sabato 27 settembre 2008
a partire dalle ore 15
Visita guidata al museo ed agli scavi della Piana di San Martino
Il Museo Archeologico della Val Tidone ha sede nei sotterranei della Rocca
Municipale di Pianello; è stato inaugurato nell’aprile del 1999 grazie alla
collaborazione tra la Soprintendenza per i Beni Archeologici
dell’Emilia-Romagna, l’Amministrazione Comunale di Pianello ed i volontari della
locale Associazione Archeologica Pandora.
Il Museo consta di tre sale.
Nella prima sala sono conservati fossili che illustrano le fasi di formazione
della pianura padana, materiali di interesse archeologico provenienti da
collezioni e la stele funeraria di Valeria Nardis, databile ad epoca romana
altoimperiale, rinvenuta in una zona nella quale era già stato recuperato un
capitello graffito e decorato da volute, ovoli e palmette, forse pertinente ad
un’edicola sepolcrale.
Nella seconda sala sono esposti reperti che documentano la presenza umana in Val
Tidone in epoca preistorica e protostorica (dal V millennio a.C. alle soglie
della romanizzazione – II/I secolo a.C.). Uno spazio notevole è dedicato ai
materiali della Piana di San Martino, in prevalenza manufatti ceramici, che
testimoniano la vita di un insediamento sviluppatosi in particolare nel corso
del I millennio a.C.
La terza sala del Museo, la più ampia, contiene testimonianze di epoca
prevalentemente romana, anche se non mancano oggetti riconducibili all’alto
Medioevo. In particolare è esposta una campionatura significativa dei reperti
ritrovati nell’abitato romano identificato presso l’attuale cimitero di Pianello,
un insediamento che, indagato nel corso di varie campagne di scavo promosse
dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, si sviluppò
nel periodo compreso tra il I secolo a.C. ed il I secolo d.C. Ad esso in epoca
tardoantica - altomedievale si sovrappose una necropoli della quale, al momento,
sono state individuate varie decine di sepolture ad inumazione. I reperti
presentati consentono di ricostruire non solo attività produttive di livello
locale, ma anche itinerari commerciali di più ampio respiro, a seguito dei quali
giunsero in Val Tidone prodotti realizzati sia nelle diverse regioni della
penisola italica, sia nei territori transalpini (ad esempio frammenti di terra
sigillata sudgallica e di anfore spagnole).
L’esposizione prosegue con i materiali romani provenienti dai vari siti della
valle, in particolare con il sarcofago da Vicomarino e con i reperti della
sepoltura di Ganaghello e della villa di Arcello e si conclude con i manufatti
inquadrabili tra epoca tardoantica ed altomedievale tornati alla luce in
località Piana di San Martino.
Gli scavi della Piana di San Martino si trovano nel territorio del comune di
Pianello, più precisamente su un promontorio roccioso in Val Chiarone sulla
strada verso la Rocca d'Olgisio. Sono promossi dalla Soprintendenza per i Beni
Archeologici dell’Emilia-Romagna che si avvale della collaborazione della locale
Associazione Archeologica Pandora.
Le indagini archeologiche stanno gradualmente riportando in luce una realtà
insediativa complessa e di grande interesse.
Le più antiche tracce di frequentazione si riferiscono all'epoca protostorica e
testimoniano l’esistenza di un insediamento, pertinente ad una comunità di
pastori-agricoltori, per il quale frammenti di colatoi comprovano la lavorazione
del latte mentre fusaiole, rocchetti e pesi da telaio attestano le attività di
filatura e di tessitura. La maggior parte dei reperti è costituita da vasellame,
destinato in genere alla preparazione ed alla conservazione dei cibi, per il
quale la varietà di forme e decorazioni consente di proporre un inquadramento
cronologico dalla media età del Bronzo alla terza età del Ferro, dal XVI al II
secolo a.C.
L’occupazione dell’altura, scoscesa e ricoperta di boschi, riprese in epoca
tardoantica, probabilmente per ragioni di sicurezza: al centro di un sistema
difensivo dislocato su tutto il crinale sono stati identificati una chiesa, vari
edifici in muratura, una torre di guardia, un impianto produttivo per la
lavorazione dei metalli, un forno per utilizzo alimentare, una serie di
sepolture.
I reperti ceramici e numismatici indicano concordemente una continuità di
presenze dal IV secolo d.C. fino all’età moderna. In particolare sono stati
rinvenuti frammenti ceramici di uso domestico inquadrabili tra la fase
tardoantica e l’epoca longobardo-carolingia, oltre a monete che vanno da
un’emissione del re goto Teodato (534-536 d.C.) a una dell’imperatore Ottone I,
re d’Italia dal 962 al 973 d.C., per proseguire con un serie di pezzi, battuti
dalle zecche medievali e rinascimentali di Piacenza, Cremona, Milano, Como,
Genova ed Urbino, che documentano un’insospettabile serie di contatti con
svariati centri della penisola.
Particolarmente importanti sono i rinvenimenti relativi ad una colonna marmorea
pressoché integra e ad una serie di attrezzi, prevalentemente in ferro,
riconducibili alla fucina di un fabbro longobardo.
Informazioni dal sito della Comunità Montana Valle del Tidone
http://www.cmvaltidone.it/itinerari_museo_archeologico.php
http://www.cmvaltidone.it/itinerari_scavi_archeologici.php