Un'antica residenza romana nel corso del tempo: scavi archeologici di valorizzazione del settore 11
Il 4 luglio sono ripresi gli scavi di
Claterna con il progetto di valorizzazione del settore 11, coordinato
dall'Associazione Civitas Claterna (Comune di Ozzano Emilia – IMA Spa e Gruppo
Città di Claterna) e diretto dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici
dell'Emilia Romagna.
L'apporto di finanziatori privati è determinante: il progetto triennale è
finanziato quasi interamente da CRIF (consulenze bancarie) e supportato da IMA e
da CUTICONSAI.
Lo scavo è condotto da archeologi professionisti coadiuvati, come di consueto,
dai volontari, ma la novità più importante di quest'anno è la partecipazione di
un nutrito gruppo di studenti dell'Università Ca' Foscari di Venezia,
Dipartimento di Scienze dell'Antichità (ospitati presso il centro visite 'Villa
Torre' del Parco dei Gessi Bolognesi e dei Calanchi dell'Abbadessa - Ente
associato a Civitas Claterna), a da alcuni altri delle Università di Bologna e
di Ferrara.
La riapertura dello scavo nel settore 11 con gli studenti al lavoro
Le esplorazioni archeologiche, in programma fino alla prima settimana di
agosto, si concentreranno su di un'unità insediativa appartenente al periodo
tardoantico (V – VI secolo d.C.), sorta su di una precedente domus
fondata in età repubblicana e ulteriormente modificata in età imperiale.
I primi giorni di attività hanno riguardato la pulizia dei livelli di crollo
relativi alla casa tardoantica, contraddistinti dalla presenza di reperti
particolari: oltre a monete e vasellame ceramico, sono stati evidenziati
numerosi frammenti di 'incannicciato', cioè resti di pareti divisorie realizzate
con intonacature d'argilla stese su strutture a reticolo ligneo o a ramaglie
intrecciate.
La superficie archeologica di uno degli ambienti tardoantichi
Questo particolare è molto importante per comprendere la qualità delle
strutture edilizie tardoantiche. Si tratta infatti di ambienti realizzati entro
le precedenti e più ampie stanze della domus di età imperiale, mediante
suddivisioni e frazionamenti costruiti con materiali deperibili (legno e terra).
In questo Claterna assomiglia a tanti altri casi di città tardoantiche, nelle
quali numerose domus subirono ingenti trasformazioni: i vecchi edifici,
già residenze di famiglie benestanti, si trovano ora ad ospitare più unità
familiari, verosimilmente di bassa estrazione sociale, nell'ambito di un più
generale processo di destrutturazione della città romana che riguarda anche gli
spazi pubblici, oltre a quelli privati.
Studenti e volontari durante le fasi di pulizia dello strato
Si vedrà nel corso della campagna di scavo quale specifica caratterizzazione
poteva avere la casa tardoantica di Claterna, per la quale non si esclude una
relazione con attività artigianali legate forse alla lavorazione del ferro.
La presenza degli studenti universitari, appartenenti sia al corso triennale,
sia al corso di magistrale in Beni Culturali, impone una particolare attenzione
agli aspetti didattici e formativi, essendo lo scavo del settore 11
particolarmente idoneo allo scopo. La stratificazione qui depositatasi nel corso
di circa 2000 anni si presenta infatti di alta complessità, racchiudendo in se
quasi l'intera vicenda del centro urbano, dal momento formativo (II secolo
a.C.), alle ultime fasi di vita (V-VI secolo), dopo le quali Claterna sembra
subire un rapido abbandono.
Panoramica di inizio scavo
Venerdì 8 luglio è terminata la prima
settimana degli scavi inerenti il progetto di valorizzazione del settore 11.
Gli studenti universitari, coordinati dal Dott. Claudio Negrelli e dagli
archeologi professionisti Maurizio Molinari e Alessandra Tedeschi, hanno
ultimato la messa in luce dei settori occupati dalle unità insediative
tardoantiche, che si sono rivelate più complesse di quanto non ci si aspettasse
inizialmente. Infatti, oltre alle strutture individuate nel settore centrale (la
cui esplorazione costituisce l'obiettivo principale del progetto), per merito di
una pulizia molto accurata, sono comparse altre strutture nei settori est ed
ovest, contraddistinte dalla presenza di focolari e di fondazioni murarie. Ciò
significa che il caseggiato tardoantico (tra V e VI secolo d.C.) doveva essere
molto fitto in questa fascia di città affacciata sulla via Emilia antica: le
tracce archeologiche indicano una fitta serie di piccoli edifici in legno e
terra, in parte costruiti sulle rovine delle precedenti domus, in parte
appoggiati alle vecchie murature di costruzione imperiale.
Il rilievo grafico delle strutture tardoantiche
I lavori sono proseguiti con il rilievo delle stratificazioni di crollo e dei
pezzi di incannicciato (intonacature di argilla su graticciati lignei), che
costituivano originariamente i muretti divisori delle varie unità abitative.
Alcuni di questi pezzi sono abbastanza ben conservati, tanto da permettere
l'almeno parziale ricostruzione delle diverse tecniche di edificazione.
Gli studenti, sotto la guida degli archeologi professionisti, sono stati
suddivisi in gruppi di lavoro dediti al rilievo diretto, grafico e fotografico,
con particolare attenzione agli aspetti didattici e metodologici. A questo scopo
è stato eseguito anche un rilievo fotogrammetrico di tutte le superfici
archeologiche esposte, mediante riprese zenitali e successiva rielaborazione
computerizzata, secondo un protocollo già testato in precedenti esperienze.
Successivamente i rilievi saranno rielaborati in ambiente CAD e finalmente
inseriti entro la piattaforma GIS riguardante l'intero sito archeologico,
integrandosi così con la documentazione proveniente da precedenti ricerche e con
l'archivio dell'intero progetto "scoprire Claterna".
Disegno e catalogo dei reperti nel laboratorio organizzato entro la 'Casa
Rossa', uno degli immobili di proprietà statale esistenti entro l'area
archeologica di Claterna
Anche allo studio dei materiali archeologici prelevati dallo scavo è stata
dedicata parte dell'attività in programma. Durante questa settimana sono stati
selezionati i reperti ceramici provenienti dagli strati di crollo tardoantichi,
poi si è proceduto con l'inventariazione, il catalogo ed il disegno. Molti
frammenti rigurdano anfore di importazione dall'Africa (Tunisia settentrionale)
e dal Mediterraneo Orientale (Asia Minor, Siria, Palestina), mentre gli altri
tipi di vasellame (ceramica fine da mensa e ceramica grezza da fuoco) rimandano
a produzioni locali e regionali. A giudicare dal quadro fornito dal vasellame,
Claterna, tra V e VI secolo, doveva ancora essere un centro di mercato aperto ai
traffici non solo sulla corta distanza, ma anche di carattere internazionale.
Che qui esistesse un mercato è mostrato pure dai numerosi rinvenimenti monetali,
che continuano a succedersi con frequenza e che riguardano soprattutto
divisionale bronzeo della media e della tarda età imperiale. A questo proposito
una speciale menzione va fatta ai numerosissimi rinvenimenti di materiali
metallici effettuati dai volontari del Gruppo Trebbo Sei Vie (consociati di
Civitas Claterna) che, in stretto coordinamento con gli archeologi, stanno
vagliando i terreni di scavo e le superfici archeologiche mediante l'ausilio del
metal detector. Uno strumento che, se ben integrato entro un progetto di ricerca
multidisciplinare come il nostro, non può che arricchire in modo significativo
il quadro generale degli studi.
Disegno e catalogo dei reperti nel laboratorio organizzato entro la 'Casa
Rossa', uno degli immobili di proprietà statale esistenti entro l'area
archeologica di Claterna
Venerdì 15 luglio è terminata la seconda
settimana di scavi inerenti il progetto di valorizzazione del settore 11.
Gli studenti universitari, coordinati dal Dott. Claudio Negrelli e dagli
archeologi professionisti Maurizio Molinari e Alessandra Tedeschi, hanno
proseguito l'esplorazione degli ambienti tardoantichi posti nel settore centrale
dello scavo. È stata qui ultimata l'asportazione degli strati di crollo,
all'interno dei quali si conservavano numerose monete in bronzo e vasellame,
soprattutto ceramica da fuoco destinata alla cottura dei cibi.
Lo scavo del crollo della casa tardoantica
Gli elementi più interessanti emersi da questa prima parte dello scavo
riguardano soprattutto lo studio di due aspetti: gli eventi che portarono alla
distruzione degli edifici databili tra V e VI secolo e la ricostruzione delle
tecniche di edificazione.
Per quel che riguarda il primo punto è ormai chiaro che almeno parte delle
strutture furono sottoposte ad un incendio, non solo in ragione della presenza
di argilla concotta e di incannucciato solidificatosi per elevato riscaldamento
(il cosiddetto incannucciato era un'intonacatura di argilla cruda stesa su
graticciati lignei che costituivano a loro volta le pareti degli edifici, per lo
più divisorie), ma anche per via delle numerose tracce di legno carbonizzato
interpretabili come tracce lineari di travature ligneee crollate sui pavimenti.
Per quanto concerne il secondo punto, il recupero di numerosi frammenti di
incannucciato d'argilla, che molto probabilmente sarà possibile ricomporre per
più ampie porzioni, permetterà di avanzare ipotesi sul tipo di ordito ligneo che
doveva costituire lo scheletro di sostegno delle pareti. Infatti l'argilla
solidificata dal calore ne conserva una chiara traccia in negativo:
probabilmente tale scheletro era formato da elementi disposti a reticolo e
formati da una serie di sottili bastoni disposti in verticale, a loro volta
intrecciati ad un'altra serie di rami disposti orizzontalmente. Il tutto era
appoggiato a corsi di frammenti di mattoni cotti e di tegole alloggiati
direttamente sul terreno, a scopo di isolamento dall'umidità. Riuscire a capire
esattamente la tecnica costruttiva tardoanticaantica permetterà di proporre una
ricostruzione fedele delle case dell'epoca, uno degli obiettivi specifici del
nostro progetto.
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È proseguita l'attività di rilievo particolareggiato sul campo, così come la sua trasposizione in ambiente CAD al fine di un inserimento entro la più generale piattaforma GIS di Claterna. Particolare attenzione è stata prestata al disegno dei materiali ceramici, al fine di costituire una banca dati utile alle prossime pubblicazioni degli scavi. Sempre più importanti si stanno rivelando gli aspetti didattici dello scavo: la sua complessità stratigrafica, unitamente alla possibilità di applicare diverse tecniche di recupero e di rilievo, nonché la pratica di uno studio integrato dei materiali e dei contesti, ne fanno un vero 'campo scuola' di grande utilità anche e soprattutto a livello di formazione universitaria. La risposta positiva che stiamo vedendo nel grande impegno prestato dagli studenti delle università coinvolte ci incoraggia in questa direzione, che abbiamo tutte le intenzioni di sviluppare ulteriormente nei prossimi anni.
Lavaggio dei materiali ceramici recuperati dalle stratificazioni di crollo
Lunedì 18 luglio ha avuto inizio la prima
settimana del secondo turno degli scavi inerenti il progetto di valorizzazione
del settore 11.
Dopo una prima visita guidata sull'area archeologica della città romana,
necessaria introduzione alle problematiche storico - archeologiche del sito, il
nuovo gruppo di studenti provenienti dall'Università Ca' Foscari di Venezia e
dalle Università di Bologna e di Ferrara (in tutto 15 per questo secondo turno,
cui vanno aggiunti i volontari), ha preso contatto con lo scavo archeologico del
settore 11, proseguendo l'esplorazione degli ambienti tardoantichi posti nella
fascia centrale del medesimo. Una specifica cura è dedicata, dalla direzione
dello scavo, agli aspetti didattici della ricerca, facendo si che ciascun
partecipante sia consapevole dei temi di studio affrontati e delle
caratteristiche del progetto, il cui fine ultimo, va ricordato, è quello di una
proposta museale ricostruttiva di ambienti e di funzioni. I problemi posti dalla
stratigrafia sono discussi periodicamente con i coordinatori e con gli studenti,
entro un processo conoscitivo quanto più possibile trasparente e comprensibile.
Lo scavo della casa tardoantica: panoramica da nord
L'esplorazione di altri ambienti oltre a quelli centrali già individuati, ci ha permesso di aggiungere altri dati al quadro più generale degli eventi che portarono al processo distruttivo della casa tardoantica. Infatti pare che tutta la porzione settentrionale dello scavo, e probabilmente anche il perimetrale est, non sia stata colpita in modo diretto dall'incendio, come invece constatato nella parte opposta del settore esplorato. Il crollo è infatti qui costituito da uno strato di argilla di colore marrone – giallognolo entro e sotto la quale si trovano grandi frammenti di laterizi, quasi esclusivamente elementi di copertura (coppi e tegoloni). Non si notano al momento particolari concentrazioni di pezzi di incannucciato concotto dal calore, e nemmeno tracce carboniose di una certa consistenza. Pertanto ci troviamo plausibilmente di fronte ad una porzione di crollo del tetto frammista al residuo di una o più pareti perimetrali della casa tardoantica, composte da un alzato presumibilmente in argilla cruda (mattoni crudi? Pisé, cioè pareti formate da argilla cruda compressa entro casseforme, oppure ancora incannucciato non concotto dall'incendio?).
Il crollo visto da ovest, con coppi e tegole, entro uno strato di argilla.
A sinistra un frammento di colonna marmorea, evidentemente reimpiegata
nella casa tardoantica
Si stanno in questo modo aggiungendo altri tasselli alla nostra ricerca: il nucleo abitativo/produttivo che stiamo esplorando, databile tra il V ed il VI secolo d.C., era composto da una o più case che in parte sfruttavano muri preesistenti in laterizi, ciottoli e mattoni crudi, derivanti da una precedente domus di età repubblicana e poi imperiale. Le rimanenti murature, soprattutto i divisori, erano costituite da strutture più leggere, comprensive di un telaio interno 'a graticciato' vegetale e di intonacature in semplice argilla. Le coperture invece erano ancora costruite secondo la tradizione romana del tetto in laterizi cotti, tegole 'ad alette' e coppi, almeno per quanto concerne gli ambienti nel settore centrale dello scavo. L'analisi accurata di tutti questi elementi formerà la base documentaria per le successive proposte ricostruttive.
Il crollo, con coppi e tegole, visto da est
Un altro importante tema di studio che sta emergendo in questi giorni
riguarda poi l'assetto topografico generale di questo settore della città,
compreso tra il suburbio occidentale ed il foro, affacciato da nord alla via
Emilia. Su questo piano francamente non ci aspettavamo di poter raggiungere
risultati di tale interesse, che invece si stanno profilando all'orizzonte.
Durante l'età tardoantica proprio qui si registrano segnali di continuità
abitativa particolarmente intensi che ci ripromettiamo di approfondire e di
inserire nel più ampio problema posto dalla città (ma Claterna è ancora una
città nel VI secolo?) durante le ultime fasi di vita: contiamo di poter dare
qualche anticipazione su questo affascinate tema di ricerca già nei prossimi
bollettini .
Altri dati infine stanno incrementando il quadro offerto dai manufatti. La
presenza di contesti primari (cioè di depositi stratigrafici che raccolgono
resti non rimaneggiati da accadimenti post-deposizionali) che hanno la capacità
di riunire insiemi quanto più completi di oggetti e di resti materiali (come i
residui di pasto etc.), ci permette di 'fotografare' una realtà quotidiana
composta da vasellame per la cottura ed il consumo dei cibi, da attrezzi da
lavoro, da oggetti di abbigliamento personale e da numerosissime monete.
Soprattutto queste ultime sono il chiaro segno di un'economia di mercato ancora
viva tanto sul piano locale, quanto su quello ben più ampio segnato dal
passaggio della via Emilia: una strada di collegamento di straordinaria
importanza fino ai nostri giorni.
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Bollettino n. 5 - 12/08/2011
Venerdì 5 agosto si è conclusa la campagna di scavi 2011 relativa al progetto
di valorizzazione del settore 11 di Claterna.
Una volta completata la documentazione degli edifici di V e VI secolo (vedi i
bollettini precedenti), gli archeologi professionisti e gli studenti
universitari hanno potuto raggiungere i primi strati relativi alla media e tarda
età imperiale (III – IV secolo d.C.), cioè i livelli abitati durante la
precedente frequentazione della domus. Per il momento si tratta di piani di
battuto in argilla compattata che, privi di strutture particolari, recano
tuttavia numerosi manufatti ritrovati sotto i crolli dei tetti (tegole e coppi
in grandi frammenti). Un primo rapido esame dei materiali, rinvenuti in buona
quantità con vasellame presumibilmente ricostruibile, ci mostra la 'fotografia'
dell'insieme degli oggetti in uso nell'edificio verso tra III e IV secolo, prima
che la domus fosse quasi completamente ricostruita nel periodo successivo. Sono
presenti anfore di produzione regionale e di importazione (tra cui un esemplare
ricostruibile di anfora africana), così come una grande pentola da cucina e
ceramiche fini da mensa.
Nella prossima campagna di scavo, programmata per il periodo luglio-agosto 2012,
potremo dunque proseguire nell'esplorazione dell'edificio romano di età
imperiale, cercando non solo di comprenderne le caratteristiche architettoniche,
ma anche di scoprire le ragioni del suo abbandono e della sua successiva
trasformazione. Un'altro obiettivo di ricerca sarà quello di identificare
l'edificio originario, di età repubblicana, ed eventualmente i suoi precedenti,
in modo che il settore 11 divenga a tutti gli effetti emblematico dell'intera
vicenda storica della città di Claterna.
Il battuto pavimentale della domus nella fase di III-IV secolo d.C.
Il bilancio di questa prima campagna del progetto incentrato sul settore 11,
per essere completo, non va fatto tenendo conto esclusivamente del risultato
scientifico (che pure è di grande interesse), ma deve riguardare anche un altro
importante aspetto: quello della partecipazione e della collaborazione tra
istituzioni ed enti di diversa natura. Dal punto di vista del coinvolgimento dei
privati e delle realtà imprenditoriali, va senza dubbio ribadita la generosa
sponsorizzazione ad opera di CRIF, che nuovamente teniamo a ringraziare e senza
la quale la nostra esperienza non avrebbe potuto attuarsi. Un fattore
determinante, ma non isolato, visto che abbiamo potuto contare anche
sull'appoggio concreto dato da IMA e da CUTICONSAI mediante forniture logistiche
e di servizi. La collaborazione tra Associazione Civitas Claterna (promotore
dello scavo) e Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna
(Direzione Scientifica) ha raggiunto in quest'occasione un'altra importante
tappa sul cammino già intrapreso della costruzione del più ampio progetto di
valorizzazione della città sepolta.
A questa collaborazione tra privati ed Enti locali si aggiunge ora un'apertura
verso il mondo universitario (attraverso la collaborazione ufficiale con
l'Università Ca' Foscari di Venezia e la partecipazione di altri studenti dalle
Università di Bologna e di Ferrara) che abbiamo interpretato in chiave didattica
(l'esperienza concreta 'sul campo' consente la formazione di professionalità nel
ramo archeologico), ma della quale non va trascurato l'apporto in chiave di
ricerca e di concreta attuazione del progetto 'Scoprire Claterna'. Il successo
di tale apertura, mostrato prima di tutto dal grande interesse manifestato dai
circa 25 studenti coinvolti, indica una nuova possibilità che nei prossimi anni
intendiamo portare avanti con grande determinazione .
Panoramica generale dello scavo
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