta nel 2005, evento che ha imposto un riesame attento di tutti i materiali esposti nelle vetrine o conservati nei magazzini. Al momento è stata riallestita l’ultima sala, la più ampia, dedicata ad alcuni aspetti della vita quotidiana come la tavola e la preparazione dei cibi, che ospita anche il triclinium, protagonista del progetto di ricostruzione. Il rimanente percorso del piano primo, rimasto pressoché invariato, inizia con le più antiche testimonianze archeologiche della vallata e del centro urbano -che ha un’origine preromana- per passare poi ai corredi funerari delle sepolture della necropoli di Pian di Bezzo e alle testimonianze dell’abitare illustrate attraverso una campionatura di pavimenti in mosaico e battuto di cocciopesto provenienti dalla diverse domus sarsinati.
Il progetto di revisione espositiva ha come fulcro la ricostruzione della stanza da pranzo (triclinium) della domus di via Finamore, di cui era esposto, fin dal momento del ritrovamento avvenuto nel 1988, il pavimento a mosaico.
Sarsina (FC). Planimetria degli scavi di Via Finamore - Via Roma, proprietà
Testi. Al centro, la stanza triclinare oggetto del progetto di ricostruzione
Sulla base dei resti di affresco rinvenuti nello scavo sono state ricostruite le decorazioni parietali; la presenza della soglia in pietra ha permesso di riposizionare idealmente la porta d’ingresso. Sono stati riprodotti alcuni elementi di arredo - ispirandosi ad oggetti ed affreschi rinvenuti a Pompei - e ricollocati parte dei materiali che furono rinvenuti nella stanza durante lo scavo. Ad animare la scena sono state posizionate alcune figure femminili, tratte da affreschi pompeiani.
Prima ipotesi ricostruttiva del triclinium della domus di via Finamore:
l'esterno (disegno di Maria Agnese Mignani, SBAER)
Prima ipotesi ricostruttiva del triclinium della domus di via Finamore:
l'interno (disegno di Maria Agnese Mignani, SBAER)
Rispetto alla prima ipotesi, le archeologhe Chiara Guarnieri ed Elisa Brighi hanno poi apportato alcune modifiche. Partendo dal pavimento originale, sono stati ricostruiti gli alzati, dipinti, nello zoccolo, con una decorazione grigia alternata a montanti rossi ad effetto marmorizzato, e nel campo centrale con un intreccio di racemi vegetali identico al lacerto originale, anch'esso posizionato in parete.
Dal lacerto originale con intreccio di racemi vegetali (a sinistra) alla
ricostruzione della decorazione dell'intera parete (a destra)
All'esterno, rifacendosi ai dati dello scavo archeologico, sono state
ricostruite due strutture pertinenti all'ambiente a meridione del triclinium: un lacerto del muro
che in origine separava i due vani e una porzione del pavimento in opus signinum.
Il muro è visibile anche in sezione per
poter meglio apprezzare le tecniche edilizie di età romana.
L'interno è stato arredato con la riproduzione di due letti triclinari, un
tavolino a tre gambe e un armadietto in legno ricostruiti sulla base di
affreschi e mobili rinvenuti a Pompei e posizionati sulla scena in maniera non
dissimile da come dovevano trovarsi in origine. Sono invece autentici la
piccola mensola in marmo con il servizio da gioco e il vasellame da mensa,
esposti così come furono rinvenuti nel corso dello scavo.
Ristrutturato verso la fine del II sec. d.C. e distrutto da un incendio nella
seconda metà del III, il triclinium della domus di via Finamore
ebbe vita breve. Questa ricostruzione restituisce al pubblico di ogni latitudine la
visione di uno spazio sociale per eccellenza, luogo di giochi, danze e convivi.
Il progetto di Gian Pasquale Petrarca è stato realizzato dallo studio sarsinate
“Artemisia” di Tamara Bosi e Valentina Tonetti, sotto la direzione
scientifica di Chiara Guarnieri, direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Sarsina, con la collaborazione di Elisa Brighi.
Fondamentale il contributo della Fondazione Susanna Torri di Mercato Saraceno a cui va il nostro più sentito
ringraziamento.
La suggestiva ricostruzione del triclinium della domus di Via Finamore,
visibile al Museo Archeologico Sarsinate
Il supporto grafico è del team SBAER Claudio Cocchi, Roberto Macrì, Maria Agnese
Mignani e Vanna Politi.
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comunicato stampa