Nell'estate del 1992, un paio di mesi dopo la strage di Capaci e a poche ore da quella di via D’Amelio in cui persero la vita i giudici Falcone e Borsellino e gli agenti della scorta, un gruppo di donne sentì la necessità di reagire. L'azione simbolica a cui diedero vita fu un digiuno nella piazza principale di Palermo, un atto che ancora oggi colpisce per il suo coraggio. Ventidue anni dopo quelle donne, alcune al tempo ragazze, “si ritrovano” nella mostra dal titolo “Le donne del digiuno contro la mafia”, ospitata nelle suggestive sale del MAF
LE DONNE DEL DIGIUNO CONTRO LA
MAFIA
Fotografie di Francesco Francaviglia
da domenica 8 marzo a domenica 17 maggio 2015
al MAF - Museo Archeologico di Forlimpopoli “Tobia Aldini”
Piazza A. Fratti, 5
Forlimpopoli (FC)
Orari di apertura al pubblico: venerdì 9-13, sabato e domenica 10-13 e
15,30-18,30
(dal lunedì al sabato, in mattinata, accesso riservato alle
scuole con visite e laboratori solo su prenotazione 0543 748071)
Inaugurazione della mostra: sabato 7 marzo 2015
alle ore 18
L'inaugurazione
è preceduta da un convegno pubblico nel
Teatro comunale “G. Verdi” (ore 16,30)
Biglietto di ingresso alla mostra e al museo €
3,00 - gratuito per i giovani fino a 25 anni
Info e Prenotazioni tel 0543 748071 (operativo negli orari di apertura del
museo)
didattica@maforlimpopoli.it
- www.maforlimpopoli.it
L’inaugurazione della mostra, fissata per sabato 7 marzo 2015 (alle
ore 18), è preceduta da un convegno pubblico
che si terrà presso il Teatro comunale “G. Verdi” a partire dalle ore 16,30.
Intervengono
Mauro Grandini, Sindaco di Forlimpopoli
Franca Imbergamo, Sostituto Procuratore della Procura Nazionale Antimafia
Alessandro Zucchini, Direttore Istituto per i Beni artistici, culturali e
naturali Regione Emilia Romagna
Rosanna Pirajno, Attivista contro la mafia, già Donna del Digiuno
Gianluca Corzani, Presidio Libera “Giuseppe Letizia” Forlimpopoli
Vincenza Rando, Responsabile legale di LIBERA
Elena Melloni, Delegato Emilia-Romagna FIAF
Francesco Francaviglia, Fotografo
Moderano
Silvia Bartoli, Direttore MAF
Franco Ronconi, Presidio Libera “Giuseppe Letizia” Forlimpopoli
La mostra è costituita da 31 ritratti realizzati dal fotografo Francesco Francaviglia
ed è curata da Tiziana Faraoni, photoeditor de L'Espresso, e
accompagnata da un audioproject firmato da Giuditta Perriera in cui ritornano le
voci del passato: frammenti di telegiornali, le interviste a Falcone e
Borsellino, le testimonianze di quei pentiti che azionarono i radiocomandi degli
esplosivi.
Sono i volti delle “Donne del Digiuno”, quelle donne che nell’estate del 1992
scesero in piazza «per infrangere il silenzio e l’omertà» e iniziarono la loro
personalissima protesta – un digiuno per gridare la «fame di giustizia»–
chiedendo le dimissioni dei più alti vertici dello Stato italiano. Di uno Stato
che si era dimostrato incapace di difendere i suoi uomini migliori, impegnati a
combattere una lotta impari nel tentativo di debellare quelle insidie mafiose
che della nostra Repubblica stavano minando le fondamenta, i principi più
nobili, le sue istituzioni. La «scia di sangue» di quell’estate siciliana non si
interruppe e fra il 1993 e il 1994 risalì la penisola (da Roma a Firenze, a
Milano e poi, ancora, a Roma) colpendo con ferocia e mortalmente «luoghi simbolo
della nazione», lasciando un tragico bilancio di vittime e seminando nuovamente
sgomento e terrore.
I volti ritratti da Francesco Francaviglia sono quelli di donne coraggiose che
disprezzando il male, compreso quello che poteva ritorcersi contro di loro, si
schierarono a viso aperto contro la criminalità empia e brutale che insanguinava
-e tuttora insanguina- quella stagione. Volti che il trascorrere del tempo ha
solcato di rughe ma ha lasciato belli, ricchi di una fierezza antica, fisionomie
ineluttabilmente mutate che però conservano intatta l’audacia, la ribellione, la
resistenza.
Alcuni di quei volti sono di persone note. C’è Pina Maisano Grassi, moglie di
Libero, l’imprenditore ucciso per essersi ribellato al pizzo, ci sono Simona
Mafai, storica capogruppo comunale del Pci, la fotografa Letizia Battaglia e
l’ex sindaco di San Giuseppe Jato, Maria Maniscalco. C’è Michela Buscemi, nota
per essersi costituita parte civile al maxiprocesso del 1985 dopo l’assassinio
dei suoi due fratelli, e ci sono Luisa Morgantini, ex vice presidente del
Parlamento Europeo, e la cantante Giovanna Marini, giunte da Roma per
partecipare all’iniziativa delle palermitane.
Altre sono effigi di donne che hanno continuato la loro resistenza nella classe
di una scuola, in un ufficio della Regione, in un quartiere difficile come
quello dello Zen: Bice Salatiello, Virginia Dessy, Anna Puglisi.
da sinistra: Pina Maisano Grassi, Rita Borsellino, Maria Maniscalco
Per l’occasione è stato realizzato il libro-catalogo “Le Donne del
Digiuno” a cura di Marco Delogu, edizioni Postcart (2014) dove trovano spazio i
contributi di Pietro Grasso, Presidente del Senato, Leoluca Orlando, Sindaco di
Palermo, Franca Imbergamo, Magistrato della Procura Nazionale Antimafia, Antonio
Natali, Direttore della Galleria degli Uffizi, Letizia Battaglia, fotografa,
Salvo Palazzolo, giornalista de La Repubblica, e le testimonianze delle donne
ritratte.
“Sono volti che è bello rivedere –scrive Pietro Grasso- sguardi che sfidano il
silenzio e la paura. Solo chi sente nella sua coscienza di aver fatto tutto ciò
che gli era possibile per infrangere il silenzio e l'omertà, solo chi sente di
aver dato il proprio contributo, piccolo o grande che sia, per la ricerca della
verità e della giustizia, per l'educazione alla responsabilità delle nuove
generazioni, per la diffusione della legalità come cultura condivisa, potrà
guardare queste foto senza dover abbassare lo sguardo”.
“A distanza di tanti anni da quel terribile 1992 a Palermo, e poi 1993 a
Firenze, Roma, Milano -aggiunge Franca Imbergamo- i volti delle donne del
digiuno riemergono attraversati dal tempo ma ancora febbricitanti di passione
civile… Rivedere oggi quei volti nelle foto di Francesco Francaviglia, significa
misurare tutto il dolore e l’orrore di quanto è accaduto e tutto l’immane vuoto
di verità che, ancora oggi, nonostante tutto, avvolge le stragi… Una scia di
sangue che non si interrompe nell’ estate siciliana del 1992 e sale lungo la
penisola, nei luoghi simbolo della vita della nazione per seminare il terrore…”.
Il libro si chiude con la foto del viso di Rita Borsellino perché, come ha
scritto Francaviglia, il suo “è il volto di tutte le donne che in quell’estate
del ’92 piansero, si disperarono ma continuarono a lottare”.
Promossa dal Comune di Forlimpopoli, di concerto con il Presidio Libera
“Giuseppe Letizia” e il Museo archeologico “Tobia Aldini”, la mostra giunge al Museo Archeologico di Forlimpopoli dopo la presentazione
nel 2014 a Palermo e
le successive tappe di Roma, Firenze (Galleria degli Uffizi) e Bibbiena dove ha riscosso un grande
successo di pubblico e di critica
Data la valenza educativa e formativa dell’iniziativa, si intende rivolgere
particolare attenzione ai giovani, proponendo percorsi che si terranno per tutto
il periodo di apertura della mostra, con visite guidate gratuite a cura di
“RavennAntica” destinate a docenti e studenti delle scuole di ogni ordine e
grado della città e del territorio.
La mostra è inserita nel progetto promosso dall’Istituto per i Beni artistici,
culturali e naturali della Regione Emilia Romagna “SEMI. Musei in Emilia-Romagna
per Expo 2015” ed è parte integrante del percorso di avvicinamento alla “XX
Giornata nazionale della memoria e dell’impegno”: “La verità illumina la
giustizia” promossa da LIBERA, in programma il prossimo 21 marzo a Bologna.
L’inaugurazione della mostra, fissata per sabato 7 marzo 2015 alle ore 18, è
preceduta da un convegno pubblico che si terrà presso il Teatro comunale “G.
Verdi” a partire dalle ore 16,30.
Le stampe fotografiche dell’allestimento sono curate da Antonio Manta,
stampatore famoso per i suoi allestimenti museali in ambito europeo.
Inaugurato nel 1961, il Museo Archeologico di Forlimpopoli "Tobia Aldini" constava di sette sale espositive con materiali di epoca preistorica, romana, medievale e rinascimentale acquisiti grazie a ricerche e a scavi archeologici effettuati nella città e nel territorio limitrofo. Prezioso contenitore di storia, il museo è a sua volta contenuto nella pregevolissima Rocca Hordelaffa (o Albornoziana) che si erge imponente nel cuore di Forlimpopoli. La costruzione del primo fortilizio, voluta del cardinal legato Egidio Carrilla de Albornoz, risale agli anni 1361-1363, ma è solo nel 1379 (con Sinibaldo Ordelaffi che la trasforma in rocca vera e propria) e soprattutto tra il 1471 e il 1480, con Pino III Ordelaffi, che la struttura acquista la mole e l'aspetto attuale con una serie di interventi poi completati sotto le signorie di Gerolamo Riario e di Caterina Sforza. Da tempo simbolo e cuore della città di Forlimpopoli, queste due gemme sono ora protagoniste di un'opera di riqualificazione che ha visto il riallestimento del Museo Archeologico “Tobia Aldini” e la rifunzionalizzazione della Rocca Ordelaffiana di Forlimpopoli.
clicca qui per andare al sito del Museo Archeologico "Tobia Aldini" di Forlimpopoli
La referente per la Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna è l'archeologa Annalisa Pozzi