HISTRIONICA.
IL TEATRO ANTICO VA IN SCENA A RAVENNA, IN SAN NICOLÒ
Dal 20 marzo, una grande mostra archeologica racconta teatri, maschere e
spettacoli nel mondo romano, con bellissimi reperti provenienti dall’area
vesuviana e dall’Emilia-Romagna
Istrione, chi è costui? Sfogliando un qualsiasi dizionario, istrione è chi si comporta in modo teatrale e fin troppo plateale. Nell’uso corrente il termine finisce per assumere anche sfumature negative. Ma quando si torna all’elemento naturale dell’istrione, il teatro, allora è tutta un’altra storia. Istrioni sul palcoscenico sono stati Carmelo Bene e Vittorio Gassmann. Il loro testimone è oggi nelle mani di Dario Fo, Paolo Poli o Gigi Proietti. Mentre istrioneschi sono alcuni personaggi immortali della drammaturgia come il Cyrano di Rostand o il Riccardo III di Shakespeare. E potremmo continuare. Questa modernissima fascinazione del teatro, nella sua accezione classica e latina, è al centro del nuovo grande evento espositivo che la Fondazione RavennAntica, il Comune di Ravenna, la Soprintendenza Archeologica dell’Emilia-Romagna e quella di Napoli e Pompei presentano nel Complesso di San Nicolò dal 20 marzo al 12 settembre 2010: Histrionica. Teatri, maschere e spettacoli nel mondo antico. Il titolo della mostra - intrigante ed evocativo - prende le mosse proprio dal termine latino di origine etrusca histrio, che indica la figura dell’attore di teatro.
È la prima esposizione di questo tipo in Italia settentrionale: Ravenna, con il suo Parco Archeologico, fa da apripista per eventi organizzati su argomenti di ampio respiro, anche in vista dell'ormai imminente apertura del grande Museo Archeologico di Classe. L’archeologia a Ravenna propone suggestioni che sono alla base della storia del teatro moderno, patrimonio universale. E Ravenna, d’altronde, può essere a pieno titolo palcoscenico di questo evento, perché vanta una grande tradizione teatrale di cui è protagonista sin dall’antichità: una fonte tarda, infatti, relativa ai costumi dei romani, raccontava che “nel circo si comportano come la plebe romana, nel teatro si comportano come il popolo di Ravenna”.
Modello di frons scenae, III-II secolo a.C., Terracotta a stampo; colori
sovraddipinti: rosa, rosso , rosso-marrone
Napoli, Museo Archeologico Nazionale (dalla Collezione Santangelo; provenienza
ignota)
Alziamo dunque il sipario sul teatro delle origini, con i suoi personaggi e allestimenti scenici, con le sue architetture e ritualità. Presso gli antichi, il teatro godeva di fortissima popolarità e aveva un grandissimo rilievo sociale. Il pubblico partecipava intensamente agli spettacoli, che costituivano uno dei divertimenti preferiti durante le feriae romane. Il teatro latino, diretta evoluzione di quello greco, porta a compimento e consolida tutti gli aspetti delle tecniche teatrali create nelle polis dell’Ellade, a partire dall'architettura dell'edificio di cui enfatizza alcuni aspetti. Ogni città romana costruisce al centro del proprio spazio urbano - accanto ai templi e al foro, alle terme e agli anfiteatri per i giochi - un edificio pubblico per gli spettacoli, il teatro, un ambiente chiuso da mura perimetrali che collegano le gradinate per gli spettatori (cavea) con la scena monumentale (scaenae frons) e con il palcoscenico (pulpitum). Ma il teatro non è solo un luogo fisico, è anche drammaturgia, interpretazioni dell'attore, allestimento scenico: un mondo multiforme, fatto di danza e recitazione, canto e arte mimica, alta cultura e cultura popolare, pathos e sensualità, lacrime e grasse risate. Un divertimento di massa che noi moderni possiamo ritrovare - almeno in parte - nei concerti all’aperto e negli stadi. Nel teatro antico, tre erano i protagonisti: da una parte c’erano i grandi autori come Plauto e Terenzio con i loro testi messi in scena, dall’altra le compagnie degli attori con le loro tecniche mimiche, i variopinti costumi, le grandi maschere, gli strumenti musicali. Infine, ecco il pubblico, ovvero migliaia di spettatori che consideravano il teatro come uno dei passatempi preferiti.
Pavimento musivo, età augustea, Tessere di pietra e di stucco (?) dipinto
Piacenza, Musei Civici di Palazzo Farnese (da Piacenza, Via XX Settembre)
Il teatro antico - che continua ad affascinarci e ad essere portato in scena
anche oggi - sarà raccontato a Ravenna attraverso materiali, soprattutto di età
romana, provenienti dall’area vesuviana e presenti nelle collezioni del Museo
Archeologico Nazionale di Napoli, insieme a quelli prestati dai musei
dell’Emilia-Romagna e in particolare dal Museo Nazionale di Ferrara, che
conserva il patrimonio della necropoli di Spina, con i suoi reperti di
tradizione greca legati anche alle origini del teatro. In questo modo,
RavennAntica consolida le relazioni e le collaborazioni sia con la
Soprintendenza di Napoli e Pompei sia con i musei regionali.
I reperti sono di grande bellezza e presentano i personaggi, gli attori e
l’ambiente del teatro. Il percorso espositivo è suddiviso in cinque sezioni
principali: i soggetti teatrali che arredavano la casa romana; la bottega
dell’arte, ovvero i modelli originali per la produzione di maschere teatrali;
gli edifici teatrali; il teatro romano: la commedia, la tragedia ed i vari
personaggi stereotipati protagonisti delle opere; infine, una quinta sezione è
dedicata alle origini del teatro, partendo dal mito di Dioniso.
Questi temi sono evocati con statue, mosaici, affreschi, oscilla, maschere, vasi
e lucerne. In particolare, il visitatore potrà ammirare un notevole corpus di
maschere legate ai generi teatrali: oggetti che provengono, in gran parte, dagli
scavi delle antiche città sepolte dall'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. e
destinati alla decorazione architettonica di edifici pubblici e domus. Non si
sono purtroppo conservate maschere originali antiche, realizzate in materiali
deperibili come la stoffa gessata, il legno o la pelle, corredate da parrucche
di lino o di pelo, dotate di un elemento a forma di imbuto posto in
corrispondenza della bocca per amplificare la voce. Le maschere che
raffiguravano donne e vecchi avevano un colore pallido, mentre gli schiavi
portavano maschere dipinte di rosso e gli uomini maschere di colorito bruno. Ma
un’ampia documentazione di tutto questo proviene dalle produzioni antiche su
marmo e terracotta che saranno esposte in San Nicolò. In particolare, il
visitatore potrà entrare nella bottega dell’arte di un artigiano di Pompei e
osservare da vicino un gruppo di quindici maschere in gesso di duemila anni fa,
probabilmente erano i modelli di cui un artigiano si serviva per la
realizzazione di esemplari destinati agli attori.
Maschera comica, seconda metà del I secolo d.C., Intonaco dipinto
Napoli, Museo Archeologico Nazionale (da Ercolano, Casa dei Cervi, dalla parete
nord del tablino)
Oltre alle maschere, in mostra potremo ammirare due grandi statue bronzee di
Livia - seconda moglie di Augusto - e del notabile L. Mammius Maximus, che
adornavano l’antico teatro romano di Ercolano, una ventina di affreschi e di
mosaici con rappresentazioni di maschere e di scene di teatro e, ancora, statue,
oscilla, antefisse, anfore, crateri e lucerne, che ornavano le dimore
dell’aristocrazia romana. L’allestimento si annuncia suggestivo e lo spettacolo
non mancherà di stupire gli appassionati di arte, di archeologia e di… teatro.
In mostra c'è, infatti, una sorpresa: l'allestimento di un vero e proprio spazio
teatrale, destinato a rappresentazioni e spettacoli.
L'esposizione è un appuntamento da non perdere: il pubblico è invitato sul
palcoscenico di San Nicolò dove va in scena il teatro antico, una
rappresentazione davvero istrionica.
HISTRIONICA
Teatri, maschere e spettacoli nel mondo antico
Ravenna, Complesso di San Nicolò,
Via Rondinelli 6
20 marzo - 12 settembre 2010