Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna, Comune di Sant'Agata Bolognese, Unione di Terre d'Acqua, Museo Archeologico Ambientale
Domenica 6 aprile 2014, ore 16
Presentazione del volume della collana Quaderni di Archeologia
Un villaggio nella pianura
Ricerche archeologiche in un insediamento medievale del
territorio di Sant'Agata Bolognese
a cura di Sauro Gelichi, Mauro Librenti, Marco
Marchesini
Sala del Consiglio Comunale di
Porta Otesia
Sant'Agata Bolognese (BO)
sono presenti
Daniela Occhiali, Sindaco di Sant'Agata Bolognese
Claudio Broglia, Senatore della Repubblica
Paola Marani, Consigliera regionale dell'Emilia-Romagna
Marco Edoardo Minoja, Soprintendente per i beni archeologici dell'Emilia-Romagna
Filippo Brandolini, Presidente Herambiente S.p.A.
Silvia Marvelli, Direttore del Museo Archeologico Ambientale
intervengono i curatori del volume
Sauro Gelichi, Università Ca' Foscari di Venezia
Mauro Librenti, Università Ca' Foscari di Venezia
Marco Marchesini, Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna
La 'creatura' è cresciuta e alla soglia dei vent’anni fa la pubblicazione in
municipio. Nel frattempo ha già figliato, prima una mostra (Vivere nel Medioevo.
Un villaggio fortificato del X secolo nella pianura padana, nel 2003), poi un
museo (l’Archeologico Ambientale di San Giovanni in Persiceto, nel 2004). Per
sapere il suo nome bisogna leggersi le quattrocento pagine che ne descrivono la
storia ma un dato è certo: il villaggio altomedievale scoperto nel 1994 a
Sant’Agata Bolognese è ancora oggi uno dei più importanti siti del Nord Italia.
Ci son voluti due decenni per dare alle stampe il volume “Un villaggio nella
pianura. Ricerche archeologiche in un insediamento medievale del territorio di
Sant'Agata Bolognese”, curato da Sauro Gelichi, Mauro Librenti e Marco
Marchesini. L’opera sarà presentata domenica 6 aprile (ore 16) nella Sala del
Consiglio Comunale di Porta Otesia a Sant'Agata Bolognese alla presenza dei
curatori e di Daniela Occhiali, Sindaco di Sant'Agata Bolognese, Claudio
Broglia, Senatore della Repubblica, Paola Marani, Consigliera regionale
dell'Emilia-Romagna, Marco Edoardo Minoja, Soprintendente per i beni
archeologici dell'Emilia-Romagna, Filippo Brandolini, Presidente Herambiente
S.p.A., e Silvia Marvelli, Direttore del Museo Archeologico Ambientale.
Perché questo volume è così importante? Perché illustra il sito altomedievale
più vasto e meglio indagato dell’Italia settentrionale, un unicum, per
dirla con gli archeologi, tanto più eccezionale quanto più completa e abbondante
è la qualità, quantità, stato di conservazione e varietà tipologica dei
materiali archeologici, archeobotanici e archeofaunistici rinvenuti.
Di come fossero le campagne in questo periodo, dell'organizzazione del loro habitat, dello sfruttamento delle
loro risorse sappiamo ancora poco, certo molto meno di quanto
possono dire
altre regioni d'Europa dove l'archeologia rurale ricopre da anni ben altro
ruolo. Quello di Sant'Agata Bolognese è l'unico scavo che abbia indagato,
forse in modo non
esaustivo ma certo esteso, un villaggio dei secoli centrali del Medioevo nella
pianura padana.
Il
volume tocca molti temi, dall'edilizia abitativa alla struttura dell'insediamento, dall'economia
ai caratteri della vita quotidiana, e di fatto fornisce lo spaccato di una
comunità e (indirettamente) dei suoi signori, delle loro strategie e dei loro
modi di rapportarsi con le risorse, in quei secoli del Medioevo (X-XI
secolo) che furono davvero centrali per le società dell'Occidente Europeo.
Le innovative metodologie di scavo applicate hanno permesso di capire
l’importanza e la complessità cronologica dell’insediamento, mettendo in luce i
suoi forti legami con il territorio circostante, come confermano le fonti
scritte in cui si evidenziano gli assetti insediativi, politici, patrimoniali e
sociali dell’area dove il villaggio era ubicato. Gli studi condotti sui
materiali (ceramica, pietra ollare, oggetti in metallo, macine, fusaiole, vetri,
ecc.) hanno evidenziato un elevato tenore di vita e una fitta rete commerciale
sia a livello regionale che nazionale. Le analisi ambientali hanno fornito la
fotografia di un territorio fortemente “vissuto”, con un’agricoltura sviluppata
e abbondante utilizzo del legno come materia prima indispensabile per la vita
del villaggio.
L'opera si chiude con la risposta alla domanda che più di ogni altra ha tormentato
chi si è occupato
di questo scavo: come si chiamava questo insediamento? Perché dargli un nome, cioè identificare
un luogo tra le carte d'archivio (sempre poche!) che ci sono rimaste, significa anche riuscire in qualche modo a
relazionarlo con qualcuno (da una parte) e in fondo capire come fosse percepito dai
contemporanei (abbiamo scavato un villaggio, un castello, un porto? o meglio
un sito che veniva qualificato così?)
Questa pubblicazione è il coronamento del rilevante impegno di vari enti, i Comuni di Sant’Agata Bolognese e San Giovanni in Persiceto, la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e l’Università degli Studi di Pisa, che hanno effettuato gli scavi, studiato il sito, recuperato, classificato e musealizzato i reperti, e diffuse le conoscenze acquisite con mostre, pubblicazioni e conferenze. Tra gli enti che hanno contribuito alla scoperta dell’insediamento medievale e alla sua valorizzazione va ricordata la Nuova Geovis S.p.A., oggi controllata del Gruppo Hera, proprietaria di alcuni impianti per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti nel comune di Sant’Agata Bolognese: il sito è venuto in luce proprio durante i lavori per l’ampliamento della discarica intercomunale e la società ha messo a disposizione il terreno, finanziato gli scavi e posticipato la realizzazione della discarica.
Il volume è il numero 33 della collana Quaderni di Archeologia dell’Emilia-Romagna promossa dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna.
Ipotesi ricostruttiva dell'insediamento medievale nel territorio di Sant'Agata
Bolognese (disegno di Riccardo Merlo)
E come premio per essere arrivati fin qui, vi sveliamo il suo nome: castrum
de Pontelongo