Il 9 febbraio partirà il primo scavo archeologico nella navata centrale della Basilica di San Colombano dove è sepolto il Santo e a lui dedicata
Un team internazionale di archeologi indagherà per la prima volta le strutture sepolte più antiche del complesso monastico, raccontando ogni giorno in diretta quanto emerso dagli scavi
Le indagini rientrano nel progetto Making Europe: Colombanus and his Legacy che culminerà il 21 e 22 novembre 2015 con un convegno e una mostra
Lunedì 9 febbraio sarà avviato un saggio di scavo nella Basilica di San
Colombano alla ricerca delle fasi più antiche dell’edificio di culto fondato dal
monaco Irlandese e dai reali Longobardi. E’ la prima volta che viene condotta
un’indagine archeologica nel complesso monastico di Bobbio.
Fondato agli inizi del VII secolo dai reali longobardi e dal santo irlandese
Colombano, del quale proprio a Bobbio si venera il corpo, nel Medioevo il
monastero fu uno dei più importanti centri di spiritualità e cultura dell’Europa
cristiana, meta di pellegrinaggio internazionale tra i paesi d’Oltralpe e il
Mediterraneo. Nonostante l’eccezionalità del sito, dell’antica abbazia e delle
sue strutture, si hanno pochissime informazioni sul primo periodo di esistenza
della comunità religiosa.
Le prospezioni georadar effettuate nel 2014
avevano individuato all’interno della basilica di San Colombano un’area con una
particolare concentrazione di evidenze strutturali sepolte, ancora conservate,
in cui sarà ora possibile procedere con il saggio di scavo. Il sondaggio
stratigrafico consentirà di indagare la consistenza del giacimento archeologico
ancora conservato e, si spera, di mettere in luce elementi delle fase edilizie
più antiche del complesso monastico.
Questo importante traguardo è frutto di un’intensa collaborazione scientifica
tra Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna, Università del Piemonte
Orientale, National University of Ireland-Galway e CNRS (UMR ARTeHiS), nel
quadro del grande progetto internazionale Making Europe: Colombanus and his
Legacy che coinvolge ricercatori di tutta Europa (Italia, Francia, Irlanda, Gran
Bretagna, Svizzera, oltre alla partecipazione di studiosi statunitensi),
specialisti nelle diverse discipline storiche, archeologiche, archivistiche,
linguistiche, paleografiche e agiografiche.
Il progetto, incentrato sulla figura di Colombano, sui monasteri fondati dal
santo e sulla sua eredità spirituale e culturale è stato avviato nel 2010.
Già nel maggio 2013, l’Università del Piemonte Orientale e la National
University of Ireland-Galway, con il coordinamento della Soprintendenza
Archeologia dell’Emilia Romagna, avevano effettuato indagini geomagnetiche nel
castello malaspiniano e nel giardino vescovile in Bobbio. Successivamente, dal
30 aprile al 2 maggio 2014, un team di studiosi italiani e francesi (Università
del Piemonte Orientale, CNRS-UMR ARTeHiS, Université Paris 6) coordinati della
Soprintendenza, aveva condotto una campagna di ricerca archeologica con indagini
georadar nel centro storico di Bobbio. Fu accuratamente scandagliata una vasta
area del monastero sia all’interno che all’esterno della basilica –il chiostro,
l’edificio del Museo della Città, il giardino, Piazza S. Fara e Piazza S.
Lorenzo- e, pur in assenza di scavi, furono individuate a diverse profondità
alcune strutture sepolte, pertinenti a varie fasi edilizie dell’antico
monastero.
Queste indagini sono state la premessa all’avvio della nuova stagione di
ricerche archeologiche sul monastero che si apre il 9 febbraio.
Grazie a un contributo dell’Università di Galway, partner del progetto di
ricerca, l’Università del Piemonte Orientale ha organizzato un cantiere scuola
in Archeologia Medievale, cui parteciperanno studenti italiani, irlandesi e
francesi e nel cui ambito si svolgerà lo scavo, sotto la direzione scientifica
della Soprintendenza (archeologa Roberta Conversi) e dell’Università stessa
(Eleonora Destefanis). La ditta esecutrice dello scavo archeologico sarà
Archeogeo s.n.c. (responsabile esecutivo Davide Casagrande), di Mandello del
Lario (LC).
L’indagine archeologica verrà effettuata nella navata centrale dopo la rimozione
di una porzione di pavimento in cotto, eseguita da un restauratore qualificato
individuato dall’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Piacenza e Bobbio,
committente e direttore dei lavori, già autorizzati anche dalla Soprintendenza
per i beni Architettonici e Paesaggistici di Parma e Piacenza.
Partner fondamentali del progetto, da subito appoggiato e condiviso, sono anche
la Parrocchia di S. Colombano e la Diocesi di Piacenza-Bobbio, in primis Sua
Ecc. il Vescovo e l’arch. Manuel Ferrari, direttore dell’Ufficio Beni Culturali.
I risultati dello scavo archeologico verranno condivisi quotidianamente con la
cittadinanza, il pubblico e tutti coloro che vorranno esserne aggiornati. È
infatti previsto che ogni pomeriggio, dal lunedì al venerdì verso le 16.30, alla
fine dell’attività di scavo, archeologi e studenti presentino al pubblico una
sintesi di quanto emerso. Questo perché lo spirito del progetto è proprio di
condividere fin da subito le informazioni e renderle patrimonio culturale comune
dell’Europa.
Il momento culminante del progetto sarà il
convegno internazionale che si terrà a
Bobbio il 21 e il 22 novembre 2015, in cui verranno presentati i risultati
definitivi di questi anni di ricerca a tutto campo.
Il convegno, organizzato per le solenni celebrazioni del XIV centenario della
morte di S. Colombano, avvenuta proprio a Bobbio il 23 novembre 615, farà
seguito ad altri meeting che si terranno a Bangor (Irlanda del Nord) e Luxeuil
(Francia). Sarà incentrato sui temi del culto e della memoria di S. Colombano su
scala europea e vedrà la partecipazione di studiosi europei e nordamericani che
hanno approfondito la figura del santo, il suo apporto al monachesimo
altomedievale occidentale e il ruolo dei monasteri di sua fondazione quali
centri di pellegrinaggio internazionale, a partire da quello di Bobbio.
Il convegno sarà affiancato da una mostra dove saranno esposti i materiali
rinvenuti nello scavo della Basilica, altri preziosi manufatti provenienti dalle
valli piacentine e risalenti all’epoca di S. Colombano, oltre a importantissimi
manoscritti prodotti dallo scriptorium monastico e reliquiari risalenti al primo
medioevo
Referenti:
Roberta Conversi
(archeologa della Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna), Museo
Archeologico Nazionale di Parma, tel. 0521 233718
Eleonora Destefanis, Università del
Piemonte Orientale