La nuova area archeologica in Via IV Novembre è stata inaugurata domenica 19 maggio 2013
Lo
scavo di via IV novembre
L’area si colloca in un punto cruciale della città, a margine dell'attuale
piazza -che ricalca in gran parte l’estensione del foro romano- e a fianco della
Cattedrale, documentata nella sua attuale sede almeno a partire dal XI secolo.
Lo scavo archeologico ha consentito di acquisire una serie di nuovi dati circa
l’aspetto e l’evoluzione di questa zona dall’età romana tardo repubblicana fino
al XVI secolo, restituendo una sequenza di notevole interesse sia per la
complessità che per l’attendibilità dei dati.
L'importanza di quanto rinvenuto ha suggerito di lasciare in posto le strutture,
di restaurarle e renderle visibili in modo permanente al pubblico.
L'area in età romana
La più antica testimonianza di età romana venuta in luce nello scavo,
databile tra la fine del I sec. a. C. e l'inizio del I d.C., è una grande
fognatura che si trovava al di sotto di un'importante strada, il primo cardine
orientale. Fu rinvenuta ancora coperta da un tombino che è possibile vedere al
di sotto del vetro posto sul pavimento dell'attuale edificio. In questo stesso
periodo, ad est di questo asse stradale, era presente una grossa muratura in
blocchi di pietra regolari che costituiva uno dei muri di terrazzamento su cui
era costruita la città. Addossato ad essa fu costruito un grande edificio
contraddistinto da muri realizzati con grossi blocchi squadrati di arenaria e da
un portico colonnato disposto lungo l’asse E - W (Edificio 1).
Intorno
alla metà del II secolo d.C. l’Edificio 1 subisce un completo riassetto: dopo
aver abbattuto il porticato vengono costruiti sei nuovi vani. Cinque di questi
erano decorati con mosaici in tessere bianche e nere: era probabilmente presente
anche un vano riscaldato, testimoniato dalla presenza di colonnine in laterizio
posizionate per formare un intercapedine per la circolazione dell'aria calda
(Edificio 2).
Dopo circa un secolo, l’Edificio 2 subisce ulteriori modifiche con il ripristino
del muro perimetrale ovest e il rifacimento dei piani pavimentali di alcuni
ambienti, rispettivamente in battuto di cocciopesto e in mosaico
L'area in età tardoantica
Intorno al IV secolo l’Edificio 2 viene abbandonato, mentre il suo muro
perimetrale occidentale rimane in piedi subendo inoltre un rafforzamento, segno
che continuava comunque la sua funzione strutturale di muro di terrazzamento.
Anche la fognatura rimane in funzione visto che venne costruito un nuovo
pozzetto ad un livello più alto del precedente.
Dopo l'asportazione di tutti gli elementi da costruzione (per essere
riutilizzati), sull’area dell’Edificio 2 vengono realizzati dei semplici ripari
documentati dalla presenza di focolari che poggiavano direttamente sul terreno
battuto. L'area viene poi definitivamente abbandonata e riporti di terreno
coprono omogeneamente tutte le strutture rimaste.
E' con il VI secolo che nell'area si registrano alcuni consistenti cambiamenti:
la fognatura viene chiusa e lo spazio della strada è occupato da un'area aperta
collegata ad un nuovo edificio, costruito lungo il margine occidentale dello
scavo, che rimarrà in funzione fino alla fine del VII secolo (Edificio 3)
La sequenza dello scavo: dall’età altomedievale ai giorni nostri
Dopo l'abbandono dell'Edifico 3 e un periodo in cui tutta l'area doveva
apparire come una zona incolta, intorno al IX secolo viene edificata una
struttura con blocchi lapidei di reimpiego di cui resta lo stipite relativo a un
accesso e alcune murature. Tra il X e l’XI secolo tutta la zona subisce un vero
e proprio riassetto urbanistico: rimane in funzione l’accesso ma la muratura
viene sostituita da un’altra un’imponente struttura con andamento Nord-Sud
realizzata in blocchi di calcare reimpiegati, a cui si legano piccole porzioni
di murature con andamento Est-Ovest.
Queste strutture, nel pieno medioevo, saranno sottoposte a sostanziali
modifiche, con la parziale demolizione di parte delle murature e la costruzione
di un pilastro: la costruzione di queste nuove strutture indurrà una
modificazione di tutto il tessuto insediativo, rimasta sostanzialmente immutata
fino ai giorni nostri.
In età tardo medievale la zona viene organizzata a terrazzamenti con andamento
Est-Ovest, contenuti da strutture realizzate con materiali di recupero; questo
assetto permane fino all’età Rinascimentale quando vengono realizzate ulteriori
nuove strutture di terrazzamento.
E’ solo nel XVI secolo che riporti ricchi di macerie livellano l’area
consentendo una nuova occupazione della zona, situazione che rimane pressoché
inalterata fino al momento dello scavo, effettuato tra il 2007 e il 2009.
Il quartiere episcopale
I dati venuti in luce con questo scavo, unitamente ai rinvenimenti
effettuati nelle aree attigue, permettono ora di formulare alcune ipotesi
interpretative sulle possenti murature che si possono vedere in quest’area.
A Sarsina la presenza di una comunità cristiana è documentata dalla figura del
vescovo Vicinio, attivo tra la fine del IV e gli inizi del V secolo. A pochi
secoli dopo si datano alcuni frammenti architettonici decorati venuti in luce
durante gli scavi della canonica e all’interno della Cattedrale, che
testimoniano la presenza a Sarsina di importanti edifici di culto.
Nel vicino Vicolo Aurigemma è visibile una struttura semicircolare in grossi
blocchi lapidei, interpretata come ciò che rimane dell'antico battistero.
Le possenti strutture venute in luce nell'area archeologica di Via IV Novembre
-per la stretta vicinanza, la similarità costruttiva e la datazione- trovano un
motivo della propria esistenza proprio in relazione alla presenza del battistero
e della vicina Cattedrale, e inducono a interpretarle come la testimonianza di
un grande muro di confine e recinzione che abbracciava questi due edifici.
Sebbene non sia possibile indicare con certezza dove fosse collocata la
primitiva sede episcopale -se cioè fosse spostata verso nord rispetto
all’attuale o se insistesse nella medesima sede- questi elementi convergono a
definire quest’area come un vero e proprio “quartiere episcopale”.
Il restauro dell'area archeologica di Via IV Novembre a Sarsina
L’intervento di restauro ha inizialmente previsto la pulitura e la rimessa
in luce delle strutture dell’area archeologica scavate nel periodo compreso tra
il 2007 e il 2009.
Successivamente è stato messo in sicurezza il muro medioevale costituito da
blocchi di arenaria che nel frattempo erano in parte crollati o collassati. Sono
state ripristinate le porzioni di muratura in ciottoli e laterizi, intervento
eseguito attraverso l’eliminazione delle parti degradate, l’applicazione di una
nuova malta in sostituzione di quella degradata e la risarcitura della muratura
antica.
Il restauro in situ dell’apparato pavimentale musivo ha previsto la pulitura, la
riadesione dello strato di allettamento di porzioni di mosaico, le stuccature di
contenimento, le integrazione delle lacune e delle microfratture.
Per rendere più leggibile l’area archeologica, le spoliazioni dei muri sono
state integrate con materiale inerte di diversa granulometria e tonalità.
Si è poi proceduto con un trattamento finale preventivo con biocida per evitare
la formazione di muffe, muschi e colonie di microrganismi. Per mantenere
l’effetto germicida nel tempo sono state installate lampade ad ultravioletti.
Il lavoro dei restauratori in previsione della musealizzazione dell'area
archeologica in via IV Novembre
Direzione scientifica dello scavo archeologico: Chiara Guarnieri,
Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna
Scavi archeologici: Phoenix Archeologia Srl - Bologna (Elisa Brighi, Claudio
Negrelli)
Progetto di restauro: Mauro Ricci (Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna) ed Enrico Bertazzoli (SBA Piemonte)
Direzione scientifica dei restauri: Mauro Ricci (Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna) con la collaborazione di Monica Zanardi (SBAER)
Esecuzione restauri Ditta "In Opera Società Cooperativa
Conservazione e Restauro", operatori Cristina Leoni e collaboratori
Pannelli didattici a cura di Claudio Negrelli (Phoenix Archeologia Srl.),
testi di Chiara Guarnieri (SBAER)
Si ringraziano per il contributo al restauro:
Lions Club Valle del Savio, BCC di Sarsina, Lions Club San Valentino, SGR
servizi
Dopo il Saluto dell’Amministrazione Comunale, l'archeologa della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna Chiara Guarnieri illustrerà scavi e intervento di restauro
L'iniziativa è promossa dalla Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna e dal Comune di Sarsina
Pagina a cura di Carla Conti, informazioni scientifiche di Chiara Guarnieri