Comunicato stampa
Spetta al vaso forse più noto di Spina, l'onere e l'onore di introdurre il pubblico alla nuova sezione espositiva del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara. Il famoso cratere a volute attico a figure rosse dal Pittore di Kleophon, che troneggia altero e singolo nel salone delle Carte Geografiche, è lo straordinario testimonial di ciò che attende i visitatori nelle otto sale attigue: quasi 550 reperti, di cui molti semplicemente unici, che ragioni di spazio ed opportunità avevano finora privato della ribalta della teca.
Cratere a volute attico a figure rosse della Tomba 57C di Valle Pega. Nel
registro superiore: sacrificio in onore di Apollo. Nel registro inferiore: danza
orgiastica di satiri e menadi forniti di tirso e fiaccole e alcune con nebrls.
Pittore di Kleophon, 430 a.C.
Tesori non esposti ma non certo inediti: la loro fama li precede da quasi un
secolo.
I vasi attici a figure rosse -tra cui il cratere a volute della tomba 57C di
Valle Pega, quello a calice della tomba 313 di Valle Trebba, l’hydria della
tomba 325 di Valle Pega del Pittore di Niobidi, l’anfora della tomba 422 di
Valle Trebba- o lo strepitoso gruppo di 20 piatti da pesce sono capolavori
ampiamente pubblicati, noti agli studiosi di ogni latitudine. Eppure, almeno
finora, mai stabilmente esposti. Come fiumi carsici, periodicamente
riaffioravano in occasione di mostre tematiche o per esigenze di studio, per poi
scomparire di nuovo nei depositi, in attesa di un proprio posto al sole. E
finalmente quel giorno è arrivato. Sono occorsi anni per realizzare le
opere di carattere strutturale necessarie alla conservazione dell’involucro e al
restauro delle sale al piano nobile di un edificio, Palazzo Costabili detto di
Ludovico il Moro, che è certamente un gioiello rinascimentale ma proprio per
questo non destinato a ospitare un museo, con uffici e laboratori. Lunedì 18
giugno, alle ore 18, il Museo Archeologico Nazionale di Ferrara raddoppia e,
dopo lunghi lavori, apre finalmente al pubblico le sale al piano nobile attigue
al salone detto delle Carte Geografiche, con volte e soffitti a cassettoni, camini e stucchi di gusto barocco
risalenti alle modifiche settecentesche.
Grazie ai finanziamenti del Gioco del Lotto finalizzati alla completa
valorizzazione del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara, il pubblico potrà
ora godere di otto nuove sale al piano nobile, corrispondenti ad un aumento di
oltre 500 mq della superficie espositiva, destinate ad ospitare materiali
archeologici provenienti dalle necropoli di Spina.
L’apertura delle nuove sale integra e conclude un progetto museale avviato anni
addietro. Anche se l’apparato didattico è minimale, i reperti
esposti (al 99% per la prima volta) sono di stupefacente bellezza, alcuni di
loro autentiche superstar.
Cratere a calice attico a figure rosse della Tomba 313 di Valle Trebba. Sulla
fascia superiore: Gigantomachia. Sulla fascia inferiore: corteggio dionisiaco e
Trittolemo sul carro alato. Pittore dei Niobidi, 460 a.C.
Con l’apertura di queste otto sale si completa il percorso che conduce il
visitatore attraverso la necropoli di Spina. I corredi tombali sono tutti di IV
e di III sec. a.C. I materiali che li compongono -dopo la meglio nota fase
"grecizzante" del V sec. a.C.- attestano il progressivo affievolirsi dei
contatti commerciali con Atene e confermano come, nel IV sec. a.C. inoltrato, la
città si sia aperta ai mercati dell'Italia meridionale e della Sicilia. Il
percorso che si sviluppa dalla sala VII alla sala XIII attesta ancora, in quel
periodo, la massiccia presenza nel mercato locale delle ceramiche prodotte nell'Etruria
(centro) settentrionale tirrenica, ceramiche che ebbero un’influenza
determinante sulle manifatture degli ateliers spineti.
La sala XIV propone la ricostruzione di due sepolture di Valle Trebba (una
inumazione di V sec. a.C. e una cremazione di fine IV - inizi III a.C.) fatta
sulla base della documentazione del Giornale degli Scavi dei primi anni del
'900.
La sala XIV del Museo, simbolo del pregio sia del contenuto che del contenitore:
in primo piano, la ricostruzione di due sepolture spinetiche e, sullo sfondo, il
camino con specchi e stucchi barocchi
Espone inoltre tutti i "piatti da pesce" attici (della prima metà del IV sec.
a.C.) restituiti da diverse tombe della necropoli, raccolti in una sezione che introduce il
rapporto della città con le acque che la circondavano e che, fornendole il
pescato, la dotavano di uno dei principali mezzi di sussistenza.
L’ultima sala presenta -singolarmente o in coppia- un gruppo di vasi attici a
figure rosse (alcuni crateri, una hydria e un'anfora), veramente notevoli per
cronologia, iconografia, forma e attribuzione, e giustamente noti per la loro
maestosità.
Sulla sinistra, lekane a figure rosse siceliota (dal greco "lekanis", catino: coppa
con coperchio destinata a contenere i cosmetici e i doni della sposa) -
Sulla destra un piatto da pesce
Il piano di valorizzazione del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara
proseguirà con ulteriori sistemazioni degli spazi espositivi destinati ad
ospitare altro materiale di Spina (dall'abitato, i culti, la scrittura) e quanto
hanno restituito gli scavi nel territorio ferrarese per la preistoria e l'età
romana.
Il nuovo assetto del Museo si completerà
con il restauro dei giardini di mezzogiorno e di levante: il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed il Comune di Ferrara hanno
avviato un’intesa per definire il piano di gestione di questi nuovi spazi.
Askoi in forma di animale (toro) e tre amporiskoi in pasta vitrea rinvenuti
nella Tomba 83 di Valle Trebba
Articolo di Carla Conti, informazioni scientifiche di Fede Berti