Relazione di Graziella Polidori, architetto
Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di
Bologna, Modena e Reggio Emilia
La chiesa di San Francesco è di proprietà dell’omonima Parrocchia.
Nel novembre 2004 si sono verificate cadute di intonaco dal soffitto voltato
della navata centrale dell’edificio. L’analisi ravvicinata della situazione,
eseguita con cestello elevatore, ha evidenziato la presenza di numerose lesioni
di diversa origine e sezione.
Al fine di evitare i possibili pericoli derivanti da nuovi distacchi di parti
d’intonaco dalla volta, il parroco ha provveduto a far installare una rete
metallica di protezione all'altezza delle catene (a circa 13 metri dal
pavimento) dei due archi delle prime campate della navata centrale, zona
maggiormente interessata dalla presenza di crepe, dalla quale si erano
verificati i precedenti distacchi. Per prevenire eventuali cadute di piccoli
frammenti di intonaco, la rete è stata coperta con teli di plastica; in tal modo
è stata mantenuta l'accessibilità e la fruibilità della chiesa senza pericolo
per i frequentatori.
A cura della proprietà sono stati effettuati alcuni sondaggi all’interno
dell’edificio per verificare la consistenza delle fondazioni e la qualità del
terreno; è stato predisposto un accurato rilievo delle strutture che ha portato
alla scoperta di una struttura portante nascosta all’interno dei pilastri e
della muratura sovrastante oggi visibile. I risultati, non confortanti, hanno
reso necessaria la stesura di un progetto di consolidamento, redatto a cura del
tecnico incaricato dalla proprietà e autorizzato dalla Soprintendenza.
La relazione progettuale evidenzia che i “pilastri hanno un'inclinazione che
varia da pilastro a pilastro, misurata all'altezza della catena cioè a m. 12,67
dalla pavimentazione, va da un minimo di cm. 12 ad un massimo di cm. 30. Queste
rotazioni potevano dipendere da un cedimento plastico del terreno, per altro
riscontrabile visibilmente dai numerosi rigonfiamenti del pavimento della
chiesa. Questi effetti visibili imponevano la necessità di capire le cause del
fenomeno che li aveva provocati, al fine di impedire non solo l'ulteriore
progredire degli stessi, ma di mettere in assoluta sicurezza le strutture
statiche della chiesa”.
I lavori strutturali autorizzati sono volti al consolidamento delle murature
lesionate, nonché delle strutture a volta danneggiate e come emerge dalla
relazione tecnica allegata all’istanza, “hanno il compito essenziale di
migliorare la collaborazione delle strutture murarie per ottenere una risposta
adeguata ai carichi e alle sollecitazioni statiche”.
Sempre a cura della proprietà, sono state eseguite le necessarie analisi
geologiche e geotecniche necessarie per eseguire il progetto di consolidamento
delle fondazioni teso a ripristinare gli equilibri che consentono di raggiungere
un buon livello di sicurezza statica. I risultati delle indagini hanno
consentito di predisporre il progetto di consolidamento delle stesse. I lavori
previsti in questa ultima fase e autorizzati dalla Soprintendenza
competente (Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna), hanno
riguardato anche la rimozione della attuale pavimentazione in piastrelle in gres
realizzata negli anni 60 del Novecento, in avanzato stato di degrado causato da
avvallamenti e macchie di umidità. Tale rimozione ha consentito di predisporre
un impianto di riscaldamento ancora in fase di realizzazione, al di sopra del
quale verranno posti in opera, mantenendo la stessa quota del piano pavimentale,
elementi in cotto dello stesso tipo di quelli presenti nella zona absidale. I
lavori di questa ultima fase comprendono anche il restauro del paramento murario
esterno caratterizzato da un leggero strato di intonachino sagramato.
(*) L’autorizzazione dei lavori e la relativa vigilanza si sono svolte a cura della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Bologna, Modena e Reggio Emilia