Area Archeologica di Veleia
La ripresa degli scavi nell'area abitativa del quartiere orientale della città romana
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Aggiornamento 18 settembre 2008

La domus del portico

La campagna di scavo condotta tra il settembre 2007 e il settembre 2008 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna nell’area archeologica di Veleia (ditta esecutrice Tecne, dir. Cristian Tassinari) ha interessato un’abitazione privata situata nel settore nord-orientale della città. La domus, già parzialmente indagata nel Settecento, presenta un orientamento che si discosta dallo schema regolare degli isolati urbani. Questo fatto era stato tradizionalmente giustificato dagli studiosi con l’ipotesi che la domus, sorta in età augustea, sfruttasse delle strutture di epoca precedente, repubblicane se non più antiche, comunque antecedenti alla pianificazione cittadina.


Veduta panoramica dell'area interessata dalla campagna di scavo 2007-2008

Nel corso dei lavori è stato possibile smentire questa ipotesi iniziale, ribaltando totalmente la prospettiva: attraverso sondaggi condotti in profondità all’interno di alcune stanze, è stato possibile infatti constatare che l’abitazione andò ad occupare un’area precedentemente libera da edifici e che il livello repubblicano si trova ad una profondità di quasi 2 metri, coperto da strati di riporto appositamente collocati per creare un terrazzo pianeggiante su cui impostare la domus.
La casa, dell’estensione di quasi 500mq, era composta da 20 stanze, distribuite su due livelli. Su tutto il suo lato settentrionale, la domus si affacciava sulla strada urbana per mezzo di un portico colonnato, analogamente a quanto avviene anche per le case del quartiere meridionale. Al centro della facciata si apriva una porta a doppio battente, di cui si conserva la soglia in pietra, che conduceva all’interno di un piccolo ingresso (vano A).

  
La soglia (a sinistra) e i gradini (a destra) della scalinata interna della domus

Questa soglia e i gradini della scalinata interna sono tra i pochi resti relativi ai piani pavimentali antichi. La mancanza dei piani di calpestio, tuttavia, ha permesso di documentare le canalizzazioni che formavano l’efficiente sistema fognario dell’edificio. Gli ambienti posti ai lati dell’ingresso (vani C, D, E ed R) probabilmente non erano frequentati direttamente dai padroni di casa, ma accoglievano al loro interno tabernae aperte verso la strada o attività produttive gestite dal personale di servizio, come sembrerebbe indicare la presenza di una piccola vaschetta di lavorazione rinvenuta all’interno del vano D. Il settore centrale dell’abitazione era costituito da un ampio cortile rettangolare porticato, di cui si conserva anche parte del lastricato.


I vani B, C e D ospitavano probabilmente tabernae aperte verso la strada o attività produttive gestite dal personale di servizio

Sul lato orientale si trovavano tre stanze di abitazione (vani P, Q ed U), mentre sul lato meridionale del cortile, attraverso una scalinata monumentale larga circa 6 metri, si raggiungeva il terrazzo superiore. Su questo livello si trovava l’ambiente più importante della domus (vano N), ovvero la stanza, della superficie di quasi 25mq, dove si svolgevano i banchetti (triclinium). Il triclinio era circondato da uno stretto corridoio (vano M), che aveva la funzione di condurre alle piccole camere da letto (cubicula, vani H, I, L ed O) collocate tutt’intorno. Verso la metà del I sec. d.C. la casa venne suddivisa in due parti, chiudendo con muretti gli spazi tra le colonne della parte occidentale del portico. Questa fase di vita della domus è quella maggiormente documentata dai vari ritrovamenti, come monete e lucerne.

Veleia, Lugagnano Val d'Arda (PC), 20 maggio 2008

Una delle canalette che costituivano l'efficientissimo sistema fognario della domusDopo un intervallo di 14 anni, nel settembre 2007 sono riprese le indagini archeologiche nella città romana di Veleia.
Scopo dichiarato degli scavi: indagare un'area di circa mille metri quadrati posta nel quartiere d'abitazione orientale, un settore dove già i primi scavi intrapresi a Veleia nel Settecento dal Duca di Parma e Piacenza, Filippo di Borbone, avevano individuato la presenza di una domus romana di età imperiale di notevoli dimensioni. Rispetto agli scavi settecenteschi, generalmente mirati solo a trovare reperti e dunque superficiali, questa campagna è impostata su rigorosi criteri scientifici tesi ad approfondire non solo gli aspetti legati alla vita quotidiana degli abitanti di Veleia ma anche la cronologia insediativa del sito.
La domus occupa una superficie di 450 metri quadrati su un totale di 920; presenta una quindicina di vani e un corridoio centrale e, come molte case romane, non è composta solo dalla parte residenziale ma anche da vani di servizio, ad esempio per la servitù. L'orientamento della domus non rispetta la struttura ortogonale del resto dell'insediamento, che è tutto ordinato rispetto al foro. Ciò rende plausibile l'ipotesi che questa domus di età imperiale sia sorta sopra una domus di età repubblicana, mantenendo il precedente assetto anche in occasione della riqualificazione del foro avvenuta in età augustea.
Il prosieguo degli scavi verificherà questa ipotesi. Nel frattempo sono già emersi dati che hanno consentito di correggere le topografie del Sette e Ottocento. Mentre nella parte meridionale si è constatata una certa aderenza con le vecchie planimetrie, nella parte settentrionale si è notata una tendenza, nella resa grafica, a regolarizzare i muri.
Dopo la pausa invernale, nel maggio 2008 sono ripresi gli scavi con l'obiettivo di indagare le diverse fasi di vita e ristrutturazione dell'edificio.
La campagna di scavo è condotta dalla ditta Tecne srl diretta la Cristian Tassinari ed è effettuata sotto la direzione scientifica di Monica Miari, archeologa di questa Soprintendenza e direttrice dell'area archeologica di Veleia.
Con le risorse investite (150mila euro) sono stati restaurati i monumenti del foro (tra cui le mense cioè i tavoli e le sedute in marmo rosso di Verona con le zampe leonine) e alzate le tettoie che proteggono gli edifici pubblici che sorgevano nella parte bassa del foro.
Con un'ulteriore finanziamento si sta potenziando l'accessibilità al sito. Si sta creando un percorso d'ingresso per i disabili, con una nuova cartellonistica adatta sia a chi ha problemi visivi che motori, e al termine dei lavori saranno installati pannelli in braille nell'ambito del rinnovo del percorso espositivo dell'Antiquarium (nuove teche e pannellistica)

a cura di Monica Miari editing Carla Conti