Felix
Ravenna, regina fra due sponde e due epoche
Storie e tesori del V e VI secolo, provenienti
dall’alto Adriatico, in una grande mostra archeologica allestita da RavennAntica
a San Nicolò, dal 10 marzo al 7 ottobre 2007 (prorogata fino al 5 novembre
2007)
“Felix Ravenna. La croce, la spada, la vela: l’alto Adriatico
nel V e VI secolo” è l’affascinante storia che sarà raccontata nella nuova
grande mostra archeologica allestita da RavennAntica nel complesso di San Nicolò
a partire dal 10 marzo 2007. La mostra è curata dal grande medievalista Carlo
Bertelli e dal professor Andrea Augenti dell’Università di Bologna.
Una volta divenuta capitale dell’impero nel 402, Ravenna vede
accrescere in misura notevole la sua superficie e il numero dei suoi monumenti,
il che costituisce l’apertura di un nuovo capitolo della sua storia.
Contestualmente il centro si apre a commerci e a relazioni culturali di
carattere transregionale e internazionale. Tra gli interlocutori di Ravenna ci
sono l’Africa e il vicino Oriente e, più vicina, l’area dell’alto Adriatico. Qui
si trova una serie di città di considerevole importanza fin dall’età romana, a
cominciare da Aquileia, centro portuale al quale Ravenna si sostituisce come
primo approdo commerciale per la zona. Inoltre, nello stesso periodo, nell’area
in questione nascono nuove città, come Grado, un castrum fondato nel V secolo.
Tra V e VI secolo, e in particolare dopo il 540, anno della conquista di Ravenna
da parte dei Bizantini, la rete che interconnette questi centri urbani e i
territori circostanti si fa sempre più fitta. Ne danno testimonianza le rotte
commerciali, alle quali fa riferimento Cassiodoro (ad esempio dall’Histria
giungevano a Ravenna vino ed olio al tempo di Teoderico) e poi ancora Agnello.
Traccia di questi rapporti si nota anche nel campo dell’artigianato
storico-artistico, che trova nei mosaici una delle sue voci fondamentali per
quest’epoca.
Più in generale, la costa adriatica - e soprattutto l’alto Adriatico - diviene
fin dal V secolo una delle aree più rappresentative relativamente alla
costruzione di nuovi edifici ecclesiastici e alla produzione della loro
decorazione, in scultura e mosaico (a differenza del resto della penisola, dove
l’attività edilizia non risulta così intensa). Sembra anzi di individuare per il
VI secolo una sorta di competizione tra le città di questo territorio (e tra le
élites che le governano), che passa per la realizzazione di edifici
ecclesiastici dalle dimensioni sempre più ampie e dalle ricche e ricercate
decorazioni. Le tracce di questo fenomeno si possono riscontrare negli edifici
di Ravenna, Aquileia, Grado, Pola, Parenzo.
Mosaico con raffigurazione di kantaros a racemi
floreali. Parenzo, Complesso della Basilica Eufrasiana
Esistono infine singoli oggetti che fanno fede dello stretto rapporto esistente tra Ravenna e l’arco dell’alto Adriatico. Ci riferiamo in particolare alla cassetta di Pola, nei cui rilievi - secondo le ultime e più accreditate interpretazioni - viene raccontato il pellegrinaggio a Roma di una coppia istriana. Esiste però una vecchia tradizione di studi - secondo alcuni ancora valida - che identifica i personaggi come Galla Placidia e Valentiniano III in pellegrinaggio a Roma. O ancora, ci riferiamo al reliquiario conservato presso la chiesa di S. Eufemia a Grado, che contiene le lamine con i nomi dei santi ai quali erano attribuite le reliquie ivi contenute. Tra questi spicca il nome di San Severo, vescovo ravennate del IV secolo (e protagonista della mostra ravennate Santi Banchieri Re).
La mostra è stata concepita appositamente per raccontare
questa vicenda, suddividendola in più sezioni. L’esposizione prende le mosse da
nuovi esempi di mosaici provenienti dalla basilica di San Severo a Classe,
restituiti alla fruizione del pubblico dopo un adeguato restauro.
I tesori da Classe, da Rimini, da Isola Rizza (Museo di Verona), i piatti da
Cesena e Castelvint, gemme provenienti da Aquileia e da Ravenna fanno fede della
ricchezza materiale di questa zona nel periodo in questione. In particolare, il
tesoretto rinvenuto a Classe negli scavi del 2005, composto da sette cucchiai ed
una coppa in argento, costituisce una delle più importanti scoperte degli ultimi
anni in area ravennate.
Gruppo di cucchiai in argento del VI sec. d.C.: il
secondo cucchiaio dall’alto presenta l’elemento di raccordo fra il manico ed il
cucchiaio sagomato a forma di testa di elefante. Ravenna Classe, scavi
2005
A questi oggetti, appannaggio dei ceti dirigenti, si affianca una scelta di
contenitori da trasporto e altre ceramiche provenienti dal porto di Classe,
utili per illustrare la tipologia ed il volume dei commerci che Ravenna gestisce
e trasferisce in parte verso l’area adriatica. Nella mostra troverà inoltre
posto la ricostruzione di un intero magazzino del porto di Classe, distrutto in
un incendio al tempo di Teoderico e rinvenuto, nel 2005, con tutto il suo
prezioso contenuto di anfore che trasportavano vino ed olio.
Numerosi altri reperti verranno poi impiegati per illustrare l’artigianato
destinato al mercato di ambito ecclesiastico: si tratta di oggetti in metallo
(pissidi, reliquiari, cucchiai per uso liturgico), ma anche sculture e pavimenti
a mosaico, presenti in mostra con esempi dal Ravennate e dal resto dell’area in
questione. La totalità di questi oggetti dimostra l’esistenza di correnti
culturali ed artistiche diffuse nel periodo in questione in tutto l’arco
dell’alto Adriatico.
La società del periodo era infine contraddistinta da un alto tasso di
militarizzazione: per illustrare questo aspetto saranno esposti alcuni
significativi armamenti ed accessori del vestiario militare, come l’elmo
conservato nel Museo di Crecchio, il pugnale del Museo dell’Alto Medioevo (Roma)
e alcuni corredi funerari da Zagabria.
Felix Ravenna s’annuncia quindi come un nuovo felice capitolo della vicenda
espositiva di RavennAntica, un ulteriore motivo per visitare la città e
riscoprire i suoi tesori.
Corredo funebre (VI sec.d.C.). Zagabria,
Arheolski Muzej