L’apertura della nuova Sala degli Ori, inaugurata il 10
giugno 2010, rappresenta un’ulteriore occasione per ribadire l’eccezionale prestigio
del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara.
La collezione di preziosi è costituita da pezzi in gran parte inediti e
sconosciuti al pubblico, gioielli che integrano e completano il panorama dell’esposizione
dedicata alla necropoli di Spina. La collezione è esposta in un allestimento
innovativo e raffinato, realizzato dalla Direzione Regionale
per i Beni Culturali e Paesaggistici dell'Emilia-Romagna e dalla Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna con la collaborazione
tecnica della prestigiosa azienda Bulgari.
Coppia di orecchini "a grappolo" in oro
Databili prevalentemente alla fine del V sec. a.C., le oreficerie di Spina ci
consentono di ipotizzare un periodo di generalizzato benessere di questo centro
etrusco e attestano l’elevato grado di abilità tecnica raggiunta dalle botteghe
artigiane in questo periodo.
I materiali in uso sono principalmente l’oro, l’argento, l’ambra, le pietre
semipreziose e le paste vitree, materiali che, nell’oscurità della tomba,
evidenziano il riflesso di cerimonie e di luoghi allusivi al potere e alla
ricchezza, dove venivano custoditi i tesori esclusi dai riti quotidiani e
destinati, all’occorrenza, agli usi cerimoniali.
Protome femminile in ambra dalla tomba 740B di Valle Pega
Le tombe di Spina hanno restituito prodotti di oreficeria in parte
ascrivibili all'artigianato etrusco, in parte affini ad analoghi gioielli
magno-greci. Come ha scritto Daniela Baldoni, "il pezzo più antico è una bulla lavorata a sbalzo e a
granulazione che risale alla fine del VI sec. a.C. ma la maggior concentrazione
di monili si verifica nell'ultimo quarto del secolo seguente quando essi
compaiono associati a preziosi vasi importati, come indice di censo e di
ricchezza.
Non era
tuttavia consuetudine deporre nella stessa tomba più
esemplari dello stesso oggetto e raramente un monile d'oro si accompagnava ad
altri ornamenti in metallo pregiato. È il caso dei quattro
diademi funerari, analoghi per tipologia e sintassi decorativa, rinvenuti in
corredi caratterizzati da suppellettile sovrabbondante e da oggetti importati di
pregio. Essi appaiono fortemente influenzati dai prodotti delle oreficerie
etrusche e possono forse essere attribuiti ad una delle botteghe orafe felsinee,
sulle quali sono attivi gli influssi dell'Etruria propria.
Gli orecchini, che costituiscono il gioiello più frequente nelle sepolture, sono
in genere quelli di forma tubolare ricurva, con estremità configurata a protome
di ariete e di leone, o a testa femminile e di Acheloo (divinità fluviale della
mitologia greca), peculiari dell’area etrusco-padana. Poco numerose le fibule,
in bronzo e in argento, funzionali alla chiusura delle vesti ma utilizzate nelle
tombe anche per trattenere i lembi del sudario. Gli anelli, a verga o a sottile
vera d’oro, hanno a volte castoni in vetro; rari i bracciali e i ganci da
cintura, di accertata ascendenza venetica. Le collane sono di solito costituite
da vaghi e pendagli d'ambra, variamente conformati, cui si alternano perle in
vetro; non mancano esemplari aurei, formati da grossi grani sferici.
Spina costituisce uno dei più importanti centri di smistamento dell'ambra
baltica, utilizzata per la realizzazione di oggetti di pregio ma anche di più
modesta fattura, molto richiesti da persone di ogni ceto per le proprietà
terapeutiche e apotropaiche attribuite a questa sostanza fin dalla più remota
antichità" (D. Baldoni, Guida al Museo Archeologico Nazionale di Ferrara,
Ravenna 2001)
Collane a vaghi e pendagli d'ambra variamente conformati, talora alternati con
perle in pasta vitrea
Rispetto all’elevata percentuale dei vasi attici di V e della prima metà del IV
sec. a.C., la presenza nei corredi di Spina di manufatti in oro è relativamente
eccezionale e quasi sempre ascrivibile all’universo femminile. Nelle tombe
vengono occultati intenzionalmente, oltre ad amuleti in vari materiali, pochi
monili in oro, realizzati quasi certamente da officine locali, le quali, pur
basandosi su esperienze artigianali precedenti, sono in grado di creare nuove
tipologie e di affermare nuove mode, vincendo le sfide tecniche e artistiche
connaturate al linguaggio del lusso e della moda.
Oltre che oggetti di ostentazione di prestigio familiare, gli ori e i reperti
preziosi di Spina esaltano il valore carismatico dell’orafo-artigiano, il
demiurgo che manipola materiali che simboleggiano l’eternità in rapporto alla
ciclicità e alla caducità della vita umana, secondo linguaggi e valori di
carattere universale.
I gioielli, nell’antichità, così come nel mondo di oggi, ci consentono di
entrare in un campo in cui il fascino esercitato dal loro valore intrinseco si
mescola a una miriade di altri significati e valori: affettivi, economici,
tecnici, storico-artistici oltre che mediatici del concetto di incorruttibilità
dell’oro e di chi lo indossa opposto alla caducità della vita.
Borchia a doppia lamina decorata a granulazione con volto maschile bifronte
Pagina a cura di Carla Conti