Museo Archeologico Nazionale. Oscillum, disco da appendere dal Teatro romano, II sec. d.C. |
Musei Nazionali Monumenti e zone archeologiche Raccolte archeologiche nei musei civici |
Interessato dal popolamento umano sin dall'alta
preistoria, teatro nell'età del bronzo del fiorire della cultura
delle terremare (XVI-XII sec. a.C.), il territorio della
provincia di Parma conosce, verso la metà del VI sec. a.C., ad
opera di coloni etruschi, una civiltà di tipo urbano. La pianura
sarà in seguito (IV sec. a.C.) occupata da popolazioni celtiche,
mentre genti liguri continueranno a presidiare le zone collinari
e montuose anche dopo la conquista romana. Avviato dopo la
definitiva sconfitta dei Galli, questa muterà radicalmente con
l'appoderamento coloniario (la centuriazione) gli aspetti del
paesaggio. Le città si disporranno lungo l'antico asse di
scorrimento pedemontano, divenuto nel 187 a.C. la via Aemilia:
tra queste le colonie del 183 a.C., Mutina e Parma, nonché
alcuni centri minori come Fidentia (Fidenza), che già
prima della fine del I sec. a.C. otterrà l'autonomia municipale.
Municipio diverrà poco più d'un secolo dopo, alla confluenza di
Ceno e Taro, Forum Novum (Fornovo).
Dal III secolo data la separazione dell'Emilia dal settore
orientale della Cispadana, riflessa in seguito
dall'organizzazione ecclesiastica.
Drammatica la situazione della regione nel ricordo di S.Ambrogio,
vescovo di Milano dal 374 al 397.
M.M.C.
PARMA
Sorge all'intersezione con la via Emilia
del corso del torrente eponimo. Semidistrutta durante la guerra
di Modena (43 a.C.) dalle milizie antoniane, accoglie una colonia
di veterani di Ottaviano divenuto Augusto.All'estremità del
cardine massimo giunge la via proveniente dal porto
fluviale di Brescello. Traccia più cospicua del decumano massimo
é il ponte sul Parma.
Il foro, dominato dal Capitolium - di cui sono stati
rimessi in luce tratti delle fondazioni, cui si sovrappone, nei
secoli di mezzo, come in molti centri fondazione coloniale, la
chiesa dedicata a S. Pietro - corrisponde in parte all'odierna
piazza Garibaldi. All'età imperiale si datano numerose
iniziative d'edilizia pubblica - la costruzione della basilica,
del teatro, dell'anfiteatro, quella di più d'un edificio termale
-, vari esempi di edilizia privata.
Risalgono, inoltre, a quest'epoca molti insediamenti suburbani,
che individuano direttrici d'espansione lungo la raggiera di
strade che muovono dalla città. La notevole densità di villae
nell'agro centuriato ricorda la prosperità dell'economia locale,
alimentata, stando alle fonti antiche, dalla produzione della
lana. Dei gravi turbamenti dell'impero é riflesso significativo
il sorgere, tra la fine dei III e gli inizi del IV sec. d.C., di
una cinta difensiva, di cui sono apparsi tratti in borgo A. Mazza
e all'interno del Teatro Regio. Fuori dalle mura, a nord-est
dell'antico nucleo urbano, sorgerà il centro del potere civile
ed ecclesiastico longobardo col palinsesto della cattedrale, già
ricostruito in età teodericiana sui resti dell'impianto
paleocristiano.
Sull'antica arena converge un sistema di strade ad andamento
sinuoso, tuttora riconoscibile nel tessuto edilizio urbano,
tipico degli insediamenti longobardi.
M.M.C.
PARMA - MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE
Fondato nel I 760 da don Filippo di Borbone in funzione dell'esplorazione di Veleia, da lui avviato in quello stesso anno, ha accolto nel tempo, oltre a quelli veleiati, materiali da Parma e dal Parmense, tanto da assumere precocemente il carattere di museo comprensoriale. Nella seconda metà dell'Ottocento, ad opera di L. Pigorini e P. Strobel, vi si forma una delle più ricche raccolte preistoriche dellItalia settentrionale. Notevoli le sculture provenienti dalle collezioni dei Farnese e dei Gonzaga di Guastalla, la raccolta egizia e le altre costituite mediante acquisti nel secolo scorso.
Direttore: Dott. Maria Bernabò Brea
Palazzo della Pilotta - Tel.(0521) 233718; 282787
Orario: 9 - 14; domenica e festivi infrasettimanali: 9 -1 3
M.M.C.
Nella sala dedicata ai ritrovamento urbani, ricollocati nella vetrina appositamente realizzata nel '65, restaurata e dotata d'impianto di sicurezza, riappaiono sfolgoranti le celebri oreficerie tardoantiche e altomedievali, che sembrano confermare simbolicamente - come già ebbe a scrivere A. Frova - l'appellativo, dato a Parma dai Bizantini, di Chrysopolis.
RIPOSTIGLIO DEL TEATRO REGIO
Scoperto casualmente il 22 agosto 1821, in occasione della costruzione del Teatro Ducale (poi Regio), a m. 3,60 di profondità, costituito da monete e oreficerie, il tesoro era contenuto anche in questo, come in molti altri casi, in un orcio, tosto disperso. Trafugato e smembrato dai rinvenitori, venduto "a vilissimo prezzo" a orefici e rigattieri, fu quasi interamente recuperato dal direttore del Museo, Pietro de Lama, che lo riscattò con fondi del governo ducale. E' possibile ne facesse parte un medaglione aureo di Valeriano - montato, come quello di Gallieno, entro "un rozzo ma antico ornamento d'oro con appiccagnolo" - riapparso nel 1907 nei dintorni di Parma. Oltre ai gioielli - quattro coppie di armille a fili, lisci o godronati, intrecciati; tre anelli d'oro massiccio, due dei quali recanti incastonata una gemma (niccolo); collane; una fibuia cruciforme e il medaglione di Gallieno - comprende trentatré monete d'oro, da Nerone a Traiano Decio (esposte nel medagliere). L'usura delle monete più antiche esclude sia frutto di una tesaurizzazione graduale. Gli ornamenti sembrano tutti riferibili a un ufficiale o a un funzionario imperiale. Potrebbe trattarsi di un bottino. Molto più recente dei pavimenti musivi, scoperti sotto il Teatro Regio e nei piazzali contigui nella stessa e in altre successive circostanze, il tesoro potrebbe esser messo in rapporto con i resti, recentemente rimessi in luce e conservati in vista sotto la platea del Teatro stesso, di apprestamenti difensivi tardoantichi, nei cui pressi fu, verosimilmente, occultato.
Mirella Marini Colvani
OREFICERIE LONGOBARDE
La scena di Parma longobarda si apre su una sepoltura principessa femminile, cui un episodio narrato da Paolo Diacono par persino dare precisa connotazione: potrebbe, infatti, trattarsi della tomba di una figlia di Agilulfo, a Parma morta di parto nei primi anni del VII secolo. Scoperto fortuitamente nel 1950, sotto l'edificio della Questura, a m. 2,90 dal piano stradale, e distrutta, la sepoltura restituisce un ricco corredo, recuperato, purtroppo, a lavori ultimati, in discarica. Questo comprende una splendida fibula a disco, a decorazione cloisonné con granati e pietre alamandine; due anelli in lamina d'oro, uno dei quali con castone; brattee auree decorate a sbalzo; un frammento di guarnizione in bronzo dorato; bulle auree e vaghi di collana in pietra dura e pasta vitrea; una croce frammentaria in lamina aurea con forellini ai margini e fili doro, già applicati al velo funebre. Ai piedi della defunta era deposto il bacile bronzeo, del tipo "copto" di origine egiziana, ritenuto da alcuni studiosi oggetto rituale e collegato al battesimo dei bambini (esposto nella vetrina retrostante). Nella vetrina sono esposte anche due croci in lamina aurea a decorazione impressa di tipo zoomorfo, provenienti la maggiore da una sepoltura longobarda scoperta a Parma in b.go Angelo Mazza (scavi 1992), l'altra dalla necropoli longobarda di Montecchio Emilia (RE) (scavi 1972).
Mirella Marini Calvani
PARMA - GALLERIA NAZIONALE
Riportati in luce dagli scavi farnesiani sul Palatino e tosto trasportati nei giardini di Colorno, dal 1822 i colossi (Eracle e Dioniso) in pietra bekhen dal Palazzo dei Flavi sono ospitati nella sala ovale - appositamente progettato da Nicola Bettoli - della Galleria oggi Nazionale.
Direttore: Dott. Lucia Fornari Schianchi
Palazzo della Pilotta - Tel. (0521) 233617
Orario: 9 - 14
M.M.C.
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MONUMENTI E ZONE ARCHEOLOGICHE
PARMA - RESTI DEL "PONTE DI TEODORICO"
Rimasto a lungo l'unico ponte in muratura sul Parma, più volte ricostruito, il "Ponte di Teodorico", o Pons Lapidis, riferibile, forse, in origine, all'opera di riattamento e miglioramento della rete viaria padana promossa da Augusto, si trova sulla riva destra del torrente in conseguenza di una pieno che ne ha spostato ad ovest l'alveo nella seconda metà del XII secolo. Rovinato da un'altra piena a metà del secolo XVI, il ponte venne progressivamente integrato dagli edifici prospicienti questo tratto della via Emilia. E' stato riscoperto alla fine degli anni Sessanta, ma si era, in realtà, intravisto in varie occasioni, sin dallo scorcio del secolo scorso. Contro le soluzioni proposte sin dal '66 dalle Soprintendenze ai Monumenti e alle Antichità di renderlo interamente fruibile, ne sono state lasciate in vista, delle dieci conservate, due sole arcate. Visibili nel sottopassaggio pedonale all'imbocco di via Mazzini.
M.M.C.
PARMA - RESTI DI CINTA MURARIA
Parzialmente visibile sotto la platea del teatro ottocentesco, fondazione in sasso di un torrione a base quadrangolare - eretto a scapito di una precedente costruzione -, resto di una cinta muraria tardoantica Teatro Regio, Via Garibaidi
Orario: visibile in orario d'apertura del Teatro
M.M.C.
PARMA - ELEMENTI DI STRUTTURA REPUBBLICANA
Nella prima cappella a destra sono conservate, nella chiesa del S. Sepolcro, anfore da trasporto apule, recuperate nel sottosuolo della sagrestia, probabile traccia di una "bonifica" (cfr. PARMA - resti dell'antica via per Brescello) o di una colmata (cfr. PIACENZA - stratificazione urbana) (II sec. a.C.)
Chiesa del S. Sepolcro - Via Repubblica
visibili in orario d'apertura del a chiesa
M.M.C.
PARMA - RESTI DI VILLA ROMANA
Sorta sulla via per Brescello, ricalcata oggi dalla S.S. n.62, la villa di via Benedetta é uno dei più antichi insediamenti urbano-rustici del Parmense: sono conservati in vista resti di un'ampia corte basolata, circondata da un portico, e degli ambienti circostanti, riferibili alla parte residenziale della villa.
Via Benedetta
visibili dalla prima strada a sin. dopo il bivio del Cristo
M.M.C.
PARMA - RESTI DELLANTICA VIA PER BRESCELLO
Sono conservati nello scantinato della casa all'angolo tra le vie Palermo e Cuneo resti di una cisterna e di una conduttura idrica poste in fregio alla via (glareata) per Brescello, di cui é visibile un segmento nel giardino retrostante. Il terreno paludoso era stato bonificato, in funzione del tracciamento della strada, con centinaia d'anfore, conservate nel Museo Archeologico Nazionale.
Complesso residenziale all'angolo tra le vie
Palermo e Cuneo
Restauro in corso
M.M.C.
FIDENZA
Si
sviluppa da un agglomerato spontaneo sull'Emilia, in prossimità
del guado dello Stirone.
Il nome augurale, benché non menzionato prima di Silla, sembra
rientrare nella toponomastica civica del II sec. a.C. Un impianto
ad assi ortogonali, parzialmente obliterato dalla costruzione dei
terragli viscontei, si riconosce ancora nel tessuto edilizio
della città storica. Il piegamento del tratto suburbano
occidentale della via Emilia, rettificata solo in questo secolo,
è confermato dall'ubicazione del ponte romano.
Ai bordi di questo tratto di strada sono state in più occasioni
ritrovate tracce di sepolture. Qui era stato probabilmente
collocato, fra la seconda metà del II e il III sec. d.C., anche
il sarcofago a cassapanca recuperato nell' alto Medioevo per la
deposizione del corpo di S. Donnino. Il foro corrisponde con ogni
probabilità all'attuale piazza Garibaldi. Ricordato da Plinio
nel catalogo della città dell'Octava Regio, il centro raggiunge
l'autonomia municipale per lo meno in età augustea, divenendo
capoluogo di un territorio esteso dal Po alle propaggini
appenniniche, diviso dai Taro e dall'Ongina da quelli delle
colonie di Parma e Piacenza. Sarà in seguito ricordato come vicus
e mansio. Una recuperata condizione municipale é
testimoniata nella tarda antichità dalla tabula
patronatus di un notabile fidentino, tale Virio Valente,
proveniente dalla sua residenza, individuata a Campore di
Salsomaggiore, in cui la città é ricordata come Flavia
Fidentia. Alle fortune e all'alterna vicenda istituzionale
del centro, pur costantemente legati alla sua collocazione
itineraria, non sembrano estranei, specie nella tarda antichità,
provvedimenti imperiali connessi con locali, importanti risorse
economiche: Fidenza, come già Veleia, sfrutta, probabilmente, la
presenza nella retrostante fascia collinare del sale. Attorno
alla tomba di S. Donnino si svilupperà in rapporto col transito
del pellegrinaggio europeo diretto ai luoghi santi, un
consistente agglomerato urbano - di cui si vengono scoprendo
brani edilizi in sasso, legno e argilla -, chiuso, forse, già
all'epoca del conflitto greco-gotico, da una fortificazione.
M.M.C.
FIDENZA - SARCOFAGO DI S.DONNINO
Si conserva nella cripta del Duomo il sarcofago a cassapanca romano (seconda metà del II-III sec. d.C.) reimpiegato nell'alto Medioevo per la deposizione delle ritrovate spoglie del martire Donnino.
Duomo
Visibile in orario d'apertura della chiesa
M.M.C.
FIDENZA - PONTE ROMANO
Ponte romano in pietra originariamente costruito sul torrente Stirone. Rimasto in secca per lo spostamento del corso d'acqua di circo 1,5 Km più a ovest nel primo Medioevo, venne reinterrato. Su una sua arcata superstite è stata innalzata la porta occidentale della cinta medievale cittadina attraverso la quale entravano in città i pellegrini che percorrevano la Via Francigena diretti al Duomo romanico sorto sulla tomba del martire Donnino. E' in corso il recupero archeologico della piazza che conserva anche tracce della cinta farnesiana e del "Pozzone", il lavatoio pubblico secentesco rimasto in funzione fino all'inizio di questo secolo.
Piazza Grandi - Orario: sempre visibile
M.C.
FIDENZA - INSEDIAMENTO ETRUSCO
Nel corso di lavori per la posa di
infrastrutture del Ministero della Difesa a cura dell'Aeronautica
Militare nel I 990 è stato individuato un insediamento etrusco
esteso oltre 11 ettari.
Le campagne di scavo fin qui condotte (quattro) hanno permesso di
riconoscere strutture abitative di diversa forma e dimensioni,
clay-pits riutilizzati come fosse di scarico, un pozzo con
camicia in ciottoli fluviali, canalizzazioni e una vasta area
produttiva adibita alla lavorazione del metallo.
Linsediamento che sembra esser stato diviso da un fossato
artificiale in due metà grosso modo equivalenti si data tra gli
inizi del VI e gli inizi del IV sec. a.C.
Fraz. Cabriolo, loc. Case Nuove di Siccomonte
Orario: il sito, attualmente coltivato e di proprietà privata,
è visitabile soltanto in concomitanza con le campagne di scavo.
M.C.
FELINO - VILLA RUSTICA ROMANA
Villa rustica d'epoca romana rinvenuta agli
inizi degli anni Ottanta nel corso dei lavori per la nuova
lottizzazione artigianale. Il complesso, di oltre 3000 mq. e
sorto su un dosso terrazzato del torrente Baganza, doveva essere
in uso fin dal I sec. a.C. anche se le strutture evidenziate
dallo scavo sembrano soprattutto riferirsi al periodo compreso
tra la seconda metà del IV sec. d.C. e gli inizi del V. Si
articola in due blocchi contigui di ambienti sorti su due lati di
un cortile rettangolare conservante i resti di un pozzo e una
fornacella per ceramiche.
E' possibile riconoscere negli ambienti gravitanti sul lato N del
cortile, ricoveri per animali e magazzini, mentre in quelli,
porticati, allineati lungo il lato 0, alloggi per la manodopera
servile e forse l'abitazione del vilicus.
Via Aldo Moro, presso "La Felinese Salumi"
Orario: da concordarsi con "La Felinese
Salumi" proprietaria del terreno.
I resti, da tempo restaurati, sono comunque visibili anche dalla
Strada A. Moro.
M.C.
FORNOVO
Si sviluppa alla confluenza dei torrenti Ceno e Taro, sulla riva destra di quest'ultimo. Asticciole bronzee iscritte (sortes), scoperte nel secolo scorso sotto il sagrato della pieve romanica, esposte, come gli altri materiali foronovani instrumentum, una stele funeraria, una piccola replica dell'Afrodite di Doidalsas - nel Museo Archeologico Nazionale di Parma, la testimoniano sede nell'antichità di un santuario oracolare. Il municipium Forum Novum, attestato epigraficamente agli inizi del II sec.d.C., é verosimilmente il capoluogo amministrativo del territorio montano alle spalle di Parma.
M.C.
FORNOVO - RESTI DI UN PONTE
Risale, probabilmente, all'età romana il ponte, tecnicamente analogo a quelli della via Emilia, di cui sono superstiti resti: di pile in blocchi lapidei, con nucleo cementizio, negli alvei congiunti di Ceno e Taro.
Ben visibile soprattutto dalla riva destra del Taro
M.M.C.
FORNOVO - INSEDIAMENTO RUSTICO ROMANO
Insediamento rustico-produttivo d'epoca romana
individuato alla fine degli anni Ottanta sulla sinistra del Rio
Sporzana in fregio alla provinciale Fornovo Terenzo.
Il complesso, databile a cavallo tra I sec. a.C. e I sec. d.C.,
si articola in due blocchi distinti di edifici separati da una
vallecola naturale. Nel nucleo meridionale è possibile
riconoscere la parte abitativa, articolato su di una serie di
ambiente paralleli di cui uno, caratterizzato dalla presenza di
numerosi doli, con funzione di magazzino-deposito. Il nucleo
settentrionale, contraddistinto da un capannone rettangolare con
tetto a doppio spiovente, essiccatoi, fornaci e una vasca per la
decantazione delle argille, costituisce la parte produttiva.
Un timbro in terracotta con l'iscrizione TVRPIO C(ai) CASSI
(servus), recuperato sul fondo della vasca di decantazione,
consente di ascrivere il complesso, posto lungo la direttrice
Parma - Luni, tra le proprietà della gens Cassia.
loc. Roncolungo di Sivizzano
Orario: da concordarsi con la famiglia Conti, proprietaria del
terreno, che risiede sul posto. I resti, di cui è in corso il
restauro, sono comunque visibili (per ora solo parzialmente)
anche dalla Strada Provinciale.
M.C.
BARDI - CASANOVA - CHIESA DI S. MARIA ASSUNTA
Lorigine altomedievale della Chiesa,
peraltro già citata come Pieve in documenti del IX
secolo, è stata recentemente confermata nel corso di uno scavo
archeologico condotto in occasione di lavori di ristrutturazione.
L'edificio originario, già a tre navate, realizzato in pietre
locali rozzamente regolarizzate, con grossi pilastri squadrati,
rinforzati da murature, era tuttavia più piccolo della Chiesa
attuale e completato da un nartece in corrispondenza della navata
centrale. In epoca romanica gli si sovrappose, in maniera quasi
perfetta, una nuova Chiesa, sempre realizzata in pietre locali,
di cui era anche pavimentata, con pilastri bilobati e l'altare
maggiore posto su un podio quadrato. E probabile che in
questa fase non vigesse ancora luso di seppellire
all'interno della Chiesa, ma piuttosto in un cimitero posto nelle
sue immediate vicinanze. All'epoca del dominio dei Landi, la
Chiesa doveva mantenere la struttura romanica anche se, col
prolungamento ad Ovest dei muri perimetrali vennero realizzati
due nuovi ambienti, allineati con le navate minori e pavimentati
in cocciopesto, ma aperti in facciata. In quell'occasione nel
vano di sud-ovest venne collocato un battistero rotondo
realizzato in pietrame rivestito di cocciopesto. Sempre a questo
periodo vanno riferiti i primi ossari realizzati all'interno
della Chiesa. Altri ossari vennero poi aggiunti in epoca
farnesiana e realizzata una nuova pavimentazione, in cocciopesto,
su tutta la Chiesa, con botole in corrispondenza dell'apertura
degli ossari stessi. Sempre nel corso del 1600, fu,
probabilmente, chiusa tutta la facciata. Una risistemazione
radicale dell'edificio sicuramente si ebbe nella seconda metà
del '700 quando, ampliata la parte absidale, realizzata la
sagrestia e innalzato l'attuale campanile (1777-1779), la Chiesa
venne ad acquisire le attuali proporzioni. Agli inizi dell'800 a
seguito dei provvedimenti napoleonici cessarono i seppellimenti
in Chiesa e venne edificato un cimitero, con tre vani ossario,
nelle immediate vicinanze. In quest'occasione la Chiesa venne
ripavimentata in pietre locali in modo da sigillarvi al di sotto
definitivamente gli ossari.
Tra la fine dell'800 e i primi decenni del '900 venne, infine,
rifatta la facciata, che da sempre deve aver presentato problemi
di cedimento strutturale, e nuovamente ripavimentato tutto
l'interno con mattonelle esagonali, le stesse rimosse nel corso
della ristrutturazione attuale. Visti i risultati acquisiti,
confortati anche da documentazione d'archivio, è previsto che
nelle opere di detta ristrutturazione vengano adottati opportuni
accorgimenti atti a valorizzare almeno le strutture antiche più
significative.
Manuela Catarsi Dall'Aglio
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RACCOLTE ARCHEOLOGICHE NEI MUSEI CIVICI
CALESTANO - ANTIQUARIUM
Nell'antiquarium inaugurato nell'estate del 1986 sono esposti i materiali archeologici recuperati nel corso degli anni in Vai Baganza. Tra i nuclei più consistenti figurano i materiali pre-protostorici dagli scavi al Castellaro di Fragno, le anfore romane dalle fornaci di Sala Baganza e i materiali dalla villa rustica di Felino. Una serie di pannelli esplicativi, integrando il materiale esposto, consentono inoltre di ricostruire la storia della valle dai primordi ai nostri giorni.
Presso la Casa del Popolo
Orario: su richiesta al Comune di Calestano
Depliant "Lo scavo del Castellaro di Fragno.
Materiali per la storia della Vai Baganza".
M.C.