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Microscavo del contenuto del sarcofago (Renata Curina)
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Esame antropologico
in situ (Maria Giovanna Belcastro e Valentina Mariotti)
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Analisi archeobotanica del terreno di riempimento del
sarcofago di Marcus Beleius (Marco Marchesini)
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Studio
pedostratigrafico del sarcofago (Stefano Cremonini e Gilmo Vianello)
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per la storia del sarcofago di Marcus Beleius vai alla pagina web dedicata
Microscavo del contenuto del sarcofago di Marcus
Beleius
Renata Curina, archeologa
della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna
Gli scavi programmati dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici alla
periferia nord di Bologna, hanno individuato un nucleo sepolcrale collegato
forse alla presenza di un complesso abitativo di tipo residenziale di
considerevoli dimensioni, collocato nelle immediate vicinanze ma per il momento
non ancora individuato con esattezza.
I resti delle strutture e del piccolo sepolcreto si conservano alla profondità
di circa m. 3,50-4.00 e nell’insieme coprono un’area molto estesa.
Il nucleo di sepolture, databile tra la tarda età repubblicana e la prima età
imperiale, è costituito da un sarcofago, ancora perfettamente conservato, da
almeno altri due monumenti funerari quasi completamente demoliti in età tardo
antica, da una tomba in cassa lignea, forse con coperchio in pietra ma già
asportato in antico, e da due sepolture in cassa laterizia di età più recente.
All’interno di queste sepolture si conservavano anche i resti scheletrici degli
individui e gli oggetti del corredo.
Al momento del rinvenimento il sarcofago si presentava integro, il coperchio
collocato nella posizione originaria e le grappe in piombo e ferro che avevano
sigillato la cassa ancora posizionate negli incavi appositamente predisposti.
Realizzato in pietra d’Aurisina, misura m 2,50 di lunghezza, m 1,10 di larghezza
e complessivamente m. 1,00 di altezza.
Dopo il trasferimento al Museo Civico, avvenuto il giorno 31 marzo 2011, nel
mese di maggio si è proceduto al microscavo dell’interno del sarcofago. Dopo
l’asportazione del primo deposito di terreno argilloso grigiastro di uno
spessore variabile tra i cm 3 e 10, sono iniziati a comparire i primi resti
ossei e alcuni oggetti di corredo. Si è proseguito quindi con un abbassamento
del terreno per micro livelli per cercare di individuare qualsiasi variazione di
deposizione del terreno e riconoscere eventuali elementi vegetali e minerali
legati al rito funebre ma ormai decomposti.
Il lavoro effettuato all’interno del sarcofago ha lentamente riportato in luce
il cranio leggermente girato di lato di un individuo probabilmente di sesso
femminile, collocato ancora sul cuscino di pietra ricavato al momento della
lavorazione del sarcofago, e numerose ossa relative a vari inumati. Su diversi
piani di deposizione sono affiorati anche alcuni oggetti di corredo riferibili
agli individui sepolti. Si tratta essenzialmente di bottiglie in ceramica e
balsamari in vetro, tipologia di manufatti molto diffusa in ambito funerario e
databili tra la fine del I sec a.C. e il I sec. d.C.
Le deposizioni sembrano riferirsi ad almeno tre individui. Le prime inumazioni,
quella di un adulto e di un bambino, sono state effettuate in un breve arco
temporale (fine I sec a.C. - inizi I sec. d.C.), come sembrano indicare gli
oggetti deposti. L’ultima inumazione è quella di un individuo di sesso
femminile, i cui resti scheletrici sono quasi tutti in connessione anatomica,
tranne alcuni elementi ossei, quali la mandibola e forse la scapola, che sono
scivolati dalla loro sede originaria. Il momento della deposizione di
quest’ultimo individuo non sembra tuttavia coevo agli altri; l’unico oggetto di
corredo, una fiala in vetro, sembra far risalire il momento del seppellimento a
un periodo compreso tra il III e il IV secolo d.C.
Attraverso il microscavo è stato anche possibile comprendere le varie fasi di
seppellimento degli individui. È probabile che i resti scheletrici dell’adulto
siano da riferire alla prima inumazione, cui fece seguito la deposizione di un
bambino e infine quella dell’individuo di sesso femminile. Per fare spazio a
questa ultima deposizione, i resti degli individui seppelliti in precedenza
vennero spostati su uno dei lati lunghi del sarcofago mentre la donna venne
deposta al centro della cassa. Risale probabilmente a questo momento anche lo
spostamento degli oggetti relativi ai vari corredi funebri, ricollocati
successivamente in diversa posizione; solo il corredo del primo individuo
sepolto, forse Marcus Beleius, costituito da una decina di balsamari in vetro, è
stato lasciato nella sua collocazione originaria.
Lo spostamento dei resti ossei sembra essere stato effettuato con una certa
cura, nonostante gli scheletri non dovessero più essere in connessione.
Gli esami di laboratorio sui resti scheletrici, che saranno effettuati
dall’equipe della prof.ssa Maria Giovanna Belcastro del Dipartimento di biologia
evoluzionistica sperimentale, ci permetteranno di acquisire tutte le
informazioni sugli individui seppelliti nel sarcofago e, se sarà possibile,
verificare gli eventuali legami di parentela attraverso gli esami del DNA.
Analisi paleobotaniche saranno effettuate dal dott. Marco Marchesini nei
laboratori del Museo Archeologico Ambientale di San Giovanni in Persiceto alla
ricerca di elementi arborei e floreali che potrebbero essere legati ai riti del
seppellimento oppure essersi infiltrati all’interno del sarcofago durante le
numerose alluvioni che sembrano aver interessato l’area sepolcrale, come
supposto dal dott. Stefano Cremonini, Dipartimento di Scienze della Terra e
Geologico – Ambientali, e dal prof. Gilmo Vianello, Dipartimento di Scienze e
Tecnologie Agroambientali, che eseguiranno anche le analisi di laboratorio.
Il microscavo del sarcofago è stato eseguito dalla società Tecne s.r.l. di Riccione (Giorgia Dalla Casa) con l’assistenza del laboratorio di restauro della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna (Antonella Pomicetti e Micol Siboni) sotto la direzione scientifica di Renata Curina (archeologa SBAER)
Esame antropologico in situ (aggiornato a
quanto emerso alla data del 15 giugno 2011)
Maria Giovanna Belcastro e Valentina Mariotti
Nel sarcofago intitolato a Marcus Beleius si sono rinvenuti i resti di 3
inumati: ossa maschili addossate in modo scomposto alla parete ovest, uno
scheletro supino prevalentemente in connessione anatomica di un soggetto forse
femminile, e i resti sparsi di un bambino.
Le ossa maschili potrebbero essere riferite al primo inumato, forse lo stesso
Marcus Beleius, il cui sarcofago fu verosimilmente aperto tempo dopo la
deposizione e le relative ossa spostate per fare spazio all’inumazione
successiva, molto probabilmente quella del bambino, alla quale avrebbe poi fatto
seguito quella della donna, che dovrebbe essere l’ultima deposizione, essendo la
meno disturbata ed essendo alcune ossa di questo individuo poste sopra quelle
del bambino.
Anche le ossa del bambino sarebbero state spostate e collocate con orientamento
casuale, almeno apparentemente, al momento della deposizione della donna.
Dell’uomo rimangono nella posizione originaria parte dei piedi, in connessione
anatomica, all’estremità nord del sarcofago.
La donna presenta molte ossa ancora in connessione anatomica ma ha la
particolarità di avere alcune ossa degli avambracci all’interno della cavità
pelvica -il radio destro (?), mentre l’arto superiore destro doveva
originariamente essere disteso lungo il corpo, come lascia supporre la posizione
di omero e ulna, ancora perfettamente articolati, e l’ulna sinistra (?),
scivolata più in basso rispetto al rispettivo omero e ruotata in modo da
mostrare la faccia dorsale. Le ossa delle mani si trovano sparse tra i femori,
in basso rispetto alla cavità pelvica. Questa posizione delle ossa degli
avambracci e delle mani della donna rappresenta un problema, in quanto, pur non
potendo escludere fattori di perturbazione di ordine tafonomico, potrebbe
rappresentare una posizione fatta assumere volontariamente alle ossa per qualche
motivo che al momento attuale rimane oscuro, anche se affascinanti ipotesi delle
quali è prematuro parlare sono al vaglio degli studiosi. Va anche interpretata
la posizione della clavicola destra addossata alla parete est del sarcofago e
posta a diretto contatto e a fianco dell’ulna destra (dove doveva esserci il
radio, quello collocato dentro la cavità pelvica) e parzialmente posta sotto
l’omero destro.
Va infine sottolineato che per quanto riguarda la ricostruzione del profilo
biologico (stima dell’età, attribuzione del sesso, ecc.) e di tutte le altre
informazioni antropologiche necessarie ad interpretare il contesto funerario e
le caratteristiche biologiche (stato di salute, aspetti dietetici, presenza o
meno di lesioni di origine traumatica, ecc.) dei tre inumati, bisognerà
attendere analisi più dettagliate che potranno essere effettuate in laboratorio.
Per interpretare la presenza o meno di un gruppo con rapporti di parentela sarà
necessario eseguire specifiche indagini sulle ossa (datazioni, indagini
biomolecolari, ecc.). Va infine detto che per interpretare il contesto sarà
anche necessario eseguire indagini bioarcheologiche sui resti degli inumati del
piccolo sepolcreto in prossimità del sarcofago e confrontare con quanto abbiamo
già studiato sulle necropoli coeve del territorio bolognese.
Antropologi che hanno partecipato allo scavo
Prof. Maria Giovanna Belcastro
Dr. Valentina Mariotti (PhD)
Dr. Greta Bocchini (studentessa del Master di I livello in Bioarcheologia,
Paleopatologia e Antropologia forense)
Analisi archeobotanica del terreno di riempimento
del sarcofago di Marcus Beleius
Marco Marchesini,
archeobotanico della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna
Gli studi archeobotanici sono i particolarmente utili e interessanti perché
documentano la storia e l’evoluzione di un determinato ambiente e/o sito,
fornendo preziose informazioni sulle coltivazioni e sulla presenza di boschi e
zone umide. Rendono inoltre possibile la ricostruzione di alcuni aspetti
dell’alimentazione umana, degli scambi commerciali, dell’utilizzo medicamentoso
e fitoterapico di alcune piante, e delle offerte votive legate ai riti religiosi
e funerari nei diversi periodi indagati.
Considerando l’importanza di queste analisi, durante le fasi di scavo della
sepoltura sono stati prelevati dai livelli di riempimento della tomba, seguendo
le normali procedure di campionamento, numerosi campioni pollinici. Inoltre
tutto il terreno presente all’interno del sarcofago sarà sottoposto a operazioni
di flottazione/setacciatura in acqua per individuare la presenza di macroresti
vegetali.
Lo studio dei reperti vegetali presenti all’interno della tomba dovrebbe fornire
dati utili a ricostruire l’evoluzione degli eventi alluvionali che hanno
determinato il progressivo riempimento del sarcofago e il contesto vegetale
esistente al suo esterno. Lo studio dei reperti presenti nell’interfaccia su cui
sono stati deposti i defunti dovrebbe fornire dati relativi alla presenza di
offerte votive e più in generale sul rito funebre nel suo complesso
Studio pedostratigrafico del sarcofago
Stefano Cremonini,
Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico - Ambientali
Gilmo Vianello, Dipartimento di
Scienze e Tecnologie Agroambientali
I depositi di sedimenti all’interno del sarcofago presentano la
caratteristica di essersi depositati in tempi diversi; sono quindi legati a
eventi alluvionali che si sono protratti nel tempo a partire dalla caduta
dell’impero romano e alla mancanza di presidio del governo delle acque.
Questi fenomeni si sono ripetuti per centinaia di anni sino al XVIII secolo,
quando sono iniziate le bonifiche di pianura.
Un’indagine prioritaria è quella di potere leggere questi cicli e di valutarne
le differenze. Per tale motivo si è proceduto a prelevare all’interno del
sarcofago lo spessore dei depositi mediante scatole di Kubiena e con un mini
carotaggio mediante tubo in plexiglass.
Un volta essiccati, i campioni verranno inviati a un laboratorio specializzato
per effettuare impregnazione mediante resine; successivamente verranno levigati
per ottenere una sezione sottile di grandi dimensioni (7x5 cm). Mediante
l’analisi al microscopio della sezione sottile verranno individuati i diversi
livelli di deposizione.
Parte dei campioni rilevati verranno sottoposti anche ad analisi chimica e
fisica tenendo conto della limitata disponibilità quantitativa dei campioni in
considerazione degli spessori molto esigui dei livelli di deposito. Tali analisi
verranno effettuate successivamente all’indagine ottica e prevederanno la
determinazione quantitativa di alcuni macro elementi quali fosforo, calcio,
magnesio, sodio, potassio, ferro, calcio ed altri micro elementi quali argento,
rame, manganese, stagno e piombo.