Il recupero del leone rinvenuto a Fossalta di Modena. Il reperto doveva far parte di un imponente monumento funerario, forse a edicola
cuspidata
Nel corso delle indagini archeologiche preventive condotte sotto la direzione
scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna,
tra i mesi di gennaio e febbraio 2009, è venuta in luce una scultura di leone
quasi certamente pertinente al corredo decorativo di un antico monumento
funerario di età romana.
La statua è stata trovata a Modena, in località Fossalta, durante i lavori per
l’ampliamento di un fabbricato dell’Agenzia di Onoranze Funebri C.O.F.I.M. di
proprietà Gianni Gibellini, direttore generale del Modena Calcio.
Il blocco di calcare bianco raffigura un leone di proporzioni simili al vero.
"Più precisamente -spiega Stefano Lugli, Docente di Geologia presso il
Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università degli Studi di Modena e
Reggio Emilia- si tratta di Pietra di Vicenza, un materiale che i Romani
estraevano sui Colli Berici, nel vicentino, facendolo arrivare a Modena per via
d'acqua. E' una pietra che risale a 56-28 milioni di anni fa e che era molto
usata per le sculture. In Pietra di Vicenza sono anche i due leoni della
facciata del Duomo e quello conservato nel Lapidario Estense".
Il
reperto si presenta in un buon stato di conservazione. Le lacune sono varie ed
interessano principalmente i quarti posteriori dell’animale, l’arto anteriore
destro, la zampa di quello sinistro, il volto della bestia e parte della coda.
Dopo il restauro il leone è stato esposto nel Museo Lapidario di Modena mentre i
reperti sono stati ospitati nelle sale dei Musei Civici di Modena
Oltre alla splendida criniera, si possono apprezzare le vene capillari sul dorso
e la coda
Il leone è reso in posizione decisamente frontale, con la testa girata di tre
quarti a destra rispetto all’osservatore. Della criniera, ben voluminosa, sono
meravigliosamente definite le ciocche serpeggianti, che girano da un lato
all’altro della scultura con grande risalto plastico e naturalistico. Sul fianco
destro si ravvisano nitidamente le costole mentre sul dorso dell’animale, a
conferma della notevole fattura artistica, si osservano dettagliatamente le vene
capillari. La coda, di cui manca il pennacchio sulla coscia posteriore sinistra,
è lacunosa e orientata perpendicolarmente alla linea dorsale della figura.
Sculture
di questo genere avevano ampia diffusione nell’architettura funeraria di età
romana, con cronologia che oscilla tra la seconda metà del I sec. a.C. e i primi
decenni del I sec. d.C. Elementi scultorei con queste caratteristiche sono
ricollegabili alle ben note tombe con leoni simmetrici di Aquileia, Sepino e
Pompei. La statua di questo leone aveva probabilmente una figura simile
speculare (o forse altre tre), a custodia di un sepolcro monumentale che doveva
sorgere lungo l’antica via consolare Aemilia che si trova a pochi metri dallo
scavo archeologico. Date le dimensioni della scultura, il leone doveva far parte
di un contesto tombale di notevole imponenza, probabilmente appartenente ad
un’architettura funeraria adeguata alle esigenze del ceto dirigente e medio-alto,
paragonabile per monumentalità e progetti decorativi a quella riscontrabile in
altre colonie di varia rilevanza nell’Italia augustea.
Nella foto, abbiamo cercato di ipotizzare l'aspetto del distrutto
monumento di Modena, confrontando i "pezzi" rinvenuti nell'area di cantiere (sia
il leone appena recuperato, che gli altri frammenti utilizzati come
reimpiego per la copertura di tombe tardoantiche, rinvenuti negli scavi
2001-2002, di datazione congrua con quella del leone funerario) con un monumento funerario
del tipo ad edicola ricostruito in Via Giulia Augusta, ad Aquileia, in provincia
di Udine.
Monumenti di questo tipo e dimensione dovevano essere molto diffusi a Modena,
come testimoniano i due leoni che si possono ancora ammirare ai lati della porta
principale del Duomo di Modena, anch'essi databili tra la fine del I sec. a.C. e
gli inizi del I secolo d.C., rinvenuti nel Medioevo.
I monumenti funerari, sia a tamburo che a edicola, potevano avere due oppure
quattro leoni funerari che erano di solito collocati a coppie sul dado che sostiene il cilindro
oppure sul basamento parallelepipedo inferiore, come nel caso di Aquileia.
Il monumento funerario romano si diffonde in Italia soprattutto dall'età
augustea e nelle regioni di più antica tradizione coloniaria. Per mezzo
dell'indispensabile corredo epigrafico aveva la chiara funzione di
segnalare il prestigio sociale dei committenti, qualificando almeno come
cittadini di pieno diritto, o in procinto di diventarlo, persone e
gruppi familiari altrimenti del tutto anonimi.
Il ritrovamento della statua leonina si colloca all'interno di uno scavo archeologico condotto in una prima fase tra il 2001 e il 2002 e poi interrotto, fino alla ripresa dei lavori nel gennaio 2009. Lo scavo, ancora in atto, ha messo in luce un’area di necropoli di periodo tardoantico, cronologicamente inquadrabile tra la metà del III e la fine del IV sec. d.C., che ha restituito fino ad oggi 26 sepolture al di sotto di un potente strato alluvionale a circa m. 2 di profondità sotto il piano di campagna. Per quanto riguarda il rito funerario, sono state rinvenute circa 24 inumazioni e 2 incinerazioni. Le tipologie tombali documentate in fase di scavo sono a cassa laterizia, a fossa terranea e a incinerazione.
Fra le diverse sepolture si documenta un massiccio reimpiego di materiale
lapideo decorato a copertura delle tombe, proveniente senza dubbio dallo
smontaggio di monumenti funerari di età altoimperiale che sorgevano lungo la via
Emilia nel settore a oriente della città di Mutina. In età tardoantica
l’aspetto delle necropoli cambia radicalmente rispetto alla piena età imperiale.
I grandi monumenti funerari, destinati a celebrare l’importanza del defunto,
meno frequenti già dalla fine del II secolo, sono sostituiti da tipologie
tombali modeste e di poco impegno finanziario, generalmente interrate e
segnalate soltanto da un tumulo di terra, da cippi o da qualche recinto. La
diffusione di nuovi rituali di seppellimento, caratterizzati dalla pratica
pressoché esclusiva della inumazione, porta ad un impiego generalizzato di casse
e sarcofagi. Nella costruzione delle tombe è comune il reimpiego di laterizi e
materiali lapidei asportati da monumenti funerari o da edifici preesistenti. Le
stele e le lastre di marmo che rivestivano i monumenti funerari di età imperiale
sono spesso impiegate, intere o frammentarie, come elementi della copertura di
tombe a cassa laterizia. In questo senso di particolare rilevanza risultano,
anche per una valida e ipotetica ricostruzione del monumento funerario a cui
apparteneva la scultura del leone, i reperti rinvenuti in alcune tombe: un
segmento di fregio decorato a basso rilievo raffigurante tre foglie d’acanto, un
blocco di pietra calcare decorato con un “gladio” appeso a un chiodo e semi
coperto da uno scudo, un frammento decorato a foglie e un elemento di cornice.
Tra il materiale recuperato durante i lavori di scavo e proveniente dal suolo
di frequentazione della necropoli tardo antica figurano alcuni frammenti di
anfore, ceramica a vernice nera, ceramica comune, qualche frammento a vernice
rossa interna e rarissimi frammenti di terra sigillata norditalica.
Scavi 2001-2002: la tomba tardoantica che reimpiegava come copertura elementi
architettonici di età altoimperiale (fregio decorato con tre foglie d'acanto, al
centro, e frammento decorato a foglie, sulla destra).
Tali elementi potrebbero appartenere al medesimo monumento di cui faceva parte
il leone appena rinvenuto