Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
"Saving frescos": distacco, restauro e ricollocazione degli affreschi di Innocenzo da Imola nella Palazzina della Viola
BOLOGNA
Palazzo Dall’Armi Marescalchi
via IV Novembre, 5
Venerdì 13 settembre 2019, ore 15,30
Le architette Maria Gabriella Sposini ed Emanuela Storchi e la storica dell'arte Anna Stanzani illustrano le operazioni di distacco e restauro degli affreschi raffiguranti scene mitologiche di Diana ed Endimione, opera di Innocenzo Francucci, più noto come Innocenzo da Imola, che decorano la loggia al primo piano della Palazzina della Viola in via Filippo Re a Bologna
Ingresso libero fino alla capienza massima di 90 partecipanti
Fondata nella sua parte centrale alla fine del XV secolo da Annibale
Bentivoglio, la Palazzina della Viola ha vissuto molti usi e modifiche. Luogo di
delizie, accademia, collegio, facoltà universitaria e persino magazzino, ha
patito molti danni conservando fortunatamente un apparato pittorico di notevole
bellezza oggetto di un accurato intervento di restauro tutt'ora in corso.
Nei mesi scorsi gli affreschi ascritti a Innocenzo Francucci, più noto come
Innocenzo da Imola (1490 ca. -1545 ca.),
raffiguranti scene mitologiche di Diana ed Endimione sono stati staccati al fine
di ricollocarli nella
stessa sede al termine dei restauri commissionati dall’Università degli
Studi di Bologna ed eseguiti dal laboratorio di Ottorino Nonfarmale sotto l’alta
sorveglianza della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la
città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara.
L'incontro con le architette Maria Gabriella Sposini ed Emanuela Storchi e la
storica dell'arte Anna Stanzani illustra le delicate operazioni di distacco
degli affreschi e le problematiche legate al restauro e alla loro ricollocazione
finale in situ.
Palazzina della Viola, Via Filippo Re n. 4 (scarica
la brochure in pdf)
In mezzo al vasto parco posto a ridosso delle mura dell’angolo nord-est
della città, nel 1497 Annibale Bentivoglio, figlio di Giovanni II, fa costruire
due edifici per il proprio svago: un casino e una palazzina
immersa nel verde del “Zardin della Viola” che la tradizione identifica con
l’attuale Palazzina della Viola in via Filippo Re n. 4, così denominata per le
viole mammole che fiorivano nei giardini circostanti.
Dopo la caduta dei Bentivoglio, l'edificio diventa sede dell’Accademia del
Viridario (1511) ad opera di Giovanni Filoteo Achillini. In seguito, nel 1540,
il Cardinale Bonifacio Ferrero (o Ferrerio) l’acquista dai Pepoli –che l’avevano
ereditata dai Salicini in data ignota- per adibirla a sede del Collegio da lui
fondato e che a causa della sua morte improvvisa sarà aperto solo nel 1545 sotto
il patronato del Marchese di Masserano, Filiberto Ferrero Fieschi.
Il collegio, che aveva una cappella dedicata a S. Bonifacio Martire, accoglie
per circa due secoli 12 studenti provenienti da alcune diocesi piemontesi ed è
probabilmente in questa occasione che la palazzina subisce rimaneggiamenti
dovuti al nuovo uso: scompaiono gli affreschi sostituiti da altri, vengono
tagliate sale per fare stanze, chiusi loggiati e mutato alla francese il bel
giardino rinascimentale di fine Quattrocento.
Soppresso il collegio nel 1797, l’edificio viene acquisito prima dagli Zambeccari, poi dagli Aldini e
successivamente dai Viscardi Ceneri finché nel 1803 viene acquistato dal Governo
Napoleonico (Repubblica italiana, 1802-1805) e destinato alla Facoltà di Agricoltura e
all’Orto Botanico fondato nel 1804 da Nicolò Scannagatta.
Dopo essere stato adibito a magazzino di attrezzi, patendo danni e manomissioni,
nel 1906 viene acquistato dalla Cassa di Risparmio di Bologna che lo adibisce a
sede della Scuola Superiore di Agraria diretta da Filippo Re e di concerto con l'Università effettua i
necessari restauri che riguardano anche gli affreschi.
Il palazzo subisce gravi danni a causa di un bombardamento aereo nel 1944 che
distrugge l’angolo nord-est dell’edificio ma le parti abbattute vengono
prontamente ricostruite tra il 1946 e il 1947 ripristinando le parti antiche.
L'apparato pittorico è di veste cinquecentesca. Al piano terreno si trova un
soffitto a cassettoni decorato con teste ed altri soggetti appartenente alla
tarda produzione di Amico Aspertini. Gli altri cicli furono realizzati dopo che
la villa venne adibita a Collegio. Le scene mitologiche delle logge - che
raffigurano Diana e Atteone, Endimione e Selene, Apollo e Marsia, Venere e Amore
- sono ascritte a Innocenzo da Imola (1490 ca. -1545 ca.).
Al primo piano, nel salone centrale, affreschi con le Storie di Costantino e
Papa Silvestro ascritti a Prospero Fontana (1550-55) mentre è discussa la
paternità del fregio da alcuni attribuita a Nicolò dell'Abate o al Nosadella. Al pian terreno
frammenti di pitture di A. Aspertini.
Bologna, Via Filippo Re n. 4. La Palazzina della Viola come è oggi
Opera di un ignoto maestro lombardo, la bella ed elegante palazzina, a pianta quadrata e a due piani, grazie a una serie di restauri compiuti nel 1907 e nel 1928, e poi nel 1948 dopo i danni subiti dalla guerra, ha ritrovato le sue chiare e armoniche linee di edificio rinascimentale, caratterizzato dal porticato avvolgente il nucleo centrale e dalle aeree logge architravate, esempio unico nell’architettura bentivolesca.
Particolare del Collegio della Viola nella pianta scenografica del territorio
urbano di Bologna.
Filippo Dè Gnudi, Disegno dell'Alma città di Bologna. Ichnoscenografia. 1702