L’amore per l’Italia, il rispetto per le Donne,
l’eredità della Storia: ripartiamo dai ragazzi
150 anni o 25 secoli? Da quanto esiste l’Italia? Singolare progetto didattico
della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna in occasione
delle celebrazioni dell’Unità Nazionale
Unità dal volto antico. Le radici archeologiche dell’immagine dell’Italia
L’antichità dialoga con il mondo della scuola: immagini commentate e schede di approfondimento scaricabili dal sito internet della Soprintendenza www.archeobologna.beniculturali.it
Presentazione sabato 19 marzo 2011, ore 10.30
all’Aula Gnudi della Pinacoteca Nazionale di Bologna
Via Belle Arti 56
Qual
è l’origine del nome Italia? Da quanti secoli (o millenni) è usato? Perché
l’Italia è raffigurata come una dea dell’antichità, con corona turrita e veste
panneggiata? E come mai le Regiones definite dall’Imperatore Augusto intorno al
7 d.C. hanno già i nomi e spesso i confini stessi di quelle attuali?
Quando sembrava che dei 150 anni dell’unità nazionale si fosse detto tutto, ecco
saltar fuori gli archeologi con una tesi difficile da smentire. Altro che
finzione giuridica, mera “espressione geografica”, come piaceva a Metternich:
l’Italia unita è una realtà da almeno due millenni e a questa sua antichità si è
sempre fatto riferimento, nei simboli, segni, loghi e luoghi.
La Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna dà il suo
contributo alle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità Nazionale con “Unità dal
volto antico. Le radici archeologiche dell’immagine dell’Italia”, iniziativa
rivolta prevalentemente al mondo della scuola ma fruibile da chiunque voglia
approfondire il legame tra storia antica e attuale. Collegandosi al sito
http://www.archeobologna.beniculturali.it/
di potrà scaricare liberamente materiale didattico e una raccolta di testi e
immagini di semplice fruibilità.
Il progetto sarà presentato dal Soprintendente Filippo Maria Gambari e dagli
archeologi Maria Grazia Maioli e Luca Mercuri sabato 19 marzo (ore 10.30)
nell’Aula Gnudi della Pinacoteca Nazionale di Bologna, in Via Belle Arti 56.
L’anniversario dell’unità politica impone a tutti un supplemento di
riflessione.
“Unità dal volto antico” cerca di spiegare, anche con esempi e simbologie di
immediata percezione, quanto l’Unità italiana non sia un’artata creazione del
movimento risorgimentale ma si fondi sul richiamo più o meno esplicito a modelli
culturali che si sono sedimentati nella nostra storia a partire dall’Antichità.
L’uso del nome Italia, ad esempio, sembra attestato fin dal VII sec. a.C.:
inizialmente indicava il lembo più meridionale della Calabria ma già quattro
secoli dopo trapela in Polibio l’idea che le Alpi siano le “mura d’Italia” e che
debbano essere considerati “abitanti d’Italia” tutti i popoli che vivono a sud
di esse. Nemmeno la caduta dell’Impero Romano, che pure aprirà un lunghissimo
periodo di frammentazione politica, riuscirà più a cancellare l'antica e ormai
radicata concezione che questo nome, Italia, indichi il territorio dell’intera
penisola, dalle Alpi al mare, incluse le isole.
Un altro esempio è dato dalla personificazione femminile dell’Italia che si
ispira a espressioni dell’arte ellenistica e romana, a partire dal modello della
corona turrita che trova un puntuale confronto nella testa marmorea di Tyche
rinvenuta negli anni ’60 negli scavi di Classe ed esposta nel Museo Nazionale di
Ravenna. Ma sono innumerevoli i modelli antichi utilizzati a partire dalla fine
del Settecento per rappresentare l’Italia nei documenti ufficiali, in quadri,
monete, medaglie e cartoline, nei più banali materiali in circolazione
dall’Ottocento al secolo scorso, fino agli oggetti d’uso corrente come i
francobolli o le misure da vino con l’immagine dell’Italia turrita.
Estromessa nel 2005 dai programmi delle Medie inferiori, l’Antichità rientra
dunque dalla porta principale per testimoniare una continuità spazio temporale
con buona parte della storia moderna e con tutta quella contemporanea.
D’altronde è indubbio che il percorso di costruzione dell’Unità nazionale sia
soprattutto l’esito di correnti e modelli culturali che risalgono talora al
passato preromano della Penisola, come ha radici secolari l’idea stessa di
Italia unita, seppur nelle profonde differenze regionali che la caratterizzano.
Sottovalutare questi dati, come purtroppo oggi non di rado avviene, significa
percepire in modo errato l’intero processo unitario mentre è solo su una base
culturale solida e condivisa che si può fondare qualsiasi modello, anche
federalista, come dimostra la forte attenzione alla storia antica e all’unità
culturale italiana di un antesignano come Carlo Cattaneo.
La confusione è molta e agli archeologi della Soprintendenza è parso giusto
ribadire i fondamentali, fornendo alla scuola, e non solo, un supporto per
trasmettere ai più giovani nozioni e modelli condivisi che superino
condizionamenti ideologici e lacune conoscitive o interpretative purtroppo assai
diffuse.
La singolare prossimità tra i festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia
e il centenario della prima Giornata Internazionale della Donna (19 marzo 1911)
ha poi proposto interessanti analogie tra il concetto di tutela della dignità
femminile e la parallela idea di dignità delle istituzioni statali e della
stessa vita politica. La personificazione femminile dell’Italia è dall’800 quasi
l’icona della ribellione di un popolo che, forse per la prima volta nella nostra
storia, aveva il volto delle donne.
Anche per questo la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna
(la regione dove è nato il Tricolore) ha scelto la data del 19 marzo per
presentare il proprio progetto.
Un ringraziamento particolare alla Soprintendenza per il patrimonio storico artistico e etnoantropologico per le province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini per la gentile collaborazione