Consorzio della Bonifica Burana, Museo Archeologico Ambientale di San Giovanni in Persiceto, Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, Istituto Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna, Provincia di Modena, Comune di Nonantola, Comune di sant'Agata Bolognese, Partecipanza agraria di Nonantola e Archeo Nonantola, in collaborazione con Soprintendenza Archivistica dell’Emilia Romagna, Università degli Studi di Bologna (Dipartimento di Paleografia e Medievistica; Dipartimento di Discipline Storiche), Archivio di Stato di Modena, Archivio di Stato di Bologna e Archivio di Stato di Ferrara e con il contributo del Banco di S. Geminiano e S. Prospero
Cancellare anche un fosso o un canale
è come in un affresco eliminare segni e colori.
All'inizio sembra poca cosa,
ma alla fine rimane un muro sporco e senz'anima.
Marzio Dall'Acqua, storico
Aquae. La gestione dell’acqua oltre l’Unità d’Italia nella pianura emiliana.
Cavamento Foscaglia 1487-2012
Dall' 11 ottobre 2014
al 31 maggio 2015
nuova tappa della mostra
Acque e bonifiche a Bondeno dal Neolitico
ad oggi
presso il Centro
Sociale 2000
Via Matteotti n. 114 a Bondeno (FE)
L'esposizione approda a Bondeno per raccontare la ricca storia idraulica del territorio con un approfondimento importante sulla funzionalità del sistema di bonifica in collegamento con i fiumi Panaro, Po e il mare Adriatico
La mostra è aperta nei seguenti orari:
sabato, dalle ore 15.30 alle 18.30, e domenica, dalle 10 alle 12 e dalle 15.30
alle 18.30
Ingresso gratuito
Possibilità di
accesso alla mostra e visite guidate la domenica pomeriggio su prenotazione
Segreteria del Museo Archeologico Ambientale
tel. 0516871757 fax 051823305
e-mail: maa@caa.it
In tutta la bassa pianura del Po, dal Vercellese alla Romagna, il lavoro di
bonifica dell’uomo ha per secoli –fin dall’età del Bronzo e soprattutto dalle
grandi ristrutturazioni agrarie praticate dagli Etruschi e poi dai Romani–
strappato terra per l’agricoltura, regimentato le acque, plasmato il territorio,
utilizzato l’incanalamento dell’energia dell’acqua per trasportare materiali
pesanti su chiatte e macinare i cereali.
Quest’uso sapiente dell’acqua è addirittura servito nel Vercellese a rallentare
l’avanzata austriaca consentendo la vittoria nella Seconda Guerra d’Indipendenza
(1859): nella piana emiliana, in modo più quotidiano ma continuo e decisivo nel
disegnare il paesaggio, si è associato soprattutto al lavoro e alla fatica
dell’uomo.
In una Regione dove da circa 3500 anni, come ci insegna la grande vasca lignea
terramaricola rinvenuta a Noceto (PR), trattenere e rilasciare l’acqua ha
rappresentato un fattore fondamentale per l’economia e la vita, oltre che una
sfida strategica per la tecnologia, la mostra Aquae ricorda
saggiamente la centralità di questo rapporto.
La celebrazione del 525° anno dallo scavo del Cavamento Foscaglia (1487-2012)
ha fornito l'occasione per sottolineare l'importanza di un'attività talvolta
dimenticata e quanto sia sempre indispensabile una sua primaria
valutazione nella gestione e salvaguardia dell’ambiente e del territorio.
Ancora
una volta la collaborazione tra Soprintendenze, Università ed Enti locali,
l’impegno del Museo Archeologico Ambientale di San Giovanni in Persiceto, il
ruolo centrale di istituzioni come il Consorzio della Bonifica Burana e
l’Istituto Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna, la
partecipazione responsabile ed attenta di istituti di credito ben ancorati al
territorio come il Banco di S. Geminiano e S. Prospero hanno prodotto sinergie
efficaci per superare ogni possibile difficoltà e ostacolo, rendendo disponibile
per la collettività, a partire dalle scuole, un utile ed accattivante strumento
di approfondimento e riflessione.
La mostra ripercorre le tappe che hanno portato nel corso del tempo
alla gestione e tutela delle acque nei territori attualmente di pertinenza del
Consorzio di Bonifica, a partire dalle fasi storiche più antiche fino ai
giorni nostri.
Il percorso è stato strutturato secondo canoni di adattabilità e versatilità, in
modo da poter essere riallestito con lievi modifiche presso tutte le sedi
(Comuni, Enti, ecc.) che fanno parte del Consorzio di Bonifica Burana, dalle
zone di pianura a quelle di montagna che vorranno accogliere nei prossimi anni
la mostra. Il percorso espositivo, inaugurato a San Giovanni in
Persiceto e proseguito a Nonantola (MO), Crevalcore (e da qui, a causa del sisma
che ha colpito l'Emilia-Romagna il 20 maggio 2012, trasferita a San Matteo della
decima), Sant’Agata Bolognese e Bondeno, toccherà le zone
della bassa pianura modenese (Finale Emilia, Mirandola), e
mantovana per approdare a Modena e successivamente proseguire verso i comuni
della montagna (Pavullo nel Frignano, Sestola, ecc.), arricchendo con
appropriati approfondimenti il suo percorso.
Una vera e propria mostra
itinerante che attraversa come un corso d’acqua tutte le sue realtà.
Il percorso inizia con un inquadramento storico-ambientale del paesaggio padano nelle età precedenti la romanizzazione della pianura, prosegue con un approfondimento nell’età romana con la ricostruzione di una porzione di acquedotto romano e una visione d’insieme della centuriazione, passando poi all’età medievale dove l’assetto paesaggistico cambia in quanto scompaiono le centurie per lasciare il posto a “castrum” circondati da fossati e da numerosi canali dove viene segnalata la presenza di mulini e di attività ad essi collegati. In questa sezione della mostra vengono esposti alcuni materiali archeologici correlati alle attività dei mulini e all’utilizzo/controllo delle acque in epoca medievale portando a conoscenza del visitatore alcuni aspetti della vita quotidiana in un castrum altomedievale scoperto a Sant’Agata Bolognese alcuni anni fa.
Disegno ricostruttivo di una villa rustica di età romana | Resti della Villa di San Vitalino, Calderara di Reno (BO) |
Il percorso espositivo prosegue con la ricca documentazione archivistica che
attesta l’organizzazione e il controllo delle acque nei territori attualmente
localizzati alla destra e alla sinistra del Panaro con pannelli e mappe di
grande formato, con testi che riportano ad esempio il trattato stipulato nel
1487 fra
Giovanni II Bentivoglio e Ercole I d’Este per la realizzazione della prima
imponente opera di bonifica idraulica, il Cavamento Foscaglia meglio noto come
Collettore delle Acque Alte. “Crediamo sia importante -dice Francesco Vincenzi,
presidente del Consorzio della Bonifica Burana- spiegare che la bassa bolognese
e modenese vive in condizioni di sicurezza grazie a un canale concepito sei
secoli fa, per il quale si accordarono due famiglie ducali e che ancora oggi,
mantenuto e governato dal Consorzio della Bonifica Burana, svolge egregiamente
il suo compito. Non è noto a tutti e questa mostra è stata pensata per far
scoprire al pubblico il ‘grande’ Canale Collettore delle acque alte che percorre
e serve la pianura bolognese e modenese". “Originariamente – aggiunge il
direttore generale del Consorzio della Bonifica Burana, Claudio Negrini – il
Canale Collettore fu realizzato a partire dal 1487 con il nome di ‘Cavamento’.
Grazie agli accordi tra gli Estensi di Ferrara e i Bentivoglio di Bologna,
questa opera idraulica attivò significative trasformazioni del territorio, con
ricadute positive sull’evoluzione dell’assetto agricolo, degli insediamenti
rurali e delle comunità in generale”.
La documentazione archivistica è arricchita
da una scena che ricostruisce graficamente il matrimonio che suggella l’unione
delle famiglie Bentivoglio con gli Este. Vengono poi illustrate le diverse
gestioni territoriali delle acque a sinistra del Panaro nel corso del tempo,
portando il visitatore a conoscenza del sistema dei “serragli”, sistema
difensivo utilizzato nelle diverse corti dai Pico o dai Gonzaga che consentivano
di arginare l’invasione delle acque.
La terza sezione del percorso espositivo riguarda il Consorzio di Bonifica oggi ovvero raccoglie in una vetrina oggetti utilizzati nei primi anni del secolo scorso per i controlli delle acque e termina con i documenti e le mappe del Consorzio che conducono il visitatore, al termine del percorso di visita, in una proiezione moderna/attuale del territorio. Vengono inoltre presentate in questa sezione le normative che hanno portato a regolare il controllo delle acque nei territori a destra e a sinistra Panaro. Un territorio che deve raccontare attraverso un unico filo conduttore: il passaggio delle acque e il loro governo. Si tratta di un’impresa che unisce così la montagna alla valle, rafforzando le comunità sotto un unico grande denominatore comune, il Consorzio di Bonifica.
Il percorso espositivo è arricchito da una singolare narrazione che prende spunto dalla realtà del Consorzio della Bonifica Burana e mescola situazioni vere con momenti di finzione. Si tratta del video “Gioco di sponda” che presenta persone reali che intrecciano la propria storia con quella di un bizzarro viaggiatore che si muove alla scoperta del Consorzio della Bonifica Burana. Fanno parte della sceneggiatura diverse interviste, bizzarri racconti, immagini, situazioni surreali che si rincorrono, dando origine ad una narrazione dove si coglie un certo stupore e una leggera ironia.
La tappa di Nonantola è stata arricchita di alcuni pannelli dedicati alla gestione delle acque nel territorio nonantolano e alla Partecipanza agraria di Nonantola. Uno degli approfondimenti più interessanti fa riferimento al primo documento relativo all'attuale Canal Torbido. Si tratta del discusso diploma risalente al 752 con cui il re longobardo Astolfo concede a S. Anselmo, fondatore della chiesa e del monastero di Nonantola, la Selva Gena, attraversata dall’omonimo corso d’acqua indicato nella cartografia antica con il nome di Gena o Zena (da non confondersi con lo Zena attuale), che prenderà in seguito il nome di Canale di Nonantola e infine di Canal Torbido.
La mostra è corredata da una guida realizzata dal Centro Stampa della Regione Emilia-Romagna, reperibile presso il Museo Archeologico Ambientale di San Giovanni in Persiceto e la libreria specialistica Volumina di Bologna
Fino a pochi anni fa leggendo Virgilio ci sembrava che il paesaggio
all'intorno non fosse mutato, ci sembrava di ritrovare quella dimensione
georgica che era insieme di quieta poesia e di vivibilità umana. E dimenticavamo
che non era vero, che la pianura padana riscattata con fatica attraverso un
lavoro millenario, alla caduta dell'impero d'Occidente era tornata in pochi
decenni selvaggia e inabitabile, con il crollo degli argini, il corso tumultuoso
e disordinato delle acque. l'abbandono di case e piccoli insediamenti
difficilmente difendibili. Il paesaggio che vediamo alla fine del X secolo è
quello di terre d'acque, paludi, polesini e mezzani che emergono dal fango. È il
paesaggio della preistoria che ritorna, abitato da lupi e volpi, sorvolato da
aironi e falchi, dove pascolano liberi maiali piccoli e neri, cugini del
cinghiale che con le zanne arava la terra. In queste terre basse e incavate,
solcate da fiumi e torrenti, continuamente da consolidare e sostenere con
fatica, i boschi di querce, i rami, gli arbusti e le paludi melmose divorano
rapidamente la centuriazione.
La ripresa è lunga e difficile, e nasce prima nei monasteri benedettini e
cistercensi che ricevono in dono queste terre apparentemente invivibili e poi
dalle città, che riscattano la propria autonomia, si ergono a libero comune,
occupano un territorio che fosse difendibile per confini naturali sui monti e le
alture, sui fiumi, controllandone affluenti e di altri facendone linee di
divisione politica e amministrativa, imponendo obblighi agli abitanti,
ricostruendo strade, ponti, canali e navigli che raggiungevano spesso la città
portando merci e uomini. Alla base di tutto è uno sforzo sociale collettivo e
regole precise sancite negli statuti municipali e nelle leggi, alimentate dal
sapere idraulico che si viene costruendo.
Quando poi si passa dallo stato a dimensione provinciale a quello regionale, con
al vertice i Signori, il percorso e lo sforzo non si interrompono ed anzi
aumentano, dal XV secolo in poi, con suddivisioni di compiti tra autorità locali
e centrale, con una visione più ampia, una cultura più solida che recupera il
sapere classico, al punto che Leonardo da Vinci scopre l'idraulica proprio
ammirando la bellezza e complessità della bonificazione padana.
Il controllo delle acque è opera collettiva e si basa sulla solidarietà. Non può
accettare l'egoismo individuale, ce lo dice la storia che interrompe un pensiero
e un progetto che è di tutti per inserirvi una brama individuale, onnivora,
monotematica al limiti dell'autismo sociale. E' grazie a tutto questo che nei
secoli la nostra pianura è diventata, nella varietà dei paesaggi, nell'identità
dei luoghi e delle vicende, quel "giardino verde" che i viaggiatori del Gran
Tour descrivono stupiti nei loro diari di viaggio. Togliere le regole,
abbandonare una visione totale e sociale, negare la continuità di un progetto
non significa progredire, ma gettare le basi per un ritorno alla preistoria
delle nostre terre, provocare la vendetta della natura e il suo distacco
dall'umano che lentamente e sapientemente si è perseguito, cancellare la
bellezza per uno squallore di cemento, distruzione, periferia incolta e
abbandonata estesa oltre ogni limite e logica. Peggiorare le condizioni del
vivere. Cancellare anche un fosso ed un canale è come in un affresco eliminare
segni e colori. All'inizio sembra poca cosa, ma alla fine rimane un muro sporco
e senz'anima.
Estratto dalla presentazione di Marzio Dall'Acqua alla guida Aquae. La gestione dell’acqua oltre l’unità d’Italia nella pianura emiliana. Celebrazione del 525° anno dallo scavo del “Cavamento Foscaglia” 1487-2012, ©2011 Museo Archeologico Ambientale di San Giovanni in Persiceto