Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna, Museo Civico Archeologico
Etnologico di Modena e Dipartimento di Beni Culturali dell'Università degli Studi di Bologna
mostra
Mano nella mano. Reperti di un amore oltre la
morte
dal 13 settembre al 9 febbraio 2014
(prorogata)
Modena, Lapidario Romano dei Musei Civici
Palazzo dei Musei
Largo Porta S. Agostino 337
Tel. 059 2033100 - 2033125
Orari: da lunedì a venerdì dalle 8.00 alle 19.00 -
sabato, domenica e festivi dalle 9.30 alle 19.00
Ingresso gratuito
Una foto che ha fatto il giro del mondo,
un ritrovamento che ha dato un nuovo significato all'espressione "uniti per
sempre".
Correva l'anno 2009. A Modena, nell'area compresa tra viale Ciro Menotti e via
Bellini, si stanno effettuando gli scavi archeologici preventivi alla
realizzazione di locali interrati in un edificio di edilizia privata. La zona è
a poca distanza dalle fortificazioni di Mutina, la Soprintendenza per i
Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna la ritiene ad alta potenzialità
archeologica e dispone fin dall'inizio il controllo archeologico preventivo.
Alla fine lo scavo restituirà resti di strutture di età romana riferibili al
suburbio di Mutina e una necropoli tardoantica. Documenti certamente
importanti sul piano archeologico ma che non avrebbero mai varcato i confini
nazionali se non fosse stato per una suggestiva tomba del VI-VII secolo d.C.,
subito soprannominata dai media, degli "amanti
di Modena". In realtà il rapporto tra i due individui sepolti
insieme non è ancora del tutto chiaro: coniugi? fratelli? Gli archeologi non
hanno mai usato le parole amanti o sposi, limitandosi ad attendere gli esiti
delle analisi del Dna che dovrebbero essere disponibili dalla metà di settembre.
Nel frattempo però a questo singolare ritrovamento si è deciso di dedicare la mostra "Mano nella mano. Reperti
di un amore oltre la morte", inserita tra gli eventi del Festival della Filosofia
2013, che si terrà a Modena, Carpi e Sassuolo nelle giornate del 13, 14 e15
settembre.
L'esposizione proporrà la ricostruzione della sepoltura dei due individui,
realizzata dall'équipe del prof. Gruppioni, corredata da pannelli illustrativi e
da un giornale di mostra che presenterà in anteprima i risultati degli scavi
archeologici e delle analisi antropologiche eseguite non solo sui resti
scheletrici di questa tomba, ma su tutte le 11 sepolture complessivamente
rinvenute.
Gli esami antropologici hanno rivelato che una parte della necropoli era
riservata a uomini adulti uccisi a colpi di spada e deposti entro sepolcri
monumentali.
scarica il depliant della mostra
Mano nella mano. Reperti di un amore oltre la morte
di Silvia Pellegrini (Settore Cultura - Museo Civico Archeologico Etnologico)
L’amore di un uomo e di una donna sepolti insieme mano nella mano torna a
vivere dopo 1500 anni.
La sensazionale scoperta archeologica, effettuata dalla
Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, che nel 2009 fece il
giro del mondo, viene presentata per la prima volta al pubblico. Le analisi
condotte da una équipe di archeologi e antropologi hanno fatto luce sulla storia
di questa coppia e di altri membri della loro comunità sepolti tra V e VI secolo
alle porte di Mutina.
L’uomo e la donna furono deposti insieme nel sepolcro dopo la morte avvenuta per
entrambi all’età di circa 30 anni. Nella tomba, una semplice fossa scavata nel
terreno, fu deposto per primo il corpo dell’uomo (a sinistra), adagiato supino
con il braccio sinistro disteso lungo il fianco, mentre quello destro era
ripiegato sul bacino. Al momento della deposizione le mani dei due defunti
furono intrecciate, sovrapponendo la mano della donna a quella dell’uomo.
Con questo gesto simbolo d'amore, i familiari vollero forse sigillare per
sempre all’interno del sepolcro l’affetto che li aveva uniti in vita.
All’anulare della donna era infilato un semplice anello in bronzo, forse pegno
di fidanzamento (la
fede nuziale sarà introdotta solo nel pieno medioevo): come scrive Isidoro di
Siviglia (560-636) la posizione sul quarto dito era legata alla credenza che in
esso scorresse una vena che arrivava fino al cuore (Sulle funzioni
ecclesiastiche, II 20, 8)
Alcune tombe in corso di scavo
Il sepolcreto nel quale si trovava la tomba della coppia accoglieva anche altri
membri della comunità. La parte principale della necropoli era riservata a
sepolcri di uomini feriti a morte da colpi di spada, forse nel tentativo di
difendere le loro case e le loro famiglie, e per questo onorarti come eroi. Le
tombe infatti erano sormontate da monumenti costruiti in laterizi, talvolta
coperti da lastre di pietra.
Le analisi antropologiche, condotte dall’équipe del professor Gruppioni del
Laboratorio di Antropologia Archeologica del Dipartimento di Beni Culturali
dell’Università di Bologna, hanno permesso di identificare sulle ossa i segni
dei colpi di fendente. Il caso più emblematico è rappresentato dallo scheletro
di un individuo che presentava lesioni sia sul cranio sia sulle vertebre
cervicali, dovute alla decapitazione dell’uomo per mezzo di un colpo inferto da
una lama tagliente e affilata.
Tomba 11 - Il cranio di un uomo con i segni di ferite da arma bianca (a sin) e
la ricostruzione tridimensionale che evidenzia i colpi di fendente sul cranio e
sulle vertebre cervicali (a des)
Non è ancora possibile precisare l’origine di questa comunità sepolta alle porte
dell’antica Mutina fra la fine del V e il VI secolo d.C.
Il rituale funerario è
improntato sulla scelta di allineare le sepolture su file parallele e di deporre
i corpi con il capo verso ovest, secondo modelli frequenti dall'epoca tardo
antica anche tra i gruppo immigrati di origine germanica.
Le prime attestazioni
delle migrazioni di queste popolazioni nel modenese risalgono infatti già al IV
secolo e nel secolo successivo la città dovette affrontare le conseguenze del
passaggio dei Visigoti condotti da Alarico e degli Unni capeggiati da Attila.
Circa un secolo dopo, nel 569, è probabile che Mutina sia stata conquistata dai
Longobardi, ai quali sono riferibili importanti rinvenimenti archeologici
nell’area urbana.
Il progetto di valorizzazione è stato sviluppato grazie alla collaborazione tra Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna e Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena. La mostra fa parte degli eventi in programma nell’edizione 2013 del Festival della Filosofia sull’Amare che si terrà a Modena, Carpi e Sassuolo nelle giornate del 13-14-15 settembre.
museo.archeologico@comune.modena.it
www.comune.modena.it/museoarcheologico
www.facebook.com/museoarcheologicomodena
programma completo del Festival della Filosofia 2013
Settore Cultura - Museo Civico Archeologico Etnologico
tel. 059.203.4825 fax 059.203.3110
Inaugurazione venerdì 13 settembre 2013, alle
ore 17
con Filippo Maria Gambari, Soprintendente per i Beni
Archeologici dell'Emilia-Romagna, e Giorgio Gruppioni, direttore del
Laboratorio di Antropologia, Dipartimento di Storie e Metodi per la
Conservazione dei Beni Culturali dell’Università di Bologna (sede di Ravenna)
In occasione delle tre giornate del Festival della
Filosofia 2013,
che si terrà a Modena, Carpi e Sassuolo dal 13 al 15 settembre,
la mostra è visitabile nei seguenti orari:
venerdì 13 ore 8 - 23; sabato 14 ore 8 - 01; domenica 15 ore 9.30 – 20