Durante la realizzazione da parte di SNAM del metanodotto Poggio Renatico-Minerbio, la Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna ha richiesto un controllo archeologico su tutta l'opera, controllo che la Direzione Lavori ha affidato alla Società Ante Quem S.r.l., sotto la direzione scientifica di questa soprintendenza.
In località Ponticelli di Malalbergo, la SNAM doveva attraversare un canale di regolamentazione delle acque e per fare ciò sono state realizzate due ampie e profonde buche ai lati per consentire il passaggio delle tubature al di sotto dell’alveo.
Questa operazione, effettuata tra l’estate 2015 e la primavera 2016, ha permesso di intercettare ed indagare per oltre 400mq -e a una profondità media di circa 5,50 m dal piano di calpestio- i resti di una terramara databile, a un primo esame, a un periodo compreso tra il XIV e il XII sec. a.C.
L'allestimento del cantiere di scavo di Ponticelli
Le Terramare rappresentano una delle civiltà più complesse dell’Europa
del II millennio a.C., un fenomeno economico e sociale di una tale portata
storica da non aver precedenti non solo in Italia ma nemmeno in buona parte del
continente. Nessuna società aveva mai prodotto in così pochi secoli (dal XVII al
XII a.C.) un impatto così profondo sul territorio, in questo caso l’ampia e
fertile pianura padana, trasformandolo radicalmente in un paesaggio “moderno”:
un paesaggio in cui l’opera umana, dai villaggi -con un’organizzazione spaziale
interna molto ben definita- alle fortificazioni, dai luoghi sacri alle
infrastrutture ad uso agricolo, incide profondamente sulla componente naturale.
Dal territorio centrale della pianura attraversata dal Po, abbiamo testimonianze
di decine e decine di villaggi, estesi da uno a venti ettari, spesso difesi da
terrapieni, fossati e articolate strutture lignee, distribuiti capillarmente a
formare una fittissima rete di sfruttamento e controllo del territorio.
Archeologi al lavoro nello scavo di Ponticelli
La presenza di una terramara all’interno del territorio comunale di
Malalbergo rappresenta una novità nel panorama delle nostre conoscenze in
quanto viene a colmare un vuoto nella distribuzione geografica di tali
insediamenti. Si può ora ipotizzare che tale assenza fosse da
attribuire prevalentemente alla loro profondità rispetto al piano di campagna
attuale a causa della spessa copertura dovuta all’apporto di terreno
alluvionale legato alle attività del bacino del Po e dei suoi affluenti. L’area
deltizia infatti, specialmente a sud del fiume stesso, appariva sino ad oggi
stranamente povera di testimonianze legate a tali fasi (conoscenze legate
prevalentemente agli insediamenti di Pilastri di Bondeno e Coccanile–Ca’
Spadolino).
L’ottimo stato di conservazione del sito -dovuto alla profondità alla
quale è stato rinvenuto il deposito archeologico- ha consentito anche di
indagare le ultime fasi di vita dell’abitato i cui resti raramente sono
conservati a causa dell’uso del suolo nelle epoche successive: ciò potrà
contribuire a far luce sul periodo finale della civiltà terramaricola tra XII e
XI sec. a.C.
Due fasi dell'allestimento del cantiere
Le due aree indagate ai lati del canale moderno hanno permesso di verificare in una la presenza di un fossato e di un piccolo terrapieno ai margini del villaggio, nell’altra una porzione dell’area abitativa nella quale si è rilevata la presenza di diverse capanne realizzate con tecniche differenti (sia su piattaforme lignee sopraelevate che impostate direttamente al suolo).
La terramara di Ponticelli a fine scavo
Particolarmente abbondanti e ben conservati appaiono i reperti
rinvenuti che coprono ogni categoria di materiali: dalla ceramica
(con vasi idonei tanto al consumo quanto alla conservazione dei cibi) ai
fornelli, dagli alari ai reperti legati alla filatura e alla
tessitura, dagli oggetti in corno animale (sia finiti che in
corso di lavorazione) ai reperti bronzei (utensili ed ornamenti), dall’ambra
agli scarti di cibo e della lavorazione alimentare (resti di fauna
e semi carbonizzati): tutti elementi che, studiati anche con l’ausilio di idonee
tecnologie, contribuiranno a definire e delineare le caratteristiche e le
peculiarità della comunità che sul finire del II millennio a.C. occupava questa
porzione di territorio.
L’indagine archeologica del sito non si è esaurita con lo scavo della terramara
ma è proseguita studiando la sequenza stratigrafica che dalla quota
dell’insediamento preistorico (-5,50m) giunge sino all’attuale piano di
campagna.
A tale scopo è stato messo in campo un progetto di ricerca interdisciplinare
che, avvalendosi della collaborazione di specialisti di diverse discipline
(progetto ch oltre agli archeologi coinvolge studiosi in scienze geologiche e
naturali delle Università degli Studi di Bologna e di Ferrara), mira alla
ricostruzione dell’ambiente antico e della sua trasformazione sino ai giorni
nostri.
Allo scavo di Ponticelli è dedicato il volume "Ponticelli di Malalbergo. Un abitato del II millennio a.C. e le successive trasformazioni del territorio" a cura di Rossana Gabusi, Monica Miari e Tiziano Trocchi, 11mo della collana DEA - DOCUMENTI ED EVIDENZE DI ARCHEOLOGIA
Disegno ricostruttivo di una tipica Terramara con il villaggio fortificato
circondato da un terrapieno o un fossato
Direzione scientifica dello scavo: dott.
Paolo Boccuccia (SAR-ERO)
Coordinatore del progetto interdisciplinare di ricerca sulla serie
stratigrafica: dott. Tiziano Trocchi
(SAR-ERO)
Realizzazione dello scavo: Società Ante Quem S.r.l. (dott. Claudio Calastri e
dott. Marco Destro)
Responsabile di cantiere: dott. Daniele Cassai
Responsabili di settore: dott. Fabio Michinelli e dott. Niccolò Morandi
04/09/2016: Prima presentazione al pubblico del ritrovamento archeologico della Terramara di Ponticelli