Venerdì
25 giugno 2010 è stata inaugurata la nuova ala archeologica del Museo della Città,
un nuovo straordinario evento attorno a cui ha ruotato, con tre giorni d’incontri,
conferenze, dibattiti, proiezioni, l’edizione 2010 del “Festival del Mondo
antico”, che ha avuto nell’inaugurazione delle nuove sale espositive il suo momento
centrale.
Grazie all'intervento del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che ha
finanziato i restauri dei materiali e l'allestimento nell'ambito del Piano
Nazionale dell'Archeologia, agendo attraverso la Direzione Regionale per i Beni
Culturali e Paesaggistici dell'Emilia-Romagna e la Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna, il Museo accoglie ora una grande
eredità recuperando e restituendo non solo alla città (che si scopre
inevitabilmente più ricca) ma al patrimonio italiano, uno spaccato di storia e
di vita del più lontano passato. Sempre di più Rimini guarda al suo cuore antico
oramai pronta a dare le ali alla sua vocazione di città di cultura.
MUSEO DELLA CITTÀ
Via L. Tonini, 1
47921 Rimini
Tel. (0039) 0541.21482
e-mail: musei@comune.rimini.it
www.museicomunalirimini.it
Rimini ha un cuore antico e antichi tesori. Un patrimonio archeologico che sta via via ricomponendosi fra la città, con i suoi monumenti (l'Arco di Augusto, il Ponte di Tiberio, Porta Montanara e l'Anfiteatro), il complesso di scavo della domus del Chirurgo, il Museo della Città che ora accoglie, in più di 40 sale, il lungo cammino dell'uomo nel territorio dalla Preistoria al Tardoantico.
La Rimini delle origini
Se la Rimini imperiale ha costituito il primo nucleo della Sezione
archeologica aperta nel 2003, il percorso che va ad inaugurarsi prende le mosse
da un milione di anni fa con le prime testimonianze della presenza dell' homo
erectus sul colle di Covignano, allora la riva del mare che sommergeva il piano
su cui sarebbe nata la città di Rimini. Un esordio che accomuna il sito di
Covignano ai più importanti giacimenti preistorici italiani ad iniziare da Monte
Poggiolo di Forlì.
Lungo una storia che nel nostro territorio non presenta soluzione di continuità
dal Paleolitico ad oggi, si disseminano preziose eredità quali i ripostigli
dell'età del bronzo, depositi di oggetti in metallo appartenuti a
commercianti-fonditori, o i corredi delle necropoli villanoviane cresciute sotto
l'influenza di Verucchio, o ancora i prodotti delle genti (Etruschi, Greci,
Celti…) che tra VI e IV secolo a.C. hanno frequentato la valle e l’approdo dell’Ariminus,
il fiume eponimo della colonia fondata nel 268 a.C. dai Romani nel progetto di
occupazione della pianura padana.
Segni forti del processo della fondazione -nel più ampio disegno della
centuriazione del territorio e delle vie consolari- sono alcuni esemplari di
aes grave, la moneta fusa ove l’effigie del nemico celtico ha animato un
vivace dibattito sulla responsabilità politica dell’emissione, così come i
pocola deorum, le ciotole con graffiti o suddipinti nomi e sigle delle divinità
del pantheon coloniario o indicazioni delle ripartizioni amministrative, fonte
di conoscenza per la provenienza dei coloni.
La Rimini repubblicana
Nelle sale del Museo prende dunque corpo la città romana di Ariminum che
svela dapprima il volto della colonia di età repubblicana, caratterizzata da una
possente cerchia muraria, un reticolo stradale che disegna isolati entro cui
crescono domus caratterizzate dall'accostamento di spazi abitativi a vani di
servizio, cortili con vasche e portici per la produzione artigianale: attività
che anima anche le campagne, ove a fianco dell’agricoltura, fiorisce una vivace
industria laterizia e di vasellame. La città fra III e I sec. a.C. racconta la
sua anima attraverso le necropoli, i monumenti funerari dislocati lungo
le vie di accesso, nonché attraverso i possenti marmi, le sculture e le
plastiche terrecotte testimoni degli edifici templari.
La Rimini imperiale
Incrociando la storia di Roma e i personaggi che la resero grande nella sua
fase repubblicana (da Camillo, a Flaminio, da Mario a Cesare), Ariminum entra
nell’epoca imperiale come colonia rifondata da Augusto: ne sono testimoni l’Arco
posto al termine della via Flaminia, il ponte sul Marecchia, il teatro, la
costruzione di acquedotti e sistemi fognari. Alla rinnovata vitalità urbanistica
fa riscontro una fiorente ripresa edilizia e la frequente trasformazione degli
spazi domestici da aree produttive ad aree residenziali. La città augustea
mostra con orgoglio i raffinati pavimenti musivi, fra ricche trame
geometriche, artistiche raffigurazioni, tappeti monocromi punteggiati di marmi
preziosi; ma anche eleganti arredi, vivaci pitture ad affresco, sculture,
ceramiche e instrumenta testimoni di lusso, agiatezza economica e fervore
culturale. Un patrimonio finora “nascosto” o poco conosciuto, che una complessa
e ampia operazione di restauri mostra ora in un ritrovato splendore.
Rimini, Museo della Città - Lucerna con raffigurazione di Vittoria alata (I sec.
d.C.) - Scavi di via Sigismondo
Le domus che hanno attraversato i secoli dell’Impero fra ristrutturazioni, ampliamenti e conversioni, disseminano la pianta di Ariminum, distendendosi all’interno degli isolati lungo cardi e decumani. Gli ambienti delle domus dell’arco d’Augusto, dell’ex san Francesco, dell’ex Vescovado, delle scuole Industriali, del teatro Galli, luoghi nel cuore della città che appartengono alla memoria dei riminesi, si integrano con la domus di palazzo Diotallevi e la famosa domus del Chirurgo, già oggetto di esposizione nel primo segmento della sezione archeologica.
Il Tardoantico
Il mosaico pavimentale è protagonista indiscusso anche delle sale
dedicate alla Rimini tardoantica. La Sezione ne presenta splendidi esemplari a
campionatura di un ingente patrimonio accumulato per lo più negli anni ’50 e ’60
negli scavi di palazzo Gioia, palazzo Palloni e Mercato Coperto: qui sono venuti
in luce i resti di domus palaziali erette fra V e VI secolo, periodo in cui
l’insediamento della corte imperiale nella vicina Ravenna diede rinnovato
impulso all’attività artigianale e costruttiva. Come preziosi tappeti di pietra
dalla delicata policromia, I mosaici propongono intricati motivi geometrici che
si dilatano e si rincorrono ad occupare l’intera superficie disegnando schemi
complessi, o più raramente fanno da cornice a immagini figurate. Fra queste
spiccano la cosiddetta Venere allo specchio e la scena di processione con
i doni, aristocratiche citazioni di vita di una classe di potere ancorata alla
tradizione classica e alla proprietà terriera. Il medesimo contesto di palazzo
Gioia ha restituito il mosaico delle Vittorie, cosiddetto dall’immagine
della soglia di un ampio vano di rappresentanza; emblematico della migliore arte
musiva nell’Ariminum del II secolo, l’intero pavimento sopravvisse per centinaia
di anni mantenendo alla stanza la funzione di ricevimento anche nella
ristrutturazione in forme palaziali dell’antica domus imperiale. Allo stesso
complesso insediativo appartiene presumibilmente il frammento di mosaico
recuperato negli anni ’80 nell’area dell’ex hotel Commercio, in cui risalta la
vivacità del piumaggio di un pavone, reso con l’impiego di tessere in pasta
vitrea e inserito in uno schema di cerchi annodati.
Rimini, Museo della Città - Particolare del mosaico delle Vittorie (II d. C),
rinvenuto durante gli scavi di Palazzo Gioia
Insieme agli arredi e alle suppellettili, i mosaici evocano il tenore di vita
nelle dimore tardo antiche all’apice del loro splendore. Ma mostrano anche i
segni della rapida decadenza, preludio dell’abbandono intorno alla metà del VI
secolo, al tempo della guerra fra Goti e Bizantini che sigla il passaggio dalla
romanità al medioevo. Passaggio visivamente reso dalla ricomposizione di una
situazione di scavo che vede una tomba alla cappuccina, anonima sepoltura in
tegoloni di reimpiego, invadere lo spazio prima destinato alle abitazioni,
intaccando con una profonda ferita l’armoniosa geometria di un mosaico tardo
antico.
Un'immagine che se da un lato chiude idealmente la Sezione archeologica,
dall'altro anticipa il segmento altomedievale, di futuro allestimento, che andrà
ad introdurre la Sezione medievale raccordandola al percorso classico.
L'inaugurazione delle nuove sale segna l'apertura del Festival del Mondo Antico: nelle 3 giornate del Festival (25-27 giugno) è previsto un folto calendario di visite guidate gratuite su prenotazione, inserite in programma sotto il titolo "Nuove ali per un cuore antico". Info: http://antico.comune.rimini.it/
Dalla
Preistoria al tardoantico: una finestra sulla storia di Rimini
Intervista a Luigi Malnati, Soprintendente per i Beni Archeologici
dell’Emilia-Romagna
Rimini apre la nuova sezione archeologica e completa il primo nucleo
inaugurato nel 2003. Qual è il suo significato per la città?
Il significato per la città è di estrema importanza perché si completa la
sezione archeologica aperta nel 2003, che riguardava un periodo specifico,
quello dell’età romana e imperiale. Con l’apertura di queste nuove sale, oggi il
museo archeologico assume una propria continuità cronologica che parte dalla
Preistoria per arrivare al periodo del Tardoimpero, acquistando così un
significato fondamentale per la conoscenza della storia di Rimini.
Quale ruolo assumerà, con questa apertura, il Museo della Città nel
contesto regionale e nazionale?
Nel contesto regionale quello di Rimini diventa uno dei più importanti
musei, a livello del museo archeologico di Bologna o del museo nazionale di
Spina a Ferrara o di quello nazionale di Parma. Un museo che ha sì una valenza
di carattere locale, ma che investe la storia di tutta la regione; ma di più:
investe la storia di tutto il contesto adriatico, dal Po fino alle Marche.
Cosa vi troveranno i visitatori?
I visitatori potranno ammirare non tanto i singoli pezzi, ma soprattutto
troveranno la ricostruzione della storia della città e di ciò che vi era prima
della città, come le vicende preistoriche del territorio, dei primi abitanti di
età paleolitica e neolitica. Quindi l’importanza delle nuove sale non è tanto in
un punto focale, quanto nell’importanza di un percorso, di un filo storico che
viene ricostruito dall’inizio e narrato come leggendo un libro di storia.
Fermo restando il valore storico e archeologico assoluto degli strumenti
del Chirurgo o del pinax, vi saranno esposti pezzi ‘unici’ che meritano la
visita della nuova sezione?
Non sottolineerei tanto i pezzi unici quanto alcuni complessi molto
importanti. Volendo scegliere qualcosa di particolare mi concentrerei sulla
sezione dedicata alla fondazione di Rimini, la Rimini repubblicana. La Rimini
del III sec. a.C. che ha un valore storico a sé perché è la prima colonia che i
Romani portano al di là degli Appennini. Tanto è vero che l’intera Italia
settentrionale, per un periodo di tempo piuttosto lungo, viene chiamata dai
romani Provincia Ariminum. Quando i romani assegnano i compiti ai magistrati, il
magistrato che si occupa dell’Italia settentrionale viene incaricato di curare
la Provincia Ariminum. Quindi in questo periodo, tra il III e II sec a.C.,
Rimini è una piccola capitale. E’ la capitale degli stanziamenti romani a nord
dell’Appennino, con un’importanza strategica, commerciale, culturale, di
portatrice di civiltà che è unica.
Qual’ è il ruolo e l’impegno della Soprintendenza per i Beni archeologici
dell’Emilia-Romagna in questo progetto?
La Soprintendenza ha curato questo allestimento in prima persona. Noi
abbiamo a suo tempo assunto incarico, con un finanziamento ad hoc, per la
realizzazione di un progetto che era stato commissionato dal Comune di Rimini.
Col Comune abbiamo lavorato fianco a fianco. Siamo molto soddisfatti, e credo
che, come anche per quanto riguarda la domus del Chirurgo, il museo di Rimini,
al di là che sia civico o un civico con molto materiale statale, rappresenta per
la Soprintendenza un punto fermo nella regione.
Qual è il filo che ha guidato l’allestimento della sezione?
E’ sicuramente la ricostruzione storica, e mi piace sottolineare che
l’archeologia è uno strumento di conoscenza storica innanzitutto in un
inserimento di carattere territoriale, nel caso di una città, anche urbanistico.
Non è più semplicemente storia dell’arte, e mi pare che nelle scelte realizzate,
che sono proposte nel comitato scientifico, questo risultato si possa apprezzare
in modo particolare.
Intervista di Emilio Salvatori, Capo ufficio stampa del Comune di Rimini
MUSEO DELLA CITTÀ
Via L. Tonini, 1
47921 Rimini
Tel. (0039) 0541.21482
e-mail: musei@comune.rimini.it
www.museicomunalirimini.it
Orari di apertura:
dal 16 settembre al 15 giugno | da martedì a sabato 8,30 - 12,30 17,00 - 19,00 domenica e festivi 10,00-12,30 15,00 - 19,00 chiuso nei lunedì non festivi |
dal 16 giugno al 15 settembre | da martedì a sabato 10,00 - 12,30 16,30 - 19,30 domenica e festivi 16,30 - 19,30 martedì e venerdì di luglio e agosto anche 21,00 – 23,00 chiuso nei lunedì non festivi |
Biglietti (comprensivi dell'ingresso anche alla domus del chirurgo)
€ 5,00 Intero
€ 3,00 Ridotto
€ 2,00 Studenti
Visite guidate:
prenotazione obbligatoria da effettuarsi telefonando al Museo della Città
(0541/21482) con almeno una settimana di anticipo
costo € 25,00 a gruppo (max 25 persone), oltre al prezzo del biglietto
Comunicazione a cura dell'Ufficio stampa del Comune di Rimini
ufficio.stampa@comune.rimini.it
Per saperne di più www.comune.rimini.it