Genus Bononiae Musei nella Città, Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, in collaborazione con Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, Cineca, Università di Bologna Dipartimento di Storia Culture Civiltà e Museo Civico Archeologico di Bologna
All'interno della grande mostra dedicata alla civiltà Etrusca, la
Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna espone per la prima
volta la tomba di Lars Atiniu, giovane aristocratico etrusco nella
Felsina di V secolo a.C., una delle tombe rinvenute nel 2007 in Via Saffi, nell'edificio occupato
dall'ex Cinema Marconi.
Quando la propaganda si fa con le pietre, le stele e i corredi diventano manifesti
parlanti
IL VIAGGIO OLTRE LA VITA.
Gli Etruschi e l’aldilà tra capolavori e realtà virtuale
Palazzo
Pepoli,
Museo della Storia di Bologna
Via Castiglione 8 a
Bologna
dal 25 ottobre 2014 al 19 aprile 2015 (prorogata)
Da martedì a domenica ore 10-19
Giovedì orario prolungato fino alle ore 22
Nell'autunno 2007, gli scavi effettuati dalla Soprintendenza per i Beni
Archeologici dell’Emilia Romagna nell'ex Cinema Marconi, in Via Saffi a Bologna
(archeologa responsabile Paola Desantis), hanno portato alla luce una necropoli
etrusca databile tra il VI e il V secolo a.C. Il sepolcreto, costituito da 11
tombe con ricchi corredi in ceramica attica, ha restituito in particolare una
straordinaria stele in arenaria scolpita a bassorilievo, con rappresentazione
del viaggio del defunto nell'aldilà su un carro trainato da una pariglia di
cavalli. Questo straordinario apparato decorativo della stele rappresenta così
bene il tema dell'esposizione che la Soprintendenza per i Beni Archeologici
dell’Emilia Romagna ha accettato di esporre per la prima volta a questa
eccezionale sepoltura nell'ambito della mostra “Il viaggio oltre la vita”,
allestita a Bologna fino al 19 aprile 2015 (prorogata).
L'esposizione affronta questo aspetto così affascinante della civiltà etrusca con
l’obiettivo di svelare, attraverso immagini e oggetti, le concezioni sull’Aldilà
e fare comprendere al vasto pubblico le prospettive che questo popolo antico
aveva sull’oltretomba.
La mostra espone capolavori provenienti dal Museo di Villa Giulia, alcuni dei
quali per la prima volta fuori Roma: ceramiche figurate, sculture in pietra e
l’emozionante trasposizione di una Tomba dipinta di Tarquinia (la Tomba della
Nave), le cui pareti affrescate sono state “strappate” dalla camera originaria e
rimontate in pannelli in maniera tale da ricostruire interamente l’ambiente
tombale all’interno del Museo della Storia di Bologna, per permettere ai
visitatori di vivere l’esperienza di entrare in una vera tomba etrusca dipinta.
Si possono anche ammirare raffinati vasi attici da tombe etrusche tra cui il
celebre Cratere di Euphronios, trafugato e poi restituito all’Italia dagli Stati
Uniti, e due sculture in pietra da Vulci e da Cerveteri.
Accanto ai capolavori di Villa Giulia sono esposti materiali della Bologna
etrusca e in particolare tre stele felsinee figurate, di cui due di vecchio
rinvenimento, esposte al Museo Civico Archeologico, e
la terza di
recentissima
scoperta (2007), conservata presso la Soprintendenza ai Beni
Archeologici dell’Emilia Romagna ed esposta al pubblico per la prima volta, con
il corredo della tomba cui apparteneva.
Le stele felsinee, riccamente decorate con scene figurate, sono la classe di
monumenti più importanti per la ricostruzione dell’ideologia funeraria della
città e per la rappresentazione del viaggio del defunto verso l’Aldilà. A questi
monumenti è dedicata proprio la prima sala del Museo della città, nella quale è
stato ricostruito il suggestivo ambiente della necropoli di Bologna da cui essi
provengono. L’esposizione dei capolavori provenienti da Roma e da Bologna è
corredata di un ricco apparato di immagini e di video che contribuiscono a
chiarire i significati delle opere, favorendo quindi una straordinaria
immersione nella civiltà etrusca.
LA TOMBA CON STELE DELLA NECROPOLI DI VIA SAFFI
di Paola Desantis,
archeologa della Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna
Il rinvenimento della tomba del giovane aristocratico etrusco nella Felsina di V
secolo a.C., Lars Atiniu, appartenente a un complesso di 11 sepolture di
VI-V sec. a.C., è avvenuto nel 2007 durante gli scavi per realizzare un parcheggio
sotterraneo in via Saffi a Bologna, subito all'esterno del torrente Ravone,
nell'edificio occupato dal cinema Marconi. Le
aree ai lati di Via Saffi (che ricalca il percorso dell'antica via Emilia in
uscita occidentale dalla città) non avevano finora restituito alcuna
testimonianza archeologica né coeva alla strada romana né tantomeno precedente.
Dunque questo ritrovamento attesta per prima cosa una frequentazione etrusca
anche in questa zona immediatamente extraurbana.
A condizionare la disposizione delle tombe è stata la presenza di un ampio
canale artificiale di epoca etrusca (largo 7 metri e profondo l metro), con
andamento NordOvest-SudEst. Le tombe rinvenute si dispongono lungo la sponda
settentrionale di questo canale che pare segnare un reale confine, visto che
sulla sua sponda meridionale non è stato individuato alcun elemento di rilevanza
archeologica
Le tombe erano suddivise in due gruppi, differenziati anche per cronologia e
rituale.
Il nucleo più meridionale, di sei cremazioni entro pozzetto (l'unica inumazione,
di metà V sec. a.C., è infantile) comprende le sepolture più antiche della
necropoli (1, 3, 4 e 8) mentre riconducono al secondo e terzo venticinquennio
del V sec. a.C. le altre tre cremazioni. Due di queste hanno come cinerario una
kelebe a figure rosse, di eccezionale rilievo sia stilistico che
iconografico. Per la kelebe della tomba 6, con Teseo che uccide il
Minotauro alla presenza di Arianna e Minosse, ho proposto un'attribuzione al
Pittore di Agrigento e alla sua schiera (470-460 a.C.). La grande kelebe
della tomba 2, attribuibile alla cerchia del Pittore dei Niobidi (460-440 a.C.),
è caratterizzata sul lato A da una Gigantomachia capeggiata da Dioniso
con corteo di satiri e menadi e, sul lato B, dalla Lotta fra Centauri e
Lapiti.
Immediatamente a nord è situato il gruppo delle sepolture a grande cassa lignea
rettangolare (9-12), tutte violate in un momento imprecisato ma comunque
anteriore al disfacimento della cassa. Il materiale ceramico danneggiato dal
saccheggio è molto frammentato ma i vasi risultano ricomponibili quasi per
intero all'interno di ciascuna fossa, il che fa di ogni sepoltura un contesto
certamente chiuso.
La tomba 11, oggetto del presente studio, conserva elementi di grande rilievo in
particolare la stele figurata con iscrizione che riporta il sepolcro a un
personaggio caratterizzato dal gentilizio atiniu
Le analisi antropologiche (coordinate da Giovanna Belcastro dell'Università
degli Studi di Bologna su reperti purtroppo molto frammentati) hanno comunque
individuato alcune caratteristiche dei sepolti nella tomba. Sono attestati tre
individui: un giovane adulto fra i 20 e i 24 anni, probabilmente di sesso
maschile, un secondo prossimo alla pubertà (tra i 12 e i 14 anni) e un terzo di
età infantile. Alcune lesioni presenti sulle ossa dell'adulto, riconducibili a
trattamenti post mortem, indicano che la sepoltura fu riaperta, forse per
collocare altri defunti.
La tomba, rinvenuta alla quota di -4,86 m, era caratterizzata da una grande
fossa (m 3,6 x 2,4 x 3,40 di profondità) con una cassa lignea attestata per
quasi due metri di altezza. La violazione, molto invasiva, ha movimentato il
contenuto della cassa fino al fondo ligneo con un interesse palesemente rivolto
al solo materiale metallico (i vasi, pur frammentati, sono ricomponibili mentre
assai scarsi e molto frammentari sono i materiali metallici).
I dati su questo piccolo sepolcreto si compongono in un'immagine coerente che
illustra non solo le peculiarità di una sepoltura o del monumento funerario che
la caratterizzava, ma l'intero ambito ideologico-culturale da cui queste
manifestazioni sono scaturite. Colpisce innanzi tutto la lunga vita del
sepolcreto, la cui prima attestazione si colloca intorno al 600 a.C. (quando a
Felsina si assiste alla formazione di tanti nuovi nuclei sepolcrali,
perdura durante il VI sec. a.C.), per poi avere maggiori presenze nel V sec.
a.C. Pur nello spazio ristretto, nessuna tomba si sovrappone all'altra,
lasciando ipotizzare qualche forma di culto e/o devozione che abbia mantenuto
anche all'esterno, per lungo tempo, memoria delle cremazioni più antiche.
Nel V sec. a.C. è la stele a definire i caratteri del gruppo sepolto e se
l'iscrizione esplicita in modo oggettivo il carattere aristocratico del gruppo,
l'iconografia del monumento sottolinea gli aspetti di una ben consapevole
ostentazione dell'alto rango dei defunti. Il gruppo gentilizio degli Atini
sceglie di caratterizzarsi all'esterno del sepolcro con un rimando ad una
genealogia famigliare, non sappiamo quanto antica ma utile a proiettarne il più
indietro possibile l'origine. E in tale ottica la gens si orienta nella
scelta di un progetto di comunicazione che assuma lo schema della parata
processionale-trionfale su carro, di matrice greca ma fortemente radicata
nell'immaginario etrusco, in una composizione iconografica sistematica e
completa della quale a tutt’oggi la stele di via Saffi sembra rappresentare
l'esempio più antico.
Di
fatto il committente della stele si orienta in questo progetto privilegiando,
accanto ad elementi coevi (chitone alla greca), soprattutto quelli assunti da
modelli più antichi (carro italico, capro, acconciature di auriga e daimon).
D'altro canto, nella forte adesione al dionisismo che pervade per tanti aspetti
la stele (cornice ad onde correnti, palmetta, capro, muli), si può trovare
l'ambito più recettivo per l'acquisizione di un elemento figurativo
immediatamente succedaneo a Dioniso, e all'epoca della stele veramente inedito
per i monumenti funerari, come il satiro. Se di fatto tale adepto del dio si
ritroverà (ma non prima della fine del V sec. a.C.) su numerosi monumenti
funerari, pur con iconografie assai diverse, il satiro della stele di via Saffi
appare al momento la più antica attestazione su stele di tale personaggio.
Per accompagnare il defunto nell'Aldilà, i committenti del monumento scelgono
dunque una scena di apoteosi a cavallo scortata da un daimon arcaizzante;
allo stesso tempo però individuano il defunto come un seguace di Dioniso,
accostandolo al satiro e all'animale per eccellenza del sacrificio dionisiaco,
il capro-ariete. Nel volgere di pochi decenni tale personaggio assumerà ben
maggiore evidenza nei monumenti funerari felsinei, diventando ora diretto
interlocutore del trapassato, anche in veste oppositiva, ora osservatore
benevolente della scena dall'Aldilà. Nella nostra rappresentazione ogni elemento
punta a costruire la suggestione di un trapasso sereno: i personaggi, tutti
volti nella stessa direzione, compongono un rassicurante convoglio che scorta il
defunto nel passaggio verso l'oltretomba.
Il progetto ideologico del monumento scaturì dunque da una precisa volontà che
non lasciò nulla al caso. Ma se la stele identifica l’autorappresentazione
esterna e pubblica esaltata dall'iscrizione, alcuni elementi del complesso dei
corredi di V sec. a.C. del piccolo sepolcreto confermano anche nella dimensione
privata dei materiali di accompagno sepolti una manifesta e spiccata adesione al
dionisismo. A questo rimanda con evidenza la kelebe con Gigantomachia
della tomba 2 anche se è nel corredo del giovane aristocratico della tomba 11
che la religione dionisiaca appare elemento guida. A Dioniso riporta il suo vaso
per eccellenza, lo stamnos, nonché il significato implicito nelle scene
in esso rappresentate, dove le armi di Achille prefigurano morte e transizione.
Ma ad Achille e alle sue armi, che sono quelle del cittadino aristocratico, sono
strettamente connessi anche il recupero della regalità e il ripristino degli
ideali della polis.
Allo stamnos fanno da contrappunto gli skyphoi, vasi dell'alterità
e dell'inizialità, distintivi di una fase di passaggio che designa sia la
condizione di adolescente che quella dell'iniziato ai misteri o del defunto.
Anche la scelta di un mito come quello di Teseo, e in particolare l'episodio del
Minotauro, per il sepolto della tomba 6 potrebbe essere funzionale alla
strutturazione delle poleis arcaiche. Al pari di Spina e Felsina,
che adottano l'immagine di Teseo come metafora della regalità, un esponente
della società felsinea di rango, appartenente alla gens degli Atini,
seleziona lo stesso codice di comunicazione e, nel rivendicare il carattere
antico, vero o presunto della propria stirpe, lo innesta con il portato di una
tradizione greca fortemente aristocratica. Ecco che allora la scelta di un vaso
raro come lo stamnos, prodotto da Atene su espressa committenza etrusca,
accanto all'anforetta buccheroide di antica tradizione, appare manifesto di
conclamata etruscità del defunto e della sua famiglia.
I materiali di corredo della tomba 11, databili fra il secondo e il terzo
venticinquennio del V sec. a.C., paiono scandire due diversi momenti di
sepoltura, cui dovettero corrispondere i tre defunti individuati dallo studio
antropologico. La datazione della maggior parte dei vasi attici e della stele
riporta al secondo venticinquennio del V sec. a.C. l'epoca della prima o delle
prime due sepolture. Il più antico defunto, o uno dei primi due, fu il maschio
adulto, presumibilmente dunque proprio Lars Atiniu. L'epoca della seconda
apertura della tomba, quando i resti di Lars furono sottoposti al
trattamento post mortem, potrebbe essere quella indicata dallo skyphos
del Pittore di Penelope (dunque circa una generazione dopo). La particolare
rappresentazione su questo vaso, con la giovane donna sul letto, di probabile
significato iniziatico e di rinascita, appare consona a
quell’adolescente/bambino, individuato nei reperti osteologici, forse di sesso
femminile, come suggerisce la minuscola fusaiola giocattolo presente nel
corredo.
Ceramiche attiche a figure rosse dal corredo della Tomba 11 di Via Saffi
(Archivio SBAER, foto Roberto
Macrì)
Alla volontà e ai modi di autorappresentazione della piccola comunità, enucleata
attorno alla sepoltura del portatore e ostensore di gentilizio, sottendono forse
le necessità di autoaffermazione di famiglie e gruppi felsinei che nel corso del VI e poi nel V sec. a.C. vanno cercando anche a livello di collocazione
funeraria una propria autonomia, staccandosi dai grandi sepolcreti di origine
gentilizia e di lunga tradizione.
Qui, nella necropoli Saffi, uno di questi gruppi si agglutinerà attorno ad un
monumento funerario ma anche onorifico finalizzato a raccogliere, enfatizzati
dal colore, i simboli di un blasonato passato, vero o presunto, e di una fede
religiosa su cui fondare e/o rifondare anche la propria egemonia politica.
Lo scavo archeologico è stato eseguito dalla ditta Wunderkammer, sotto la
direzione scientifica di Paola Desantis, Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna. La segnalazione dell'area di necropoli si deve
all’Ispettore Onorario per l'Archeologia Paolo Calligola
Lo studio epigrafico è di Daniele Maras, le analisi osteologiche sono di Maria
Giovanna Belcastro (UniBO) e quelle diagnostiche di Andrea Rossi (DI.AR Modena)
Il restauro dei materiali è stato eseguito da Antonella Pomicetti, Virna Scarnecchia,
Monica Zanardi e Micol Siboni (Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna) e dalla ditta Kriterion
Le foto sono di Roberto Macrì (Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna)
Una grande mostra dedicata alla civiltà Etrusca, un'esposizione che esplora il ricco immaginario di questo antico popolo nei confronti dell'aldilà. L'emozione di entrare in una vera tomba etrusca e ammirare una serie di incredibili reperti archeologici immersi nelle più avanzate tecnologie di realtà virtuale
Biglietto integrato Genus Bononiae per visitare la mostra e il Museo della
Storia di Bologna, Palazzo Fava e San Colombano Collezione Tagliavini: euro 12
Biglietto singolo per la mostra e il Museo della Storia di Bologna: euro 10
Info: 051.19936370
info@genusbononiae.it
www.genusbononiae.it
Nata da un’idea congiunta di Genus Bononiae Musei nella Città, Fondazione
Cassa di Risparmio in Bologna e Museo Nazionale di Villa Giulia a Roma,
implementata da Cineca con un progetto scientifico e tecnologico senza
precedenti, la mostra "Il viaggio oltre la vita. Gli Etruschi e l’aldilà tra
capolavori e realtà virtuale" è aperta al pubblico dal 25 ottobre 2014 al 22
febbraio 2015.
Realizzata in collaborazione con l’Università di Bologna Dipartimento di Storia
Culture Civiltà, il Museo Civico Archeologico di Bologna, la Soprintendenza per
i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e quella dell’Etruria Meridionale, la
grande e innovativa mostra dedicata alla civiltà Etrusca focalizza l’attenzione
su un aspetto tanto affascinante quanto complesso: il ricco immaginario di
questo antico popolo nei confronti dell’aldilà.
Un tema senza tempo affrontato da molteplici punti di vista: accanto ad una
rigorosa parte storico-scientifica che permetterà di ammirare una serie di
incredibili reperti, alcuni dei quali visibili per la prima volta al di fuori di
Villa Giulia, vi è una sezione basata sulle più evolute tecnologie in ambito di
realtà virtuale e dei più avanzati aspetti della multimedialità che creeranno
ambienti immersivi e situazioni interattive, coniugando scienza, arte ed effetti
spettacolari in un perfetto equilibrio espressivo.
Anche film, musica, design e appuntamenti didattico-formativi saranno
protagonisti di rilievo in questa grande evento dove archeologia e futuro si
incontrano e si fondono.
Il Museo di Villa Giulia di Roma, con questa mostra, si apre alle nuove
tecnologie, accogliendo all’interno del suo percorso – primo Museo Nazionale
d’Italia – un nuovo film d’animazione 3D con la partecipazione di Sabrina
Ferilli. Accanto al cartoon, che racconta la storia dell’etrusca Veio, figurerà
nella parte romana della mostra una riproduzione in ologramma della celebre
Situla della Certosa e l’esposizione di una stele felsinea di particolare pregio
L’installazione del Sarcofago degli Sposi: il sarcofago virtuale
Il Sarcofago degli Sposi è il monumento-simbolo della civiltà Etrusca.
Realizzato in terracotta è un capolavoro potentissimo nella sua capacità
evocativa, per la raffinata forma artistica e per il significato che riveste
nell’ideologia funeraria etrusca, attraverso la raffigurazione di una coppia
coniugale, in sottile ma esplicita tensione erotica, sdraiata su un letto da
convivio e immaginata in un aldilà raffinato e sereno. Esposto permanentemente
all’interno del Museo di Villa Giulia (ne esistono al mondo solo due versioni,
l’altra è presso il Louvre di Parigi), sarà per la prima volta oggetto di una
spettacolare ricostruzione virtuale nella Sala della Cultura del Museo della
Storia di Bologna, realizzata con le più avanzate tecnologie disponibili.
L'installazione è stata ideata da Giosuè Boetto Cohen, già regista del film
d'animazione 3D "Apa alla scoperta di Bologna" che Genus Bononiae ha presentato
nel 2011. La complessa produzione è opera di CINECA, che ha coordinato anche
tutta la fase scientifica di acquisizione digitale del Sarcofago insieme a una
numerosa equipe di ricercatori e specialisti. Lo spettacolo si articola in
quattro atti con colonna sonora originale composta da Marco Robino ed eseguita
da un quintetto d'archi.
In fase progettuale sono stati fissati i requisiti fondamentali
dell'installazione dedicata al Sarcofago: visualizzazione 3D in scala reale;
limitazione delle barriere tecnologiche tra opera e visitatori; coinvolgimento
di tutto lo spazio espositivo della Sala della Cultura nel contesto narrativo;
rendere l'installazione trasportabile, replicabile e adattabile ad ulteriori
spazi espositivi.
I visitatori entreranno a gruppi di trenta nella Sala della Cultura dove sarà
visibile l'installazione, per una durata di 11 minuti. Lo spettacolo è concepito
come una integrazione di proiezioni sulle pareti della sala (con tecnica di 3D
mapping) e ricostruzione ologrammatica all'interno di una speciale teca. Proprio
questo uso accoppiato, messo a punto insieme all'esperto di rappresentazioni
virtuali Franz Fischnaller, costituisce una delle maggiori novità della mostra.
Apa e Ati
Questo viaggio nel tempo e nello spazio tra Etruria del nord ed Etruria del
sud trova la sua rappresentazione ideale nei personaggi di Apa e Ati. Nel 2011,
su richiesta di Genus Bononiae Musei nella Città, in occasione
dell’inaugurazione del Museo della Storia di Bologna, il CINECA, con la regia di
Giosuè Boetto Cohen, realizzò un cartone animato in 3D sulla storia di Bologna
che combina un grande rigore filologico e le più innovative tecnologie con
l'intento di informare divertendo e permettere al visitatore del Museo della
Storia di Bologna di immergersi in una sorta di “Big Bang” della storia della
città.
Il protagonista del filmato è APA, un etrusco "doc" che nel cartone
animato ha la voce del compianto cantautore bolognese Lucio Dalla. Questo
filmato, visibile all’interno del teatro virtuale presente nel Museo, riscuote
da allora un grande successo tra i visitatori e non solo: è stato anche scelto
per partecipare al Future Film Festival del 2011 ed ha vinto il primo premio per
miglior mediometraggio nella sezione audiovisivi del Festival Internazionale
dell'Audiovisivo, nei Musei e nel Patrimonio Culturale – FIAMP.
Per l’occasione di questa mostra il filmato è stato ampliato con
l’inserimento di uno una scena completamente nuova. In essa l’etrusco
bolognese Apa passa il testimone alla cugina etrusca "del sud" ATI, che
ha la voce dell’attrice Sabrina Ferilli, e continua il racconto dal suo
punto di vista. L'azione parte nelle sale del museo romano e si sviluppa al
santuario di Veio. Anche in questo caso il personaggio è stato realizzato su
precisi presupposti storico-culturali. Il filmato d’animazione così completato
sarà presentato al prossimo Festival del Cinema di Roma
L'Etruria del sud e l'Etruria del nord trovano la rappresentazione ideale nei
personaggi di Ati e Apa
Italdesign Giugiaro e il Clone del Sarcofago degli Sposi
Uno dei marchi di design italiano più noto nel mondo, la Italdesign
Giugiaro, sarà presente nell’esposizione con una sua eccezionale realizzazione:
il clone del più noto simbolo Etrusco Il Sarcofago degli Sposi, realizzato con
la supervisione diretta di Giorgetto Giugiaro e sulla base del modello digitale
3D realizzato dal CINECA. Questo clone perfetto, dal peso di 154 kg, sarà
inoltre il fulcro dell’attività didattico-formativa che i Servizi Educativi di
Genus Bononiae hanno studiato ad hoc per la mostra. I vari passaggi che hanno
portato alla realizzazione del manufatto sono stati documentati in un filmato
visibile a fianco dell’opera esposta.
Attività didattiche
Tante e diversificate le offerte rivolte ad adulti e bambini dal Servizio
Educativo di Genus Bononiae in occasione di questo evento espositivo. Ad
esempio, la visita animata con laboratorio per i bambini dell’ultimo anno della
scuola dell’infanzia e della scuola primaria dal titolo “A spasso con Apa”,
oppure quella riservata alle scuole primarie e secondarie di primo e secondo
grado dal titolo “Un giorno da archeologo. Alla scoperta dell’aldilà etrusco”.
Inoltre, grazie alla presenza del clone del Sarcofago degli Sposi realizzato da
Italdesign Giugiaro, le persone non vedenti e ipovedenti potranno fare
un'esperienza di esplorazione tattile del Sarcofago.
Per informazioni, orari e costi: tel. 051.19936329. fax 051.19936310,
didattica@genusbononiae.it