Venerdì 18 aprile 2008, conferenza stampa
Gli scavi nella cripta restituiscono i
resti di un mosaico di età tardoantica, strutture di epoca successiva ed
elementi architettonici collegati alle fasi più antiche della cattedrale,
tra cui gli accessi alla cripta già individuati all’interno della navata
centrale
Le indagini archeologiche sul sagrato riportano in luce il fronte esterno
con la porta di accesso della struttura circolare altomedievale, già
rinvenuta all’interno della Cattedrale, e numerose sepolture riferibili a
vari periodi storici
Il complesso progetto di recupero avviato nel 2002 dal Comitato per
il Restauro della Cattedrale di Santa Maria Assunta di Reggio Emilia (clicca
qui per leggere il documento riassuntivo del Direttore Lavori, Arch. Mauro
Severi) ha
visto il coinvolgimento diretto del Ministero per i Beni e le Attività
Culturali, attraverso l’intervento di ben tre Soprintendenze di settore
(Beni Archeologici, Beni Architettonici, Beni Artistici/Storici) che hanno
operato in stretta collaborazione con la Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla. I lavori di
recupero hanno fornito -e continuano a rappresentare- una straordinaria
opportunità per indagare in modo approfondito una delle più antiche ed
importanti chiese della città.
La Cattedrale di Reggio Emilia, dedicata a S. Maria Assunta, è un edificio
di impianto romanico, risalente al X secolo e oggetto di numerose
trasformazioni nel corso dei secoli successivi, ricchissimo di tesori
artistici.
Le fonti storiche medievali menzionano la chiesa cattedrale di Reggio solo
negli ultimi secoli del primo millennio. Essa tuttavia certamente esisteva
già nel 451, anno in cui il vescovo di Reggio Favenzio interviene a Milano
in una assemblea sinodale. Non è pertanto agevole al momento individuare le
diverse fasi costruttive della chiesa episcopale nei secoli dell’Alto
Medioevo, anche se gli scavi archeologici recentemente intrapresi hanno
permesso di stabilire che sull’area della chiesa, si trovava un edificio
cristiano sin dal VI-VII secolo circa. Di questa chiesa, che si estendeva
nella direzione dell’attuale piazza si è infatti ritrovata l’abside in
corrispondenza della prima campata navata centrale.
Le indagini archeologiche, affidate ad AR/S Archeosistemi di Reggio Emilia,
si sono svolte fin dall’inizio sotto la Direzione Scientifica di Renata
Curina, archeologa della Soprintendenza per i Beni Archeologici
dell’Emilia-Romagna.
Le prime ricerche sono state effettuate nella navata minore sud: qui è stato
ritrovato l’antico muro di facciata (più arretrato rispetto all'attuale) di età romanica e tre tombe cosiddette “alla cappuccina”, forse di
età longobarda, localizzate a ridosso di un’ulteriore struttura muraria con
andamento leggermente circolare.
Dal mese di maggio 2004 le ricerche si sono concentrate nella navata
centrale. In prossimità delle gradinate del presbiterio, sono stati
individuati due antichi accessi alla cripta romanica e, nella zona compresa
tra il IV pilastro e il muro di facciata, è stata rinvenuta una poderosa
costruzione circolare. Questo edificio -che ha un diametro interno di circa
m. 7,30- si presenta articolato in modo piuttosto complesso e le
approfondite indagini sono rivolte soprattutto a
riconoscere i rapporti tra le strutture rinvenute nelle due navate e a
comprendere con chiarezza lo sviluppo planimetrico della struttura che pare
vivere isolata per un periodo piuttosto esteso.
Le indagini archeologiche all'interno del Duomo di Reggio Emilia
(© Soprintendenza Beni Archeologici Emilia-Romagna,
Foto Roberto Macrì)
A partire dal 2007 le indagini archeologiche si sono spostate verso il
sagrato e la cripta.
Nel settembre 2007 sono iniziati gli scavi sotto
il sagrato, tuttora in corso. Anche queste indagini si sono svolte sotto la
Direzione Scientifica di Renata Curina, archeologa della Soprintendenza per
i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, e sono state effettuate sul campo
da AR/S Archeosistemi di Reggio Emilia.
La fase più antica, attestata finora, è stata riconosciuta nell’area antistante il portale maggiore. Qui sono presenti numerosi livelli di frequentazione, alcuni dei quali parrebbero indicare un’apertura risalente all'epoca altomedievale, proprio in corrispondenza di quella struttura muraria circolare, rinvenuta negli scavi della navata centrale, che si ritiene possa essere pertinente ad un edificio paleocristiano precedente l'attuale. L'ipotesi della "porta d'accesso" a questo edificio è avvalorata anche dalla presenza di due stipiti in pietra.
La struttura muraria circolare riportata in luce dallo scavo archeologico,
vista dalla navata centrale (©
La Fabbrica del Duomo)
Questo accesso è stato in un secondo tempo chiuso da un tamponamento in
muratura, tuttora visibile. È probabilmente da
ricondurre a questa fase la presenza di un pozzo in mattoni, rinvenuto sul
lato sinistro del portale; sempre a un periodo compreso tra il X e il XII
secolo appartengono le
sepolture più numerose e, al momento, più antiche rinvenute, riferibili al
sepolcreto che doveva svilupparsi davanti alla chiesa e che probabilmente
proseguiva per buona parte anche verso la piazza. Le tombe, tutte costituite
da una camera rettangolare in muratura, sono caratterizzate da una copertura
alla cappuccina e contengono da due a più individui, deposti senza corredo.
Mentre in corrispondenza dei portali minori le sepolture si trovano quasi a
ridosso dell’attuale facciata, davanti al portale principale si riscontra una sorta di area di rispetto priva di sepolture
(ulteriore conferma della presenza di un passaggio d'accesso).
In contemporanea o di poco successivi alla nuova fase edilizia che vede
avanzare la facciata di una campata (XIII secolo), si devono datare alcuni
interventi strutturali localizzati davanti al portale maggiore. Ai lati del
portale si collocano due grossi basamenti rettangolari circondati da
un’ulteriore struttura muraria ad U che delimita verso ovest l’ingresso
principale. In corrispondenza dei portali minori, per lo più quello N, sono
inoltre stati rinvenuti dei lacerti di pavimentazione in ciottoli e
laterizi; a questa fase costruttiva è probabilmente da collegarsi un
rialzamento generale del piano di calpestio, di quasi mezzo metro,
attraverso l’apporto di scarichi di ghiaia.
Appartengono invece ad una fase di poco successiva, alcune sepolture ad
inumazione in nuda fossa, di cui una abbastanza singolare. Si tratta
di una tomba caratterizzata da quattro deposizioni, non contemporanee, nella
quale l’ultimo inumato in ordine di tempo si presenta sepolto con quattro
“conchiglie del pellegrino”, simbolo dell’avvenuto pellegrinaggio a Santiago
di Compostela.
L'ultimo inumato della Tomba 90 doveva essersi recato in pellegrinaggio a
Santiago di Compostela. Di fianco al gomito destro sono chiaramente visibili
quattro "conchiglie del pellegrino" (©
La Fabbrica del Duomo)
Le tombe più recenti, risalenti ai secoli XIV e XV, sono state recuperate
subito sotto la pavimentazione attuale e sono caratterizzate da una profonda
camera rettangolare in muratura con chiusura a cappuccina. Si collocano
tutte a ridosso della facciata e sono coperte dal paramento in marmo
cinquecentesco; all’interno sono presenti numerosi individui, spesso non più
in connessione anatomica. Tutte le sepolture sono orientate E-W e tutti gli
inumati hanno il capo posto ad Ovest e i piedi ad Est; non sono stati
rinvenuti oggetti di corredo.
La struttura cronologicamente più recente è costituita da un imponente
complesso murario, parallelo alla facciata, lungo complessivamente quasi 11
metri, largo 2,70 ed alto quasi 2 metri: è composto da due grossi basamenti
rettangolari uniti da un setto murario impostato su di un arco di scarico.
Dalla fossa di fondazione sono stati recuperati alcuni frammenti ceramici di
epoca rinascimentale che associati ai dati stratigrafici e alle fonti
d’archivio inducono a riconoscere in questa imponente struttura un portico
rinascimentale, tuttavia mai completato.
Sempre nel corso del 2007 sono iniziati anche gli scavi all’interno della
cripta, eseguiti dalla società ARAN Progetti, sotto la direzione scientifica
dell’archeologa Renata Curina.
Gli scavi, ancora in corso, hanno finora interessato la Cappella dei Caduti
e la porzione centrale e meridionale del transetto. Le indagini
archeologiche hanno rimesso in luce le stratificazioni ancora conservate
sotto la pavimentazione realizzata durante la ristrutturazione della cripta
(1923), portando in evidenza strutture e pavimentazioni collegate sia alle
varie fasi costruttive della cattedrale che ad edifici di epoca precedente.
Nell’area del transetto sono stati riportati in luce i basamenti delle
colonne che sostengono le volte a crociera del soffitto della cripta. Già ad
una prima analisi emerge la differente quota di appoggio di ogni singola
colonna, il totale decentramento di ciascuna di esse rispetto alla propria
base -spesso costituita da elementi lapidei di reimpiego, tra cui un
capitello- ed una maggiore profondità delle quattro colonne collocate nella
parte centrale del transetto. Per una maggiore stabilità statica del
colonnato sono state anche realizzate fondazioni in ciottoli, che
costituiscono una sorta di catena o tirante murario. La lettura
stratigrafica degli alzati da parte della società ISCUM, sembra confermate
che la planimetria della cripta abbia subito modifiche nel corso dei secoli,
con spostamenti e abbassamenti delle colonne e variazioni anche della quota
delle pavimentazioni.
La prosecuzione delle indagini, con sondaggi esplorativi mirati, potrà
fornire dati utili alla comprensione e ricostruzione delle diverse fasi di
crescita della cripta e soprattutto chiarirà la sua originaria ubicazione.
In tal senso possiamo ipotizzare un primo assetto localizzato nella odierna
porzione centrale, in prossimità dei due antichi accessi, di cui desumiamo
la presenza dalle tracce di alcuni scalini rinvenute durante gli scavi
effettuati nella navata centrale della cattedrale e la cui prosecuzione è
riscontrabile anche nella parte sotterranea della cripta. In un secondo
tempo tali accessi hanno perso la propria funzione di passaggio con una
tamponatura che li ha trasformati in piccoli vani, fino ad essere totalmente
obliterati, in un momento successivo, con un deposito di macerie. È
plausibile riferire a tale periodo l’ampliamento dell’attuale cripta con la
creazione dei nuovi accessi ai lati della stessa.
L’asportazione del piano pavimentale nella Cappella dei Caduti ha portato in
luce alcune coperture di calcestruzzo posizionate, sempre durante la
ristrutturazione del 1923, su ossari di epoca più antica. I saggi effettuati
in profondità hanno permesso di riconoscere le differenti fasi di crescita
del sito, dall’epoca romana o tardo romana fino all’edificazione
dell’attuale cappella. Abbiamo portato in luce resti di piani pavimentali
musivi di età tardoantica (tra il III e il IV secolo d.C.) posti a circa m. 4 di profondità rispetto alla
quota di calpestio del pavimento della Cattedrale e a m. 2,5 dell’attuale
piano della cripta. Si tratta, con ogni probabilità, della porzione di
cornice di un vano dalle dimensioni piuttosto ampie, viste le dimensioni
della figura animale (una pernice) e delle figure geometriche. In altri
parti, abbiamo trovato solo la preparazione sottostante in cocciopesto, o
livelli di distruzione dello stesso; un altro lacerto musivo ha restituito
parte di una figura umana maschile di cui non è ancora possibile definire
l’attribuzione.
Il lacerto di pavimento musivo (forse parte della cornice) rinvenuto durante
i recenti scavi nella cripta
(© Soprintendenza Beni Archeologici Emilia-Romagna,
Foto Roberto Macrì)
Su questo vano mosaicato, di cui allo stato attuale ignoriamo la
funzione, si impostano resti di strutture murarie, in ciottoli e argilla, di
considerevole spessore (m. 1,30) di età altomedievale e medievale. Questi
muri, fortemente danneggiati, sono in alcuni casi sfruttati come fondazioni
di muretti in laterizi. I mattoni utilizzati risultano essere un reimpiego
di età romana, con tracce in situ della malta cementizia, posti a secco ma
secondo un’accurata tecnica edilizia. Le indagini hanno messo in evidenza
anche i rispettivi piani pavimentali in terra battuta con buche di scarico,
testimonianza che potrebbe indicare un insediamento abitativo esterno al
luogo di culto.
Le ultime fasi riguardano presumibilmente le fasi di costruzione della
cattedrale, individuate dal rinvenimento di piani di cantiere interessati da
buche per la lavorazione della calce e la messa in opera di ponteggi; sono
state individuate anche alcune sepolture probabilmente esterne alla
cattedrale documentata da due tombe ad inumazione in cassa.
Un secondo lacerto musivo con una figura umana maschile
(© Soprintendenza Beni Archeologici Emilia-Romagna,
Foto Roberto Macrì)