Comune di
Cattolica, Assessorato alla Cultura, Museo della Regina
Istituto per i beni artistici, culturali e naturali dell’Emilia-Romagna
Soprintendenza per i beni archeologici dell’Emilia-Romagna
LA NUOVA SEZIONE DI
PRE-PROTOSTORIA DEL MUSEO DELLA REGINA
Il villaggio del Bronzo Antico di Cattolica - Archeologia di un sito
Inaugurazione
domenica 13 aprile 2014, ore 17
Museo della Regina
Cattolica, via Pascoli 23
Intervengono:
Piero Cecchini, Sindaco di Cattolica
Anna Sanchi, Assessore alla Cultura del Comune di Cattolica
Fiamma Lenzi, Istituto per i Beni Artistici Culturali Naturali Regione
Emilia Romagna
Monica Miari, Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna,
Direttore degli scavi nell'area VGS
Nel settembre del 2007 la Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna, in collaborazione con il Comune di Cattolica, ha avviato
nell'ampia area destinata alla realizzazione del complesso noto come VGS un
lungo e importante scavo archeologico conclusosi nel febbraio 2009. Lo scavo,
condotto dalla Società Tecne di Riccione, ha identificato alcune strutture
relative a un villaggio dell'età del Bronzo Antico/Medio (1800-1500 a.C. circa).
Le ricerche, abbinate a indagini paleoambientali e paleozoologiche, stanno
consentendo un'interessante e innovativa ricostruzione degli aspetti climatici,
ambientali e paesaggistici, antropologici e insediativi dell'area indagata.
Lo studio dei materiali, della fauna e dei pollini, degli scarti di lavorazione
della pietra e degli utensili in litica, degli oggetti in ceramica e in metallo
e delle sei macine con relativi macinelli ha fornito in questi anni alcune
risposte ai molti interrogativi originati da questa scoperta ma non si è ancora
pienamente concluso.
Lo stato delle ricerche ha comunque già prodotto alcune risposte fondamentali ed
è con questi dati e informazioni che si è potuta realizzare la nuova sezione di
pre-protostoria del Museo di Cattolica che sarà inaugurata il 13 aprile 2014.
Il lavoro si inserisce a pieno titolo nelle attività del Museo che sin dalla sua
nascita, grazie a un costante controllo sul territorio e a pronti interventi di
carattere archeologico, ha permesso di aggiungere nuovi e inediti tasselli alla
storia di Cattolica, consentendo una lettura più allungata e allargata sia sul
piano diacronico e cronologico, sia dal punto di vista areale.
Lo studio e la ricerca messi in campo hanno percorso una strada lunga e
articolata per tappe, avviate già all'indomani della conclusione dello scavo.
Una di queste, nel 2012, è stata l'attivazione di una Scuola per il Restauro
delle Ceramiche frutto dell'intervento diretto dell'Istituto per i Beni
Culturali della Regione Emilia Romagna; la scuola è stata condotta dalla Società
In Opera in collaborazione con Florence Caillaud e guidata da Mauro Ricci,
Funzionario Restauratore della Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna.
Da domenica 13 aprile viene esposta al pubblico una parte consistente dei
materiali rinvenuti, quali ceramiche restaurate e consolidate, parte della
litica e alcune conchiglie. Il prosieguo degli studi consentirà di arricchire
ulteriormente l'esposizione, in primis con le ossa di animali e la tomba di
caprino che si vorrebbe rimontare in Museo.
Lo scavo è stato diretto da Monica Miari (Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna) affiancata dall'archeologa Erika Valli, della
Società Tecne s.r.l., che ha alternato sullo scavo alcuni dei più valenti
collaboratori.
La successiva attività di indagine e restauro ha visto ricomporsi la fruttuosa
collaborazione già sperimentata per la
mostra Vetus Litus tra
Soprintendenza per i Beni Archeologici, Istituto per i Beni Culturali della
Regione Emilia Romagna, Provincia di Rimini e Comune di Cattolica, i cui sforzi
scientifici, professionali ed economici hanno consentito ancora una volta,
nell'arco di pochi anni, di presentare al pubblico i risultati di una così
importante scoperta.
IL VILLAGGIO DEL BRONZO ANTICO E MEDIO DI CATTOLICA
Tra il 2007 e il 2008, i lavori per la realizzazione del centro VGS, in via
Carpignola, hanno portato in luce un vasto insediamento di età preistorica.
L'abitato sorgeva in prossimità dell'antica linea di costa ed era articolato in
aree a diversa vocazione: abitativa, funzionale e produttiva. Cronologicamente
il sito si colloca tra la fine del Bronzo Antico e la fase iniziale del Bronzo
Medio (tra il 1800 e il 1500 a.C. circa). L'insediamento risulta pertanto coevo
a quello di Valle Felici di Cervia e come questo mostra importanti contatti sia
con le regioni centro-meridionali della penisola sia con le stazioni
palafitticole dell'Italia settentrionale.
Le strutture abitative
Il villaggio propriamente detto era collocato lungo la riva sinistra di un
corso d'acqua allora debolmente attivo, in una zona leggermente rialzata.
Nell'area meglio conservata sono state individuate tre abitazioni, ravvicinate
tra loro e ugualmente orientate in senso nord-sud: la capanna A, ampia metri 15
x 7,5 circa, con l'ingresso posto sul lato lungo orientale, verso il fiume; la
B, più piccola (metri 10 x 6 circa) e la C, di cui resta solo un tratto del lato
lungo settentrionale.
Le strutture avevano pianta rettangolare absidata, con buche di palo perimetrali
e pali portanti interni e tracce di palizzate di recinzione esterna. Le pareti,
realizzate in materiale deperibile, erano rivestite di argilla essiccata al
sole, come testimoniano alcuni frammenti di concotto recanti ancora le impronte
di incannucciato.
All'interno vi era un focolare centrale, costituito da una spessa piastra di
concotto, con funzione primaria di riscaldamento e illuminazione dell'ambiente
interno. Intorno ad esso quattro buche delimitavano un’area quadrangolare che
doveva trovare riscontro in un’apertura sul tetto per la fuoriuscita del fumo.
Altre piastre di cottura potrebbero essere, invece, quanto resta di piccoli
forni per la cottura del cibo. Nel vano absidato era ricavata, poi, una
fossa-silos del diametro di circa 2,5 – 3 metri, utilizzata per la conservazione
delle derrate alimentari.
Le aree di servizio
Pertinenti a questo nucleo di abitazioni, alcune strutture di servizio erano
alloggiate lungo la fascia spondale, separate dal corso d'acqua da una
palizzata.
Si tratta di fosse-silos e dei pozzetti con macine e vasi contenitori e di un
piccolo fornetto a cupola del tipo utilizzato per la cottura degli alimenti,
costituito da una piastra di concotto di circa 50 cm di diametro, sopra la quale
si conservavano ancora i livelli di cenere residui dell’ultima combustione e il
crollo della volta di copertura.
A una quindicina di metri da questo nucleo di abitazioni, in direzione nord-est,
alcune trincee esplorative hanno restituito ulteriori tracce di focolari e
fosse-silos, riconducibili probabilmente ad altre capanne.
La fascia intermedia tra le due zone era occupata da strutture minori, quali
recinti, palizzate di protezione e ripari, nonché da un'area ricca di scarti di
macellazione con ossa, schegge e strumenti in selce. Dall'analisi dei resti
faunistici, pertinenti per lo più ad individui adulti, emerge un quadro
economico legato quasi esclusivamente allo sfruttamento delle specie domestiche
(maiali, ovicaprini e buoi) per ottenere buoni quantitativi di carne.
Per coprire il fabbisogno proteico, l'allevamento domestico era raramente
integrato dalla caccia a cervi e cinghiali, dalla cattura di testuggini palustri
o dalla raccolta di molluschi terrestri e marini. Scarsissima influenza doveva
rivestire la pesca e non si hanno tracce di uccellagione. Quanto alle risorse
secondarie, probabilmente non si privilegiava la produzione casearia mentre
doveva essere possibile ottenere una quantità sufficiente di lana dalle pecore e
la forza lavoro necessaria alla coltivazione dei campi dai buoi.
I materiali di uso domestico
La ceramica rinvenuta nelle strutture, negli strati di frequentazione e nei
depositi di accumulo lungo le sponde, costituisce un'importante testimonianza
delle attività domestiche del villaggio.
Le forme chiuse di grandi dimensioni (dolii e olle), conservate nelle fosse e
nei pozzetti, erano utilizzate per la conservazione degli alimenti: dotate di
grosse anse o prese a bottone, presentano spesso orli con impressioni digitali e
decorazioni plastiche a cordoni formanti talvolta motivi a T o a “occhiello”. Le
forme per il consumo dei cibi e delle bevande erano, invece, rappresentate
prevalentemente da ciotole, tazze e scodelle, spesso dotate di anse a nastro,
con appendici apicate o a bottone o sopraelevazioni ad ascia. In alcuni casi
recano decorazioni a semplici linee incise o formanti motivi “a festoni”.
Di uso domestico doveva essere anche il braciere che, dotato di sostegni
quadrangolari e piastra circolare, mostra tracce di esposizione al calore.
Elementi connessi con la preparazione dei cibi sono poi i vasi con listello
interno (i cosiddetti “bollitoi”) e i colini, che attestano la lavorazione del
latte tramite bollitura oltre alle macine, ai macinelli e ai pestelli per la
produzione della farina.
Numerose sono, infine, le fusaiole che documentano l’attività tessile.
La lavorazione della selce e delle conchiglie
Esternamente all'area abitata, sulla sponda destra del corso d'acqua, è
stata individuata una zona dedicata alla lavorazione della selce, contesto
abbastanza raro da trovarsi nei siti di questo periodo. Il rinvenimento di una
vasta gamma di manufatti (grattatoi, raschiatoi, denticolati e, soprattutto, una
grande varietà di punte di freccia) in ottimo stato di conservazione, oltre ad
un rilevante numero di scarti di lavorazione, supporti e nuclei ha consentito di
ricostruire le diverse tappe della produzione dei manufatti in pietra
scheggiata. La catena operativa iniziava con il reperimento dei ciottoli,
prelevati da depositi marini di età Pliocenica presenti nella zona di Cattolica
o da depositi locali secondari di natura alluvionale. Il materiale selezionato
veniva quindi trasportato al villaggio, dove avveniva la vera e propria
lavorazione che iniziava con il distacco di una calotta da una delle estremità
dei nuclei e proseguiva tramite la rimozione, a partire dal piano così creato,
delle prime schegge. Sia le schegge sia le calotte erano quindi impiegati come
supporti per la realizzazione di strumenti o come nuclei per ulteriori azioni di
scheggiatura.
Un altro tipo di lavorazione specializzata attestato nell'insediamento di
Cattolica è quello delle conchiglie per la realizzazione di oggetti di
ornamento, quali pendenti e vaghi di collana. Gli scavi hanno restituito una
considerevole quantità di gusci di molluschi marini, pertinenti a 18 differenti
specie, rinvenibili in massima parte lungo vicina falesia del Colle San Bartolo.
Numerosi sono gli esemplari forati, sia intenzionalmente che naturalmente (e
quindi probabilmente selezionati per questa loro caratteristica) che recano
tracce di molatura e rifinitura.
Testimonianze di carattere rituale
Presso il greto del fiume, di fronte alla capanna A, una piccola fossa
ospitava la sepoltura di un bambino di età compresa tra i 2 e i 5 anni, deposto
in posizione supina e accompagnato da una ciotola di corredo posta presso il
bacino. Il terreno di riempimento della fossa conteneva, inoltre, 3 denti di
animale oltre ad alcuni frammenti di cranio e al molare di un individuo umano di
età adulta. La presenza nella tomba di pochi resti selezionati di un altro
individuo adulto (probabilmente prelevati appositamente da una sepoltura più
antica) sta a testimoniare l'importanza che avevano presso le popolazioni
dell'epoca le pratiche rituali connesse con il culto degli antenati.
Accanto alla tomba del bambino una seconda fossa conteneva, invece, i resti di
un ovicaprino, un individuo giovane deposto intenzionalmente su un fianco, in
posizione raccolta.
Una particolare evidenza, probabilmente legata ai riti di fondazione, è
rappresentata, infine, da una buca scavata presso la parete settentrionale della
capanna A, contenente almeno una decina di vasetti miniaturistici deposti
all’interno di forma vascolare biansata.
Per informazioni:
Museo della Regina
Via Pascoli, 23
47841 CATTOLICA
Tel. 0541 966577; E-mail:
museo@cattolica.net
editing Carla Conti