Unico
indizio, un documento medievale. “Ospitale Spilamberti” indicava una
carta
del 1162, dove “solevano starvi due Monaci con Chierici e Conversi, con
Serventi e con un cavallo, e più buoi, e diversi armenti”, come scritto su
un’altra di un secolo dopo. Non c’era traccia dell’antica chiesa di San
Bartolomeo, con annesso ospedale; si sapeva però che era “Spilamberti de supra”, cioè in direzione di Vignola.
I lavori nell’area di Via San Pellegrino non potevano iniziare senza le
opportune verifiche archeologiche. I primi sondaggi avevano già accertato la
presenza di strutture medievali, tombe, di un pozzo e di alcuni resti di età
romana ma gli scavi estensivi disposti dalla Soprintendenza per i Beni
Archeologici dell’Emilia-Romagna hanno portato in luce il più antico monumento
medievale del territorio di Spilamberto, un articolato complesso costituito una
chiesa, un locale porticato ed un altro ambiente, il tutto corredato da due
pozzi ed una quarantina di tombe, per la metà già scavate.
Quasi scontato mettere in relazione le evidenze archeologiche con l’antico
Ospitale di San Bartolomeo, sia per la datazione del complesso, che per
l’articolazione delle strutture, con una chiesa cui è addossato un ambiente
porticato, che potrebbe riferirsi all’ospitale, ed un altro locale che potrebbe
essere la stalla indicata nel documento del ‘200.
La presenza di un ospitale per pellegrini è suggerita anche dalla scoperta di un
buon numero di cappesante o “conchiglie di San Giacomo”, emblema del
pellegrinaggio a Santiago di Compostela. La scoperta più significativa è
certamente la sepoltura di un uomo, identificato come pellegrino per la presenza
nella tomba di tracce del bordone (il tipico bastone da pellegrino) a cui era
appesa la classica conchiglia.
Le indagini archeologiche, dirette dal Soprintendente Luigi Malnati e
dall’archeologo Donato Labate, sono state condotte sul campo da Massimiliano
Bigoni di Wunderkammer srl, con la collaborazione del Gruppo Naturalisti di
Spilamberto.
Lo scavo ha portato in luce un edificio ecclesiastico absidato a navata unica,
largo 5,5 metri e lungo 12, con orientamento canonico. Addossato a questo, verso
sud, è emerso un locale di forma rettangolare, largo 5,5 metri e lungo 11,
delimitato ad est e a sud da un portico. A nord e ad ovest della chiesa è stata
rinvenuta una necropoli con oltre 40 tombe a fossa, di cui tre riferibili a
neonati ed una ad un pellegrino; più a nord è stato individuato un altro pozzo
per acqua, con camicia in ciottoli, ed i resti di un locale delimitato da muri
in ciottoli.
I materiali rinvenuti finora (monete, maiolica arcaica, vetri, ceramica senza
rivestimento grezza) datano l’intero complesso tra il basso medioevo e l’inizio
dell’età moderna. Il reperto più antico è una moneta lucchese d’argento databile
alla fine dell’XI secolo.
L’ospedale apparteneva ai beni della potente Abbazia di Nonantola ed era
soggetto all’ospedale di Val di Lamola presso l’Ospitale di Fanano. L’ultima
menzione all’Ospitale di San Bartolomeo risale a un documento del 1567.
A conclusione delle indagini archeologiche, l’area verrà lasciata
all’Amministrazione comunale di Spilamberto che avvierà un progetto di
valorizzazione di questo che è il più antico monumento medievale del territorio
spilambertese
Informazioni scientifiche: Donato Labate (339.7930338 donato.labate@beniculturali.it ), Massimiliano Bigoni (Wunderkammer srl, 349.8740402 massibigoni@hotmail.it )