Dal 23 aprile al 4 maggio 2014, a grande richiesta, torna in esposizione nelle vetrine del Museo Archeologico Nazionale di Parma la piccola mummia di gatto dall’Antico Egitto acquisita dal museo nel XIX secolo
E per saperne di più su gatti e altri animali
dell’Antico Egitto, sabato 3 maggio 2014, alle ore 16, la studentessa dell’Università di Pisa in stage al museo,
Sonia Avella, accompagna il pubblico in una speciale visita alla sezione egizia dal tema
“Cani, gatti e …coccodrilli”, nell’ambito dell’iniziativa "Vivi l'Antico
Egitto".
La visita guidata è gratuita, si paga solo l’ingresso al museo (€ 4,00)
Parma, Museo
Archeologico Nazionale
Palazzo della Pilotta
aperto dal martedì al venerdì dalle 9 alle 16.30 (chiusura biglietteria ore 16),
sabato e domenica dalle 13 alle 19 (chiusura biglietteria ore 18.30)
info 0521.233718
scarica la scheda in italiano - download sheet cat mummy
La
piccola mummia di gatto conservata al Museo Archeologico Nazionale di Parma non
è un feticcio o un prodotto di bassa lega ma un "manufatto" di prima qualità.
Le radiografie
effettuate nel 2011 hanno accertato la presenza all’interno della fasciatura dell’intero animale,
un giovane esemplare dell’età di 4 o 5 mesi, risalente a circa 2000 anni fa.
Questa scoperta qualifica di per sé il reperto di Parma: non è raro infatti che
gli involucri di mummie di gatto non contengano il corpo completo ma solo una
sua parte, se non parti di altri animali o addirittura nulla, limitandosi ad
essere semplici fantocci, senza alcun contenuto.
Esposto per la prima volta tre anni fa, il micetto mummificato torna a grande
richiesta a mostrarsi al pubblico dal 23 aprile al 4 maggio 2014 negli orari di
apertura del museo (ingresso € 4,00). Al felino e agli altri animali dell'antico
Egitto la studentessa in archeologia Sonia Avella dedica sabato 3
maggio, ore 16, la visita guidata gratuita “Cani, gatti e …coccodrilli”
Pur
non essendo una rarità, la mummia di gatto è un reperto di grande importanza, legato ai
culti della dea gatta Bastet, la divinità egizia propiziatrice di fertilità,
salute e gioie terrene. Qualla di Parma fu acquistata da un antiquario nel XIX secolo insieme
alla maggior parte degli altri manufatti della collezione egizia del museo.
Protettore della casa, amatissimo dagli Egizi per la sua abilità di cacciatore
di topi, a partire dalla XXII Dinastia (945-715 a.C.) il gatto inizia ad essere
considerato incarnazione degli dei e l’esemplare femmina, in particolare, il
rappresentante in terra della dea Bastet. Templi a lei dedicati cominciano a
sorgere in tutto l'Egitto, primo fra tutti quello costruito nella città di
Bubastis, lungo il Nilo, nel Basso Egitto. Nei primi tempi, al momento della
morte, il gatto veniva mummificato e sepolto all’interno del tempio in fosse
comuni ma a partire dal III sec. a.C. si comincia ad allevare appositamente gli
animali vicino ai templi per farne mummie che i devoti acquistavano per
lasciarle nei templi come offerte. Gli scavi archeologici hanno recuperato
migliaia di mummie di gatti morti prematuramente o in maniera innaturale,
soprattutto micetti tra i due e i quattro mesi di età, sacrificati in gran
numero perché più adatti alla mummificazione.
Secondo l’archeologa della Soprintendenza Roberta Conversi questo è certamente
il caso della mummia-gatto del Museo di Parma. Il reperto è di accurata
realizzazione ed elevata qualità; all’interno del bendaggio c’è l’intero corpo
del gatto mentre non è infrequente trovare solo una parte dell’animale, se non
pezzi di un altro o addirittura il semplice fantoccio, senza nulla dentro.
Le bende sono disposte in modo da formare motivi geometrici mentre gli occhi
sono dipinti con inchiostro nero, su piccoli pezzi tondi di benda di lino.
I mercati egizi offrivano vari modelli di mummie-gatto realizzati per soddisfare
le richieste dei clienti devoti, dalle versioni “economiche”, che potevano
contenere solo una parte dell’animale o addirittura essere involucri vuoti, a
mummie di alta qualità, molto curate, con animali interi e bendaggio dipinto.
Il reperto del museo di Parma fa certo parte dei “modelli” più preziosi,
acquistato da un egiziano devoto a Bastet che, recandosi al tempio, ha scelto
una mummia di gatto di prima qualità, e quindi anche di un certo costo, per
offrirla alla Dea.
Le radiografie eseguite nell'estate 2011 dal Prof. Giacomo Gnudi, veterinario
radiologo del Dipartimento di Salute Animale dell’Università di Parma, hanno mostrato che il gatto è stato fasciato in modo da occupare il minor
spazio possibile, con le costole compresse e gli arti anteriori posti molto
vicino al torace; una frattura/foro nel cranio sembra inoltre confermare
l’ipotesi di una morte innaturale
Tutti i dati, archeologici e radiologici, hanno concorso a rendere la mummia di
gatto del Museo Archeologico Nazionale di Parma un reperto di grande importanza
e interesse scientifico. L’auspicio della Soprintendenza per i Beni Archeologici
dell’Emilia-Romagna è che qualcuno si faccia avanti per supportare il delicato
intervento restauro indispensabile alla sua futura esposizione
Info: Roberta Conversi (archeologa) roberta.conversi@beniculturali.it tel. 0521 233718