Museo Archeologico Nazionale di Ferrara
Via XX Settembre 122
info 0532.66299
da domenica 25 novembre 2012 a domenica 30
giugno2013
negli orari di apertura del museo: da martedì a domenica dalle 9.30 alle 17
(la biglietteria chiude alle ore 16.30)
La mostra è inserita tra le iniziative che, a partire dal 25 novembre 2012,
Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, la
Soprintendenza per i beni archeologici dell’Emilia-Romagna ha intrapreso a
sostegno dell’attività delle Istituzioni e delle Associazioni impegnate nella
difesa dei diritti delle donne, e in particolar modo contro la violenza di cui
sono vittime.
In continuità con l’evento che tra il 23 e il 25 novembre 2012, con il titolo
unico di "Donne nell’antichità. Le radici della civiltà del rispetto", ha visto
la Pinacoteca Nazionale di Bologna e i Musei Archeologici Nazionali di Parma e
Ferrara ospitare eventi e dibattiti incentrati sul confronto tra l’antichità e
il mondo contemporaneo, la mostra "Uomini che inseguono le donne. La
non-immagine della violenza sulle donne sui vasi attici dalla necropoli etrusca
di Spina" ha selezionato, tra i reperti vascolari del museo, quelle
raffigurazioni in grado di documentare, nel mondo etrusco, il riconoscimento di
una dignità della donna non vilipesa come purtroppo sempre più spesso accade
oggi.
Ne è nato un percorso suggestivo, che attraverso le immagini raffigurate su 19
vasi, mostra in vetrine tematiche, i sei argomenti fondamentali
dell'esposizione: I modelli iconografici del mito, L’inseguimento amoroso,
Cacciatori e prede, Teseo: l’efebo per eccellenza, Tutto per volontà degli
dèi, La violenza come empietà
Al
termine del percorso espositivo, l’immagine di una musa riafferma, attraverso la
sua grazia e femminilità, i valori della dignità della donna.
Tra i vasi esposti, segnaliamo per il loro significato simbolico, la grande
kylix con il rapimento di Ganimede da parte di Zeus del Pittore di Pentesilea,
il cratere a campana con il ratto delle Leucippidi, il cratere con la rara
rappresentazione del rapimento di Elena da parte di Teseo, opera del Pittore di
Boreas, e lo splendido cratere su piedistallo della tomba 136A di Valle Pega con
Aiace che trascina via Cassandra nell’ultima notte di Troia.
Originale anche l'approccio del curatore della mostra, l'archeologo Mario
Cesarano, al tema da trattare. Se l'oggetto è la rappresentazione della
violenza sulle donne nella ceramica attica, si è chiesto Cesarano, come viene
rappresentata dai ceramografi attici, e soprattutto, viene rappresentata? E visto che, dopo quelle di caccia e battaglia, le
scene in cui uomini inseguono o rapiscono donne sono le più diffuse, dobbiamo
interpretarle come scene di violenza oppure c’è altro dietro quelle immagini?
La ceramica cosiddetta attica (dalla regione greca in cui sorge Atene), la più
diffusa tra le suppellettili recuperate nelle sepolture di Spina tra il V e il
IV sec. a.C., testimonia il confronto tra le classi emergenti del centro
etrusco-padano e i valori politico-culturali che erano alla base della cultura
greco-ateniese e che trovavano la sintesi espressiva più felice nelle scene
raffigurate sui vasi.
Quanto di quella cultura ateniese fosse condiviso dagli Etruschi di Spina,
quanto le paradigmatiche immagini vascolari venissero da loro culturalmente
rielaborate e adattate alle proprie esigenze è, e sarà per molto tempo ancora,
argomento di studio e di ricerca.
Quel che è certo è che gli Spineti sapevano decifrare il significato delle
immagini poste sui vasi attici in maniera immediata.
Noi invece dobbiamo osservarle attentamente e confrontarne tante prima di
giungere a comprendere i messaggi che ogni singolo vaso poteva veicolare.
Man mano che avanziamo nella ricerca scopriamo che le scene sui vasi raccontano
storie di déi e di eroi, e non fatti di cronaca. Ma scopriamo anche che déi ed
eroi sono per immagini la sintesi narrativa del complesso intreccio culturale e
sociologico a cui si aggancia la vita reale degli uomini e delle donne
dell’antica Atene (e non solo di Atene), protagonisti di fatti di cronaca, che
le immagini narrano senza mostrare.
Ecco il senso di quel “non-immagine” del titolo della mostra, che mette insieme
una serie di vasi che pongono “sotto i nostri occhi” scene in cui, pur non
comparendo esplicitamente la violenza sulle donne, è rivelata la condizione
sociale da esse subita.
La mostra è curata dall'archeologo Mario Cesarano
Allestimento dell'architetto Francesca Benini, dell'archeologo Mario Cesarano e
di Alain Rosa; testi Mario Cesarano, consulenza grafica Francesca Benini e
Rossana Gabusi
Assistenza tecnica Calogero Laversa, Roberto Macrì, Ermanno Molinari; Immagini
fotografiche dall’archivio fotografico SBAER; restauri a cura del laboratorio di
restauro del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara; comunicati stampa e
divulgazione Carla Conti.
La mostra è realizzata con la collaborazione fondamentale del GAF (Gruppo
Archeologico Ferrarese), dell'Associazione Bal’danza e della Fondazione del
Monte di Bologna e Ravenna
L'iniziativa sostiene il Centro Donna Giustizia di Ferrara.