Comunicato stampa
Sezione interattiva (temporaneamente disattivata)
A seguito della convenzione tra Fondazione Cariparma e Ministero per i Beni e le Attività Culturali,
firmata nell’aprile 2009, la Fondazione ha
affidato alla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna la
collezione Magnarini costituita da 429 scarabei-sigillo egizi, finanziando
anche l'allestimento espositivo all'interno del Museo Archeologico Nazionale di
Parma. L'accordo prevede un comodato ventennale, tacitamente rinnovabile,
finalizzato alla massima valorizzazione e più ampia esposizione al pubblico di
questa prestigiosa collezione acquistata dalla Fondazione Cariparma nel 2008.
Dal 22 settembre 2009 il Museo Archeologico Nazionale di Parma espone una tra le
più importanti collezioni di scarabei-sigillo del nostro Paese ed una
delle più significative d’Europa.
Clicca qui per leggere o scaricare l'articolo di Roberta Conversi "La formazione e gli allestimenti della Sezione Egizia del Museo Archeologico Nazionale di Parma. Una novità: l’esposizione della Collezione Magnarini di scarabei sigillo", Estratto dall'«Archivio Storico per le province parmensi», Quarta serie, Vol. LX, 2008 (PDF, Acrobat Reader)
Scarabeo in diaspro rosso di Ramesse II (1279-1213 a.C.)
Sulla base, a destra, Ramesse II in atteggiato di adorazione, rende omaggio al
dio Amon-Ra, seduto in trono
Partendo da un nucleo costituito da una sessantina di esemplari, appartenuto
alla sua famiglia, Franco Magnarini ha composto negli anni una collezione di ben
429 esemplari. Appassionato studioso di questi oggetti, li ha classificati per
classi secondo il metodo Tufnell, basandosi sui motivi che sono raffigurati sulla
base piatta: elementi lineari, geometrici, animali, figure umane, vegetali,
motti, tra cui ben ottanta reali. Li ha pubblicati in "Catalogo ragionato di una
collezione di scarabei sigillo egizi", British Archaeological Reports,
Oxford 2004.
La collezione è costituita da esemplari generalmente ben conservati, di
dimensione variabile dai 5 ai 30 mm; solo in alcuni scarabei il motivo inciso è
indecifrabile.
Gli scarabei più antichi sono datati approssimativamente intorno alla metà del
Primo Periodo Intermedio (2100 a.C. circa), i più recenti all'Epoca Tarda (728-525
a.C.); molti
sono fatti in steatite, spesso invetriata, altri in pietre dure (lapislazzuli,
corniole) o in paste colorate e invetriate.
In linea di massima, gli scarabei sigillo sono oggetti con una forte
ripetitività sia di forma che dei motivi raffigurati nella base piatta; quando non si conosce la provenienza ed il contesto di
ritrovamento è perciò difficile datarli con certezza, salvo pochissimi che, per
caratteristiche stilistiche e rappresentazione di alcuni motivi, sono ben
inquadrabili in una precisa epoca di produzione.
Per numero di esemplari, ampiezza dell’ambito cronologico ricoperto, varietà
iconografica dei motivi rappresentati, dei materiali e delle tecniche di
produzione e per la rarità di alcuni scarabei, la collezione Magnarini è
considerata una delle più ragguardevoli collezioni di scarabei-sigillo
attualmente esistenti. In virtù del suo valore è stata dichiarata d’importante
interesse archeologico con Decreto del Ministero per i Beni e le Attività
Culturali del 24 novembre 2000, un atto che ne sancisce la tutela e
l'indivisibilità.
La sua esposizione al pubblico è il felice esito di un’azione di tutela e
valorizzazione concordata tra le Soprintendenza per i Beni Archeologici
dell’Emilia-Romagna, la Fondazione Cariparma ed il collezionista Franco
Magnarini.
Scarabeo in steatite invetriata di bianco (Epoca Tarda). Sulla base è
raffigurata una figura femminile che allatta, forse la dea Isis
Compatibilità tra collezione del museo e collezione Magnarini
La proposta di accogliere in comodato la collezione di scarabei egizi ha
imposto di affrontare due problemi, il primo legato alla compatibilità della
collezione privata con la sezione egizia del museo e la sua identità, l’altro
relativo alla possibilità di esporla all’interno di un allestimento che oggi
appare rigido ma che è comunque frutto di un progetto ben definito che
risale agli anni Sessanta.
Considerato che la sezione egizia del museo disponeva già di una ventina di
scarabei, tra cui sette scarabei del cuore, alcuni anepigrafi e alcuni scarabei
sigillo, di cui almeno due reali, è stato espresso parere favorevole alla
proposta di comodato della Fondazione Cariparma. Valutando gli oggetti in sé,
senza tener conto delle modalità di formazione della collezione privata, si è
ritenuto che non ci fossero contrasti evidenti con la collezione del museo. Pur
sottolineando le diverse finalità e modalità di formazione e acquisizione delle
due collezioni -quella privata a
scopo di collezionismo, quella del museo per divulgazione e studio delle
antichità egizie- l’accoglimento in comodato significa soprattutto dare a
questi beni una disponibilità pubblica, consentirne la piena fruizione: un
obiettivo pienamente condiviso dalle parti, che valorizza anche la
collezione del museo.
Particolare della sala Egizia del Museo Archeologico Nazionale di Parma. Vetrina
con Ushabti, collane funerarie e papiro funerario
Allestimento e la valorizzazione
L’intera collezione di scarabei sigillo è collocata in una vetrina orizzontale,
in simmetria con l’esposizione dei papiri sull’altro lato della parete.
L’installazione di un totem con navigazione digitale a touchscreen è parsa la soluzione più adatta a consentire una visione totale degli
scarabei esposti, arricchendola con un’adeguata documentazione grafica e
fotografica, e un ampio apparato didascalico che consente diverse chiavi di
lettura degli scarabei e dell’intera sezione egizia. Sono stati inseriti diversi
percorsi con differenti livelli di approfondimento: uno molto tecnico che
riporta integralmente il testo del catalogo della collezione Magnarini, uno più
divulgativo che offre diverse chiavi di lettura della collezione di scarabei e
della sezione egizia ed uno decisamente didattico studiato appositamente per le
classi elementari che frequentano assiduamente la sezione egizia.
La vetrina degli scarabei sigillo con l'apparato didascalico a touchscreen
Le diverse fasi della progettazione sono state dirette dalla Dott.ssa Roberta
Conversi, Responsabile sezione egizia Museo Archeologico Nazionale di Parma, che
ha curato anche lo studio di fattibilità e la progettazione preliminare. Tutti
gli aspetti sono stati concordati con la dott.ssa Maria Bernabò Brea, Direttore
del Museo, in collaborazione con la dott.ssa Francesca Magri della Fondazione
Cariparma. La progettazione esecutiva e l’esecuzione delle vetrine è della Ditta
Pentagono di Bologna; il touchscreen e relativa grafica è della Ditta
Net-Project di Parma. I testi del nuovo apparato didascalico e del touchscreen
sono di Roberta Conversi, esclusa la sezione sulla collezione Magnarini, curata
da Magnarini stesso, che ripropone integralmente la schedatura da lui fatta
nella pubblicazione del catalogo.
La sala è stata dotata di un nuovo apparato didascalico il
più possibile discreto, rispettando le caratteristiche dell’allestimento museale
storico Frova-Pancaldi, dove erano gli oggetti a prevalere. Oggi, grazie a
soluzioni tecnologiche avanzate, è possibile focalizzarci sulle esigenze del
pubblico, accompagnarlo ed interessarlo nella visita, con una forma di
comunicazione museale public oriented, senza però offuscare con effetti speciali
o grafiche eccessive la forza comunicativa ed evocativa degli oggetti esposti.
Grazie alla soluzione del totem a navigazione touchscreen è stato possibile mettere a disposizione
del pubblico anche una nuova presentazione degli scarabei sigillo della
collezione storica del Museo di Parma
Tre scarabei sigillo della collezione Magnarini: sopra il dorso e sotto il ventre con il motivo decorativo
Scarabei, scarabei-sigillo, scarabei reali e del cuore
Gli scarabei egizi sono sculture che riproducono a tre dimensioni
l'insetto vero e proprio (lo Scarabeo sacro o stercorario) di cui è sempre
possibile riconoscere gli elementi morfologici: la testa, le elitre, le zampe.
Lo scarabeo si nutre dello sterco dei grandi erbivori che foggia a forma di
palla che fa poi rotolare nella tana
sotterranea spingendolo con le zampe posteriori. Dopo aver formato
palline di sterco, la femmina vi deposita un solo uovo affinché la larva possa
disporre immediatamente di cibo e, nel giro di circa quattro mesi, emergere dal
terreno come insetto perfetto.
Puntuali osservatori della natura, gli antichi egizi attribuirono al
comportamento dell'insetto significati sacrali.
Osservando i suoi comportamenti, gli egizi ritennero lo scarabeo un essere monogenere autogenerantesi ed associando il rotolare della palla che scompare
sottoterra al percorso diurno del sole che scompare al tramonto, identificarono
l'insetto con il dio creatore. Il geroglifico che rappresenta lo scarabeo, khpr,
significa essere creato, venire in esistenza. Il dio Khepri, creatore di tutte
le cose venute in esistenza, rappresentato nell'iconografia sacra con testa a
forma di scarabeo su corpo umano, è il sole nascente, uno dei tre aspetti che
assume il disco solare. Nel suo viaggio da Est ad Ovest il dio spinge il sole
nel cielo, dove diviene Ra allo zenit per poi trasformarsi in Aton al tramonto
ed inabissarsi per dodici ore notturne sottoterra e ricomparire nuovamente, alla
fine della dodicesima ora, come Khepri. Questo simbolismo implica anche il
concetto di rinnovamento ciclico ed eterno, quindi di rinascita ad una vita
ultraterrena che caratterizza profondamente le credenze religiose dell'antica
civiltà egizia.
Ecco perché lo scarabeo ha assunto, fin dagli albori di questa civiltà, valore
apotropaico, cioè beneaugurante. Gli scarabei diventano amuleti portafortuna; il
coleottero, lo scarabeo sacro, è considerato un simbolo di rigenerazione.
Scarabei
La documentazione più antica è di uso funerario.
Troviamo insetti mummificati in tombe Predinastiche mentre le prime riproduzioni di
scarabei risalgono alle tombe di periodo poco più tardo. Gli scarabei sono fatti
in steatite invetriata e cotta, in Faience, in varie pietre dure (quarzi,
corniole, lapislazzulo, ecc). Erano indossati in vita come portafortuna, mentre
come amuleti erano posti sui corpi dei defunti o sulle mummie.
Gli scarabei del cuore erano utilizzati solo in ambito funerario: erano
appoggiati sulla mummia, in corrispondenza del cuore e potevano riportare sulla
base piatta un brano del libro dei morti.
Scarabei sigillo
Lo scarabeo sigillo ha la base piatta incisa con un motivo decorativo o
geroglifici con significati diversi: troviamo frasi portafortuna, nomi di persone
o
di divinità e persino cartigli reali (chiamati scarabei reali
proprio per il cartiglio di un faraone inciso sul ventre). In vita gli scarabei sigillo erano
usati come autentici sigilli,
imprimendo la parte incisa su un piccolo pezzetto di argilla che serviva per
chiudere documenti o cofanetti: rispetto ai normali sigilli egiziani, di forma cilindrica
o quadrata, lo scarabeo sigillo forniva il valore aggiunto di
portafortuna, dato dal suo aspetto.
Lo scarabeo è sempre appoggiato su una base piatta con il decoro inciso. Quasi
sempre è presente una foratura passante che serviva per infilare una funicella
che legasse l'oggetto al dito o al collo: in alcuni casi si utilizzava un filo
metallico (oro, rame o bronzo), in altri lo scarabeo era montato su un vero e
proprio castone su anello fisso o imperniato in modo tale da poter ruotare su se
stesso, mostrando sia il dorso che il ventre con l'incisione.
All’inizio erano solo potenti amuleti portati su di sé per invocare protezione.
Poi furono utilizzati per imprimere i decori incisi sulla base sopra boli di
argilla umida destinati a sigillare casse, cofanetti, giare, porte, rotoli di
papiro ed altro.
Pur non perdendo mai la sua valenza amuletica, inizia così l'utilizzo dello
scarabeo anche come sigillo.
All'inizio del Medio Regno l'uso dello scarabeo-sigillo è ormai consolidato e,
dalla XII dinastia in avanti, dilaga e coinvolge tutti gli strati sociali fino a
raggiungere parossistici livelli di moda, fatta eccezione per il periodo
amarniano in cui la preferenza per gli anelli-sigillo in faience soppianta gli
scarabei riducendone drasticamente la produzione. La moda riprende durante il
periodo ramesside e dura fino alla XXVI dinastia per poi declinare rapidamente
nelle successive e scomparire quasi del tutto nel periodo Tolemaico.
Scarabeo in steatite con invetriatura verde. Sulla base il nome della regina
Hatshepsut (1479-1458 a.C.). Scarabeo molto raro
Condizione giuridica (a cura della Direzione del Museo Archeologico
Nazionale di Parma)
Si ritiene opportuno ricordare qui l’attuale condizione giuridica della
collezione egizia del museo, nello spirito di una valorizzazione che passa prima
di tutto per la tutela esercitata dall’attuale diritto dei beni culturali
nazionale, e in questo caso anche e soprattutto internazionale, che pone lo
spartiacque tra le motivazioni e la legittimazione della formazione di una
collezione di proprietà dello Stato e quella di collezionismo privato.
Il Museo d’Antichità prima e la Soprintendenza per i Beni Archeologici
dell’Emilia-Romagna poi, divenutane competente a partire dagli anni ’60, si sono
curati della tutela, conservazione e valorizzazione della collezione egizia, non
più della sua implementazione, non ravvisandosene i presupposti dal momento che
né il Museo né la Soprintendenza hanno mai in passato né in tempi recenti
promosso o preso parte a missioni e campagne di scavo in Egitto, che
giustificassero legalmente l’arricchimento, per acquisto, scambio o donazione,
della collezione storica con materiale archeologico proveniente dall’Egitto
antico.
Oggi la collezione egizia, storicizzata e parte essa stessa della storia del
Museo, è patrimonio pubblico di proprietà dello Stato italiano. La
Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, e il Museo
Archeologico Nazionale di Parma che ne fa parte, ha il compito di curarne la
conservazione in condizioni idonee e con interventi di restauro, (tra i più
recenti i restauri della due stele lignee e l’intervento di pulitura e restauro
in pubblico del sarcofago di Shepsesptah della XXVI Dinastia), lo studio e la
ricerca, facilitandone l’accesso a specialisti che desiderino studiarne i pezzi
(anche quelli non esposti al pubblico) e favorendo contatti con studiosi e
specialisti del settore.
Negli ultimi anni è stata attivata una proficua collaborazione con specialisti
del Museo Egizio di Torino e sono stati avviati contatti con importanti musei
europei per la ricongiunzione virtuale di pezzi appartenenti agli stessi
contesti o frammenti dello stesso oggetto, scambi di pubblicazioni per
riprendere la formazione della storica biblioteca specialistica, collaborazione
con l’ insegnamento di papirologia dell’Università di Parma e con quello di
egittologia dell’Università di Bologna.
Particolare attenzione si è posta negli ultimi anni anche alla valorizzazione,
promozione e comunicazione con iniziative di diverso livello specialistico e
divulgativo ed attività educative per scolaresche, famiglie e anziani. Sono
stati inoltre realizzati per il pubblico alcuni quaderni didattici e prodotti
informatici di approfondimento su temi/chiave di lettura della collezione.
Oggi, nel pieno rispetto dell’attuale diritto internazionale che tutela il
patrimonio storico archeologico dei paesi d’origine e disciplina la
movimentazione, i prestiti e l’esportazione di oggetti provenienti da scavi
secondo accordi internazionali, ogni proposta di donazione o di concessione in
deposito o comodato volontario di oggetti o collezioni private è soggetta prima
di tutto alla verifica che questi presupposti di legge siano rispettati.
Verificati i presupposti di cui sopra, nel caso si ipotizzi una soluzione
espositiva degli oggetti in entrata, è necessaria una valutazione di
compatibilità e delle eventuali opportunità di valorizzazione che essi possono
apportare alla stessa collezione egizia del Museo.