Donne dell’Etruria Padana dall’VIII al VII secolo a.C. tra gestione domestica e produzione artigianale
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Museo Civico Archeologico di Castelfranco Emilia in collaborazione con Soprintendenza Archeologia dell'Emilia Romagna e Museo Civico Archeologico di Bologna

vaso biconico  coperchio di vaso biconico

Donne dell’Etruria Padana dall’VIII al VII secolo a.C. tra gestione domestica e produzione artigianale
un percorso sulla donna etrusca della prima età del Ferro

Museo Civico Archeologico di Castelfranco Emilia con sede a Palazzo Piella
Corso Martiri 204
Castelfranco Emilia (Modena)

 dal 15 febbraio al 10 marzo 2015
Info e orari
059 959367
museo@comune.castelfranco-emilia.mo.it
sito web del Museo Civico Archeologico "A.C. Simonini"

inaugurazione della mostra domenica 15 febbraio, ore 17

tintinnabulo etruscoLa mostra allestita a Castelfranco Emilia è dedicata alle diverse sfaccettature della condizione femminile nell’Etruria Padana della prima età del Ferro. Il periodo storico preso in considerazione comprende il Villanoviano evoluto e soprattutto l’Orientalizzante che si declina dall’ultimo quarto dell’VIII a tutto il VII secolo a. C. e che, come ben dice il nome, segna l’apertura al massiccio ingresso di prodotti, mode, idee e influenze provenienti da Grecia, Fenicia e Medio-Oriente, che rivoluzioneranno il mondo etrusco.
Come avviene nell’Etruria tirrenica e centro-meridionale, in questo arco temporale si assiste allo sviluppo dei traffici “commerciali” e all’aumento della popolazione, due fattori che poco a poco determineranno  l’aggregazione di alcuni villaggi fino alla formazione di un centro munito di mura, strutture insediative e monumenti imponenti: la città. Bologna e Verucchio sono i centri principali che prendono forma tra Po e Appennino in una pianura progressivamente colonizzata.
Il riflesso di questa situazione, oltre che dagli scavi dell’abitato, è fornito dalle innumerevoli necropoli dove si distinguono raggruppamenti di tombe di maggiorenti in cui spiccano sepolture maschili e femminili di pari dignità. L’organizzazione socio/politica per famiglie, identificabile anche grazie ai ricchi corredi funerari che caratterizzano le tombe dei loro capi, suggerisce che la base economica relativa fosse conseguenza di una consolidata proprietà agricola.
Lo schema interpretativo archeologico identifica una separazione dei ruoli tra uomo e donna: la guerra e la politica per il primo, la casa e i beni attinenti per la seconda. Tuttavia il ruolo della donna non è rimasto invariato nel tempo. Sebbene in apparenza si possano genericamente applicare alla donna etrusca maritata gli stessi aggettivi peculiari della matrona romana “domina lanifica, domiseda, univira”, la donna etrusca, soprattutto nei tempi più antichi, presenta diverse caratteristiche che la differenziano notevolmente da quella greca e romana.
L’Etrusca padana partecipa alla vita della comunità non solo presiedendo ai banchetti ma dimostrando una capacità economica a livello del gruppo famigliare che deriva dalla gestione della rendita agricola, dal controllo dei laboratori di tessitura e di cucitura e dalle botteghe artigiane specializzate nelle ceramiche. Questo suo ruolo imprenditoriale può spiegare anche il suo precoce avvio alla scrittura, il primo nelle culture protostoriche dell’Italia del Nord e uno dei più antichi della Penisola.
I complessi e i reperti esibiti sono scelti nell’ottica di sottolineare queste diverse sfaccettature dei ruoli femminili, le loro grandi capacità tecniche e inventive per elaborare vasellami e tessuti di grande bellezza e preziosità e la loro centralità all’interno della società dell’Etruria Padana.

Fibula etrusca figurata  patera 

L’esposizione è allestita nelle sale di Palazzo Piella, sede del Museo Archeologico di Castelfranco Emilia, che già in passato ha ospitato diverse importanti mostre archeologiche.
I materiali archeologici provengono dal sepolcreto di via Sabotino (Bologna), dalle necropoli San Vitale, Benacci e Melanzani di Bologna, dalla necropoli di Casalecchio di Reno (BO) e dalla necropoli “al Galoppatoio” di Castelfranco Emilia (MO)
Il percorso è composto da vetrine con oggetti e relative didascalie, associate a testi esplicativi, immagini e grafiche per accompagnare il visitatore all’interno della mostra. Per fornirgli un ulteriore strumento di orientamento e supporto didattico è stata realizzata una guida che, ricalcandone il percorso, dà spazio all’analisi dei materiali e all’approfondimento delle tematiche trattate.
La mostra archeologica e la guida sono curate da Diana Neri e Luana Poppi Kruta.
L'esposizione è realizzata in collaborazione con Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, Museo Civico Archeologico di Bologna, Fai Giovani delegazioni di Modena e Bologna, Ass. Forum Gallorum, Res Bellica, Az. Agr. Mongiorgi, A.p.S. Methlum Kainual, con il patrocinio dell'Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna

Per informazioni:
Luca Cesari, tel. 059 959367
museo@comune.castelfranco-emilia.mo.it
sito web del Museo Civico Archeologico "A.C. Simonini"

 

 
Promosso da: Museo Civico Archeologico di Castelfranco Emilia in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna e il Museo Civico Archeologico di Bologna
Inaugurazione: domenica 15 febbraio 2015, ore 17
Alle ore 17, presentazione della mostra e saluti delle autorità presso il Teatro Dadà in Piazzale Curiel 26
Quando: da domenica 15 febbraio a domenica 15 marzo 2015
Orari: in via di definizione
La mostra apre su richiesta per gruppi e scolaresche anche in altri orari da concordare chiamando il Settore Tutela e Gestione Beni Culturali e Paesaggistici - Servizio Museo Civico Archeologico al numero 059 959367
Biglietto:

Ingresso gratuito

Prenotazione: 059.959367
Città: Castelfranco Emilia
Luogo: Museo Civico Archeologico
Indirizzo: Palazzo Piella in Corso Martiri 204
Provincia: Modena
Regione: Emilia-Romagna
Catalogo di mostra a cura di Luana Kruta Poppi e Diana Neri.
Le schede dei materiali delle tombe di via Sabotino e di Casalecchio così come i testi introduttivi e conclusivi sono di L. Kruta Poppi e D. Neri, mentre lo studio dei complessi di altra provenienza sono affidati a Anna Dore, Laura Bentini e Marinella Marchesi del Museo Civico Archeologico di Bologna