Gli scavi archeologici effettuati nel 2009 nei pressi della scuola elementare XX settembre, a Rimini, hanno portato in luce numerose sepolture a inumazione di diversa tipologia e cronologia (l’ultima fase di utilizzo della necropoli è riferibile all’Alto Medioevo). Tra queste tombe sono state trovate anche sepolture di persone di alto rango come quella di una infante sepolta in una tomba alla cappuccina con un corredo contenente tra l'altro uno straordinario pettine in osso e perle di collana.
Il Lato A del pettine a restauro ultimato
Il Lato B del pettine a restauro ultimato
Al momento dell'arrivo al laboratorio di restauro della Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna nel 2012, il pettine era smembrato in due porzioni: una aderiva a un elemento in laterizio della tomba alla cappuccina (foto sotto a sinistra), l’altra era inglobata in un blocco di terra (foto sotto a destra). La leggibilità dell’oggetto risultava compromessa dal suo stato di frammentarietà.
Ecco le due parti del pettine al momento dell'arrivo al Laboratorio di Restauro
della Soprintendenza
Il materiale osseo di cui è fatto era fortemente degradato a causa della
notevole disidratazione subita, e questo fattore ha peggiorato la frammentazione
dell’oggetto e causato la disgregazione materica in tante microfratture. La
porzione più degradata era quella a contatto con il laterizio che ha velocemente
assorbito l’umidità, provocando la rapida disidratazione del materiale e
impedendo così la graduale stabilizzazione post scavo.
Nella fase iniziale del restauro non era affatto scontata la ricomposizione
dell'oggetto perché lo stato in cui si trovava faceva supporre una consistente
perdita di materiale: la prima attenzione è stata rivolta a conferire
compattezza agli elementi in osso per poi poterli maneggiare in sicurezza.
Tutte le fasi del restauro sono state eseguite con l’utilizzo di un ingranditore
ottico in grado di evidenziare le tante microfratture non altrimenti rilevabili.
Ciò ha permesso il totale recupero del materiale anche dove si presentava
maggiormente degradato.
Le operazioni di restauro sono iniziate dalla porzione di pettine inglobato
nella terra che, a una prima analisi visiva, si presentava in uno stato di
conservazione migliore rispetto all’altra e di conseguenza avrebbe potuto
facilitare la lettura dell’oggetto fornendo indicazioni sulla forma e le
decorazioni presenti.
La pulitura è stata effettuata con tamponcini di ovatta imbevuti di una
soluzione acqua/alcool al 50% servita a inumidire gradualmente lo strato di
terra molto indurito e poterlo così rimuovere meccanicamente.
Pulitura e consolidamento ultimati sui due lati della porzione di pettine ancora
inglobato nella terra
Il materiale è stato consolidato con resina acrilica diluita in acetone al 3%
e la stessa soluzione è stata infiltrata, a più riprese, nelle micro e macro
fessure.
Per la rimozione del blocco di terra che inglobava la superficie sottostante, si
è protetta la superficie già pulita con applicazione di carta giapponese che,
una volta rimossa la terra, è anche servita per tenere in posizione i diversi
elementi del pettine.
Applicazione di carta giapponese della superficie pulita e consolidata
La creazione di un supporto temporaneo realizzato con bende gessate ha permesso all’oggetto di essere capovolto per effettuare in sicurezza la rimozione del blocco di terra, impedendo sollecitazioni di tipo meccanico che avrebbero potuto provocare nuove fratture. Una volta rimossa tutta la terra si è proceduto con la pulitura e il consolidamento della superficie portata alla luce utilizzando gli stessi prodotti e procedure descritti precedentemente.
A sin. Rimozione ultimata del blocco di terra e a des. Pulitura e consolidamento
ultimati
Prima di rimuovere la carta giapponese, si sono fissati i piccoli frammenti
rimasti in posizione con colla e infiltrazioni di Resina Acrilica diluita in
acetone al 10%.
Il restauro di questa prima sezione presa in esame ci ha fornito indicazioni
importanti sulla forma e decorazioni del reperto, rivelando come il
pettine avesse una sola fila di denti, impugnatura triangolare, perimetro
del corpo del pettine sagomato con andamento curvilineo, presenza dell’astuccio
e decorazione a cerchielli di tutte le superfici.
La porzione di pettine recuperato con il laterizio era costituita
da una parte adesa alla superficie ceramica e da diversi frammenti distaccati a causa della formazione di micro e macro fratture.
Stato di conservazione della porzione di pettine a contatto con il laterizio
Per prima cosa si è proceduto alla rimozione di tutti i frammenti distaccati posizionandoli su foto eseguite a grandezza naturale -una per ogni livello di prelievo- allo scopo di mantenere un loro riferimento di posizione.
Posizionamento su foto dei frammenti prelevati
La porzione dell’oggetto rimasta adesa al laterizio riguardava una porzione dell’astuccio a cui sono rimasti saldati i denti del pettine che risultavano frammentati in più punti: per questo motivo si è deciso di non rimuoverli.
Pulitura e consolidamento della porzione di pettine a contatto con il laterizio
Prima della rimozione della porzione del manufatto dal laterizio, si sono pulite e consolidate tutte le superfici e si sono fissati tutti i frammenti rimasti in posizione con colla e infiltrazioni di resina acrilica diluita in acetone al 10%. Una volta restituita la compattezza all’oggetto, si è proceduto applicando carta giapponese su tutta la superficie per poter procedere in sicurezza al distacco dell’oggetto dal laterizio.
Applicazione di carta giapponese
Per impedire che eventuali sollecitazioni meccaniche potessero compromettere
la compattezza della porzione di manufatto, si è realizzato un supporto
temporaneo con bende gessate allo scopo di poter procedere alle fasi di pulitura,
consolidamento e incollaggio della superficie rimasta a contatto con il
laterizio.
Le decorazioni intagliate nell’osso presenti lungo il perimetro dell’astuccio
-unitamente ai denti del pettine- si sono rivelate le parti più fragili, sia per
la lavorazione del materiale che per la forte disidratazione.
Porzione di pettine distaccato dal laterizio e adagiato su supporto temporaneo
L’applicazione di carta giapponese ha permesso di tenere in posizione tutti i micro frammenti che sono stati fissati con colla e integrati con cera microcristallina.
Consolidamento, fissaggio dei frammenti e integrazioni della decorazione ad
intaglio. A sin. Lato B, a des. Lato A
Terminate le operazioni di pulitura e consolidamento di tutti gli elementi e di ogni singolo frammento del pettine si è proseguito con il loro assemblaggio
Due fasi dell'assemblaggio dei frammenti del Lato B
Le due porzioni del pettine ricomposte con tutti i frammenti ricollocati nella posizione originaria sono risultate l'una costituita da tutto il corpo del pettine e da una piccola porzione di astuccio, l’altra comprendente quasi tutto l’astuccio, con i denti del pettine saldati a una parete. Le due porzioni sono state incollate e sono state eseguite alcune piccole integrazioni strutturali con cera microcristallina.
Le due porzioni del pettine incollate e integrate con cera microcristallina
A restauro ultimato, il pettine e il suo astuccio risultano essere un tutt’uno, né i due elementi potranno mai più essere separati. Per fornire una facile comprensione dell’oggetto, anche in previsione di un'eventuale futura esposizione, la consistenza dei diversi elementi è stata documentata fotograficamente prima della ricollocazione degli ultimi frammenti di astuccio ed è stata redatta una tavola che registra visivamente le parti costitutive del manufatto, differenziandone gli elementi strutturali da quelli di rivestimento.
Tavola degli elementi costitutivi del pettine con astuccio in osso (restauro
di Monica Zanardi)
Scheda d'intervento e restauro a cura di
Monica Zanardi,
restauratrice Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna
Bibliografia:
M. G. MAIOLI, Le prime aree sepolcrali cristiane fuori dalle mura: la necropoli di
San Gaudenzio, in Storia della Chiesa Riminese I, dalle origini all’anno Mille,
a cura di R. SAVIGNI, Villa Verucchio 2010, pp. 188-200
Informazioni scientifiche del
Laboratorio di restauro della SAR-ERO, restauratrice
Monica Zanardi
Archeologa competente per il territorio di Rimini, Anna
Bondini
Foto di Monica Zanardi (Archivio Soprintendenza Archeologia Emilia-Romagna)
Pagina a cura di Carla Conti