A pochi centimetri di profondità sono subito riemersi i resti di alcune vestigia dell'antico castello.
Ambiente interrato di età basso medievale
Le indagini archeologiche, sotto la direzione scientifica del Soprintendente
Luigi Malnati e dell’archeologo Donato Labate della Soprintendenza, sono state
condotte sul campo dalla dott.ssa Silvia Marchi della ditta Archeosistemi.
In prossimità della scalinata di accesso al piazzale del Santuario, subito al di
sotto del piano di calpestio, sono stati portati in luce grossi muri in ciottoli
conservati per un’altezza di circa 1,5 m che delimitavano un ambiente interrato,
da riferire quasi certamente ai resti del Castello di Fiorano.
I possenti muri in ciottoli che secondo gli archeologi sarebbero riferibili allo
scomparso Castello di Fiorano
Lo scavo ha restituito numerosissimi reperti archeologici databili prevalentemente tra il basso medioevo e l’età rinascimentale. In particolare sono stati rinvenuti frammenti di maiolica arcaica e pentole e tegami bassomedievali, frammenti di bicchieri e di coppe in vetro, reperti in ferro (un raschietto, un coltello, chiavi e tanti chiodi) e numerosissimi frammenti di ceramica ingobbiata con decorazione graffita databile tra il ‘400 ed il ‘500.
Alcuni dei reperti in ferro rinvenuti nel corso dello scavo: a sinistra un
raschietto, a destra due chiavi
Sono state inoltre recuperate alcune monete e una palla da catapulta in
pietra, oltre ad alcuni frammenti d’intonaco con tracce di dipinture.
Di particolare interesse sono le decorazioni presenti su un piatto del ‘400, con
una lepre o coniglio accosciato (un tema legato nella simbologia rinascimentale
all’amore e alla fertilità), e sul collo di una brocca rinascimentale, dove sono
raffigurati un putto e un mostro marino.
Il frammento di piatto decorato con un coniglio o lepre accosciato (XV secolo)
Il frammento di brocca decorato con un putto ed un mostro marino (XV secolo)
I reperti sono da riferire quasi certamente alla demolizione del castello e/o
a strutture presenti all’interno del perimetro dello stesso. Del Castello,
documentato fin dal XII secolo, non era sopravvissuto nulla ad esclusione
dell’affresco della Madonna con Bambino (XV secolo), collocata in origine
nell’arcata della torre d’ingresso al castello e oggi venerata nel Santuario.
L’esito dell’indagine archeologica consentirà pertanto di fare nuova luce sul
medioevo di Fiorano, uno dei periodi meno indagati della storia di questo
abitato. Intanto possiamo anticipare che la collina dove fu impiantato il
castello di Fiorano fu quasi certamente occupata da un abitato più antico, come
testimonierebbero diversi frammenti di ceramica dell’età del bronzo rinvenuti
negli scavi conclusi da pochi giorni.
Per maggiori informazioni: Donato Labate, tel. 339.7930338, e-mail
donato.labate@beniculturali.it
Frammento di scodella decorata con uno stemma araldico (XV secolo)
Due frammenti di scodella in ceramica ingobbiata del XV secolo: le decorazioni
rappresentano un volatile (a sinistra) e motivi vegetali (a destra)
FIORANO, Il CASTELLO, IL BORGO, LA CITTÀ
… il classico santuario che incorona il promontorio dominante proprio dove
altra volta sorgeva il castello di Fiorano. Dal piano si ascende in breve allo
spianato che fronteggia la chiesa. Angusta strada, un tempo, e disagiata
conducevi i nobili castellani e quei molti che salivano a sollecitare in loro
vantaggio la protezione di un potente signore...
Qui fu già un forte castello e tutto attorno, pel declivo, scarpe, contrafforti,
terrapieni, bastioni. Qui ebbero un tempo lor gioco le ambiziose gare e le ire
dei vari padroni che più volte, in omaggio di quelle, la vita sacrificarono di
loro vassalli.
E adesso del famoso castello più nulla rimane! nulla: fuorché il lembo di muro
che serba l’immagine della Vergine venerata in questo tempo...
Così parla del distrutto castello di Fiorano il nobiluomo Giuseppe Cuoghi
nel suo libro “La Madonna di Fiorano”, edito a Modena nel 1895. Ma sono molte le
fonti documentarie che narrano la storia del castello, dell'immagine della
Vergine sopravissuta alla sua distruzione, dell'antico borgo di Fiorano e del
nuovo, sviluppatosi più a valle. Tra queste vi segnaliamo, per approfondimenti,
G. Tiraboschi, Dizionario topografico-storico degli Stati Estensi, I-II,
Modena 1824-1825 (clicca qui per consultare le pagine), G. Bucciardi, Fiorano nelle vicende storiche del castello e
del Santuario dalle origini al 1859, Modena 1934, e Fiorano Modenese. Un
paese, la sua storia, la sua anima, Milano 1995.
Una storia che parte da
lontano, da quella terra che è stata la protagonista della
mostra "Con
la terra... dalla terra" che si è tenuta nel 2006 nel vicino castello di
Spezzano.
Terra buona, terra ricca di acque e protetta dal clima, terra da coltivare,
macinare e cuocere. È la terra la vera ricchezza dei
fioranesi. Lo avevano già scoperto gli antichi che fabbricavano tazze carenate
di pregevole fattura divenute il simbolo delle prime culture eneolotiche del
Nord-Italia conosciute come del tipo “cultura di Fiorano”. I loro discendenti
sembrano dimenticare la ceramica e preferire l’agricoltura. Continua invece, e
si afferma, la produzione dei laterizi, testimoniata dalla fornace romana di
Torre Oche scoperta negli anni Novanta. Quando arriva nella Padania l’orrore
delle invasioni barbariche, di fronte agli Ungari, nel 916, le popolazioni
disseminate in pianura si ritirano sulle pendici appenniniche costruendo
rudimentali fortilizi che nel tempo diventano castelli: cresce d’importanza
Fiorano, borgo protetto. Il processo d’incastellamento avviatosi in forma
massiccia a partire dal decimo secolo attrae le popolazioni rurali intorno alle
munite residenze feudali. Sorto a monte della via Claudia, in posizione elevata
tale da dominare la pianura circostante e collegato a vista alle altre
fortificazioni della zona, il castello di Fiorano viene circondato da un’ampia
cinta di mura che racchiude tutta la spianata del colle. Entro la cinta muraria,
già a partire dai primi decenni dell’XI secolo, vengono edificate la canonica e
la prima chiesa parrocchiale, elevando Fiorano al rango di corte e parrocchia.
Il medioevo passa con diverse dominazioni: Matilde di Canossa (che amava
ritemprarsi con le acque della Salvarola ed i fanghi curativi delle salse di
Nirano), i Della Rosa, i Pio, gli Estense.
Il successivo instaurarsi di un periodo di pace avvia il progressivo abbandono
dei centri fortificati. Già alla fine del XII secolo, in contrapposizione al
borgo del castello o borgo superiore, punto focale dell’organizzazione politico
amministrativa e sociale del territorio, sede della Comunità e centro religioso,
a Fiorano si sviluppa un sistema abitativo caratterizzato dalla formazione dei
borghi inferiori che espandono l’abitato al di fuori dell’area di influenza del
castello. Il Cinquecento sancisce la conclusione di questo processo.
La scoperta delle armi da fuoco provoca la fine dei castelli, trasformati in
palazzi (come Spezzano e Nirano) o non più ricostruiti come Fiorano. Nei primi
decenni del ‘500 la chiesa parrocchiale di Fiorano viene riedificata nei
cosiddetti borghi inferiori, lungo la via Claudia, finché nel corso del Seicento
l’edificazione del Santuario, avvenuta nel 1634 nel medesimo luogo dove sorgeva
l’ormai distrutto fortilizio medievale, determina in modo definitivo lo
spostamento e l’ampliamento del borgo verso la zona pianeggiante.
Il primo nucleo del Castello di Fiorano, eretto forse nel X secolo su una spianata
strategica del colle, era composto di una sola cinta muraria con torre
quadrilatera, con chiesa e maniero dedicati a San Giovanni. Passato alla
signoria feudale dei Pio a quella dei Della Rosa di Sassuolo fu da questi
notevolmente rafforzato sul piano del sistema difensivo. Nel 1108 ospitò per un
breve soggiorno Matilde di Canossa e fu tenuto fino al 1265 dai Vescovi di
Modena.
Distrutto nel 1325 dagli uomini al comando di Francesco Bonaccolsi, fu
riedificato tre anni dopo per passare prima ai Visconti nel 1354 e poi agli Este
che lo cedettero ai Pio di Savoia nel 1499.
Risale al 1510 la seconda distruzione del castello ad opera degli Estensi: lo
scontro tra il duca Alfonso I d’Este e il papa Giulio II fu fatale al maniero,
distrutto e ridotto a un cumulo di macerie dalle truppe estensi per evitare che
cadesse nelle mani nemiche. Ed è
proprio
a questo evento che si deve la fama miracolosa dell’affresco della Madonna col
bambino. Più o meno dal 1460 un’immagine della Vergine era dipinta sull’arcata
soprastante il portale d’ingresso dell’antico castello di Fiorano ed era oggetto
di particolare devozione. L’immagine è l’unica cosa sopravvissuta alla
distruzione estense del 1510. In seguito, quando l’8 febbraio 1558 alcuni
soldati spagnoli in azione di rappresaglia appiccarono fuoco alle case del borgo
del Castello, solo l’immagine della Madonna rimane incolume da fiamme e fumo. È
a ricordo dell’evento che all’Effige della Beata Vergine, ritratta seduta entro
una nicchia con in braccio il Bambino Gesù, viene aggiunta la figura di un
soldato inginocchiato ai piedi della Vergine in atto di chiedere perdono. Come
scrive Silvia Fontanesi, l’opera è una testimonianza pregevole dell’arte
fioranese: “il famoso dipinto devozionale della Madonna col bambino del
Santuario di Fiorano è probabilmente della metà del ‘400 come indica
quell’accenno di prospettiva operato nel tentativo di aggiornarsi come nuovo
lessico artistico rinascimentale. Cinquecentesca, nello stesso dipinto, è
l’aggiunta della figura in armi, che nulla toglie alla poesia di una tavola che
trova la propria intima coerenza nell’essere oggetto di grandissima devozione,
pur a fronte di una mancata unità stilistica”
La fama del miracolo si sparge velocemente e nel tempo diventano numerosi i
fedeli che si recano al borgo di Fiorano per venerare la Sacra Immagine.
Nel 1630, sparsasi per il modenese la terribile epidemia di peste, i fioranesi
chiedono l’intercessione della Beata Vergine (la cui effige si trovava ancora
esposta alle intemperie dopo la distruzione del castello) e fanno voto che se il
paese si fosse salvato dal flagello avrebbero iniziato la costruzione di un
Oratorio.
Mentre la peste infuria orrendamente nelle zone vicine, a Fiorano non si
verifica alcun tipo di contagio. Ce n’è abbastanza per far gridare al miracolo.
La popolazione mantiene la promessa e già il 23 aprile 1631 viene solennemente
benedetto dal vescovo di Modena l’Oratorio dedicato alla Madonna. Dopo soli due
anni, l’Oratorio si rivela insufficiente ad accogliere il gran numero di fedeli
che accorreva da ogni luogo per venerare la Beata Vergine. Poiché le offerte
sono aumentate, anche a seguito delle grazie ottenute per intercessione della
Madonna di Fiorano, si stabilìsce di procedere alla costruzione, da tempo
vaneggiata, di un sontuoso Santuario.
Nel 1634, istituito ed inviato a Roma il processo canonico ed avuta dalla Santa
Sede la conferma di miracoli e grazie, il vescovo di Modena autorizza la
costruzione dell’edificio. Sistemato il terreno occupato dai ruderi dell’antico
castello ed elaborato, per volontà del duca Estense Francesco I, il progetto ad
opera dell’architetto romano Bartolomeo Avanzino, il 15 agosto 1634 si procede
con solenne cerimonia alla posa della prima pietra.
Ma il ‘600 dev'essere proprio il secolo dei miracoli per Fiorano: dopo la scampata peste di
manzoniana memoria, c'è pure un rogo del Santuario, nel 1670, che pur distruggendo la cupola lascia intatto il dipinto della Madonna.
Così come lo vediamo ancora oggi
I LAVORI DI RIQUALIFICAZIONE IN PIAZZA PAPA GIOVANNI PAOLO II
I lavori di riqualificazione di Piazza Papa Giovanni Paolo II sono inseriti nel
più generale complesso di interventi per riqualificare il centro storico di
Fiorano e la sua viabilità. L'impegno dell'amministrazione comunale è di concludere le opere previste entro
l'8 Settembre, giorno della trecentenaria sagra. Il progetto tiene conto della
doppia funzione che il piazzale oggi svolge: permettere la sosta di veicoli e
avere un ampio spazio pedonalizzabile a servizio delle manifestazioni religiose
da svolgersi all'esterno del tempio. Saranno rifatti i pavimenti del piazzale e
del sagrato secondo un disegno geometrico semplice ma che diversifichi le
funzioni delle aree. I parcheggi sono stati esclusi dal cono visivo di chi sale
a piedi, grazie all'allargamento del piazzale, e sono racchiusi da bordure
verdi. Nella rotonda del Parco della Rimembranza verrà posizionato il monumento
a Giovanni Paolo II, insieme ad alberi e cespugli fioriti, con panchine ed
arredi urbani per rendere attraente un'area oggi non valorizzata. Verrà
consolidato il parapetto del Parco. Saranno adeguati il sistema di illuminazione
del piazzale e quello scenografico della facciata.
Mercoledì 16 luglio 2008 si è tenuta una conferenza stampa per presentare i
ritrovamenti archeologici a cui hanno partecipato l'assessore alle
politiche culturali del Comune di Fiorano Modenese, Maria Paola Bonilauri,
l'archeologo Donato Labate della Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna e la dott.ssa Silvia Marchi di Archeosistemi.
L'assessore Bonilauri ha sottolineato l'importanza del ritrovamento perché a
Fiorano, ad eccezione della duecentesca croce di sasso e della miracolosa
immagine della Vergine con Bambino, non sono rimaste testimonianza del castello.
Diversi Fioranesi, soprattutto fra i nuovi arrivati, non sanno che, dove oggi
c'è il Santuario, fino al 1510 sorgeva un castello. Ritrovamento importante,
dunque, per riportare consapevolezza alla coscienza della comunità. Il
territorio di Fiorano arricchisce dunque il già ricco capitolo della
documentazione storica e del numero di zone archeologiche, che abbracciano tutte
le ere. I reperti del bronzo che farebbero pensare a un insediamento preistorico
conferma l'antichità della comunità fioranese, le cui prime tracce hanno più di
settemila anni. "Il Comune – ha chiarito Maria Paola Bonilauri – conferma
la volontà di valorizzare il ritrovamento della struttura e degli oggetti e sta
studiando quali interventi mettere in campo.