RITROVATO A BOLOGNA IL CIMITERO EBRAICO
MEDIEVALE
DISTRUTTO NEL 1569, SE NE ERA PERSA OGNI TRACCIA: CON LE SUE 408 SEPOLTURE È IL
PIÙ GRANDE FINORA NOTO IN ITALIA
L’eccezionale scoperta sarà il fulcro di un
progetto di studio e valorizzazione del patrimonio culturale e della storia
della comunità ebraica bolognese
È la più vasta area cimiteriale medievale mai indagata in città, testimone di
eventi che hanno radicalmente mutato la storia e la vita di una parte della
popolazione bolognese tra il XIV e il XVI secolo. Per 176 anni è stato il
principale luogo di sepoltura degli ebrei bolognesi ma dopo le bolle papali
della seconda metà del Cinquecento -che autorizzano la distruzione dei cimiteri
ebraici della città- sopravvive per secoli solo nel toponimo di “Orto degli
Ebrei”.
Ritrovato nel corso degli scavi archeologici del 2012-2014, il cimitero ebraico
medievale scoperto in Via Orfeo a Bologna non è solo il più grande finora noto
in Italia (e secondo in Europa solo a quello di York in Inghilterra) ma un’opportunità unica di studio e ricerca. Sono state scavate 408
sepolture di donne, uomini e bambini, alcune delle quali hanno restituito
elementi d’ornamento personale in oro, argento, bronzo, pietre dure e ambra.
Un gruppo di lavoro composto da Soprintendenza Archeologia Belle Arti e
Paesaggio di Bologna, Alma Mater Studiorum Università di Bologna,
Comunità Ebraica di Bologna e ricercatori indipendenti, con il supporto del
Comune di Bologna, cercherà di ricomporne le vicende storiche, ricostruendo le
dinamiche insediative e l’evoluzione topografica e sociale dell’area. Uno degli
obiettivi primari del Progetto è l’elaborazione di un piano di recupero della
memoria e la valorizzazione del patrimonio culturale ebraico e della storia
della comunità bolognese.
Tra il 2012 e il 2014, l’area che si è poi rivelata essere il “perduto” cimitero
ebraico medievale di Via Orfeo è stata oggetto di uno scavo archeologico
stratigrafico estensivo, condotto dalla Cooperativa Archeologia in relazione
alla costruzione di un complesso residenziale. Il sepolcreto si colloca nei
pressi del Monastero di San Pietro Martire, nell’isolato compreso tra Via Orfeo,
Via de’ Buttieri, Via Borgolocchi e Via Santo Stefano.
Le fonti d’archivio riportano che quest’area fu acquistata nel 1393 da un membro
della famiglia ebraica dei Da Orvieto (Elia ebreo de Urbeveteri) per poi
essere lasciata in uso agli Ebrei bolognesi come luogo di sepoltura. Questa
funzione permane fino al 1569, quando l’emanazione di due Bolle Papali condanna
le persone di religione ebraica ad abbandonare le città dello Stato Pontificio e
ad essere cancellate dalla memoria dei luoghi dove avevano vissuto e operato.
Uno degli effetti più violenti di queste persecuzioni è l’autorizzazione a
distruggere i cimiteri e a profanare le sepolture ebraiche presenti in città.
Una damnatio memoriae che riesce solo in parte visto che negli atti e
registri degli anni seguenti, ma soprattutto nella consuetudine orale,
quell’area continua ad essere indicata come “Orto degli Ebrei”.
Con il Breve del 28 novembre 1569, Pio V dona l’area del cimitero ebraico alle
suore della vicina chiesa di San Pietro Martire, accordando alle monache la
facoltà “di disseppellire e far trasportare, dove a loro piaccia, i cadaveri,
le ossa e gli avanzi dei morti: di demolire o trasmutare in altra forma i
sepolcri costruiti dagli ebrei, anche per persone viventi: di togliere affatto,
oppure raschiare e cancellare le iscrizioni ed altre memorie scolpite nel marmo”.
Lo scavo archeologico ha riportato in luce gli sconvolgenti effetti di questo
provvedimento: circa 150 tombe volontariamente manomesse per profanare la
sacralità delle sepolture, nessuna traccia delle lapidi che dovevano indicare il
nome dei defunti, forse vendute o riutilizzate. Proprio da via Orfeo vengono
probabilmente le quattro splendide lapidi ebraiche esposte nel Museo Civico
Medievale di Bologna.
L’area cimiteriale di Via Orfeo ha restituito 408 sepolture a inumazione
perfettamente ordinate in file parallele, con fosse orientate est-ovest e capo
del defunto rivolto a occidente.
La razionale organizzazione planimetrica delle tombe e la presenza di oggetti
d’ornamento di particolare ricchezza sono peculiarità difficilmente
riscontrabili nei cimiteri coevi. Ulteriori ricerche consentiranno di analizzare
le conseguenze del passaggio di proprietà del terreno al Monastero di San Pietro
Martire, verificando l’eventuale presenza anche di sepolture cristiane inserite
nell’area del precedente cimitero ebraico. Gli studi archeologici analizzeranno
sia le sequenze stratigrafiche, che attestano una frequentazione dell’area
dall’Età del Rame all’età moderna, sia i materiali recuperati nello scavo,
avvalendosi anche del confronto con alcuni contesti cimiteriali ebraici scavati
in Inghilterra, Francia e Spagna. Tra i oggetti rinvenuti negli scavi, un
approfondimento sarà dedicato ai numerosi gioielli medievali, di cui verranno
studiate caratteristiche stilistiche, tecniche di realizzazione e significati
delle incisioni presenti.
L’approccio interdisciplinare, con l’integrazione delle metodologie di studio
archeologico, antropologico e demo-etno-antropologico, permetterà di fare luce
sulle dinamiche storiche e sociali della comunità bolognese, rileggendo il
patrimonio culturale ebraico come esperienza di vita della collettività ebraica
dal Medioevo a oggi e come elemento costitutivo dei Beni Culturali della città.
Partendo dal cimitero di via Orfeo, il Progetto intende diffondere la conoscenza
del patrimonio ebraico e valorizzare i luoghi simbolici della storia della
comunità bolognese, al fine di contribuire al processo di costruzione di una
memoria cittadina attiva e partecipata.
Cimitero Ebraico Medievale di Bologna: sequenza
immagini
(per una migliore visualizzazione effettuare il download)
Renata Curina e Valentina Di Stefano
Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città
metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara (SABAP-BO)
Settore archeologia, Via Belle Arti 52 – 40126 Bologna
tel. (+39) 051 223773 – (+39) fax 051 227170
renata.curina@beniculturali.it
-
valentina.distefano@beniculturali.it
Laura Buonamico
Cooperativa Archeologia
buonamico@archeologia.it
Bologna medieval
Jewish Cemetery recovered. Destroyed in 1569, then long disappeared, it hosts
408 graves and is the largest one known in italy so far
Completano la cartella stampa i contributi di
Comunità Ebraica di Bologna
Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e
Ambientali, Alma Mater Studiorum Università di Bologna
Valentina Rizzo, Antropologa Culturale,
Ricercatrice indipendente
IL CIMITERO NELLA TRADIZIONE EBRAICA
Il nome con cui noi ebrei definiamo il cimitero è “Bet ha Chajjm” “casa
della vita” o nel caso specifico di Bologna, come è stato posto proprio nel
nuovo ingresso della sezione ebraica del Cimitero, “Bet mo'ed lekhol chai” “casa
di incontro per tutti i viventi”.
Possiamo notare, ma di più ce lo fanno notare i Maestri della tradizione ebraica
con i loro insegnamenti, che la parola MORTE viene molto spesso omessa, anche
nell'indicare quella condizione.
Sempre secondo la tradizione ebraica anche la morte fa parte di un passaggio
della vita, ed il cimitero ne è la testimonianza assoluta.
Il Cimitero rappresenta una delle testimonianze più valide dell’esistenza di una
Comunità Ebraica che , anche nel caso in cui essa scompaia da una città, ne
costituisce la prova indissolubile dell'antica presenza.
Sin dall'antichità gli ebrei si sono sempre battuti per il possedimento di un
terreno dove seppellire i propri cari. L'esempio più lampante lo troviamo nel
libro della Genesi al capitolo 23, dove si narra che Abramo, la momento della
morte di sua moglie Sara, si adoperò per avere in acquisto un terreno per
seppellirla.
La caratteristica primaria di questo terreno è quella di essere lontano dal
luogo dove vengono sepolte le salme appartenenti ad altre tradizioni religiose;
quindi separato ed autonomo. Nell'episodio biblico è interessante leggere il
passo in cui Abramo tratta con Efron – re degli Chittiti – (probabilmente
Amurabi) l’acquisto del terreno.
Con estrema eleganza e signorilità Abramo dice di essere disponibile a pagare
anche una grossa somma di denaro per l’acquisto del terreno purché questo sia
lontano dal luogo dove sono seppellite altre salme.
Egli lo paga una somma di denaro altissima – “400 sicli d'argento che passavano
per i mercanti ”1 Tale descrizione dettagliata vuole esprimere, secondo
l'interpretazione esegetica del testo, che il danaro con cui Abramo paga il
terreno è considerato rivalutabile nel tempo.
Anche nei secoli successivi, il cimitero ha avuto un posto di rilievo nella
tradizione Ebraica e non solo in quell'episodio si nota quanta importanza gli
ebrei abbiano sempre dato, in ogni epoca, al Cimitero.
Tutta la normativa che riguarda l'istituzione di un cimitero è considerata assai
rigorosa, pur tuttavia, allo stesso tempo rispettata da tutti gli ebrei.
Alcune di queste norme sotto riportate mettono in risalto la forte coincidenza
con il nostro oggetto in causa:
- Il cimitero deve essere costruito fuori delle mura della città, o almeno 25
metri lontano dal centro abitato.
- I morti vanno sepolti a file ed è bene che siano sepolti rivolti tutti verso
la stessa direzione, verso Gerusalemme.
- I Maestri e i Rabbini è consigliabile che siano sepolti separatamente dagli
altri, così come i bambini piccoli.
- Non ci si comporta in modo leggero all'interno di un Cimitero, né si possono
portare pecore o animali al pascolo.
- A causa dell'impurità dei corpi morti, il Cohen (colui il cui cognome richiama
il servizio sacerdotale nel Tempio di Gerusalemme) non può accedere al cimitero,
se non per i suoi famigliari più stretti.
- E' proibito studiare Torà in un Cimitero e addirittura è proibito entrare, con
gli abiti liturgici (tefillin – i filatteri che gli uomini ebrei indossano nella
preghiera mattutina dei giorni feriali)
- E' proibito entrare in un Cimitero nei giorni del sabato e in quelli festivi
del calendari ebraico.
Il Cimitero ha quindi acquisito anche grazie a tutta questa regolamentazione un
aspetto quasi sacro – distinto.
Gli ebrei romani lo chiamano, con un'espressione entrata poi nel gergo comune
anche di altre tradizioni religiose, Campo Santo, a causa dell'importanza data
al luogo.
Al contrario, chi volle invece profanare questa sacralità lo soprannominò
“l'ortaccio delli hebrei”, così come avvenne a Roma nei secoli in cui esisteva
il ghetto, in cui fu profanato in modo irriguardoso ed indegno.
Il Rabbino Capo Alberto Sermoneta
Comunità Ebraica di Bologna
via De’ Gombruti, 9 – 40123 Bologna
tel +39 051 232066 -
segreteria@comunitaebraicabologna.it
The Cemetery in the
Jewish tradition
DIPARTIMENTO DI SCIENZE BIOLOGICHE, GEOLOGICHE E
AMBIENTALI
Nell’ambito della collaborazione tra Alma Mater Studiorum Università di
Bologna, Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città
metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara e
Comunità Ebraica di Bologna si inserisce lo studio antropologico degli inumati
(oltre 400) del cimitero medievale di Via Orfeo condotto dal Laboratorio di
Bioarcheologia e Osteologia forense, diretto dalla Prof. Maria Giovanna
Belcastro, del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali.
Lo studio prevede di esaminare molte caratteristiche biologiche dei singoli
inumati avvalendosi di un approccio integrato tra analisi morfologiche,
microbiologiche, molecolari e tomografiche al fine di ricostruire la storia e la
vita della comunità ivi rappresentata.
Oltre alla composizione demografica del gruppo si prevede di ricostruire lo
stato di salute, la dieta, eventuali specializzazioni nelle attività lavorative,
aspetti relativi ai riti funerari, la provenienza geografica legata a possibili
spostamenti da altre aree europee. Per giungere a questi risultati il
Laboratorio di Bioarcheologia e Osteologia forense esaminerà gli aspetti
relativi alla ricostruzione dell’integrità dei resti scheletrici per procedere
alla ricostruzione del profilo biologico (stima dell’età e attribuzione del
sesso degli inumati), dello stato di salute e nutrizionale attraverso l’esame di
tutte le alterazioni e patologie ossee e dentarie, e delle attività lavorative
svolte in vita.
Lo stato di conservazione degli inumati verrà analizzato dal punto di vista
tafonomico per risalire ad eventuali modificazioni intenzionalmente praticate
sulle sepolture post mortem. Indagini microbiologiche e molecolari verranno
effettuate sul tartaro dentario al fine di ricostruire il microbiota orale ed
integrare i dati paleopatologici e dietetici. A tal fine sono coinvolti
ricercatori dei Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie (UNIBO) e di Biologia
dell’Università di Firenze. I dati sullo stato nutrizionale saranno integrati
dallo studio di isotopi stabili (carbonio e azoto) e, per gli aspetti legati
all’eventuale provenienza del gruppo in esame da altre aree geografiche,
verranno eseguite analisi su isotopi stabili (stronzio e ossigeno) e DNA antico.
A questo scopo saranno coinvolti ricercatori di altre Università italiane
(Università di Firenze) ed europee (Università di Cambridge e Università di
Dublino).
Saranno effettuate tomografie e microtomografie computerizzate nell’ambito di
una collaborazione con il Dipartimento di Fisica e Astronomia (UNIBO), grazie
alle quali potranno essere virtualmente ricostruiti i resti degli inumati
consentendo, non solo di potenziare e ampliare lo studio antropologico a diversi
livelli di indagine, ma di restituire alla comunità ebraica le spoglie mortali
seppellite nel cimitero di Via Orfeo per onorare la memoria di quella comunità
medievale.
Infine i dati verranno raccolti e integrati in un geodatabase per offrire, da un
lato uno strumento di gestione delle informazioni di scavo e di laboratorio,
dall’altro un supporto significativo per lo studio del contesto, grazie
all’elaborazione di planimetrie generate attraverso visualizzazioni tematizzate.
Il modello di studio integrato che emerge, che vede l’integrazione di quanto
noto dalle fonti storiche e documentarie, dei dati archeologici e biologici,
unitamente alla collaborazione con la Comunità ebraica di Bologna, rappresenta
un unicum. Lo studio del cimitero di Via Orfeo – che non ha confronti in Italia
e pochi in Europa - e la ricostruzione della vita della comunità ivi
rappresentata offre alla città di Bologna la possibilità di ricostruire una
parte importante della propria storia e, più in generale, alla società una
riflessione che consenta di andare sempre più verso modelli inclusivi di
convivenza.
Prof. Maria Giovanna Belcastro
Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali, Alma Mater
Studiorum Università di Bologna
Antropologia - Laboratorio di Bioarcheologia e Osteologia forense, Referente
scientifico del Museo di Antropologia
Via Selmi, 3 - 40126 Bologna
tel. +39 051 2094197 - fax +39 051 2094286 -
maria.belcastro@unibo.it -
www.unibo.it/docenti/maria.belcastro
Life, death, origin and diaspora of the medieval Jewish community of Via Orfeo
in Bologna
IL CIMITERO EBRAICO DI VIA ORFEO A
BOLOGNA
Lo spazio simbolico e il corpo sepolto in una prospettiva
antropologico-culturale
La ricerca di antropologia culturale si pone all'interno del Progetto
interdisciplinare di Studio e Ricerca coordinato dalla Soprintendenza
Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le
province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara in collaborazione con la Comunità
Ebraica di Bologna e l'Università di Bologna.
Lo studio antropologico culturale indaga il cimitero inteso come un insediamento
portatore di valore culturale, storico e di memoria.
La costituzione del cimitero di via Orfeo a Bologna, detto orto degli hebrei,
e la sua relativa distruzione si presentano come eventi storici ed elementi
culturali estremamente significativi che hanno segnato profondamente la
popolazione ebraica e la città di Bologna. Il momento che segna ufficialmente il
passaggio di proprietà dell'area di via Orfeo, allora contracta sancti Petri
Martiris, a Elia l'hebreo per farne un cimitero, si ritrova in un
riassunto notarile del 1393, conservato presso l'Archivio di Stato di Bologna.
Da quel momento l'area si configura come un luogo distinto e sacro, soggetto
alle norme ebraiche e quindi religiosamente connotato.
L'antropologia culturale indaga i processi culturali e approfondisce gli
elementi che si consolidano intorno a una pratica e al suo mantenimento.
Attraverso la lettura del contesto cimiteriale si entra in contatto con un luogo
ricco di informazioni legate al fattore identitario, che consente un
approfondimento circostanziato e peculiare del rito di sepoltura ebraico nel
medioevo a Bologna, anche grazie all'approccio integrato con l'archeologia e
l'antropologia fisica.
Particolare attenzione viene riservata all'area indagata nella sua qualità di
campo di sepoltura. Il legame tra individui/gruppi e spazio passa anche
attraverso il corpo seppellito. La sepoltura dei corpi produce un'azione simile
alla scrittura, poiché incide uno spazio conferendogli una fisionomia precisa e
costruendo con esso un legame culturale. Il termine cultura deriva dal latino
colere, indicante il movimento circolare e come tale portatore di un’idea
trasformativa; colere è l’azione di abitare un luogo, un territorio,
coltivare un campo, seppellire un corpo, è azione e costruzione per gli esseri
umani che intervengono su un territorio.
Il cimitero di via Orfeo è portatore anche di un significato simbolico. Nel 1569
volge al termine la convivenza tra ebrei e cristiani con l'ultimo di una serie
di provvedimenti contro il popolo ebraico a Bologna: il Breve Hebraeorum Gens
di Pio V che concedeva alle suore di San Pietro Martire la proprietà del campo
in questione e ordinava la distruzione del campo di sepoltura. L'evento si
colloca da un punto di vista antropologico come un tentativo di destorificazione
che consiste nell'allontanamento (espulsione) del gruppo ebraico a cui il
cimitero era appartenuto e nella distruzione di tutti i loro riferimenti
culturali. Le lapidi per esempio furono distrutte o riutilizzate e le uniche
superstiti si trovano al Museo Civico Medievale di Bologna.
Il cimitero di via Orfeo è un caso unico in Europa per elementi informativi e
rappresenta uno straordinario campo di collaborazione tra discipline
scientifiche e istituzioni pubbliche. L'obiettivo conclusivo del lavoro di
ricerca è la restituzione dei resti umani alla Comunità al fine di garantire una
sepoltura secondo il rito ebraico e la restituzione di uno scenario storico e
culturale alla contemporaneità. Verranno per questo studiate e concretizzate
azioni di valorizzazione e divulgazione che inquadrino il periodo e gli
accadimenti legati al cimitero di via Orfeo, come memoria e come eredità
patrimoniale culturale ebraica nella città di Bologna.
Valentina Rizzo, Antropologa culturale, Ricercatrice indipendente
mobile 338 9252272
valentina.rizzo89@gmail.com
The Jewish
Cemetery of Via Orfeo in Bologna. The symbolical space and the buried body from
a cultural anthropological perspective
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segnalazioni sul Cimitero Ebraico medievale rinvenuto a Bologna. Si prega di
fornire copia degli stessi a
sar-ero.stampa@beniculturali.it
Veduta parziale dell’area di scavo (Archivio SABAP-BO, 2017 – foto
Cooperativa archeologia)
Veduta parziale dell’area di scavo (Archivio SABAP-BO, 2017 – foto Cooperativa
archeologia)
Bracciale in pietre dure rinvenuto negli scavi del Cimitero Ebraico medievale
(Archivio SABAP-BO, 2017 – foto Roberto Macrì)
Anelli in oro a fascia e con castone rinvenuti negli scavi del Cimitero Ebraico
medievale (Archivio SABAP-BO, 2017 – foto Roberto Macrì)
Cartella stampa disponibile anche nell'area comunicati stampa del
Comune di Bologna
oppure sul sito del Comune di Bologna