Studi, progetti e novità in un convegno che si terrà a Verucchio (RN), 20-22 aprile 2011
La vita oltre la
morte
Il potere e i suoi simboli: armi, troni, abiti e gioielli di un’élite di tremila
anni fa
Il convegno internazionale “Immagini di uomini e donne dalle necropoli villanoviane di Verucchio” fa il punto sui clamorosi ritrovamenti e sugli studi interdisciplinari scaturiti dagli ultimi scavi archeologici nelle necropoli di Verucchio
In bilico tra culto dell’immagine, orgoglio di casta e ostentazione di
ricchezza, l’elite di aristocratici che comandava Verucchio sapeva bene come
farsi riconoscere.
Fossero uomini guerrieri o donne di rango, questi villanoviani avevano risolto
il divario tra prestigio sociale e simboli del potere, rispecchiando negli
oggetti posseduti (ed esibiti) un codice di dominio compreso e condiviso da
tutti i propri pari. L’onda lunga dei signori di Verucchio non si arrestava
certo davanti alla morte: al contrario la ricchezza delle loro tombe, la scelta
e la disposizione degli oggetti dei corredi, le
elaborate cerimonie funebri trasmettevano un messaggio inequivocabile “ecco cosa
sono stato, ecco cos’ero destinato ad essere”
Verucchio è forse uno dei siti italiani dell’età del ferro di cui sappiamo di
più, anche se i dati emersi dagli ultimi scavi, effettuati con le più moderne
tecniche d’indagine, aprono nuovi scenari e danno vita a ipotesi interpretative
per molti versi stupefacenti.
Su questi temi si confronteranno i più importanti esperti di protostoria nel
convegno internazionale “Immagini di uomini e donne dalle necropoli villanoviane
di Verucchio” che si terrà a Verucchio dal 20 al 22 Aprile 2011. L’incontro,
organizzato da Comune di Verucchio e Soprintendenza per i Beni Archeologici
dell’Emilia-Romagna, renderà noti i clamorosi ritrovamenti degli ultimi cinque
anni, valutando con archeologi, botanici, chimici, antropologi e specialisti
della metallurgia antica eventuali nuove strade di ricerca.
I corredi dei villanoviani vissuti a Verucchio tra la fine dell’VIII e gli inizi
del VII sec. a.C. veicolano ancora oggi identità, ruoli e funzioni di un ceto
dominante che ha saputo raccontarsi nel tempo e nello spazio attraverso i propri
rituali funerari. Armi, troni, gioielli e persino abiti, tutto di inestimabile
valore, sono spesso pezzi unici, reperti straordinari che gettano luce sia sul
prestigio dei committenti che sull’abilità degli artigiani che li hanno
realizzati.
Gli scavi archeologici (condotti tra il 1969 e il 1972 e ripresi in modo
organico e continuativo dal 2005 a oggi) hanno recuperato circa 600 sepolture,
databili tra il IX e il VII secolo a.C., distribuite in quattro sepolcreti. È
quasi certo che l’uso di queste necropoli fosse riservato alle famiglie
gentilizie: lo indizia il numero complessivo delle sepolture, piuttosto
ridotto in rapporto al numero di generazioni che le hanno utilizzate, e
soprattutto le caratteristiche delle sepolture, colme di elementi indicatori di
rango, potere e ricchezza.
Le indagini archeologiche hanno restituito migliaia di preziosi reperti in
bronzo, ambra, ferro, legno e vimini. Ancora più importante dell’oggetto in sé è
l’informazione che viene dallo scavo, a prescindere dall’effettiva esistenza del
reperto. È il caso dei numerosi troni in legno a grandezza naturale, di cui
resta solo la sagoma impressa nell’argilla, o dell’impronta dei tessuti che
rivestivano i grandi vasi che contenevano le sepolture: reperti ‘invisibili’, se
non in negativo, che con le vecchie tecniche di scavo sarebbero andati
probabilmente perduti.
Nel mondo antico la sepoltura era uno strumento di comunicazione, un linguaggio
per trasmettere messaggi ai propri contemporanei. Gli uomini e le donne
‘eccellenti’ che dominavano Verucchio tra il IX e il VII secolo a. C.
consolidavano il proprio potere e fornivano una precisa immagine di sé
attraverso i riti funebri e i corredi deposti nelle tombe. I singoli oggetti non
erano scelti a caso ma accuratamente selezionati e disposti secondo regole
precise. Studiando le necropoli, gli archeologi stanno progressivamente
ricostruendo queste immagini e decodificando il linguaggio simbolico.
È stato ad esempio accertato che mentre l’urna cineraria rappresentava
simbolicamente il defunto, il materiale bruciato nel rogo funebre indicava il
suo stato reale al momento della morte.
Questo valore simbolico del cinerario spiega perché fosse rivestito con abiti
ricamati e ingioiellati. Nelle sepolture maschili, l’urna era corredata da armi,
in quelle femminili da utensili per la tessitura: questi oggetti sono spesso
riproduzioni in materiali pregiati o sono di fatto inutilizzabili, come gli elmi
in lamina sottilissima, con cresta alta fino a 70 centimetri, o le conocchie in
ambra.
Lo studio del rogo funebre restituisce invece ciò che il defunto realmente
rappresentava al momento della morte. Emblematico il caso della deposizione
contemporanea (o comunque ravvicinata) di due bambini, uno di pochi mesi e
l'altro di quattro anni: mentre la loro immagine è
resa con gli scudi e l'armatura da futuri guerrieri, l’assenza di armi tra gli oggetti
realmente posseduti e bruciati indica che sono morti prima di assumere il ruolo
a loro destinato da ragioni ereditarie. Allo stesso modo, l’immagine simbolica
attribuita alle bambine anticipa, sia nell’abito che nella dotazione di
strumenti, quale sarebbe stato il loro ruolo da adulte.
Un altro aspetto trattato dal convegno riguarderà l’eccellenza della produzione
artistica e artigianale. Verucchio non era solo un centro di scambi commerciali:
gli scavi dimostrano che possedeva botteghe di artigiani in grado di lavorare
con tecniche molto raffinate e complesse. Lo testimoniano le grandi fibule,
tuttora senza confronto, probabilmente frutto del lavoro congiunto di
specialisti dell’ambra e del bronzo. L’innovazione tecnica adottata per
risolvere il problema del peso di oggetti così grandi - interno cavo ed elementi
ornamentali poggiati su un sostegno di materiale organico, forse cera d’api-
dice molto delle loro capacità.
In occasione del convegno sarà esposta per la prima volta una parte dei materiali della Tomba 12/2005 della necropoli Lippi restaurati dalla Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna e dall'IBC, Istituto per i Beni Culturali e Naturali Regione Emilia-Romagna.
Il Convegno è dedicato alla Memoria di Renato Peroni, Professore di Protostoria Europea all’Università di Roma la Sapienza, scomparso un anno fa: uno dei padri della preistoria italiana, uno scienziato unito a Verucchio da un forte legame.
Il convegno “Immagini di uomini e donne dalle necropoli villanoviane di
Verucchio” si terrà dal 20 al 22 aprile 2011 nel Teatro Comunale di Verucchio (RN), con un’appendice al Museo Civico Archeologico
Per informazioni rivolgersi a Elena Rodriguez (Museo Verucchio) Tel 0541670280
museoverucchio@yahoo.it
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Patrizia von Eles, "Le necropoli di Verucchio: dagli scavi al museo, dalla ricerca alla divulgazione"