Progetto scoprire Claterna. Archeologia di una città sepolta
Ozzano dell'Emilia, campagna di scavo 2011

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Bollettino n. 1 - 07/07/2011
Un'antica residenza romana nel corso del tempo: scavi archeologici di valorizzazione del settore 11

Il 4 luglio sono ripresi gli scavi di Claterna con il progetto di valorizzazione del settore 11, coordinato dall'Associazione Civitas Claterna (Comune di Ozzano Emilia – IMA Spa e Gruppo Città di Claterna) e diretto dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna.
L'apporto di finanziatori privati è determinante: il progetto triennale è finanziato quasi interamente da CRIF (consulenze bancarie) e supportato da IMA e da CUTICONSAI.
Lo scavo è condotto da archeologi professionisti coadiuvati, come di consueto, dai volontari, ma la novità più importante di quest'anno è la partecipazione di un nutrito gruppo di studenti dell'Università Ca' Foscari di Venezia, Dipartimento di Scienze dell'Antichità (ospitati presso il centro visite 'Villa Torre' del Parco dei Gessi Bolognesi e dei Calanchi dell'Abbadessa - Ente associato a Civitas Claterna), a da alcuni altri delle Università di Bologna e di Ferrara.


La riapertura dello scavo nel settore 11 con gli studenti al lavoro

Le esplorazioni archeologiche, in programma fino alla prima settimana di agosto, si concentreranno su di un'unità insediativa appartenente al periodo tardoantico (V – VI secolo d.C.), sorta su di una precedente domus fondata in età repubblicana e ulteriormente modificata in età imperiale.
I primi giorni di attività hanno riguardato la pulizia dei livelli di crollo relativi alla casa tardoantica, contraddistinti dalla presenza di reperti particolari: oltre a monete e vasellame ceramico, sono stati evidenziati numerosi frammenti di 'incannicciato', cioè resti di pareti divisorie realizzate con intonacature d'argilla stese su strutture a reticolo ligneo o a ramaglie intrecciate.


La superficie archeologica di uno degli ambienti tardoantichi

Questo particolare è molto importante per comprendere la qualità delle strutture edilizie tardoantiche. Si tratta infatti di ambienti realizzati entro le precedenti e più ampie stanze della domus di età imperiale, mediante suddivisioni e frazionamenti costruiti con materiali deperibili (legno e terra).
In questo Claterna assomiglia a tanti altri casi di città tardoantiche, nelle quali numerose domus subirono ingenti trasformazioni: i vecchi edifici, già residenze di famiglie benestanti, si trovano ora ad ospitare più unità familiari, verosimilmente di bassa estrazione sociale, nell'ambito di un più generale processo di destrutturazione della città romana che riguarda anche gli spazi pubblici, oltre a quelli privati.


Studenti e volontari durante le fasi di pulizia dello strato

Si vedrà nel corso della campagna di scavo quale specifica caratterizzazione poteva avere la casa tardoantica di Claterna, per la quale non si esclude una relazione con attività artigianali legate forse alla lavorazione del ferro.
La presenza degli studenti universitari, appartenenti sia al corso triennale, sia al corso di magistrale in Beni Culturali, impone una particolare attenzione agli aspetti didattici e formativi, essendo lo scavo del settore 11 particolarmente idoneo allo scopo. La stratificazione qui depositatasi nel corso di circa 2000 anni si presenta infatti di alta complessità, racchiudendo in se quasi l'intera vicenda del centro urbano, dal momento formativo (II secolo a.C.), alle ultime fasi di vita (V-VI secolo), dopo le quali Claterna sembra subire un rapido abbandono.


Panoramica di inizio scavo

Bollettino n. 2 - 11/07/2011

Venerdì 8 luglio è terminata la prima settimana degli scavi inerenti il progetto di valorizzazione del settore 11.
Gli studenti universitari, coordinati dal Dott. Claudio Negrelli e dagli archeologi professionisti Maurizio Molinari e Alessandra Tedeschi, hanno ultimato la messa in luce dei settori occupati dalle unità insediative tardoantiche, che si sono rivelate più complesse di quanto non ci si aspettasse inizialmente. Infatti, oltre alle strutture individuate nel settore centrale (la cui esplorazione costituisce l'obiettivo principale del progetto), per merito di una pulizia molto accurata, sono comparse altre strutture nei settori est ed ovest, contraddistinte dalla presenza di focolari e di fondazioni murarie. Ciò significa che il caseggiato tardoantico (tra V e VI secolo d.C.) doveva essere molto fitto in questa fascia di città affacciata sulla via Emilia antica: le tracce archeologiche indicano una fitta serie di piccoli edifici in legno e terra, in parte costruiti sulle rovine delle precedenti domus, in parte appoggiati alle vecchie murature di costruzione imperiale.

 
Il rilievo grafico delle strutture tardoantiche

I lavori sono proseguiti con il rilievo delle stratificazioni di crollo e dei pezzi di incannicciato (intonacature di argilla su graticciati lignei), che costituivano originariamente i muretti divisori delle varie unità abitative. Alcuni di questi pezzi sono abbastanza ben conservati, tanto da permettere l'almeno parziale ricostruzione delle diverse tecniche di edificazione.
Gli studenti, sotto la guida degli archeologi professionisti, sono stati suddivisi in gruppi di lavoro dediti al rilievo diretto, grafico e fotografico, con particolare attenzione agli aspetti didattici e metodologici. A questo scopo è stato eseguito anche un rilievo fotogrammetrico di tutte le superfici archeologiche esposte, mediante riprese zenitali e successiva rielaborazione computerizzata, secondo un protocollo già testato in precedenti esperienze. Successivamente i rilievi saranno rielaborati in ambiente CAD e finalmente inseriti entro la piattaforma GIS riguardante l'intero sito archeologico, integrandosi così con la documentazione proveniente da precedenti ricerche e con l'archivio dell'intero progetto "scoprire Claterna".


Disegno e catalogo dei reperti nel laboratorio organizzato entro la 'Casa Rossa', uno degli immobili di proprietà statale esistenti entro l'area archeologica di Claterna

Anche allo studio dei materiali archeologici prelevati dallo scavo è stata dedicata parte dell'attività in programma. Durante questa settimana sono stati selezionati i reperti ceramici provenienti dagli strati di crollo tardoantichi, poi si è proceduto con l'inventariazione, il catalogo ed il disegno. Molti frammenti rigurdano anfore di importazione dall'Africa (Tunisia settentrionale) e dal Mediterraneo Orientale (Asia Minor, Siria, Palestina), mentre gli altri tipi di vasellame (ceramica fine da mensa e ceramica grezza da fuoco) rimandano a produzioni locali e regionali. A giudicare dal quadro fornito dal vasellame, Claterna, tra V e VI secolo, doveva ancora essere un centro di mercato aperto ai traffici non solo sulla corta distanza, ma anche di carattere internazionale.
Che qui esistesse un mercato è mostrato pure dai numerosi rinvenimenti monetali, che continuano a succedersi con frequenza e che riguardano soprattutto divisionale bronzeo della media e della tarda età imperiale. A questo proposito una speciale menzione va fatta ai numerosissimi rinvenimenti di materiali metallici effettuati dai volontari del Gruppo Trebbo Sei Vie (consociati di Civitas Claterna) che, in stretto coordinamento con gli archeologi, stanno vagliando i terreni di scavo e le superfici archeologiche mediante l'ausilio del metal detector. Uno strumento che, se ben integrato entro un progetto di ricerca multidisciplinare come il nostro, non può che arricchire in modo significativo il quadro generale degli studi.


Disegno e catalogo dei reperti nel laboratorio organizzato entro la 'Casa Rossa', uno degli immobili di proprietà statale esistenti entro l'area archeologica di Claterna

Bollettino n. 3 - 17/07/2011

Venerdì 15 luglio è terminata la seconda settimana di scavi inerenti il progetto di valorizzazione del settore 11.
Gli studenti universitari, coordinati dal Dott. Claudio Negrelli e dagli archeologi professionisti Maurizio Molinari e Alessandra Tedeschi, hanno proseguito l'esplorazione degli ambienti tardoantichi posti nel settore centrale dello scavo. È stata qui ultimata l'asportazione degli strati di crollo, all'interno dei quali si conservavano numerose monete in bronzo e vasellame, soprattutto ceramica da fuoco destinata alla cottura dei cibi.


Lo scavo del crollo della casa tardoantica

Gli elementi più interessanti emersi da questa prima parte dello scavo riguardano soprattutto lo studio di due aspetti: gli eventi che portarono alla distruzione degli edifici databili tra V e VI secolo e la ricostruzione delle tecniche di edificazione.
Per quel che riguarda il primo punto è ormai chiaro che almeno parte delle strutture furono sottoposte ad un incendio, non solo in ragione della presenza di argilla concotta e di incannucciato solidificatosi per elevato riscaldamento (il cosiddetto incannucciato era un'intonacatura di argilla cruda stesa su graticciati lignei che costituivano a loro volta le pareti degli edifici, per lo più divisorie), ma anche per via delle numerose tracce di legno carbonizzato interpretabili come tracce lineari di travature ligneee crollate sui pavimenti.
Per quanto concerne il secondo punto, il recupero di numerosi frammenti di incannucciato d'argilla, che molto probabilmente sarà possibile ricomporre per più ampie porzioni, permetterà di avanzare ipotesi sul tipo di ordito ligneo che doveva costituire lo scheletro di sostegno delle pareti. Infatti l'argilla solidificata dal calore ne conserva una chiara traccia in negativo: probabilmente tale scheletro era formato da elementi disposti a reticolo e formati da una serie di sottili bastoni disposti in verticale, a loro volta intrecciati ad un'altra serie di rami disposti orizzontalmente. Il tutto era appoggiato a corsi di frammenti di mattoni cotti e di tegole alloggiati direttamente sul terreno, a scopo di isolamento dall'umidità. Riuscire a capire esattamente la tecnica costruttiva tardoanticaantica permetterà di proporre una ricostruzione fedele delle case dell'epoca, uno degli obiettivi specifici del nostro progetto.


Particolare di un focolare


Lo scavo: in primo piano un crollo di tegole

È proseguita l'attività di rilievo particolareggiato sul campo, così come la sua trasposizione in ambiente CAD al fine di un inserimento entro la più generale piattaforma GIS di Claterna. Particolare attenzione è stata prestata al disegno dei materiali ceramici, al fine di costituire una banca dati utile alle prossime pubblicazioni degli scavi. Sempre più importanti si stanno rivelando gli aspetti didattici dello scavo: la sua complessità stratigrafica, unitamente alla possibilità di applicare diverse tecniche di recupero e di rilievo, nonché la pratica di uno studio integrato dei materiali e dei contesti, ne fanno un vero 'campo scuola' di grande utilità anche e soprattutto a livello di formazione universitaria. La risposta positiva che stiamo vedendo nel grande impegno prestato dagli studenti delle università coinvolte ci incoraggia in questa direzione, che abbiamo tutte le intenzioni di sviluppare ulteriormente nei prossimi anni.


Lavaggio dei materiali ceramici recuperati dalle stratificazioni di crollo

Bollettino n. 4 - 23/07/2011

Lunedì 18 luglio ha avuto inizio la prima settimana del secondo turno degli scavi inerenti il progetto di valorizzazione del settore 11.
Dopo una prima visita guidata sull'area archeologica della città romana, necessaria introduzione alle problematiche storico - archeologiche del sito, il nuovo gruppo di studenti provenienti dall'Università Ca' Foscari di Venezia e dalle Università di Bologna e di Ferrara (in tutto 15 per questo secondo turno, cui vanno aggiunti i volontari), ha preso contatto con lo scavo archeologico del settore 11, proseguendo l'esplorazione degli ambienti tardoantichi posti nella fascia centrale del medesimo. Una specifica cura è dedicata, dalla direzione dello scavo, agli aspetti didattici della ricerca, facendo si che ciascun partecipante sia consapevole dei temi di studio affrontati e delle caratteristiche del progetto, il cui fine ultimo, va ricordato, è quello di una proposta museale ricostruttiva di ambienti e di funzioni. I problemi posti dalla stratigrafia sono discussi periodicamente con i coordinatori e con gli studenti, entro un processo conoscitivo quanto più possibile trasparente e comprensibile.


Lo scavo della casa tardoantica: panoramica da nord

L'esplorazione di altri ambienti oltre a quelli centrali già individuati, ci ha permesso di aggiungere altri dati al quadro più generale degli eventi che portarono al processo distruttivo della casa tardoantica. Infatti pare che tutta la porzione settentrionale dello scavo, e probabilmente anche il perimetrale est, non sia stata colpita in modo diretto dall'incendio, come invece constatato nella parte opposta del settore esplorato. Il crollo è infatti qui costituito da uno strato di argilla di colore marrone – giallognolo entro e sotto la quale si trovano grandi frammenti di laterizi, quasi esclusivamente elementi di copertura (coppi e tegoloni). Non si notano al momento particolari concentrazioni di pezzi di incannucciato concotto dal calore, e nemmeno tracce carboniose di una certa consistenza. Pertanto ci troviamo plausibilmente di fronte ad una porzione di crollo del tetto frammista al residuo di una o più pareti perimetrali della casa tardoantica, composte da un alzato presumibilmente in argilla cruda (mattoni crudi? Pisé, cioè pareti formate da argilla cruda compressa entro casseforme, oppure ancora incannucciato non concotto dall'incendio?).


Il crollo visto da ovest, con coppi e tegole, entro uno strato di argilla.
 A sinistra un frammento di colonna marmorea, evidentemente reimpiegata nella casa tardoantica

Si stanno in questo modo aggiungendo altri tasselli alla nostra ricerca: il nucleo abitativo/produttivo che stiamo esplorando, databile tra il V ed il VI secolo d.C., era composto da una o più case che in parte sfruttavano muri preesistenti in laterizi, ciottoli e mattoni crudi, derivanti da una precedente domus di età repubblicana e poi imperiale. Le rimanenti murature, soprattutto i divisori, erano costituite da strutture più leggere, comprensive di un telaio interno 'a graticciato' vegetale e di intonacature in semplice argilla. Le coperture invece erano ancora costruite secondo la tradizione romana del tetto in laterizi cotti, tegole 'ad alette' e coppi, almeno per quanto concerne gli ambienti nel settore centrale dello scavo. L'analisi accurata di tutti questi elementi formerà la base documentaria per le successive proposte ricostruttive.


Il crollo, con coppi e tegole, visto da est

Un altro importante tema di studio che sta emergendo in questi giorni riguarda poi l'assetto topografico generale di questo settore della città, compreso tra il suburbio occidentale ed il foro, affacciato da nord alla via Emilia. Su questo piano francamente non ci aspettavamo di poter raggiungere risultati di tale interesse, che invece si stanno profilando all'orizzonte. Durante l'età tardoantica proprio qui si registrano segnali di continuità abitativa particolarmente intensi che ci ripromettiamo di approfondire e di inserire nel più ampio problema posto dalla città (ma Claterna è ancora una città nel VI secolo?) durante le ultime fasi di vita: contiamo di poter dare qualche anticipazione su questo affascinate tema di ricerca già nei prossimi bollettini .
Altri dati infine stanno incrementando il quadro offerto dai manufatti. La presenza di contesti primari (cioè di depositi stratigrafici che raccolgono resti non rimaneggiati da accadimenti post-deposizionali) che hanno la capacità di riunire insiemi quanto più completi di oggetti e di resti materiali (come i residui di pasto etc.), ci permette di 'fotografare' una realtà quotidiana composta da vasellame per la cottura ed il consumo dei cibi, da attrezzi da lavoro, da oggetti di abbigliamento personale e da numerosissime monete. Soprattutto queste ultime sono il chiaro segno di un'economia di mercato ancora viva tanto sul piano locale, quanto su quello ben più ampio segnato dal passaggio della via Emilia: una strada di collegamento di straordinaria importanza fino ai nostri giorni.


Olla in ceramica da fuoco (ascrivibile al VI secolo d.C.) in fase di ricomposizione


Frammento in osso lavorato, forse elemento di raccordo angolare per mobilio o cassa in legno

 

Bollettino n. 5 - 12/08/2011

Venerdì 5 agosto si è conclusa la campagna di scavi 2011 relativa al progetto di valorizzazione del settore 11 di Claterna.
Una volta completata la documentazione degli edifici di V e VI secolo (vedi i bollettini precedenti), gli archeologi professionisti e gli studenti universitari hanno potuto raggiungere i primi strati relativi alla media e tarda età imperiale (III – IV secolo d.C.), cioè i livelli abitati durante la precedente frequentazione della domus. Per il momento si tratta di piani di battuto in argilla compattata che, privi di strutture particolari, recano tuttavia numerosi manufatti ritrovati sotto i crolli dei tetti (tegole e coppi in grandi frammenti). Un primo rapido esame dei materiali, rinvenuti in buona quantità con vasellame presumibilmente ricostruibile, ci mostra la 'fotografia' dell'insieme degli oggetti in uso nell'edificio verso tra III e IV secolo, prima che la domus fosse quasi completamente ricostruita nel periodo successivo. Sono presenti anfore di produzione regionale e di importazione (tra cui un esemplare ricostruibile di anfora africana), così come una grande pentola da cucina e ceramiche fini da mensa.
Nella prossima campagna di scavo, programmata per il periodo luglio-agosto 2012, potremo dunque proseguire nell'esplorazione dell'edificio romano di età imperiale, cercando non solo di comprenderne le caratteristiche architettoniche, ma anche di scoprire le ragioni del suo abbandono e della sua successiva trasformazione. Un'altro obiettivo di ricerca sarà quello di identificare l'edificio originario, di età repubblicana, ed eventualmente i suoi precedenti, in modo che il settore 11 divenga a tutti gli effetti emblematico dell'intera vicenda storica della città di Claterna.


Il battuto pavimentale della domus nella fase di III-IV secolo d.C.

Il bilancio di questa prima campagna del progetto incentrato sul settore 11, per essere completo, non va fatto tenendo conto esclusivamente del risultato scientifico (che pure è di grande interesse), ma deve riguardare anche un altro importante aspetto: quello della partecipazione e della collaborazione tra istituzioni ed enti di diversa natura. Dal punto di vista del coinvolgimento dei privati e delle realtà imprenditoriali, va senza dubbio ribadita la generosa sponsorizzazione ad opera di CRIF, che nuovamente teniamo a ringraziare e senza la quale la nostra esperienza non avrebbe potuto attuarsi. Un fattore determinante, ma non isolato, visto che abbiamo potuto contare anche sull'appoggio concreto dato da IMA e da CUTICONSAI mediante forniture logistiche e di servizi. La collaborazione tra Associazione Civitas Claterna (promotore dello scavo) e Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna (Direzione Scientifica) ha raggiunto in quest'occasione un'altra importante tappa sul cammino già intrapreso della costruzione del più ampio progetto di valorizzazione della città sepolta.
A questa collaborazione tra privati ed Enti locali si aggiunge ora un'apertura verso il mondo universitario (attraverso la collaborazione ufficiale con l'Università Ca' Foscari di Venezia e la partecipazione di altri studenti dalle Università di Bologna e di Ferrara) che abbiamo interpretato in chiave didattica (l'esperienza concreta 'sul campo' consente la formazione di professionalità nel ramo archeologico), ma della quale non va trascurato l'apporto in chiave di ricerca e di concreta attuazione del progetto 'Scoprire Claterna'. Il successo di tale apertura, mostrato prima di tutto dal grande interesse manifestato dai circa 25 studenti coinvolti, indica una nuova possibilità che nei prossimi anni intendiamo portare avanti con grande determinazione .


Panoramica generale dello scavo

 

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