Nel 2010 ricorrono gli anniversari di due importanti compositori: Bernardo Pasquini, morto nel 1710, e Alessandro Scarlatti, nato nel 1660.
Per questo l’Associazione Culturale Bal’danza ha scelto di inaugurare la seconda stagione di musica e arte al Museo Archeologico Nazionale di Ferrara con un concerto che include due brani di entrambi gli artisti. Anche quest'anno l'iniziativa è promossa da Associazione Culturale Bal'danza in collaborazione con la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia-Romagna e la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna.
Ferrara
domenica 21 febbraio 2010 alle ore 11
presso la Sala delle Carte geografiche
del Palazzo di Ludovico il Moro
in via XX settembre 122
In programma
SONO UNITE IN CIEL LE SFERE
l'Ensemble "Armonia delle Sfere"
Miho Kamiya soprano
Daniele Salvatore flauti dolci (contralto, basso) e traversiere
Stefano Rocco tiorba, chitarra barocca
Silvia Rambaldi clavicembalo
eseguirà
Alessandro Scarlatti
(1660 – 1725)
Clori mia, Clori bella Cantata per soprano,
flauto dolce e basso continuo
Toccata 3a (allegro, adagio, giga/allegro)
per flauto e basso continuo
Bernardo Pasquini
(1637-1710)
Sono unite in ciel le sfere Aria per
soprano e basso continuo
Partite sopra l’aria delle Folia da Espagna per cembalo e tiorba
George F. Handel
(1685 – 1759)
Mi palpita il cor Cantata per soprano,
flauto e b.c., HWV 132 b
No se emendarà jamas Cantata per soprano, chitarra e basso, HWV 140
Bernardo Pasquini
Sonata VIII a due bassi (In die Beati Aloisii)
Sonata II per basso continuo
Crudel vorrai che mora Aria per soprano e basso continuo
Alessandro Scarlatti
Varie introduzioni, toccate e follie… per
cembalo e tiorba
Ardo è ver per te d’amore Cantata per soprano, flauto dolce e basso continuo
Bernardo Pasquini fu un importante compositore di opere, oratori,
cantate e musica tastieristica. Originario di Massa di Valdinievole (7 dicembre
1637), in Toscana, dopo i primi studi si trasferì a Ferrara e, nel 1650, a Roma.
Fu allievo di Antonio Cesti e grande ammiratore delle opere di Palestrina e di
Girolamo Frescobaldi di cui trascrisse Il primo libro delle fantasie. Ancora
giovane entrò al servizio del principe Borghese e fu organista di svariate
chiese romane, tra le quali le Basiliche di Santa Maria Maggiore e di Santa
Maria in Ara Coeli. Fu compositore e direttore dei concerti di Cristina di
Svezia, del Principe Colonna, del Cardinale Benedetto Pamphilj e del Cardinale
Pietro Ottoboni. Per le conversazioni romane nelle corti principesche e
cardinalizie, Pasquini compose le sue Cantate da camera; nel 1679 dedicò a
Cristina di Svezia l’opera Dov'è amore è pietà e nel 1687, per l’incoronazione
di Giacomo II di Inghilterra, compose musica per un coro di 100 elementi e
un’orchestra di 150 strumenti diretta di Arcangelo Corelli. Famoso in tutta
Europa, nel 1664 suonò alla corte di Luigi XIV. Fu clavicembalista e insegnante
ricercato: fra i più noti discepoli Bernardo Gaffi, Georg Muffat, Johann Philipp
Krieger, Domenico Scarlatti. Nel 1706 venne ammesso all’Accademia dell’Arcadia
col nome di Protico Azetiano, con Arcangelo Corelli e Alessandro Scarlatti. Morì
a Roma il 21 novembre 1710 e fu sepolto nella Basilica di San Lorenzo in Lucina.
Il suo sepolcro monumentale fu realizzato dal nipote Felice Ricordati di
Buggiano. Bernardo Pasquini scrisse interessantissime sonate per solo basso
continuo e per due bassi continui in cui è notata solo la parte grave del brano
e la realizzazione compositiva è lasciata alla creatività degli esecutori. Le
Sonate VII per due bassi e II per basso solo, provenienti da un manoscritto
londinese del 1704, sono state realizzate rispettivamente da Daniele Salvatore e
da Silvia Rambaldi.
Le arie vocali in programma provengono invece da un manoscritto conservato alla
Biblioteca Marciana di Venezia nel quale compaiono brani tratti dall’opera L’Idalma
overo chi la dura la vince (1680, Libretto di Giuseppe Domenico de Totis).
Alessandro Scarlatti nacque a Palermo nel 1660 e visse un’esistenza
itinerante tra Roma e Napoli, dove si spense nel 1725. Ancor mezzo secolo dopo,
Charles Burney nel suo Viaggio musicale in Italia, lo elogiava con queste
parole: «fondò la gloria della scuola napoletana di contrappunto che produsse
eminenti musicisti». Numerosissime sono le fonti della musica per tastiera di
Alessandro. Tra queste si segnala un lungo manoscritto, datato 1715, conservato
alla British Library di Londra, che contiene ‘lezioni’ per suonare il cembalo,
regole per accompagnare e piccoli preludi (varie introduttioni) per ‘mettersi
nel tono delle composizioni’. Il trattato è arricchito da brevi toccate, danze e
variazioni sulla follia: composizioni che costituiscono ad un tempo modelli di
stile, tracce per l’improvvisazione ed esercizi per affinare la tecnica
tastieristica fino ai più alti gradi di virtuosismo. Le musiche di Alessandro ci
sono pervenute in fonti notevolmente divergenti: talvolta diverse composizioni
sono fuse assieme, talaltra alcune sezioni sono ampliate e talaltra ancora
intervengono indicazioni come «si può finire qui, o seguitare appresso ad
arbitrio» o «se la si vuol più lunga segue appresso». Tali indicazioni, che
invitano a creare liberi collegamenti tra le composizioni e ad ornare a piacere,
possono essere applicate anche ai due brani strumentali di Scarlatti presenti in
questo programma. Rielaborazioni di alcune pagine particolarmente espressive
originali per clavicembalo, un omaggio alla ‘bella maniera di sonare’ e alla
cantabilità napoletana, entrambi i brani sono resi con l’apporto di un diverso
strumento: il flauto dolce nella Toccata, la tiorba nelle Introduzioni, toccate
e follie.
La cantata Clori mia, Clori bella, composta nella tipica struttura alternata
recitativo/aria col da capo/recitativo/aria col da capo, dimostra quanto
importante sia stata l’influenza della musica italiana sul giovane Händel.
La cantata Ardo è ver per te d’amore proviene da un manoscritto veneziano che
contiene 13 cantate di Alessandro Scarlatti e rende giustizia riguardo
l’attribuzione della nostra cantata, in precedenza conosciuta solo attraverso
una partitura incompleta conservata a Napoli. Come la precedente è composta
nella stessa struttura alternata.
George Frideric Handel (Halle. 1685 – Londra, 1759) è considerato uno
dei più grandi musicisti del Settecento. Come compositore ci ha lasciato più di
600 lavori; oltre 40 opere per il teatro, 30 fra oratori, serenate ed odi, quasi
300 fra cantate da camera e musica sacra, oltre ad un grande numero di
composizioni strumentali. Handel è stato uno dei più grandi compositori di
musica per scena in assoluto, grazie all’eccezionale padronanza nello stile
dell’opera seria italiana e all’originalità dei suoi oratori inglesi. Egli si
distinse per la capacità di assimilare tutti i linguaggi musicali praticati al
suo tempo e raggiunse un tale grado di celebrità da essere onorato in vita,
forse l’unico fra i compositori, con una statua eretta nel 1738 a Londra nei
Vauxhall Gardens.
La cantata Mi palpita il cor è tratta dal corpus superstite e piuttosto nutrito
di lavori handeliani composti nella tipica struttura alternata recitativo/aria
col da capo/recitativo/aria col da capo, preceduta in questo caso da un
ulteriore recitativo ed arioso. Composta intorno al 1712, è sopravvissuta in
quattro differenti versioni, una per soprano, oboe e b.c., due per contralto
(con l’oboe, una, col traversiere l’altra) e una, sempre per contralto, parte
col traversiere parte con l’oboe. Le parole della cantata sono quelle di un
giovane sconcertato dall’inizio dell’innamoramento: «mi palpita il cor né
intendo perché», canta nel primo recitativo. La cantata rappresenta un fine
esempio di vocalismo barocco.
La cantata “spagnola” No se emenderà jamas, composta a Roma nel settembre 1707 e
strutturata in aria col da capo/recitativo/aria col da capo, è per soprano,
chitarra e basso continuo. Il testo è amoroso. La seconda aria recita: « I miei
occhi ti dicono/in muta passione/lamenti senza lacrime/parole senza voce./Come
solo amarti/il mio amore pretenda/solo d'adorarti/appagato io son». Interessante
l’aspetto ritmico “spagnoleggiante” della composizione che alterna
frequentemente accentuazione binaria e ternaria.
Ferrara. Sala delle Carte Geografiche del Museo Archeologico Nazionale. Concerto
della stagione 2008-2009
‘Armonia delle sfere’ è un ensemble musicale nato a Bologna e costituito da
artisti provenienti da diversi ambiti della musica antica (rinascimentale e
barocca) che si aggregano in formazioni variabili in funzione dei diversi
programmi proposti: in duo l’ensemble si è esibito presentando l’integrale delle
sonate per flauto dolce di Handel, mentre con due diverse formazioni in trio ha
eseguito l’integrale delle Dodici Sonate di Mancini per flauto dolce e basso
continuo.
Con gli allievi dei corsi di musica antica del Conservatorio di Bologna ha
collaborato a far rivivere il suono degli antichi strumenti della Collezione del
Maestro Luigi Ferdinando Tagliavini nell’ambito della manifestazione “Bologna si
rivela” tenuta a S. Colombano, sia nel 2009 che nel 2010.
Il gruppo ospita musicisti formatisi presso prestigiose istituzioni accademiche
nazionali e internazionali, molti dei quali svolgono attività didattica presso
vari Conservatori e Istituti italiani, e, come concertisti, sono impegnati nella
realizzazione di eventi, anche discografici, sia come solisti sia collaborando
con altre formazioni.
Per questa occasione l’organico si è modellato intorno a un progetto nato per le
ricorrenze che nel 2010 interessano due importanti compositori: Bernardo
Pasquini (1637 – 1710) ed Alessandro Scarlatti (1660 – 1725).