Il viaggio oltre la vita. Gli Etruschi e l’aldilà tra capolavori e realtà virtuale
In mostra per la prima volta una delle tombe trovate in Via Saffi (ex Cinema Marconi)
Mostra dal 25 ottobre 2014 al 19 aprile 2015
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Genus Bononiae Musei nella Città, Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, in collaborazione con Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, Cineca, Università di Bologna Dipartimento di Storia Culture Civiltà e Museo Civico Archeologico di Bologna

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All'interno della grande mostra dedicata alla civiltà Etrusca, la Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna espone per la prima volta la tomba di Lars Atiniu, giovane aristocratico etrusco nella Felsina di V secolo a.C., una delle tombe rinvenute nel 2007 in Via Saffi, nell'edificio occupato dall'ex Cinema Marconi.
Quando la propaganda si fa con le pietre, le stele e i corredi diventano manifesti parlanti

La stele rinvenuta nella necropoli di via SaffiIL VIAGGIO OLTRE LA VITA.
Gli Etruschi e l’aldilà tra capolavori e realtà virtuale

Palazzo Pepoli, Museo della Storia di Bologna
Via Castiglione 8 a Bologna

dal 25 ottobre 2014 al 19 aprile 2015 (prorogata)
Da martedì a domenica ore 10-19
Giovedì orario prolungato fino alle ore 22

Nell'autunno 2007, gli scavi effettuati dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna nell'ex Cinema Marconi, in Via Saffi a Bologna (archeologa responsabile Paola Desantis), hanno portato alla luce una necropoli etrusca databile tra il VI e il V secolo a.C. Il sepolcreto, costituito da 11 tombe con ricchi corredi in ceramica attica, ha restituito in particolare una straordinaria stele in arenaria scolpita a bassorilievo, con rappresentazione del viaggio del defunto nell'aldilà su un carro trainato da una pariglia di cavalli. Questo straordinario apparato decorativo della stele rappresenta così bene il tema dell'esposizione che la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna ha accettato di esporre per la prima volta a questa eccezionale sepoltura nell'ambito della mostra “Il viaggio oltre la vita”, allestita a Bologna fino al 19 aprile 2015 (prorogata).
L'esposizione affronta questo aspetto così affascinante della civiltà etrusca con l’obiettivo di svelare, attraverso immagini e oggetti, le concezioni sull’Aldilà e fare comprendere al vasto pubblico le prospettive che questo popolo antico aveva sull’oltretomba. La mostra espone capolavori provenienti dal Museo di Villa Giulia, alcuni dei quali per la prima volta fuori Roma: ceramiche figurate, sculture in pietra e l’emozionante trasposizione di una Tomba dipinta di Tarquinia (la Tomba della Nave), le cui pareti affrescate sono state “strappate” dalla camera originaria e rimontate in pannelli in maniera tale da ricostruire interamente l’ambiente tombale all’interno del Museo della Storia di Bologna, per permettere ai visitatori di vivere l’esperienza di entrare in una vera tomba etrusca dipinta. Si possono anche ammirare raffinati vasi attici da tombe etrusche tra cui il celebre Cratere di Euphronios, trafugato e poi restituito all’Italia dagli Stati Uniti, e due sculture in pietra da Vulci e da Cerveteri.
Accanto ai capolavori di Villa Giulia sono esposti materiali della Bologna etrusca e in particolare tre stele felsinee figurate, di cui due di vecchio rinvenimento, esposte al Museo Civico Archeologico, e la terza di recentissima scoperta (2007), conservata presso la Soprintendenza ai Beni Archeologici dell’Emilia Romagna ed esposta al pubblico per la prima volta, con il corredo della tomba cui apparteneva.
Le stele felsinee, riccamente decorate con scene figurate, sono la classe di monumenti più importanti per la ricostruzione dell’ideologia funeraria della città e per la rappresentazione del viaggio del defunto verso l’Aldilà. A questi monumenti è dedicata proprio la prima sala del Museo della città, nella quale è stato ricostruito il suggestivo ambiente della necropoli di Bologna da cui essi provengono. L’esposizione dei capolavori provenienti da Roma e da Bologna è corredata di un ricco apparato di immagini e di video che contribuiscono a chiarire i significati delle opere, favorendo quindi una straordinaria immersione nella civiltà etrusca.

LA TOMBA CON STELE DELLA NECROPOLI DI VIA SAFFI
di Paola Desantis, archeologa della Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna

Il rinvenimento della tomba del giovane aristocratico etrusco nella Felsina di V secolo a.C., Lars Atiniu,  appartenente a un complesso di 11 sepolture di VI-V sec. a.C., è avvenuto nel 2007 durante gli scavi per realizzare un parcheggio sotterraneo in via Saffi a Bologna, subito all'esterno del torrente Ravone, nell'edificio occupato dal cinema Marconi. Le aree ai lati di Via Saffi (che ricalca il percorso dell'antica via Emilia in uscita occidentale dalla città) non avevano finora restituito alcuna testimonianza archeologica né coeva alla strada romana né tantomeno precedente. Dunque questo ritrovamento attesta per prima cosa una frequentazione etrusca anche in questa zona immediatamente extraurbana.
A condizionare la disposizione delle tombe è stata la presenza di un ampio canale artificiale di epoca etrusca (largo 7 metri e profondo l metro), con andamento NordOvest-SudEst. Le tombe rinvenute si dispongono lungo la sponda settentrionale di questo canale che pare segnare un reale confine, visto che sulla sua sponda meridionale non è stato individuato alcun elemento di rilevanza archeologica
Le tombe erano suddivise in due gruppi, differenziati anche per cronologia e rituale.
Il nucleo più meridionale, di sei cremazioni entro pozzetto (l'unica inumazione, di metà V sec. a.C., è infantile) comprende le sepolture più antiche della necropoli (1, 3, 4 e 8) mentre riconducono al secondo e terzo venticinquennio del V sec. a.C. le altre tre cremazioni. Due di queste hanno come cinerario una kelebe a figure rosse, di eccezionale rilievo sia stilistico che iconografico. Per la kelebe della tomba 6, con Teseo che uccide il Minotauro alla presenza di Arianna e Minosse, ho proposto un'attribuzione al Pittore di Agrigento e alla sua schiera (470-460 a.C.). La grande kelebe della tomba 2, attribuibile alla cerchia del Pittore dei Niobidi (460-440 a.C.), è caratterizzata sul lato A da una Gigantomachia capeggiata da Dioniso con corteo di satiri e menadi e, sul lato B, dalla Lotta fra Centauri e Lapiti.
Immediatamente a nord è situato il gruppo delle sepolture a grande cassa lignea rettangolare (9-12), tutte violate in un momento imprecisato ma comunque anteriore al disfacimento della cassa. Il materiale ceramico danneggiato dal saccheggio è molto frammentato ma i vasi risultano ricomponibili quasi per intero all'interno di ciascuna fossa, il che fa di ogni sepoltura un contesto certamente chiuso.
La tomba 11, oggetto del presente studio, conserva elementi di grande rilievo in particolare la stele figurata con iscrizione che riporta il sepolcro a un personaggio caratterizzato dal gentilizio atiniu
Le analisi antropologiche (coordinate da Giovanna Belcastro dell'Università degli Studi di Bologna su reperti purtroppo molto frammentati) hanno comunque individuato alcune caratteristiche dei sepolti nella tomba. Sono attestati tre individui: un giovane adulto fra i 20 e i 24 anni, probabilmente di sesso maschile, un secondo prossimo alla pubertà (tra i 12 e i 14 anni) e un terzo di età infantile. Alcune lesioni presenti sulle ossa dell'adulto, riconducibili a trattamenti post mortem, indicano che la sepoltura fu riaperta, forse per collocare altri defunti.
La tomba, rinvenuta alla quota di -4,86 m, era caratterizzata da una grande fossa (m 3,6 x 2,4 x 3,40 di profondità) con una cassa lignea attestata per quasi due metri di altezza. La violazione, molto invasiva, ha movimentato il contenuto della cassa fino al fondo ligneo con un interesse palesemente rivolto al solo materiale metallico (i vasi, pur frammentati, sono ricomponibili mentre assai scarsi e molto frammentari sono i materiali metallici).
I dati su questo piccolo sepolcreto si compongono in un'immagine coerente che illustra non solo le peculiarità di una sepoltura o del monumento funerario che la caratterizzava, ma l'intero ambito ideologico-culturale da cui queste manifestazioni sono scaturite. Colpisce innanzi tutto la lunga vita del sepolcreto, la cui prima attestazione si colloca intorno al 600 a.C. (quando a Felsina si assiste alla formazione di tanti nuovi nuclei sepolcrali, perdura durante il VI sec. a.C.), per poi avere maggiori presenze nel V sec. a.C. Pur nello spazio  ristretto, nessuna tomba si sovrappone all'altra, lasciando ipotizzare qualche forma di culto e/o devozione che abbia mantenuto anche all'esterno, per lungo tempo, memoria delle cremazioni più antiche.
Nel V sec. a.C. è la stele a definire i caratteri del gruppo sepolto e se l'iscrizione esplicita in modo oggettivo il carattere aristocratico del gruppo, l'iconografia del monumento sottolinea gli aspetti di una ben consapevole ostentazione dell'alto rango dei defunti. Il gruppo gentilizio degli Atini sceglie di caratterizzarsi all'esterno del sepolcro con un rimando ad una genealogia famigliare, non sappiamo quanto antica ma utile a proiettarne il più indietro possibile l'origine. E in tale ottica la gens si orienta nella scelta di un progetto di comunicazione che assuma lo schema della parata processionale-trionfale su carro, di matrice greca ma fortemente radicata nell'immaginario etrusco, in una composizione iconografica sistematica e completa della quale a tutt’oggi la stele di via Saffi sembra rappresentare l'esempio più antico.
Parte della stele rinvenuta negli scavi in via SaffiDi fatto il committente della stele si orienta in questo progetto privilegiando, accanto ad elementi coevi (chitone alla greca), soprattutto quelli assunti da modelli più antichi (carro italico, capro, acconciature di auriga e daimon). D'altro canto, nella forte adesione al dionisismo che pervade per tanti aspetti la stele (cornice ad onde correnti, palmetta, capro, muli), si può trovare l'ambito più recettivo per l'acquisizione di un elemento figurativo immediatamente succedaneo a Dioniso, e all'epoca della stele veramente inedito per i monumenti funerari, come il satiro. Se di fatto tale adepto del dio si ritroverà (ma non prima della fine del V sec. a.C.) su numerosi monumenti funerari, pur con iconografie assai diverse, il satiro della stele di via Saffi  appare al momento la più antica attestazione su stele di tale personaggio.
Per accompagnare il defunto nell'Aldilà, i committenti del monumento scelgono dunque una scena di apoteosi a cavallo scortata da un daimon arcaizzante; allo stesso tempo però individuano il defunto come un seguace di Dioniso, accostandolo al satiro e all'animale per eccellenza del sacrificio dionisiaco, il capro-ariete. Nel volgere di pochi decenni tale personaggio assumerà ben maggiore evidenza nei monumenti funerari felsinei, diventando ora diretto interlocutore del trapassato, anche in veste oppositiva, ora osservatore benevolente della scena dall'Aldilà. Nella nostra rappresentazione ogni elemento punta a costruire la suggestione di un trapasso sereno: i personaggi, tutti volti nella stessa direzione, compongono un rassicurante convoglio che scorta il defunto nel passaggio verso l'oltretomba.
Il progetto ideologico del monumento scaturì dunque da una precisa volontà che non lasciò nulla al caso. Ma se la stele identifica l’autorappresentazione esterna e pubblica esaltata dall'iscrizione, alcuni elementi del complesso dei corredi di V sec. a.C. del piccolo sepolcreto confermano anche nella dimensione privata dei materiali di accompagno sepolti una manifesta e spiccata adesione al dionisismo. A questo rimanda con evidenza la kelebe con Gigantomachia della tomba 2 anche se è nel corredo del giovane aristocratico della tomba 11 che la religione dionisiaca appare elemento guida. A Dioniso riporta il suo vaso per eccellenza, lo stamnos, nonché il significato implicito nelle scene in esso rappresentate, dove le armi di Achille prefigurano morte e transizione. Ma ad Achille e alle sue armi, che sono quelle del cittadino aristocratico, sono strettamente connessi anche il recupero della regalità e il ripristino degli ideali della polis.
Allo stamnos fanno da contrappunto gli skyphoi, vasi dell'alterità e dell'inizialità, distintivi di una fase di passaggio che designa sia la condizione di adolescente che quella dell'iniziato ai misteri o del defunto.
Anche la scelta di un mito come quello di Teseo, e in particolare l'episodio del Minotauro, per il sepolto della tomba 6 potrebbe essere funzionale alla strutturazione delle poleis arcaiche. Al pari di Spina e Felsina, che adottano l'immagine di Teseo come metafora della regalità, un esponente della società felsinea di rango, appartenente alla gens degli Atini, seleziona lo stesso codice di comunicazione e, nel rivendicare il carattere antico, vero o presunto della propria stirpe, lo innesta con il portato di una tradizione greca fortemente aristocratica. Ecco che allora la scelta di un vaso raro come lo stamnos, prodotto da Atene su espressa committenza etrusca, accanto all'anforetta buccheroide di antica tradizione, appare manifesto di conclamata etruscità del defunto e della sua famiglia.
I materiali di corredo della tomba 11, databili fra il secondo e il terzo venticinquennio del V sec. a.C., paiono scandire due diversi momenti di sepoltura, cui dovettero corrispondere i tre defunti individuati dallo studio antropologico. La datazione della maggior parte dei vasi attici e della stele riporta al secondo venticinquennio del V sec. a.C. l'epoca della prima o delle prime due sepolture. Il più antico defunto, o uno dei primi due, fu il maschio adulto, presumibilmente dunque proprio Lars Atiniu. L'epoca della seconda apertura della tomba, quando i resti di Lars furono sottoposti al trattamento post mortem, potrebbe essere quella indicata dallo skyphos del Pittore di Penelope (dunque circa una generazione dopo). La particolare rappresentazione su questo vaso, con la giovane donna sul letto, di probabile significato iniziatico e di rinascita, appare consona a quell’adolescente/bambino, individuato nei reperti osteologici, forse di sesso femminile, come suggerisce la minuscola fusaiola giocattolo presente nel corredo.

Stamnos dalla Tomba 11 (foto Roberto Macrì, Archivio SBAER)  Skyphos dalla Tomba 11 (foto Roberto Macrì, archivio SBAER)
Ceramiche attiche a figure rosse dal corredo della Tomba 11 di Via Saffi (Archivio SBAER, foto Roberto Macrì)

Alla volontà e ai modi di autorappresentazione della piccola comunità, enucleata attorno alla sepoltura del portatore e ostensore di gentilizio, sottendono forse le necessità di autoaffermazione di famiglie e gruppi felsinei che nel corso del VI e poi nel V sec. a.C. vanno cercando anche a livello di collocazione funeraria una propria autonomia, staccandosi dai grandi sepolcreti di origine gentilizia e di lunga tradizione.
Qui, nella necropoli Saffi, uno di questi gruppi si agglutinerà attorno ad un monumento funerario ma anche onorifico finalizzato a raccogliere, enfatizzati dal colore, i simboli di un blasonato passato, vero o presunto, e di una fede religiosa su cui fondare e/o rifondare anche la propria egemonia politica.

Lo scavo archeologico è stato eseguito dalla ditta Wunderkammer, sotto la direzione scientifica di Paola Desantis, Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna. La segnalazione dell'area di necropoli si deve all’Ispettore Onorario per l'Archeologia Paolo Calligola
Lo studio epigrafico è di Daniele Maras, le analisi osteologiche sono di Maria Giovanna Belcastro (UniBO) e quelle diagnostiche di Andrea Rossi (DI.AR Modena)
Il restauro dei materiali è stato eseguito da Antonella Pomicetti, Virna Scarnecchia, Monica Zanardi e Micol Siboni (Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna) e dalla ditta Kriterion
Le foto sono di Roberto Macrì (Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna)


Una grande mostra dedicata alla civiltà Etrusca, un'esposizione che esplora il ricco immaginario di questo antico popolo nei confronti dell'aldilà. L'emozione di entrare in una vera tomba etrusca e ammirare una serie di incredibili reperti archeologici immersi nelle più avanzate tecnologie di realtà virtuale

manifesto mostraBiglietto integrato Genus Bononiae per visitare la mostra e il Museo della Storia di Bologna, Palazzo Fava e San Colombano Collezione Tagliavini: euro 12
Biglietto singolo per la mostra e il Museo della Storia di Bologna: euro 10

Info: 051.19936370  info@genusbononiae.it
www.genusbononiae.it

Nata da un’idea congiunta di Genus Bononiae Musei nella Città, Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e Museo Nazionale di Villa Giulia a Roma, implementata da Cineca con un progetto scientifico e tecnologico senza precedenti, la mostra "Il viaggio oltre la vita. Gli Etruschi e l’aldilà tra capolavori e realtà virtuale" è aperta al pubblico dal 25 ottobre 2014 al 22 febbraio 2015.
Realizzata in collaborazione con l’Università di Bologna Dipartimento di Storia Culture Civiltà, il Museo Civico Archeologico di Bologna, la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e quella dell’Etruria Meridionale, la grande e innovativa mostra dedicata alla civiltà Etrusca focalizza l’attenzione su un aspetto tanto affascinante quanto complesso: il ricco immaginario di questo antico popolo nei confronti dell’aldilà.
Un tema senza tempo affrontato da molteplici punti di vista: accanto ad una rigorosa parte storico-scientifica che permetterà di ammirare una serie di incredibili reperti, alcuni dei quali visibili per la prima volta al di fuori di Villa Giulia, vi è una sezione basata sulle più evolute tecnologie in ambito di realtà virtuale e dei più avanzati aspetti della multimedialità che creeranno ambienti immersivi e situazioni interattive, coniugando scienza, arte ed effetti spettacolari in un perfetto equilibrio espressivo.
Anche film, musica, design e appuntamenti didattico-formativi saranno protagonisti di rilievo in questa grande evento dove archeologia e futuro si incontrano e si fondono.
Il Museo di Villa Giulia di Roma, con questa mostra, si apre alle nuove tecnologie, accogliendo all’interno del suo percorso – primo Museo Nazionale d’Italia – un nuovo film d’animazione 3D con la partecipazione di Sabrina Ferilli. Accanto al cartoon, che racconta la storia dell’etrusca Veio, figurerà nella parte romana della mostra una riproduzione in ologramma della celebre Situla della Certosa e l’esposizione di una stele felsinea di particolare pregio

L’installazione del Sarcofago degli Sposi: il sarcofago virtuale
Il Sarcofago degli Sposi è il monumento-simbolo della civiltà Etrusca.
Realizzato in terracotta è un capolavoro potentissimo nella sua capacità evocativa, per la raffinata forma artistica e per il significato che riveste nell’ideologia funeraria etrusca, attraverso la raffigurazione di una coppia coniugale, in sottile ma esplicita tensione erotica, sdraiata su un letto da convivio e immaginata in un aldilà raffinato e sereno. Esposto permanentemente all’interno del Museo di Villa Giulia (ne esistono al mondo solo due versioni, l’altra è presso il Louvre di Parigi), sarà per la prima volta oggetto di una spettacolare ricostruzione virtuale nella Sala della Cultura del Museo della Storia di Bologna, realizzata con le più avanzate tecnologie disponibili.
L'installazione è stata ideata da Giosuè Boetto Cohen, già regista del film d'animazione 3D "Apa alla scoperta di Bologna" che Genus Bononiae ha presentato nel 2011. La complessa produzione è opera di CINECA, che ha coordinato anche tutta la fase scientifica di acquisizione digitale del Sarcofago insieme a una numerosa equipe di ricercatori e specialisti. Lo spettacolo si articola in quattro atti con colonna sonora originale composta da Marco Robino ed eseguita da un quintetto d'archi.
In fase progettuale sono stati fissati i requisiti fondamentali dell'installazione dedicata al Sarcofago: visualizzazione 3D in scala reale; limitazione delle barriere tecnologiche tra opera e visitatori; coinvolgimento di tutto lo spazio espositivo della Sala della Cultura nel contesto narrativo; rendere l'installazione trasportabile, replicabile e adattabile ad ulteriori spazi espositivi.
I visitatori entreranno a gruppi di trenta nella Sala della Cultura dove sarà visibile l'installazione, per una durata di 11 minuti. Lo spettacolo è concepito come una integrazione di proiezioni sulle pareti della sala (con tecnica di 3D mapping) e ricostruzione ologrammatica all'interno di una speciale teca. Proprio questo uso accoppiato, messo a punto insieme all'esperto di rappresentazioni virtuali Franz Fischnaller, costituisce una delle maggiori novità della mostra.

Apa e Ati
Questo viaggio nel tempo e nello spazio tra Etruria del nord ed Etruria del sud trova la sua rappresentazione ideale nei personaggi di Apa e Ati. Nel 2011, su richiesta di Genus Bononiae Musei nella Città, in occasione dell’inaugurazione del Museo della Storia di Bologna, il CINECA, con la regia di Giosuè Boetto Cohen, realizzò un cartone animato in 3D sulla storia di Bologna che combina un grande rigore filologico e le più innovative tecnologie con l'intento di informare divertendo e permettere al visitatore del Museo della Storia di Bologna di immergersi in una sorta di “Big Bang” della storia della città.
Il protagonista del filmato è APA, un etrusco "doc" che nel cartone animato ha la voce del compianto cantautore bolognese Lucio Dalla. Questo filmato, visibile all’interno del teatro virtuale presente nel Museo, riscuote da allora un grande successo tra i visitatori e non solo: è stato anche scelto per partecipare al Future Film Festival del 2011 ed ha vinto il primo premio per miglior mediometraggio nella sezione audiovisivi del Festival Internazionale dell'Audiovisivo, nei Musei e nel Patrimonio Culturale – FIAMP.
Per l’occasione di questa mostra il filmato è stato ampliato con l’inserimento di uno una scena completamente nuova. In essa l’etrusco bolognese Apa passa il testimone alla cugina etrusca "del sud" ATI, che ha la voce dell’attrice Sabrina Ferilli, e continua il racconto dal suo punto di vista. L'azione parte nelle sale del museo romano e si sviluppa al santuario di Veio. Anche in questo caso il personaggio è stato realizzato su precisi presupposti storico-culturali. Il filmato d’animazione così completato sarà presentato al prossimo Festival del Cinema di Roma

  L'etrusca del sud, Ati, ha la voce di sabrina Ferilli     L'etrusco del nord, Apa, ha la voce di Lucio Dalla
L'Etruria del sud e l'Etruria del nord trovano la rappresentazione ideale nei personaggi di Ati e Apa

Italdesign Giugiaro e il Clone del Sarcofago degli Sposi
Uno dei marchi di design italiano più noto nel mondo, la Italdesign Giugiaro, sarà presente nell’esposizione con una sua eccezionale realizzazione: il clone del più noto simbolo Etrusco Il Sarcofago degli Sposi, realizzato con la supervisione diretta di Giorgetto Giugiaro e sulla base del modello digitale 3D realizzato dal CINECA. Questo clone perfetto, dal peso di 154 kg, sarà inoltre il fulcro dell’attività didattico-formativa che i Servizi Educativi di Genus Bononiae hanno studiato ad hoc per la mostra. I vari passaggi che hanno portato alla realizzazione del manufatto sono stati documentati in un filmato visibile a fianco dell’opera esposta.

Attività didattiche
Tante e diversificate le offerte rivolte ad adulti e bambini dal Servizio Educativo di Genus Bononiae in occasione di questo evento espositivo. Ad esempio, la visita animata con laboratorio per i bambini dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia e della scuola primaria dal titolo “A spasso con Apa”, oppure quella riservata alle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado dal titolo “Un giorno da archeologo. Alla scoperta dell’aldilà etrusco”.
Inoltre, grazie alla presenza del clone del Sarcofago degli Sposi realizzato da Italdesign Giugiaro, le persone non vedenti e ipovedenti potranno fare un'esperienza di esplorazione tattile del Sarcofago.
Per informazioni, orari e costi: tel. 051.19936329. fax 051.19936310, didattica@genusbononiae.it 


Dove Palazzo Pepoli Museo della Storia di Bologna
Via Castiglione 8, Bologna
Quando dal 25 ottobre 2014 al 22 febbraio 2015 (prorogata fino al 19 aprile 2015)
Orari Da martedì a domenica ore 10-19
Giovedì orario prolungato fino alle ore 22
Biglietto Biglietto integrato Genus Bononiae per visitare la mostra e il Museo della Storia di Bologna, Palazzo Fava e San Colombano Collezione Tagliavini: euro 12,00
Biglietto singolo per la mostra e il Museo della Storia di Bologna: euro 10,00
Info tel. 051.19936370  info@genusbononiae.it   -   www.genusbononiae.it
Prenotazioni visite guidate e attività educative:
didattica@genusbononiae.it   -   Tel. 051 19936329
Ufficio stampa Genus Bononiae Musei nella Città: ufficiostampa@genusbononia.it  tel. 051.19936354
   

Cartella stampa a cura di Genus Bononiae
Informazioni scientifiche sulla necropoli di Via Saffi a cura di Paola Desantis (archeologa SBAER)

Pagina a cura di Carla Conti