Cavalieri Etruschi dalle Valli al Po
Tra Reno e Panaro, la valle del
Samoggia nell’VIII e VII sec. a.C.
Il cavallo come segno di distinzione sociale e mezzo di controllo del territorio
da sabato 12 dicembre 2009 a lunedì 5 aprile 2010
Bazzano (BO), Rocca dei Bentivoglio
Via Contessa Matilde 10
martedì-venerdì 15-19; sabato 9-12 e 15-19; domenica 15-19
chiuso natale e capodanno
ingresso € 5,00 comprensivo di audioguida
info 051.836405
Bucefalo
e Alessandro Magno, Incitatus e Caligola. Al pari del suo padrone, il
cavallo attraversa spesso la storia da autentico protagonista: non è un caso che
i Greci ne abbiano usato uno, seppur di legno, per espugnare l’impenetrabile
Troia.
Efficace strumento in una serie di attività fondamentali, dal trasporto al
traino, fedele compagno a caccia e in guerra, nobile partner in manifestazioni
ludiche o religiose, da sempre il cavallo è icona di prestigio e potere.
Nel mondo antico il cavallo era un vero status symbol: il suo possesso
era un tale segno di distinzione sociale che agli inizi dell'età del Ferro
comincia ad affermarsi, anche a livello iconografico, un’aristocrazia che
potremmo definire “equestre”.
Nei corredi delle tombe principesche iniziano a comparire ceramiche con immagini
di cavalli, morsi in bronzo, finimenti e bardature equine, fibule ed altri
oggetti configurati a cavallino, puntali, sonagli e a volte persino l’intero
carro. In alcune necropoli è stata trovata la sepoltura dell’animale stesso.
È l’inizio di quell’identità tra cavalleria e patriziato che porterà alla
supremazia dei possessori di carri e cavalli, portatori di una cifra di
eccellenza che sopravvive ancora oggi nella semiotica e nel lessico quotidiano.
Proprio alla figura del cavaliere è dedicata la mostra “Cavalieri etruschi dalle
Valli al Po. Tra Reno e Panaro, la valle del Samoggia nell’VIII e VII sec.a.C.”,
allestita alla Rocca dei Bentivoglio di Bazzano (BO) dal 12 dicembre al 5 aprile
2010.
L’esposizione illustra il popolamento della Valle del Samoggia nell’VIII e VII
sec. a.C. basandosi sui materiali rinvenuti in sepolture indagate per lo più
nell’Ottocento. La distribuzione territoriale delle necropoli e l’analisi dei
corredi tombali consente di ricostruire le varie fasi della nascita e
affermazione dei gruppi aristocratici nel periodo Villanoviano e di riflettere
sulle modalità con cui controllavano questa fertile pianura e le vie di
comunicazione.
Seppur spesso decontestualizzate, queste testimonianze offrono opportunità di
confronto con i reperti più significativi di Bologna e delle valli del Reno e
del Panaro, permettendo di analizzare i rapporti tra queste e il versante
toscano che comprende le aree di Firenze, Prato e Pisa.
La mostra espone circa 500 reperti provenienti da corredi tombali di queste
aree, parures di fibule ed altri oggetti di ornamento in bronzo, osso, ambra e
pasta vitrea, ceramiche, oggetti deposti con evidente valore simbolico e rituale
per esprimere il ruolo e rango di quell’elite che inizia a distinguersi anche ad
ovest di Bologna/Felsina a partire dalla metà dell’VIII sec. a.C. Insuperabile
icona di queste aristocrazie rurali sono le stele protofelsinee e i segnacoli
funerari con immagini antropomorfe presenti in mostra.
L’esposizione di Bazzano offre un’importante occasione per presentare nella loro
interezza le testimonianze villanoviane provenienti dalla vallata, esposte per
la prima volta in modo unitario.
Oltre ai reperti del comprensorio samoggino, si possono ammirare alcuni
prestigiosi contesti funerari provenienti dalle valli del Reno, del Panaro e
dell’Arno, riferibili a personaggi di alto rango. Di particolare rilievo, la
ricostruzione di una ricca tomba di Casalecchio di Reno, con stele funeraria
figurata.
La sezione tematica della mostra è incentrata sulla figura del cavaliere
etrusco, ricostruita sulla base dei numerosi reperti che fanno esplicito
riferimento al possesso del carro e del cavallo e alla sua esibizione
all’interno del corredo funerario. Molte tombe hanno restituito morsi equini e
altri oggetti legati alla bardatura del cavallo o che rimandano al suo possesso,
esibiti nell’ambito di un complesso rituale funerario che prevedeva la
deposizione di offerte alimentari, oggetti con funzione squisitamente rituale,
caratterizzati da forme e decorazioni peculiari, talora sottratti alla sfera dei
vivi mediante defunzionalizzazione.
Altrettanto pregnante è l’analisi della figura del cavallo, animale sempre
presente nelle tombe più ricche di età villanoviana, sia per gli oggetti
connessi alla sua bardatura o al carro, che sotto forma di raffigurazione
ceramica. Tale figura aveva la doppia, inscindibile valenza di indicatore
sociale di personaggi di alto rango e di simbolo del loro viaggio
nell’oltretomba.
La mostra è curata da Rita Burgio e Sara Campagnari ed è promossa dal Museo
Civico Archeologico “Arsenio Crespellani”, Fondazione Rocca dei Bentivoglio e
Comune di Bazzano, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni
Archeologici dell’Emilia-Romagna. I materiali esposti, oltre che dal Museo
Civico di Bazzano, provengono dal Museo Nazionale Etrusco "Pompeo Aria" di
Marzabotto, dal Museo Civico Archeologico di Bologna, dal Museo Civico
Archeologico Etnologico di Modena, dal Museo Civico di Castelfranco Emilia, dal
Museo Archeologico Ambientale di San Giovanni in Persiceto, dal Museo Civico di
Stellata di Bondeno e dalle Soprintendenze per i Beni Archeologici
dell’Emilia-Romagna e della Toscana.
Per approfondire i principali argomenti della mostra, gli alunni delle scuole
elementari e medie potranno partecipare a laboratori didattici dedicati alla
cultura villanoviana, alla produzione ceramica e alla figura del cavaliere.
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